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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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08/04/2023
( 4407 letture )
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ID.Entity gioca il ruolo di ulteriore rinascita per i Riverside. Una seconda rinascita non tanto compositiva -quale fu il già ottimo Wasteland a ben vedere-, quanto soprattutto inerente all’ispirazione artistica del gruppo. Lasciati indietro i toni più cupi e introversi delle release precedenti che elaboravano ancora, più o meno coscientemente, il lutto del chitarrista Piotr Grudziński, la band torna a sonorità più ariose e, si passi il termine, “standardizzate”. Il focus di ID.Entity non è per questo spensierato, né tantomeno superficiale. Ciò che viene accantonato è un gusto apocalittico e sinistro per concentrarsi totalmente su colori ed emozioni contrastanti: non sono forse questi i contenuti e le forme della realtà odierna? Il mondo di oggi è tanto sinistro quanto quello tratteggiato in Wasteland, ma ciò non impedisce di ricoprirlo con pennellate variopinte e visi falsamente gioiosi. Già dalla copertina Duda decide allora di far esprimere tale concept, non distaccandosi totalmente dal precedente disco bensì superandolo con più coscienziosità, coprendo quel pessimismo cieco dello stesso velo di goliardia e ipocrisia che ricopre il mondo che viene qui rappresentato. I toni freddi, l’espressione spenta del protagonista della copertina, le silhouette sinistre sullo sfondo, la deformazione e la scomposizione neocubista capitalizzano l’artwork. Eppure, il colpo d’occhio nota principalmente gli sprazzi di colore, seppur siano soltanto una minima parte del tutto: in egual modo, la realtà non nasconde il suo preponderante marciume, ma il superficiale modo di vivere odierno si accontenta delle briciole e del colpo d’occhio di una serenità insapore e caduca. Dove giace allora l’individuo nell’epoca della supertecnologia? Non è forse un insieme di frammenti sconnessi se non addirittura una sagoma amorfa? Lungi dall’essere un’opera profonda o di chissà quale filosofia, i Riverside riportano tutto questo in ID.Entity con grande classe, alternando un nichilismo distopico a una leggerezza emotiva, sia nei testi, che nella musica vera e propria.
Saltando ulteriori sovrainterpretazioni -che possono però far capire l’incredibile coerenza del disco, senza desumere che siano stati questi i ragionamenti fatti dalla band-, il tutto inizia con l’ormai già iconica e dinamica “Friend or Foe?”, un brano sicuramente citazionistico che ripesca dal pop e dall’AOR più ispirato, puntando su dei groove impossibili da dimenticare. Il buon Duda al basso e Łapaj alle tastiere creano giri capaci di penetrare anche il cervello più restio alle melodie “facili”, se per facili intendiamo scevre di cascate barocche di note. Il sound della band è incisivo, coerente con le liriche e soprattutto efficace, e questa formula è il fil rouge dell’intero platter. Un riff di basso e un ticchettio sul charleston apre l’ottima Landmine Blast, che dalla metà in poi sfoggia riffoni quadrati di puro prog metal classico, senza però dimenticare variazioni melodiche delicate e giri armonici ottimistici. Perché sì, come detto in precedenza, questo ID.Entity non si abbandona a toni forzatamente cupi e arresi, bensì gioca con tutto lo spettro emozionale al fine di prendersi gioco della contemporaneità. Un plus che non può essere ignorato quando si ascolta un’arte come la musica che oggi si presenta come vittima e carnefice, interpretando il ruolo di oppio dei popoli e diffondendosi tramite i social e la rete tout court. Big Tech Brother sottolinea proprio questa realtà, con il geniale inizio parlato e i suoi riff intrappolanti e opprimenti -esattamente come ciò che vuole rappresentare. Post-Truth è un climax emotivo fatto canzone, apparendo nelle melodie un pezzo quasi dreamtheateriano, seppur con un misurino di virtuosismo in meno nella ricetta. Non si rinuncia a un finale con i fiocchi, caratterizzato da un breakdown reboante e un magico arpeggio di piano sul chiudere. The Place Where I Belong unisce sapientemente il funk al pop rock più melodico, melodie vocali raffinate shoegaze a riff chitarristici rockeggianti. I’m Done With You riporta in auge il leitmotiv dell’attacco di basso, utilizzato già con i primi due brani del disco: