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Queens of the Stone Age - In Times New Roman...
05/07/2023
( 3720 letture )
Per Josh Homme gli ultimi cinque anni non devono essere stati troppo semplici: a partire dall’increscioso calcio alla fotografa avvenuto durante un concerto a Los Angeles nel 2017, passando dal doloroso divorzio dalla moglie Brody Dalle nel 2019, fino ad arrivare all’annuncio (postumo) di un tumore operato nel 2022, nel pieno periodo della pandemia il cantante e chitarrista di Palm Springs è quasi del tutto sparito dai riflettori; di certo l’accoglienza più tiepida del solito riservata all’allora ultimo disco della sua band più celebre – Villains (2017) – non deve avere aiutato dal momento che il netto cambio di sonorità ha spiazzato sia la critica che i fan. D’altra parte però, Homme non è mai stato del tutto fermo in questi anni: ha composto la colonna sonora del film di Fatih Akin In the Fade (2017), ha cantato in una canzone poi inclusa nel videogioco Red Dead Redemption 2 (2018), ha collaborato con il duo hip-hop Run the Jewels su un brano dell’album RTJ4 e ha prodotto tre canzoni dei Royal Blood finite poi nel loro ultimo disco Typhoons. Da produttore poi Homme ha fatto un lavoro decisamente interessante sull’album Denim & Diamonds (2022) della cantautrice country Nikki Lane, consigliato. Tutto questo per dire che il nostro forse non ha voluto esporsi troppo in prima persona – le conseguenze del divorzio e soprattutto quelle relative alla custodia dei figli sono state estremamente complesse, inoltre dal 2019 si è aggiunto un difficile percorso di disintossicazione dall’alcol – ma durante gli ultimi anni non ha mai abbandonato la musica.

È così che nell’autunno del 2022 emerge la notizia riguardante un nuovo album dei Queens Of The Stone Age già registrato e pronto per essere pubblicato, ma bisogna aspettare il maggio del 2023 per iniziare a vedere qualche piccolo teaser sui social seguito a ruota dal primo singolo Emotional Sickness, rilasciato l’11 maggio: questo primo estratto mostra una band compatta e più vicina alle sonorità che hanno caratterizzato il biennio 2005-2007, sebbene il songwriting proceda nel solco di un rock’n’roll estremamente ballabile disturbato da fuzz stoner e cantato con l’immancabile timbro da crooner sornione di Homme. È come se gli esperimenti più danzerecci di Villains – che ricordiamo essere stato prodotto dal Re Mida del pop Mark Ronson – fossero stati declinati attraverso un sound che richiama fortemente Lullabies to Paralyze (2005), sia per quel che riguarda l’approccio squisitamente chitarristico sia per gli hook melodici. La voce invece si muove in maniera coerente con quanto proposta dal gruppo negli ultimi dieci anni. Il titolo del nuovo album suggerisce un tono ironico, che si va a ripercuotere in buona parte anche sulla musica: In Times New Roman… si presenta con una copertina intrigante dove protagonista è il solito Josh Homme, sempre più calato nei panni di un Elvis Presley moderno, ma questa volta meno swing e più puramente rock; eppure non bisogna farsi ingannare dall’assoluto egocentrismo del frontman poiché questo disco suona come il prodotto di una band affiatata e creativa e non come il risultato di un singolo compositore e numerosi gregari. Su tutti si può tranquillamente dire ad esempio che Troy Van Leeuwen sia ormai la metà esatta della band insieme ad Homme e la sua presenza sull’album si fa sentire più forte e chiara che mai. In Times New Roman… viene introdotto come l’ultimo tassello di una trilogia avviata con il bellissimo – e insuperato – Like Clockwork (2013), proseguita con Villains e ora conclusa dopo dieci anni; questo percorso decennale, stilisticamente e musicalmente, ha senso anche se rimane il dubbio che la trilogia sia stata una trovata