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Swans - Filth
06/08/2022
( 1740 letture )
In origine vi erano i Circus Mort, band post punk nata nel 1979 e autrice di un unico EP omonimo nel 1981. Una vita brevissima quella del gruppo, fondato dal cantante Michael Gira e che, tra i vari membri, trovò il giusto sostegno ritmico nel batterista Jonathan Kane, il quale aveva dimostrato di avere tendenza ben più avanguardistiche rispetto a quelle degli altri musicisti nella band. Nello stesso anno dello scioglimento i Circus Mort si esibirono per la prima volta in apertura ai Bauhaus, ma nelle intenzioni di Michael Gira vi era già un altro nome, legato a sonorità ben più barbare e primordiali: Swans.
La causa di tutto, nelle parole dello stesso Gira, sta in un basso elettrico regalatogli dal compositore avanguardista newyorkese Rhys Chatham proprio in quegli anni; la scoperta dello strumento, insieme all’ascolto del materiale prodotto da Chatham, ma anche da ulteriori innovatori come Glenn Branca, portò ben presto Gira a sperimentare sonorità distorte e ripetitive attraverso dissonanti accordi di basso, che presto si arricchirono di manipolazioni sonore e rumori lancinanti ottenuti grazie alla manipolazioni di nastri magnetici. D’altronde la lezione impartita dagli appena sciolti Throbbing Gristle era arrivata anche negli Stati Uniti, dove la musica industriale d’importazione britannica si stava evolvendo in concomitanza con la rinominata scena “No Wave” (è del ’78 la compilation No New York prodotta da Brian Eno) e l’avanguardia più eterodossa si mescolava spesso e volentieri al rumorismo e alle scorie lasciate dal già vecchio punk.
È in questo orizzonte così variegato che prende vita la musica degli Swans, composti inizialmente da Gira alla voce e al basso, Kane alla batteria, Sue Hanel alla chitarra e, tra numerosi membri di passaggio, anche da Thurston Moore degli appena nati Sonic Youth al secondo basso. In questo periodo la formazione è parecchio instabile –figurano anche ex membri dei Circus Mort, talvolta– ma si delinea in maniera netta il nucleo strumentale del gruppo, che prevede la presenza di due bassi, nastri magnetici manipolati e numerose percussioni metalliche recuperate ed assemblate alla bell’e meglio. Fondamentale è in questa prima fase la figura della chitarrista Sue Hanel, descritta dagli altri membri come una donna esplosiva e senza regole, completamente incapace di ricordarsi cosa avesse suonato il giorno prima, ma incredibilmente in grado di creare quella sporcizia sonora che tanta bene si amalgamava al basso di Michael Gira. Per gli stessi motivi appena descritti la Hanel durò poco in formazione e la band registrò il primo EP omonimo nel 1982 come quartetto formato, oltre che da Gira e Kane, da Bob Pezzola alla chitarra e Daniel Galli-Duani al sassofono. Questo primo prodotto discografico rimane un caso a sé nella carriera del gruppo e viene oggi spesso dimenticato, dal momento che rimane ancorato a sonorità figlie del post punk e della già citata scena “no wave”, ma di lì a un anno le cose cambiano ulteriormente per gli Swans e finalmente il suono che Michael Gira ha in mente prende vita in maniera più compiuta.

Galeotta fu la scoperta del bluesman Chester Burnett, meglio conosciuto come Howlin’ Wolf; Jonathan Kane pensò subito che la musica della band avesse molti punti in comune con il blues e così condivise il suo pensiero con Gira, che ebbe un’illuminazione: i nuovi brani composti dai due vivevano su una struttura scarnissima con il basso in evidenza, condotta da Kane con un ritmo lento e strisciante capace di donare brutalità, ma al contempo risultare coinvolgente. In quello stesso periodo entrano in formazione il bassista Harry Crosby, il percussionista Roli Mosimann e soprattutto il chitarrista Norman Westberg, proveniente da Detroit e già membro dei Carnival Crash, il quale era destinato a rimanere per sempre nel gruppo.
Sono queste le premesse che danno vita a Filth, il primo vero album degli Swans e quello che causò una frattura netta con tutta la scena newyorkese contemporanea. All’epoca Gira e Kane vivevano nella stessa sala prove in cui componevano e mentre il primo lavorava saltuariamente come operaio e viveva le giornate tra edifici abbandonati e suoni di colpi di pistola notturni, il secondo già meditava una carriera musicale di ben altra caratura (ottenuta allontanandosi dal gruppo subito dopo l’uscita del disco per suonare stabilmente con compositori già più che affermati come Rhys Chatham e La Monte Young). Così vi era sempre una tensione palpabile tra i membri fondatori sommata ad una forte frustrazione per la propria precaria condizione, una miccia sufficiente per creare la musica più violenta possibile, che doveva colpire fisicamente chiunque la ascoltasse. I musicisti si sforzavano di dormire pochissimo e mangiare ancora meno, per mantenere alto il livello di rabbia latente poi sfogato nei live, tra i quali vengono ricordati quelli frequenti al CBGB’s; in queste occasioni non mancavano aggressioni dirette al pubblico, oltre ad atti osceni e volumi ovviamente insostenibili. Michael Gira racconta di come gli capitasse spesso di camminare scalzo nei bagni del locale e poi leccarne i pavimenti, il tutto per scendere al livello di degrado più basso mai vissuto per trovare poi l’ispirazione per comporre.

