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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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House of Lords - Saints and Sinners
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10/11/2022
( 1507 letture )
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Tornano in scena gli House of Lords, con James Christian a capitanarli, da sempre, in posizione centrale sul palco. La band, o per meglio dire il singer originale, guarda con il binocolo l’esordio eponimo e fantastico, datato 1989, che ottenne un grande successo e un’esposizione mediatica di prim’ordine, anche grazie alla presenza del cofondatore Gregg Giuffria, una delle eminenze del pomp/AOR a stelle e strisce. L’unico rammarico è che quella grande line-up sia durata solamente il tempo di un sound check o di un cambio pelli alla batteria; la formazione originale si smembra e svanisce in un batter d’occhi per il grande dispiacere dei fans che li seguivano. Il debutto aureo conteneva perle inestimabili che probabilmente il gruppo non scriverà mai più, penso a Pleasure Palace o Love Don’t Lie solo per fare un esempio, ma il frontman ha preso in mano la situazione con tenacia, ormai da decadi, proseguendo con il marchio e ricercando un filo logico-armonico in linea con gusti attuali e retrò. Risultati? Alcuni album degni di nota, alcuni molto belli nel solco della tradizione instaurata, altri decisamente meno, con la melodia in prima linea, come da tradizione. Saints and Sinners rappresenta l’undicesimo capitolo della carriera, con il fido chitarrista Jimi Bell al fianco del cantante, e all’interno di una formazione rinnovata, tanto per cambiare, si erge la presenza di un nume titolare del genere come Mark Mangold, gigante dei tasti d’avorio, celebre per la sua presenza in band di culto come Touch e Drive She Said, e coadiutore al fianco di una splendida Cher.
Copertina sfarzosa, undici tracce di estrema qualità che comprendono diverse sfumature partendo dall’hard rock e diluendosi in componenti AOR e pomp, con fessurazioni prog: già per questa varietà merita sicuramente un ascolto. La title track apre il disco con un inno che nutre melodie e architravi epiche, come si evince dal clip allegato, la voce di Christian appare in forma smagliante, il solo guitar è pieno e maturo, le tastiere operano un buon lavoro; non fatevi illudere da questa prima traccia, buona ma un po’ dozzinale, il resto della tracklist serba parecchie sorprese consistenti. House of the Lord scocca dal piano di Mangold, presto raggiunto dalle tastiere e da un incedere marziale, ritornello corale imperniato sulla voce del singer, che suona anche il basso, e condito da atmosfere puramente pomp rock di classe cristallina, compreso il magnifico solo delle key con tanto di accenti prog. Take It All respira arie barocche nella strofa e si trasforma in hard rock tastieristico sul chorus, ricco di una scrittura eccellente e armoniosa, con un uso dei cori sapiente e brillante, mentre Road Warrior fotografa una song veloce, tirata ed ossessiva nelle parti delle key, la chitarra trascina il gruppo e le arie si fanno solenni anche grazie all’estensione vocale rinomata del band master: ottimo il finale con un solo forsennato di hammond di assoluto livello. Mistress of the Dark è una suite settantiana fino alla radice dei capelli, con quel riff che pare uscito da un prontuario delle super big band, con un interessante lavoro di Mangold nei suoi interventi e nell’accompagnamento, solo-guitar in linea con le sensazioni sprigionate lungo la traccia e un finale fatto di tante e variegate fughe delle tastiere nei 7 minuti e 12 di lunghezza. Poi giunge il turno di Avalanche, ballad pianistica innervata sull’ugola di Christian che sfodera una performance brillantissima e di grande impatto. Roll Like Thunder si dimostra potente hard rock che volge lo sguardo agli ottanta con le key che entrano forte sul ritornello, condito da cori stentorei e cupi, e un pirotecnico assolo della sei corde, Razzle Dazzle va nella stessa direzione del brano precedente: velocità, potenza e qualità, con in mezzo coralità tipicamente alla Queen, un solo di key prog e reminiscenze rock di musical celebri, (chi ha detto Rocky Horror Picture Show?); pezzo con mille anime di impetuoso pedigree. Dreamin’ It All è ritaglio snello con ottimi inserti di tastiera, ritornello intrigante e assolo di chitarra piroclastico, mentre Takin’ My Heart Back è rock americano di grande spessore, acceso da un solo guitar furioso e un ritornello catchy che si ricorda al primo ascolto. Angels Fallen tira il sipario sul lavoro, grazie ad un up tempo cadenzato arricchito da un altro chorus di valore, ma senza scendere mai nello scontato e nel banale.