il guitarwork midtempo sincopato, i ritornelli incisivi e il testo liberatorio costruiscono un pezzo di lodevole fattura. Sembra così di ascoltare una mistura tra i ritornelli degli ultimi Soen, strofe à la Porcupine Tree, un guitarwork citazionista nei suoi giri squisitamente rock e magnifiche tastiere che richiamano al più pomposo prog inglese. Descrivere la musica dei Riverside utilizzando altre band e riferimenti può non essere elegante, ma è l’operazione migliore che si possa fare per far comprendere la formula utilizzata dal gruppo, per descriverla e per lodarla non soltanto come vincente, ma anche come perfettamente calibrata. L’ultimo trittico del disco è composto da Self-Aware, un gran pezzo diretto, senza giri di sorta o fronzoli compositivi, se non per una ispirata variazione dai sapori esotici; Age of Anger, la quale inizia come pezzo atmosferico per poi esplodere in tutta la sua compattezza e, infine, la strumentale “Together Again”: una conclusione in cui il progressive rock più psichedelico incontra un lavoro di basso e chitarra ipnotizzante, concludendo questo percorso da più di un’ora di durata, sfumato via in un attimo.
ID.Entity è un disco follemente quadrato, senza cali di stile degni di nota, calibrato in ogni sua parte e che sa esattamente quando spingere, quando fermarsi, e di cosa parlare. Il tutto sarà un viaggio in sonorità anni ’80, nel rock progressivo e non, nel passato e nel presente strizzando un occhio al metal più incisivo degli ultimi anni. Sezioni ritmiche di gran gusto funk e jazz e un cantato carismatico come quello di Duda chiudono il cerchio e questo grande disco. Non si parlerà di musica innovativa, visionaria o indimenticabile, ma di musica così concreta ce n’è poca, che pur nel suo essere solida presenta una profondità di concept e di songwriting desueta. Un disco che si pone come ennesimo tassello nel percorso di una band che non ha più nulla da dimostrare all’ascoltatore, se non la propria maturità compositiva e capacità di adattarsi ai tempi che corrono, senza per questo prostrarsi ad essi e apparire kitsch.
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25
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Secondo me questo lavoro dei polacchi può stare tranquillamente al vertice
della loro discografia(li seguo dall\'esordio) arrangiamenti e parti strumentali
da urlo, la prima canzone \"friend or foe\" con richiami eighties è qualcosa
di fantastico.........\"papà ma chi sono questi madonna che pezzo\" detto da un ragazzino di 20 anni che ascolta tuttaltra roba...
per me 90 pieno. |
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24
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Arrivo tardi con le mie impressioni anche se il disco lo ascolto dal giorno della sua uscita. Scoperti con Rapid Eye Movement nel 2007 non riesco a trovare un momento basso in tutta la loro discografia (e nemmeno in quella di Mariusz e dei suoi Lunatic Soul). Il loro cambiamento negli anni ci sta tutto e lo trovo perfettamente allineato con il progredire (in senso cronologico) del tempo. Per me Anno Domini High Definition rimane l\'apice ma, mamma mia, questo album seppur diverso gli va molto molto vicino. Non riesco a non amarli nemmeno quando cercano a tutti i costi di piacere alle masse! Voto 90! |
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23
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Ci sono arrivato tardi ai Riverside, ma pian piano sto recuperando l\'intera discografia. Parto a commentare dall\'ultimo. Veramente molto bello. Il prog è proprio questo e Friend or foe penso sia emblematica in tal senso: tastiere pop che in più punti PROGrediscono nella maestosità di Jon Lord. E così via via tutti i brani, tra metal, reggae, basso funky, chiaroscuri ricchi di personalità e una voce che non è nulla di che eppure è perfetta. 80 |
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22
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Meno male che esiste la Inside Out che propone band di questo calibro, alla faccia di quello che si ascolta in questa nostra \"provincia del mondo\".Discone che ascoltato e riascoltato.Voto 83 |
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21
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Che bell\'album! Richiami vari (ci sento un bel po\' di alcuni Rush a tratti),un po\' meno malinconico del solito.
