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Celestial Season - Mysterium I
29/10/2022
( 749 letture )
Il 2020 aveva segnato il comeback degli olandesi Celestial Season dopo vent’anni di inattività. Un ritorno preannunciato dalle ristampe dei primissimi lavori degli anni novanta e concretizzato con la pubblicazione di The Secret Teachings, un album più che convincente, in grado di rinverdire i fasti del passato e costruire un ideale ponte con gli esordi di matrice doom della band, di fatto scavalcando la fase successiva, quella stoner/grunge mai pienamente apprezzata dai fan. Per fortuna non è stato necessario attendere un altro ventennio per poter ascoltare nuova musica inedita dei Celestial Season, che forti degli ottimi riscontri del predecessore, pubblicano ora Mysterium I, sfruttando la buona ripartenza con l’intento di imprimere velocità e continuità ad una carriera instradata di nuovo sui giusti binari.

Non a caso, sempre sotto l’egida della label conterranea, Burning World Records, i Celestial Season si presentano in gran spolvero, forti della riconfermata formazione a sette elementi di The Secret Teachings, cercando e mantenendo una continuità stilistica e concettuale con il recente passato. Mysterium I, rappresenta il primo capitolo di un ideale e ambiziosa trilogia, che nell’intento della band, pur non costituendo forzatamente un concept unico su tre album, dovrebbe comunque mantenere un fil rouge stilistico e tematico nelle tre pubblicazioni concatenate. Protagonista di questo prima capitolo è il gothic doom degli anni Novanta, portato in auge e fortemente connotato dai giganti nel roster della Peaceville Records, band storiche che già allora avevano segnato e impresso a fuoco il proprio marchio sugli esordi dei giovanissimi Celestial Season.

Come per il predecessore, Mysterium I non cade nell’emulazione pedissequa di quanto proposto in quei gloriosi anni, ma si destreggia nei meandri del gothic doom, cogliendone con sapienza tutte quelle sfumature e colori che hanno reso grandi questi generi. Lo spessore artistico dei Celestial Season si avverte proprio laddove tante band falliscono miseramente, nel miscelare e reinterpretare canoni che all’apparenza hanno già detto tutto ed esaurito il loro potenziale espressivo. In questo senso la formazione a sette elementi che incorpora Jiska Ter Bals al violino e Elianne Annemaat al violoncello apre possibilità e soluzioni se non propriamente inedite, comunque fresche e ricche di complessità, in grado di tenere avvinto anche il più incallito e navigato veterano del doom. E’ il caso di brani come la sensazionale opener Black Water Mirrors e la successiva The Golden Light of Late Day, composizioni che partendo da un tessuto prevalentemente doom nei riff portante così come nel canto tra growl e spoken word, non temono di avventurarsi in riuscite divagazioni orchestrali ed aperture gotiche d’ampio respiro dove arpeggi acustici ricchi d’atmosfera ricamano arabeschi delicati e lievi come ragnatele sonore. I richiami al passato glorioso, agli anni Novanta che hanno dato alla luce tanti capolavori del genere, non potevano certo mancare, dalle decadenti elegie dei Paradise Lost in This Glorious Summer alle ritmiche più sostenute e nervose dei Moonspell in Endgame. Ma tra i titani del genere forse l’influenza più evidente è quella dei My Dying Bride, complice anche l’utilizzo degli archi, non solo come accompagnamento o sottofondo orchestrale, ma come veri e propri protagonisti mai scontati del sound e degli arrangiamenti di Mysterium I. Jiska Ter Bals e Elianne Annemaat riescono a ritagliarsi spesso e volentieri uno spazio importante nell’insieme delle composizioni, un contrappunto melodico che giocoforza si scontra con le massicce partiture elettriche e distorte. La title track, posta in chiusura, riflette e magnifica queste soluzioni giocando sui chiaroscuri generati dai riff ai confini del funeral doom e momenti dove in contrapposizione il mood del brano s’innalza sulle note malinconiche degli archi.

Rispetto al predecessore The Secret Teachings, Mysterium I è un album più compatto ed omogeneo ma che forse perde ai punti in termini di varietà e soluzioni stilistiche, preferendo a volte rifugiarsi nelle rassicuranti ombre dei classici, senza mai plagiarli, ma senza mai uscire totalmente alla luce. Songwriting e arrangiamenti diversificati mantengono alta l’attenzione durante tutta la durata dell’album, anche quando affiora il mestiere nel saper interpretare e riproporre canoni già visti e sentiti. Anche in termini di produzione i suoni del predecessore erano meglio bilanciati, mentre in Mysterium I, a volte gli strumenti elettrici e i ruggiti di Stefan Ruiters tendono a sovrastare le orchestrazioni che sono invece uno dei punti di forza dei Celestial Season. L’alternanza di growl e spoken word è una soluzione collaudata ma che ormai inizia a mostrare il fianco ad una certa ripetitività e sarebbe davvero interessante poter assaporare questi brani accompagnati dalle clean vocals, in un’evoluzione stilistica che ha interessato proprio tutti i mostri sacri del genere, dai Paradise Lost ai Katatonia, dai My Dying Bride ai Moonspell.
L’inizio di questa trilogia rimane un buonissimo punto di partenza, a prescinder da piccoli difetti ed imperfezioni che potranno essere smussati ed eliminati nel tempo. I Celestial Season sono tornati ed hanno ancora parecchio da dire, forti di quelle capacità interpretative e consapevolezza di chi il genere ha contribuito, nella propria lunga carriera, a plasmarlo e connotarlo nel tempo, nota dopo nota.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2022
Burning World Records
Doom
Tracklist
1. Black Water Mirrors
2. The Golden Light of Late Day
3. Sundown Transcends Us
4. This Glorious Smmer
5. Endgame
6. All This Is Known
7. Mysterium
Line Up
Stefan Ruiters (Voce)
Pim Van Zanen (Chitarra)
Olly Smit (Chitarra)
Jiska Ter Bals (Violino)
Elianne Anemaat (Violoncello)
Lucas van Slegtenhorst (Basso)
Jason Köhnen (Batteria, Percussioni)
 
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