Un album caratterizzato dalla ottima voce, dalle splendide tastiere variegate e di lignaggio supremo e dalla chitarra sempre vivida e infuocata di Jimi Bell; i tre elementi portanti di un lavoro da ascoltare con estrema cura ed attenzione per scoprire, di volta in volta, le policrome tonalità che sanno stimolare e far aguzzare padiglioni auricolari. Al contrario di passate release, James Christian ha scelto di approfondire e variare la scrittura tralasciando le sensazioni di pronta presa per andare in direzioni diverse, senza rinunciare, ovviamente, alla melodia accattivante. Un gran bella prova questo nuovo sentiero di “santi e peccatori”, con Mark Mangold capace di portare una profonda e avvenente sapienza tastieristica caratterizzante, risultando il vero uomo in più della band: disco convincente, affascinante e da avere.
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8
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Li amo alla follia. Jimi Bell totally overlooked guitarist. Met them many times when they come to my country. |
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7
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Gli house of lords non ci sono più... Adesso sono una cover band . I primi 3 album sono imbattibili ( specie il 1 ) . Musicisti come L'anno Cordola , Ken Mary , Tommy Aldridge,
Gregg Giuffria , E brani inestimabili !!!!! |
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6
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Grazie della segnazione, sistemato! |
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5
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perchè le altre recensioni non escono linkate qui a destra? |
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4
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....mi dispiace per voi ma vi sbagliate....la nuova era degli house of lords supera molte volte i primi album....world upside down o cartesian Dreams sono l'emblema di una band che ha saputo modernizzarsi nel migliore dei modi....grande James Christian....il grande italoamericano di Recanati....altro che Renato zero!!!! |
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3
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Bell’album, migliore del precedente (comunque più che discreto). La classe non è acqua. Degli 11 pezzi l’unico che non ho gradito molto è la ballad Avalanche che, malgrado Christian, sento virare verso atmosfere di un certo pop di poche pretese. Il resto funziona dall’inizio alla fine, con pure qualche sussulto mica da poco, come l’iniziale title-track, Take It All e Road Warrior. Voto 81 |
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2
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"Il debutto aureo conteneva perle inestimabili che probabilmente il gruppo non scriverà mai più, penso a Pleasure Palace o Love Don’t Lie"
Non scriverà mai più perchè gli House of Lords (inteso proprio come gruppo, entità) non le ha mai scritte quelle canzoni: Pleasure Palace era una vecchia canzone dei Giuffrie e LDL - come dice Graziano - è di Stan Bush |
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1
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L'apporto di Mangold si sente. Finalmente un album eccellente dopo una fase un po' appannata. Love don't lie mi è rimasta nel cuore, donore a Stan Bush, però l'arrangiamento degli HOL è strepitoso. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Saints and Sinners 2. House of the Lord 3. Take It All 4. Road Warrior 5. Mistress of the Dark 6. Avalanche 7. Roll Like Thunder 8. Razzle Dazzle 9. Dreamin’ It All 10. Takin’ My Heart Back 11. Angels Fallen
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Line Up
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James Christian (Voce, basso) Jimi Bell (Chitarra) Mark Mangold (Tastiere) Johan Koleberg (Batteria)
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RECENSIONI |
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