Il primo e ultimo pezzo quelle che preferisco in assoluto. |
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19
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Disco molto bello. Sicuramente già nella top del 2023 senza dubbi di sorta. |
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18
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@Micologo: da buon pessimista, io invece mi aspettavo esattamente questo scarso interesse. Dopotutto, l\\\'anno scorso al Legend per il loro concerto non eravamo in tanti, il che mi fa pensare che non abbiano grande seguito in Italia.
Disco che ha superato di gran lunga le mie aspettative, già parecchio alte di per sé. Complice un songwriting sempre ispirato, fresco e moderno. Produzione davvero ottima, forse la migliore nella loro discografia. Felicissimo di constatare come Maciej si sia inserito in maniera così naturale nel loro sound, dove adesso ricopre un ruolo ben preciso e presente sia dal punto di vista armonico che come solista.
Da qui inizia la seconda vita di questa band, e non poteva iniziare in maniera migliore. |
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17
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Sì, infatti, si tratta di un discone pazzesco. Il più completo ed eclettico dei Riverside. Ma si vede che non hanno un grosso seguito purtroppo, nonostante i grandissimi meriti. |
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16
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Io invece rincaro i complimenti: lo sto riascoltando a ripetizione in questi giorni e mi piace ancora di più di quanto lo avevo già apprezzato nei primi ascolti. Una spanna sopra le uscite di quest\'anno, finora si intende....PS: ma solo 15 commenti per un disco del genere? Mi aspettavo una discussione più vivace... |
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15
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Sarà che sono vecchio, ma a me questo album come i precedenti non dice nulla di particolare. Inoltre inizio a trovare la voce di Duda noiosa e impostata. Se devo ascoltare i Riverside scelgo uno dei primi 4 ed in particolare Second Life Syndrome. |
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14
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Finora miglior album uscito nel 2023. Non sbagliano un album, incredibili. Scrittura, produzione, esecuzione magistrali. Il sound, il mood generale ed i suoni mi hanno riportato indietro a Grace Under Pressure dei Rush.
Fantastico |
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13
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Album bellissimo accompagnato da una splendida copertina, di quelle che basterebbero per farti comprare il disco. |
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12
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da anni per me fanno parte del Gotha musicale insieme ai Long Distance Calling. Non si sono smentiti nemmeno stavolta con un album di assoluto spessore. La composizione sempre al primo posto delle priorità dei leggendari polacchi. |
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11
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Bien sûr, rispetto naturalmente l\'entusiasmo degli entusiasti, recensione compresa ma pur essendo un bell\'album, non mi entusiasma. Non è al livello dei loro primi tre che per uno che ascolta progressive dagli anni \'70, erano stati una grande sorpresa e gli ascolto ancora molto. Indubbiamente va sottolineato che hanno fatto un notevole salto in avanti, rispetto agli ultimi noiosi e intimistici album. L\'ho un po\' messo da parte dopo le uscite di Insomnium, NeOblviscaris e Aara ma di sicuro lo riascolterò ancora. Buono se si bevono dei Picolit in terrazza ma fa ancora un po\' freddino... Au revoir. |
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10
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Il precedente l\'ho apprezzato molto e ancora ora lo ascolto di continuo. Questo non mi dice molto. Non mi prende. |
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9
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Madonna che album ragazzi.
Classe, freschezza, delicatezza ed ispirazione.
Per via della pandeminchia e delle discriminazioni ero rimasto un po\' indietro con gli ascolti.
