|
27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
|
|
House of Lords - Full Tilt Overdrive
|
06/12/2024
( 1268 letture )
|
Il dodicesimo album in studio degli House of Lords è una realtà conclamata sugli scaffali, da qualche settimana. Full Tilt Overdrive si presenta come un lavoro molto stimolante, capace di rimettere in evidenza un monicker che, esploso nel lontano 1988, ha continuato a macinare dischi importanti e altri un po’ meno brillanti e nebbiosi. Partiamo dall’assunto che il debutto aureo per la Simmons Records rimarrà unico ed ineguagliabile, unitamente ai due successori molto belli e ancora assai quotati tra i fan, poi il mondo è mutato radicalmente in tutto e di quella band miracolosa è rimasto il solo cantante James Christian, vero factotum e possessore di un marchio che nelle decadi ha prodotto ben 12 platter, compreso questo Full Tilt Overdrive. La line-up è la stessa del precedente Saints and Sinners del 2022, con musicisti di spicco e alle tastiere un’eminenza vera come Mark Mangold (Touch, Michael Bolton, Drive She Said), celebre nel panorama del rock duro per le sue doti di compositore e fine esecutore. Disco registrato e prodotto dal frontman, adornato da una copertina molto flipperosa e colorata, che consta di una cinquantina di minuti di musica che esplode sulle note di Crowded Room, che apre le danze con una botta granulosa e gravida di chitarre in grande evidenza, ma allo stesso tempo atmosfere raffinate e cori eterei, un chorus che si fa apprezzare e un guitar solo dapprima ruvido e cattivo e poi tecnico e piroclastico, insomma un gran bell’inizio. Bad Karma è simile alle cose più recenti dei Winger, sfoggiando un trademark tipico e proprio della band sul pre chorus e sull’inciso, confezionando una traccia dall’indubbio tiro e piacevolezza, con cori di ottima presa; assolo di Jimi Bell curvilineo e acchiappante, mentre Cry of the Wicked diventa lucida su un ritornello melodicamente hard e con la voce del singer sempre in grande spolvero, potente ed evocativa, atta a comandare ogni singolo momento; altro bel brano. L’organo hammond accompagna chitarre solidissime nella scatenata title track che sfodera un sound più ombroso, reperendo soluzioni melodiche intriganti, un inciso stentoreo con cori gridati e un intervento dell’ascia letteralmente fumigante. Taking the Fall è una ballad dal concreto flavour sudista che fa il verso alla grande Can’t Find My Way Home, cover contenuta sul secondo capitolo titolato Sahara. You're Cursed, con arie quasi demoniache ordite dalle key, si dipana su arrangiamenti orchestrali, una sei corde potente e un cantato di Christian di ottima qualità; solismo di Bell irrefrenabile e ottimo intervento delle tastiere manovrate da Mangold. Nota di merito per il chitarrista che, in entrambe le fasi, sa essere deciso, pungente e dona sventole di alta potenza spinosa. Not the Enemy sgorga da key horrorifiche che si sposano ad una sezione ritmica boombastica che spara bordate micidiali, producendo sensazioni quasi new metal e un ritornello melodicamente valevole, il tutto impacchettato in un sound sporco che si apre a spiragli più dorati, ottimo frammento un po’ fuori dai canoni della band ma con una riuscita totale e azzeccata. Don't Wanna Say Goodbye è una song notturna che lambisce la dolcezza dei sentimenti e la ruvidità della solitudine che si palesa nel cuore dell’oscurità, impedendo il sonno e giocando con le angosce, una splendida track di altissima classe e lignaggio che non avrebbe certo sfigurato nei lavori più celebrati del gruppo. Still Believe riprende a viaggiare spedita, sposando tutti i canoni del rock solido; State of Emergency è hard/AOR splendente ad alto wattaggio, con inserzioni perlacee e un guitar solo perfettamente calato nel mood del brano. Poi si giunge al capitolo finale, una suite che ha una durata estesissima di ben 9 minuti e mezzo: Castles High