dell’ultimo periodo e non qualcosa di realmente programmato sin dall’inizio, ma tant’è. Ciò che importa è la musica e qui dentro ce n’è tanta e di gran qualità: se avevamo descritto Emotion Sickness come un concentrato di stoner rock’n’roll ballabile, il secondo singolo Carnavoyeur si pone sotto tutta un’altra ottica, pescando a piene mani dal canzoniere del David Bowie post-2000 e dal rock più raffinato in circolazione; il primo ascolto è quasi fuorviante, ma all’interno dell’album il brano assume un ruolo più chiaro e i continui climax corali ed orchestrali si fanno apprezzare sempre di più. È in episodi come questo che si percepisce la classe di un songwriter come Josh Homme, che si spinge verso lidi apparentemente inediti pur salvaguardando tutte le caratteristiche che rendono riconoscibile il sound del gruppo. Sicuramente un brano che cresce con gli ascolti e che si va a piazzare nel novero di quelle canzoni meno immediate che compongono la scaletta; sì perché dall’altra parte invece ci sono delle potenziali hit capaci di incollarsi subito in testa come Paper Machete, che in pratica è una Little Sister parte 2: tonalità, stop’n’go, melodie vocali e assolo con whammy esasperato riportano immediatamente a quel pezzo, ma questo non è un difetto, anzi. In meno di tre minuti e mezzo i cinque musicisti compongono una canzone immediata e che ha la propria forza proprio nel riportare con la mente ai fasti del passato, facendolo però con una produzione ed un campionario di accorgimenti stilistici che ci fanno capire immediatamente che quelli che stiamo ascoltando sono i Queens Of The Stone Age del 2023. Il disco dura meno di cinquanta minuti e scorre alla grande; non ci si deve aspettare chissà quale sconvolgimento o sorpresa durante l’ascolto, ma si apprezza senza dubbio la ritrovata vitalità di una band che in fondo suona rock alla propria consolidata maniera e lo fa benissimo. Accenni di modernità più spiccata si possono trovare nei ritmi sostenuti di Time & Place, che non a caso ricorda vagamente certe cose dei Royal Blood eppure sul fronte opposto si trovano brani come Made to Parade, sostanzialmente una canzone dei Beatles se nel periodo di Magical Mystery Tour fosse esistito lo stoner rock. La seconda metà del pezzo è una vera e propria fanfara psichedelica in pieno stile anni ’60 ed è una goduria totale. C’è anche uno scorcio d’Italia tra le dieci canzoni dell’album: Sicily desta molta curiosità dal titolo e la presenza di Matt Helders degli Arctic Monkeys alla voce alza l’asticella delle aspettative, ma purtroppo risulta l’episodio meno a fuoco del disco a causa di uno svolgimento un po’ legnoso impostato su un riff troppo monotono che potrebbe funzionare se inserito per un minuto nella colonna sonora di una spy-story cinematografica, ma stanca velocemente se reiterato per quasi cinque minuti. Sul finale c’è spazio per la lunga Straight Jacket Fitting, che in nove minuti si muove felpata su binari blues rock venati di boogie fino ad includere gli archi e cambiare passo aumentando l’intensità sia nei volumi che nell’interpretazione vocale. Certo, forse il minutaggio così elevato non giustifica un brano che poteva esaurirsi molto prima e in effetti poco prima del settimo minuto la canzone finisce, salvo poi ricominciare con una coda acustica di tutt’altro mood che conclude l’album con eleganza, ma non aggiunge nulla di più al pezzo. Sugli altri brani non menzionati le considerazioni da fare sono più o meno le stesse: il mix tra nuovo approccio stilistico e sonorità legate al passato è ben equilibrato e se l’iniziale Obscenery ha dalla sua il miglior ritornello del disco e la cafonissima What the Peephole Say possiede un riff iniziale da capogiro nella sua semplicità, Negative Space rimane un brano nella media pur risultando piacevolissimo.