Recentemente mi sono rimesso a pieno regime.
Soen, Threshold, Avatarium, Cradle of Filth, Haken, Amorphis, Ocean of Slumber e Riverside.
Nell\'ultimo album questi girano costantemente nei miei ascolti.
L\'ultimo album dei Riverside è clamorosamente bello.
Ogni canzone è un gioiello a sé.
E dicono che il metal è morto ed il rock è in crisi ahahahaha
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8
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Io so che a loro ci sono arrivato molto tardi, diciamo pure da qualche mese, pur conoscendoli di nome; e grazie a molti utenti ho scoperto un gruppo straordinario. E questo cd da quando l\'ho preso non ho smesso di ascoltarlo. |
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7
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...una certezza....85...... |
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6
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Certamente mi aspettavo un ottimo lavoro ma qua siamo a livelli veramente alti. Disco da 90 pieno. |
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5
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A mio parere hanno sfornato un mezzo capolavoro. Da quando è uscito continuo ad ascoltarlo e non mi stanca mai. Alzo il voto a 90. |
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4
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Gran disco, c\'è poco da dire. Come Fox ha fatto notare, si fa fatica a trovare dei cali compositivi, tanto meno dei filler. Self-Aware, con il suo andamento funky etnico, a me ha ricordato parecchio anche i Police più ispirati in certi passaggi. |
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3
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Ho atteso questa recensione con grande curiosità e devo dire che l\'attesa è stata ripagata. Che dire. Un gran disco, prezioso, da ascoltare tutto d’un fiato e rigorosamente con i testi sott’occhio. I Riverside sono tra i pochi (pochissimi) a fare musica moderna ma ben radicata in 50 anni di Rock progressivo e Metal robusto e trascinante. Il loro stile è da tempo diventato inconfondibile, e col passare degli anni appare consolidato e rinnovato senza mai perdere di identità o annoiare: le ben note ritmiche vorticose su tempi dispari, la sapiente alternanza fra tonalità maggiori e minori, la dinamica piano/forte, l’accostamento fra momenti piacevolmente danzerecci (non storcete il naso) e passaggi introspettivi e malinconici, la voce di Marius e gli assoli liquidi del neo Meller (ma il tocco del compianto Piotr era ben altra cosa!), tutti questi elementi sono perfettamente fusi in canzoni che hanno anche il pregio della fluidità. Fra le tastiere anni ’80 di Friend or Foe, la mazzata Landmine Blast (la mia preferita al momento), La Orwelliana Big Tech Brother (inizio folgorante, la prima volta che l’ho ascoltato sono trasalito dalla felicità!), l’accoppiata Post-Truth e The Place where I Belong (la transizione melodica intorno al minuto 9:30 è da lacrime), sino alle ultime due tracce più dirette ma mai banali, tutto in questo disco suona dannatamente al suo posto (non ultime le due bonus tracks!).
Vi faccio due domande: 1. Ma quale gruppo in 20 anni di carriera (2003-2023) è riuscito a sfornare lavori di questo livello? 2. Ma, sinceramente, c’è una singola canzone nei loro dischi - in tutti dico, meravigliosi EP compresi . che riuscite a skippare? Perché io no! Applausi a scena aperta al miglior gruppo del genere degli ultimi 20 anni! |
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2
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Niente da fare, ennesimo disco di grandissimo valore.
A mio giudizio senza dubbio il migliore della loro discografia quasi a pari merito con Anno Domini High Definition.
Senz\'altro il più vario.
Voto 95. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Friend Or Foe? 2. Landmine Blast 3. Big Tech Brother 4. Post-Truth 5. The Place Where I Belong 6. I'm Done With You 7. Self-Aware
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Line Up
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Mariusz Duda (Voce, Basso, Chitarra) Maciej Meller (Chitarra) Michał Łapaj (Tastiere, Sintetizzatori, Organo Hammond) Piotr Kozieradzki (Batteria)
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