Le registrazioni di Filth avvennero nelle note e lussuose sale dello studio della Vanguard Records, riservate solitamente alle orchestre e in generale alla produzione di dischi di musica classica; se già questo risulta curioso, le sessioni furono scatenate e senza controllo, con Gira impegnato nell’irritare il fonico di sala e rendere ogni suono il più lancinante possibile, in un’atmosfera di costante sfottò tra i membri e rabbia pronta ad esplodere. Eppure l’ingegnere del suono Mark Berry portò a casa il lavoro con risultati notevoli, riuscendo a canalizzare la violenza sonora del gruppo e quella delle liriche di Gira in un durissimo tour de force sonico a cavallo tra rumorismo, musica industriale e qualche scampolo rock, un suono che farà ben presto scuola. I nove brani in scaletta, per un totale di meno di trentasette minuti, gravitano tutti su un songwriting essenziale basato sull’alternanza tra accordi di basso ribattuti fra Gira e Crosby e il protagonismo affidato alle percussioni; mentre Kane suona la batteria con uno stile scarno, ma a tratti virtuoso –fin troppo, stando al volere di Gira, che infatti lo inviterà ad andarsene dal gruppo– il percussionista Roli Mosimann si occupa di creare i rumori più disturbanti attraverso set di lastre di metallo e cinghie da lavoro, in maniera non dissimile da quanto fatto in Germania dagli Einstürzende Neubauten un paio d’anni prima. Su questa massa informe di suoni indefiniti e battiti industriali si inserisce la chitarra di Westberg, la quale spesso è impiegata come rumore fra i rumori, ma sporadicamente mantiene la propria identità sonora riuscendo a fornire un minimo di orientamento definito. È il caso di un brano come Blackout, che vive di sole percussioni e accordi slabbrati di chitarra arricchiti da un costante feedback. Come gli altri pezzi del disco non c’è mai una costruzione che porti a tensioni diverse, ma la band si limita a comporre un riff e a ripeterlo ad oltranza, costruendo un effetto contemporaneamente ipnotico e claustrofobico. Il tutto è poi amplificato ulteriormente dalla voce di Michael Gira, in bilico costante tra litanie baritonali e urla belluine, e dai suoi testi estremi ispirati dai testi del poeta Jean Genet e dalle fantasie erotiche del Marchese De Sade. Sesso, violenza, crudeltà e nichilismo, questi sono i temi trattati nei testi e ben si adattano alla musica nera e asfissiante che li avvolge.

Non è un caso che Filth sia oggi definito come un crocevia per alcuni generi musicali nati negli anni successivi, come ad esempio lo sludge: basti ascoltare l’introduttiva Stay Here, con il suo basso possente e distorto, per pensare poi a quelli che saranno i futuri Melvins (formatisi proprio nell’83); ma anche le manipolazioni elettroniche del breve intermezzo Freak, dove vengono messi in loop nastri magnetici e campioni sonori, risultano esperimenti avanguardistici in campo rock all’epoca e sdoganano l’idea che sia possibile utilizzare strumentazione di quel tipo per suonare qualcosa di brutale e tremendamente serio. Perché qui sta un altro punto fondamentale per inquadrare gli Swans: sebbene Filth sia un album che non ha nulla a che fare con la musica rock comunemente intesa, è vero però che la band suonava in ambienti tipicamente rock, condividendo pure amicizie e collaborazioni e la stessa critica che recensì il disco lo fece prendendo come riferimenti dei canoni di quel genere, al massimo facendo paragoni con gruppi post punk come i Killing Joke. Sicuramente vi erano influenze di quel tipo nei brani della band, ma la volontà di Gira era da sempre quella di superare il concetto di rock e lo stesso concetto di musica popolare di quel periodo, anche quella della stessa scena avanguardistica newyorkese. E ciò traspare benissimo fra le spire strangolanti di Weakling, uno dei brani meno “complessi” in scaletta, grazie alla riduzione dei feedback e all’impiego di percussioni più statiche, ma allo stesso modo il pensiero di Gira emerge anche nell’estenuante Right Wrong, che costituisce l’altra faccia della medaglia rispetto al pezzo precedente: qui è impossibile mantenere un baricentro sicuro, persi tra catene metalliche e battiti irregolari, mentre i fischi e i ronzii della chitarra occupano tutto lo spazio rimanente e i conati di Gira dietro il microfono si ripetono ossessivamente per tutti i quasi cinque minuti del brano. In questo caso non è sbagliato parlare già di musica post-industriale, di quella più intransigente.