possiede un ritornello da canzone di tre minuti tre, attorno al quale si affastellano partiture preziose di tastiere e impennate chitarristiche imbizzarrite, chiudendo in bello stile un lavoro assolutamente efficace, persuasivo e attraente. Al solito le note della label incensano e magnificano il prodotto lanciato, ma devo dire che questa volta ci azzeccano in pieno: queste 11 tracce rappresentano uno dei lavori più convincenti, senza cadute di tono, nella carriera della band, ovviamente escludendo l’irripetibile trittico iniziale della loro discografia e soprattutto il perfetto debutto autointitolato che li ha lanciati tra i big. Nella versione giapponese appare la bonus track acustica di I Don’t Wanna Say Goodbye, uno dei brani che mette più brividi in corpo dell’intera release. La band ha intenzione di tornare a suonare dal vivo al più presto, portando sui palchi alcune delle nuove composizioni, quindi non resta che attendere i loro nuovi spettacoli. Full Tilt Overdrive è davvero un album molto bello, abbastanza vario e con un songwriting di spicco, che suscita piacevolissime sorprese e fornisce dimostrazioni di qualità: pollice alto per gli inossidabili House of Lords.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
8
|
Non mi aspettavo un granché da questo album e lo avevo relegato in fondo alla lista degli ascolti. Inutile dire che mi sbagliavo... Gli House of Lords del 2024 hanno un gran bel suono , roccioso e pieno, con un\'ottima chitarra e un James Christian in gran forma nonostante i problemi di salute. Canzoni preferite: Cry of the wicked (che ha un incedere simile alla dokkeniana It\'s not love), State of emergency, che sa molto di Def Leppard e la minisuite Castles High. Con un paio di pezzi e 10 minuti di durata in meno sarebbe stato perfetto. Per me 80
|
|
|
|
|
|
|
7
|
Carino ma lontano dagli strepitosi primi 3 album |
|
|
|
|
|
|
6
|
Carino ma lontano dagli strepitosi primi 3 album |
|
|
|
|
|
|
5
|
...bel disco...grazie frontiers.... |
|
|
|
|
|
|
4
|
Graditissimo ritorno degli House of Lords, che a distanza di due anni dall’altrettanto bello Saints and Sinners ne confermano il livello (e forse facendo anche qualcosa in più), mostrando di avere ispirazione anche se sulla scena da più di 35 anni. Un paio di pezzi nella parte centrale, quelli un po’ più “moderni” (virgolette d’obbligo), mi sono piaciuti meno, anche se aggiungono un po’ di varietà al tutto. Pollice decisamente alzato invece per pezzi come State of Emergency, Crowded Room, la title-track o You’re Cursed. Voto 82 |
|
|
|
|
|
|
3
|
Molto bello. JC voce super e ci sono canzoni notevoli. Castles Hight la mia preferita. |
|
|
|
|
|
|
2
|
Avevo ascoltato un singolo del nuovo disco poco tempo fa\'....ribadisco che era una vita che avevo perso d\'occhio la band....sicuramente non sono quelli di Sahara...ma con tutto il pattume a palate che esce negli ultimi anni tra pessimo revival senz\'anima e dischetti che negli anni 80 non erano nemmeno degni del nastro della cassetta della segreteria telefonica....band come questa sono degne di essere messe ancora sotto contratto sotto etichette di qualità come la frontiera che ridà a queste bands una seconda giovinezza!...84 va bene |
|
|
|
|
|
|
1
|
Non mi metto neanche a fare un paragone con i primi 3 anche perché non serve a nulla...
Meno male che nel 2024 escono ancora dei dischi come questi e grazie alla Frontiers! |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Crowded Room 2. Bad Karma 3. Cry of the Wicked 4. Full Tilt Overdrive 5. Taking the Fall 6. You're Cursed 7. Not the Enemy 8. Don't Wanna Say Goodbye 9. Still Believe 10. State of Emergency 11. Castles High 12. I Don’t Wanna Say Goodbye (acoustic version) (bonus track edizione giapponese)
|
|
Line Up
|
James Christian (Voce, basso) Jimi Bell (Chitarra) Mark Mangold (Tastiere) Johan Koleberg (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|