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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Islander - It’s Not Easy Being Human
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04/05/2022
( 1014 letture )
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Dediti alla causa della new wave of nu metal sin dai tempi dell’esordio Violence & Destruction (2014), gli Islander non sono ancora riusciti a scalare le gerarchie interne al movimento e -spoiler alert- anche questa volta hanno mancato l’appuntamento con il salto di qualità definitiva. Per chi non la conoscesse, la formazione di Greenville (South Carolina) mischia i fondamentali del nu metal con influenze metalcore/post-hardcore e bacilli sparsi di alternative, rap, punk e reminiscenze melodiche emo, in pratica un cocktail adatto alle giovani leve che si avvicinano per la prima volta al metal prediligendo una via d’ingresso facile e indolore. Il già citato Violence & Destruction pagava lo scotto di un’eccessiva reverenza nei confronti dei Deftones e dei P.O.D. e il successivo Power Under Control (2016), pur mostrando evidenti segnali di crescita, ha confermato la difficoltà del gruppo nello staccarsi dai suddetti modelli di riferimento, ai quali si è aggiunta pure una versione “stemperata” dei Glassjaw. Secondo una tradizione non scritta, il terzo album in studio costituisce un banco di prova decisivo per le sorti della carriera e dunque il frontman Mikey Carvajal, volendo andare sul sicuro, ha reclutato una sfilza di ospiti prestigiosi (grazie alla sua presenza attiva nell’organizzazione cristiana The Whosoevers) che potessero dar lustro ad una tracklist quanto mai abbondante, come a voler significare “ce la giochiamo al massimo con ogni mezzo a nostra disposizione”. La scelta -gli va dato adito- si è rivelata azzeccata perché i brani migliori sono proprio quelli con i featuring mentre i restanti, a parte qualche eccezione, sono tutto fuorché entusiasmanti. Se l’ombra dei Deftones si è ormai diradata, quella dei P.O.D. è ancora ben in vista insieme alla new entry (ahinoi) rappresentata dagli ultimi Papa Roach, autori di un alternative metal radiofonico e pesantemente annacquato con il pop da classifica. Per nostra fortuna gli Islander rielaborano tali istanze commerciali in una maniera “accettabile”, distante dal plasticume di lavori come Who Do You Trust? o Ego Trip e ben integrata in una base sonora fondata sulla compenetrazione di nu-core, elettronica e hip-hop.
Dicevamo che le tracce più riuscite sono quelle beneficianti degli apporti esterni e tale assunto è facilmente verificabile in We Scream (post-hc nu metallizzato con mister Underoath Spencer Chamberlain), nella title-track (ammaliante nu/alternative metal dall’afflato melodico con l’ex Flyleaf Lacey Sturm), nel crossover rap alla P.O.D. di Light, Camera, Action o ancora nella rimpatriata christian metal di Skin Crawl, dove l’amalgama fra i due generi principali brilla in mezzo a riff in downtuning e harsh vocals sprezzanti. Un’attitudine più incline all’hardcore lascia il segno nella tirata Skateboard Flowers (resa alienante dai deliri misticheggianti di H.R.), mentre il prezzemolino Hyro the Hero fa come al solito buona figura nella miccia rap metal di Y’all ed Eric Vanlerberghe porta con sé il tocco post-hardcore/emo-core della casa madre I Prevail in My Friends. Gli americani se la cavano da soli in Evil (peccato comunque per quei sintomi paparochiani che vanno ad intaccare anche le non altrettanto riuscite Lookin’ for Love, What Do You Gotta Lose?, Crazy Crazy World e No Sleep) e nella cupa Black Scorpion, ma in seguito pasticciano ammiccando ad una sorta di emo-pop in Mayday o tornando a fare il verso a Jacoby Shaddix e compagni nelle sbilanciate Freedom e The Outsider. Un’ultima veloce menzione la riserviamo a Tear It Down, valido esempio di nu metal moderno che dona un pizzico di personalità in più alla scaletta.
Il tutto per tutto degli Islander è un tentativo ammirevole eppure non siamo di fronte ad un album memorabile: It’s Not Easy Being Human (il cui artwork ricorda molto Echo degli Of Mice & Men) dispensa un lotto di brani freschi e accattivanti ma nessuno di essi ha la forza di imporsi e andare oltre una piacevolezza aleatoria. Il terzetto si dimostra scostante e, oltre a commettere errori banali (come si fa a proporre un lavoro con diciassette canzoni se il pubblico -giovane- a cui ti rivolgi ha la soglia di attenzione sì e no per tre/quattro singoli?), conferma di non aver ancora un’identità stilistica peculiare, smarrendosi molte volte in tentativi di emulazione che potrebbero essere tranquillamente evitati. Sarebbe ingeneroso bollare gli Islander come eterni secondi, ma è un dato di fatto che gruppi quali Tetrarch e Tallah siano già ad un livello nettamente superiore restando nell’alveo della nu metal resurgence: sono forse destinati ad un ruolo da comprimari? Se la qualità (media) delle uscite future rimarrà tale, ho paura di sì.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. We Scream 2. Evil 3. It’s Not Easy Being Human 4. Lookin’ for Love 5. Lights, Camera, Action 6. Skin Crawl 7. Black Scorpion 8. Skateboard Flowers 9. What Do You Gotta Lose? 10. Mayday 11. Crazy Crazy World 12. Y’all 13. My Friends 14. Tear It Down 15. Freedom 16. No Sleep 17. The Outsider
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Line Up
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Mikey Carvajal (Voce) Erik Shea (Chitarra) Chris Carvajal (Tastiere)
Musicisti Ospiti: Spencer Chamberlain (Voce su traccia 1) Lacey Sturm (Voce su traccia 3) Sonny Sandoval (Voce su traccia 5) Brian “Head” Welch (Chitarra su traccia 6) Daniel Weyandt (Voce su traccia 6) Bruce Fitzhugh (Voce su traccia 6) H.R. (Voce su traccia 8) Hyro the Hero (Voce su traccia 12) Eric Vanlerberghe (Voce su traccia 13) AJ Channer (Voce su traccia 15)
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RECENSIONI |
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