Era quasi scontato che, una volta pubblicato l’album –dall’etichetta Neutral Records, fondata da Glenn Branca– la critica lo snobbasse totalmente, rivalutandolo solamente anni dopo, quando gli Swans erano già assurti a leggende cult della musica estrema; tra i pochi che si occuparono di recensire l’album vi fu Robert Christgau, il quale ne diede forse la definizione migliore: non solo non è per tutti, non è quasi per nessuno. È già la copertina in effetti a non invitare con leggerezza all’ascolto, per via di quei denti diventati così iconici (la lastra dentale originaria proveniva da una serie di foto della fidanzata di Roli Mosimann, che faceva appunto l’igienista dentale), ma quello che lascia di stucco è sapere come tutti i membri della band responsabili di quell’album oggi lo rinneghino all’unanimità, con Michael Gira che in un’intervista rilasciata a Vice nel 2014 ha dichiarato di non riuscire più ad ascoltare il disco, paragonandone l’esperienza al fissare un pezzo di carta igienica dopo essercisi puliti il fondoschiena.

Eppure la storia della musica è passata anche da qui e Filth è oggi riconosciuto come un tassello fondamentale per la sperimentazione estrema in campo rock e avanguardistico. Un punto di partenza importante per gli Swans, che faranno molto di meglio nella propria carriera, allontanandosi –e parecchio– dal rumorisimo degli esordi, ma senza mai abbandonare quel nichilismo radicato da sempre nella mente di Michael Gira. Si alterneranno molti membri, le sonorità andranno dal drone elegiaco al blues funereo, passando per momenti southern gothic, post metal ed altri ancora meno definibili, ma la musica della band rimarrà un faro nella notte per chiunque sia alla ricerca di suoni non convenzionali e sempre distanti dalla massa. Questo Filth però rappresenta l’inizio di questa singolare avventura e a suo modo costituisce un taglio netto con quanto prodotto in precedenza sia dalla band sia dagli artisti coevi della scena americana e per questo è giusto ricordarlo e celebrarlo, dal momento che non ha perso un briciolo del proprio carattere e oggi come ieri rappresenta una sfida per ogni ascoltare poco avvezzo agli estremismi sonori. L’anno prossimo Filth compirà quarant’anni, ma noi ci prepariamo in anticipo e rispolveriamo questa gemma nera ora, per ricordarci di cosa è capace l’animo umano più tormentato e rabbioso.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
86 su 5 voti [ VOTA]
Devil
Giovedì 4 Luglio 2024, 15.34.24
6
Una delle cose più pesanti che abbia mai ascoltato. Fantastico!
Andry Stark
Mercoledì 10 Agosto 2022, 21.30.32
5
Debutto capolavoro, tra i miei primi 5 preferiti degli Swans.
TubifeX
Martedì 9 Agosto 2022, 20.19.23
4
Asfissiante!
Carmine
Martedì 9 Agosto 2022, 19.01.23
3
Album clamoroso. Complimenti per quest'altro recupero raga!
angus71
Martedì 9 Agosto 2022, 18.05.28
2
disco clamoroso, di una band clamorosa di un musicista pazzesco e geniale. 85 voto correttissimo
Galilee
Martedì 9 Agosto 2022, 12.36.03
1
Disco da avere. E per ora non c'è l'ho ancora. Molto male.
INFORMAZIONI
1983
Neutral Records
Noise
Tracklist
1. Stay Here
2. Big Strong Boss
3. Blackout
4. Power for Power
5. Freak
6. Right Wrong
7. Thank You
8. Weakling
9. Gang
Line Up
Michael Gira (Voce, Basso, Nastri)
Norman Westberg (Chitarra)
Harry Crosby (Basso)
Roli Mosimann (Batteria, Percussioni, Nastri)
Jonathan Kane (Batteria, Percussioni)
 
RECENSIONI
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