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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Swans - My Father Will Guide Me Up a Rope to the Sky
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( 3348 letture )
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L'ultima uscita -dopo 14 anni di silezio- degli Swans, My father will guide me up to a rope to the sky, si configura come un'esperienza prettamente emotiva, tale da rendere il nuovo disco non solo un semplice insieme di brani, ma un vero e proprio spunto alla riflessione, alla rievocazione e all'immedesimazione: mi è sembrato pertanto opportuno classificarlo come una vera e propria opera "impressionista", nella quale tutto cio che è presente non è altro che un'iniziazione alla rete di richiami che si svilupperanno durante l'ascolto. Ripercorriamo i punti salienti della biografia di questa band storica: il progetto nasce nel 1982 con impronta post-punk negli States ad opera del cantante Michael Gira, al quale si uniscono il tastierista/vocalist Jarboe e il chitarrista Norman Westberg, gli unici membri che rimarranno fissi all'interno dell'ampiamente travagliata formazione sino al 1997, data di scioglimento della band. Il genere che questi musicisti danno alla luce non è affatto di facile classificazione, anche in virtù delle continue virate stilistiche cui la formazione si è resa protagonista nel corso degli anni: da un post-punk con influenze tutt'altro che banali (blues e jazz) ad un heavy metal riprodotto -se mi passate la locuzione- in "slow motion" intrecciato a timbri vocali più melodici e domati, concedendo sempre maggior spazio a momenti melodici o addirittura a richiami pop, per giungere infine alla svolta dark ambient e post-industrial che ha caratterizzato le ultime produzioni, nelle quali viene dato maggior risalto alla componente spirituale e soggettiva. Anche le atmosfere di quest'album si inseriscono tra le composizioni tipiche dell'ultima fase: si tratta infatti di un lavoro piuttosto disomogeneo, caratterizzato da parti alternatamente scarne o ricchissime di ogni sorta di effetto e strumento. Purtroppo però esse faticano nel trovare il giusto equilibrio compositivo, trascinandosi oltremisura per giungere ad un punto fermo, a qualcosa di concreto, e ciò è spesso causa di frustrazione durante l'ascolto. Le tracce, inoltre, esclusa la prima, pur non essendo mai esageratamente lunghe, vengono un po' troppo forzatamente dilatate a causa degli effetti, delle scelte stilistiche/ritmiche e della predilizione alla strumentazione che mira alla valorizzazione delle melodie, lasciando a strumenti dal suono più violento un ruolo davvero secondario. Chicca, a mio parere, dei nostri americani sta però proprio nella voce: estremamente espressiva e potente, ma allo stesso tempo di grande incisività e dolcezza nei passaggi più irruenti, essa si sviluppa nei tratti non puramente strumentali come ciò che completa i brani in ogni sfaccettatura, riuscendo a direzionare in maniera maggiormente precisa diversi momenti caotici o poco significativi. La tracklist dell'album si presenta come molto altalenante, soggettiva e difficile da giudicare: i testi e le melodie sono infatti in alcuni passaggi dissonanti, molto personali e di forte impulsività. Tra i brani di maggior incisività spiccano Reeling the Liars In, brano dalla linea di estrema semplicità eppure di grandissima emotività; You Fucking People Make Me Sick, assolutamente tra le composizioni più sperimentali dell'intero album, in cui i cambi di strumenti, la melodia e gli effetti sono molteplici, ma è soprattutto l'alternarsi della linea vocale maschile-femminile a dare un tocco magico e abissale alla canzone, ricco di inquietudine e di rassegnazione; degna di un ascolto è anche Inside Madeline: inizialmente strumentale, si sviluppa verso la fine in una melodia più dolce e sinuosa rispetto all'iniziale climax crescente d'intensità. L'album termina con Little Mouth, brano inizialmente abbastanza ripetitivo ma che dà spazio sul finale ad un momento di sola voce: grave, solida, intensa. Ho trovato la produzione di livello medio-basso, arrivando al punto di chiedermi se questa fosse un escamotage accuratamente ricercato per dare un tocco in più alle atmosfere logoranti dell'album, o se davvero si fosse così poco investito nella qualità del suono -che non sempre risulta così secondaria- da dare una sensazione underground.
L'opera si delinea dunque in un prodotto impulsivo ed intenso, dove nulla è scontato e tutto rimanda a tutto: la parte strumentale è molte volte caotica, altre minimalista e nel complesso equilibrata (anche se a volte un po' troppo insistente su alcuni punti), limata da una voce oscura e di grande capacità espressiva, in grado di coinvolgere in ogni brano. Ho trovato insomma quest'album un interessante insieme di elementi che difficilmente sono reperibili in un prodotto di questi tempi: la musica scritta non si rivela mai interamente e sta proprio a noi interpretarla come meglio ci appare. Consiglio dunque l'ascolto dell'ultima produzione degli americani Swans ad un pubblico che abbia il desiderio di conoscerli (e conoscersi) con l'accortezza di non soffermarsi sulle apparenze e sulle banalità che questa può presentare al primo ascolto. Ascolto ovviamente obbligato a tutti i nostalgici fan della band!
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9
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Dopo questo tre album superlativi, tra le cose migliori degli anni 10 |
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8
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@Autumn il fatto che sia legato al mondo musicale di 15 e più anni fa per me è solo un bene, in quanto alla confusione o quel principio d'inconcludenza, li leggo più come una classica forma di entropia musicale che non sono i primi a portare all'interno delle composizioni, il disco non è un capolavoro ma neanche da appena sufficiente. |
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7
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Recensione e votazione che non condivido.Non citate Jim,My Birth ed Eden Prison praticamente i capolavori dell'album insieme all'opening track(assoluta).95 |
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6
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Mi trovo in linea con il giudizio di Valeria. Fin troppo legato al mondo musicale di 15 anni fa e spesso confusionario, inconcludente. è comunque una summa (non molto ben assemblata) delle pur sempre geniali idee di mister Gira |
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5
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@Ubik: si, ci militava Jarboe ma non ho ancora ben capito in quale disco cantava... |
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4
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Moro, sono felice ti sia piaciuto! Purtroppo per me è stato davvero difficile riuscire a rimanere oggettiva con un simile album e nel complesso (ma questo ovviamente solo a parer mio) non sono riuscita a dargli un voto più alto! |
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3
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Gli swans erano il gruppo dve militava la cantante Jarboe? |
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2
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Mah insomma, non sono mai stato un loro grande fan e quindi non avevo aspettative particolari...Disco discreto tutto sommato, da 70/100 grosso modo. |
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1
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accidenti, è un peccato vedere un voto così contenuto. Non sono un conoscitore dei primi Swans, ma devo dire che questo My Father, mi ha veramente preso. C'è stato un periodo il mese scorso che me lo sparavo continuamente. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. No Words/No Thoughts 2. Reeling the Liars In 3. Jim 4. My Birth 5. You Fucking People Make Me Sick 6. Inside Madeline 7. Eden Prison 8. Little Mouth
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Line Up
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Michael Gira - voce, chitarra, effetti, musiche, produzione Christopher Hahn - chitarra, armonica a bocca Thor Harris - batteria, percussioni, tastiere, vibrafono Chris Pravdica - basso Phil Puleo - batteria, percussioni Norman Westberg - chitarra
Guests: Devendra Banhart - voce su "You Fucking People Make Me Sick" Brian Carpenter - tromba Grasshopper - mandolino Bill Rieflin - batteria, pianoforte, chitarra, synth, organo
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RECENSIONI |
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