In Times New Roman… è l’ultimo album dei Queens Of The Stone Age e anche se, fino a poco tempo fa, si pensava che il gruppo fosse vicino alla fine dei propri giorni, queste dieci canzoni dicono l’esatto contrario: gli americani sono carichissimi e i recenti concerti dal vivo lo dimostrano; Josh Homme è il solito macho capace di tenere in mano platee intere con il solo movimento del sopracciglio e i musicisti che lo accompagnano da anni sono ormai parte integrante di un sound estremamente codificato e riconoscibile. Questo disco si descrive esattamente con le stesse parole: una conferma che fa tirare un sospiro di sollievo a tutti quei fan delusi da Villains, ma al contempo un prodotto capace di suonare fresco a attuale in certi frangenti, riuscendo quindi a calarsi senza timore nel variegato panorama alternative rock contemporaneo. Non male per una band che ha quasi trent’anni di carriera alle spalle no? Attendendo una data in Italia per ascoltare dal vivo i nuovi pezzi non possiamo far altro che certificare l’ottimo stato di saluto di Homme e dei suoi compagni, che ci regalano un disco perfetto per un’estate assolata al sapore di birra gelata, brillantina e tabacco.



VOTO RECENSORE
78
VOTO LETTORI
77.38 su 13 voti [ VOTA]
Pez
Venerdì 7 Luglio 2023, 8.04.13
5
Recensione e voto azzeccate. Non credevo ma già dal primo singolo c\'era qualcosa di meglio rispetto a Villains. Ascoltato parecchio e mi ha divertito che è la cosa che cerco da band che ormai hanno detto tutto.
Togno89
Giovedì 6 Luglio 2023, 8.41.40
4
Vado controcorrente perché a me Villains piacque e anche parecchio, tanto che in occasione del report di Lucca lo definii l\'album dell\'anno 2017 e lo penso tuttora; con quelle sonorità giustamente definite da Alex \"danzereccie\". Questo è un album diverso ma altrettanto piacevole, probabilmente più adatto ai fan di vecchia data. Sta di fatto che stiamo parlando di una band che in qualsiasi salsa fa centro, come solo le grandi rock band sanno fare e Josh Homme rimane uno dei migliori musicisti e compositori in circolazione
Evil never dies
Mercoledì 5 Luglio 2023, 22.26.40
3
A me il disco piace. Raffinato e cazzimmoso. Bentornati qotsa
mauroe20
Mercoledì 5 Luglio 2023, 21.04.31
2
Davvero.. anche io rimasto sorpreso, un gradito ritorno: stoner rock blues c\'è di tutto in questo nuovo e fresco lavoro di Homme.Il vinile(versione in tiratura limitata) gira che è una meraviglia.Buona estate-Voto 80
Matteo
Mercoledì 5 Luglio 2023, 20.32.06
1
Enorme sorpresa,un disco che mi ha emozionato e gasato, dopo la delusione di villains,pensavo davvero che la fine fosse vicina
INFORMAZIONI
2023
Matador Records
Alternative Rock
Tracklist
1. Obscenery
2. Paper Machete
3. Negative Space
4. Time & Place
5. Made to Parade
6. Carnavoyeur
7. What the Peephole Say
8. Sicily
9. Emotion Sickness
10. Straight Jacket Fitting
Line Up
Josh Homme (Voce, Chitarra)
Troy Van Leeuwen (Chitarra)
Dean Fertita (Chitarra, Tastiere)
Michael Shuman (Basso)
Jon Theodore (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Nina McCoy (Cori su traccia 1)
Sharetta Morgan-Harmon (Cori su traccia 1)
Tenderlie Lavender (Cori su traccia 1)
Matt Helders (Voce su traccia 9)
Daphne Chen (Violino su tracce 1, 6, 8, 10)
Eric Gorfain (Violino su tracce 1, 6, 8, 10)
Leah Katz (Viola su tracce 1, 6, 8, 10)
Richard Dodd (Violoncello su tracce 1, 6, 8, 10)
 
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