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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Celestial Season - Forever Scarlet Passion
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25/03/2023
( 824 letture )
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Le atmosfere oscure del doom hanno sempre trovato terreno fertile in Inghilterra, dove i progenitori Black Sabbath interrarono i semi che ad inizio anni 90’ germoglieranno e si mescoleranno a nuove sonorità, ancora più soffocanti e tetre, dando vita all’ondata doom/death da cui emersero Paradise Lost, Anathema, My Dying Bride. Oltre la Manica tuttavia i Paesi Bassi non rimasero a guardare, permettendo ad un paio di progetti di ottenere visibilità attraverso il genere: parliamo dei The Gathering e degli autori di questo Forever Scarlet Passion, i Celestial Season.
L’album uscito nel 1993 risulta essere un lavoro molto pretenzioso, particolare, con molti difetti, ma che in una complessiva valutazione donano al disco un’aura di culto che gli permette di sopravvivere a distanza di anni. Il fascino che emana riporta alla mente il periodo neogotico, rinnovando l’immaginario della cultura romantica, che si riflettendo in testi impregnati di introspezione e di tormentata passione.
Ad aggiungere melodie malinconiche ci pensa il violino, suonato per l’occasione da Edith Madoth, strumento inusuale per il doom -ancora di più per il death metal-, da una parte capace di riempire il sound della band, ma d’altro canto di apparire a più riprese prolisso. Ad esempio, nella conclusiva For Eternity se all’inizio è in grado di ammaliare l’ascoltatore, a lungo andare sembra “spegnere” l’enfasi del brano. Risulta invece efficace nell’apertura di Cherish My Pain e nella energica The Merciful, canzoni che virano verso il death metal, in grado di rimembrare la scuola svedese degli Entombed.
La voce è feroce, in alcuni casi disperata, e si adatta al mood trasmesso dai versi dei brani. Tra le tracce degne di nota troviamo la multiforme Sweet Bitterness, inizialmente esplosiva, si ammorbidisce a metà brano legandosi poi alla straziante Ophelia, in cui la donna cantata, quasi a ricordare l’Annabel Lee di Edgar Allan Poe, viene portata via da una disgrazia. Afterglow e Mother of All Passions trascinano l’ascoltatore tra suggestioni gotiche e sepolcrali, distinguendosi come i brani migliori della tracklist.
Un disco con buonissime idee, troppo esasperate in alcuni casi al punto da perdere la loro efficacia. La produzione, specialmente il mixing, impedisce all’album di rendere al massimo, ma d’altronde è semplice parlarne ora a distanza di 30 anni. Per i tempi Forever Scarlet Passion dei Celestial Season era un discreto lavoro in grado di attirare l’attenzione degli appassionati già abituati alle sonorità del doom/death inglese che, anche grazie al lavoro degli olandesi, incominciava a diffondersi rapidamente nel resto d’Europa.
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3
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voto più che giusto. all\'epoca non se li cagava nessuno, i big players del movimento death/gothic/doom sono ben altri.... |
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2
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67?....ad averne di dischi come questo al gg d\'oggi...ricordiamoci solo che questi ai tempi assieme ad altre band hanno creato quello che le band revival odierne nel 80% dei casi falliscono miseramente. |
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1
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...un piccolo gioiellino del ....death-doom dell\'epoca.....musica debitrice dei maestri...my dying bride....voto 75.... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Cherish My Pain 2. The Merciful 3. In Sweet Bitterness 4. Ophelia 5. Together in Solitude 6. Mother of All Passions 7. Flowerskin 8. Afterglow 9. For Eternity
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Line Up
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Stefan Ruiters (Voce) Robert Ruiters (Chitarra) Jeroen Haverkamp (Chitarra) Lucas van Slegtenhorst (Basso) Jason Köhnen (Batteria)
Musicisti Ospiti: Edith Mathot (Violino) Sylvester Piyel (Tastiera)
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RECENSIONI |
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