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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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23/09/2023
( 1384 letture )
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Che band gli Eclipse! Sarebbero quasi materia da studiare, per la loro incapacità di produrre anche un solo disco meno che eccellente. Non una nota fuori posto, non una sbavatura, non una canzone meno che ottima, il tutto condito da una produzione sempre al TOP che ogni volta riesce ad esaltare al meglio sia i singoli strumenti in gioco, sia gli arrangiamenti che la band cura costantemente in maniera maniacale. La maggior parte dei meriti va, come sempre nel loro caso, al leader maximo, songwriter principale, nonché cantante, chitarrista e produttore, ovvero l’enfant prodige Erik Mårtensson, che nonostante il passare degli anni continua a sfornare musica di ottima qualità: sembra quasi aver stretto un patto faustiano con le muse della musica.
È difficile citare un brano migliore di un altro all’interno dei trentotto minuti del nuovo Megalomanium tanta è la qualità proposta, per cui ci limiteremo a parlare di quelle canzoni che colpiscono maggiormente, per motivazioni trasversali. È il caso, infatti, dell’opener The Hardest Part Is Losing You, canzone tipicamente Eclipse, con strofe azzeccatissime ed un gran tiro, che nel riuscitissimo ritornello riesce a citare, per la scelta della progressione sonora effettuata, nientemeno che i Foo Fighters di Dave Grohl, rimanendo comunque fedele al sound tipico degli svedesi e, a questo proposito, basta ascoltare il solo/ special strumentale per capire a cosa si fa riferimento. Stesso discorso anche per la successiva Got It!, altra killer song veramente ben riuscita, dalla struttura fortemente debitrice del punk a stelle e strisce da classifica ascoltato negli ultimi 30 anni e che, nonostante ciò, riesce comunque a mantenere il marchio di fabbrica di Mårtensson. C’è poco da dire, il disco è stato creato scientemente con l’intento di piacere in maniera trasversale, sia a chi la band già la conosce, sia a tutta quella schiera di potenziali fans che ancora non la conoscono; la ricerca continua del ritornello super orecchiabile e delle canzoni dalla facile presa, mira infatti a farsi apprezzare anche dall’ascoltare meno settorializzato e "competente". Ne è una prova Anthem, canzone semplice ma efficace, creata esattamente sia per il suddetto scopo sia per fare faville in sede live, dove è semplice immaginarne l’uso, ovvero un momento divertissement per coinvolgere il pubblico. Ottime risultano essere anche la centrale I Don’t Get It, canzone impertinente dai forti tratti sleazy, che ricorda molto da vicino i cugini svedesi Hardcore Superstar, soprattutto nel ritornello e nell’uso massiccio dei cori nello stesso e la più cadenzata Children of the Night, canzone dai toni più scuri, quasi sabbathiani nel riffing, dove Erik Mårtensson ci regala un’ottima interpretazione vocale, che in certi punti ricorda molto da vicino il David Coverdale del periodo americano.
Il disco scorre bene, i brani sono tutti formalmente perfetti, coinvolgenti e senza cali o pecche di sorta, però con l’andare avanti negli ascolti, si avverte una sensazione di "stonatura", ovvero un forte senso di già sentito che, se da una parte per qualcuno può essere rassicurante, dall’altra risulta essere interpretabile come un segnale di allerta. L’impressione che ne deriva complessivamente è infatti quella che gli Eclipse siano purtroppo rimasti intrappolati all’interno di un maligno loop generato dalla loro stessa bravura, ovvero non riescano a far altro che riproporre eternamente le stesse canzoni, che naturalmente sono sempre ottime e diverse di disco in disco, ma che alla fine molto banalmente si somigliano tutte. Difficile non apprezzare Megalomanium: è un disco veramente ottimo, che incontrerà sicuramente il gusto di tantissime persone, ma probabilmente rappresenta il punto della carriera degli Eclipse in cui loro stessi dovrebbero domandarsi se hanno interesse a un’evoluzione sonora reale, mettendosi in discussione come band, oppure preferiscono continuare esattamente come fatto fin ora, e sfornare regolarmente ottimi dischi, ma purtroppo ormai senz’anima.
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11
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AOR di qualità sempre per gli Eclipse. Disco dalla carica costante |
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10
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Saranno ripetitivi ma sempre su alti livelli. Pezzi top per me Children of the Night e I don\'t Get It. Divertenti e immediati ,evviva gli album che non durano più di 45 minuti ! Sana invidia per chi li ha visti con gli Heat al Luppolo. Voto 8 |
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9
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Mi ero sempre divertito ad ascoltare la musica degli Eclipse dei precedenti album. Qui devo assecondare i vari commenti e la recensione che siamo un po\' troppo sul \"già sentito\" e soprattutto il songwriting non è come sugli altri dischi. Forse dovrebbero fermarsi un po\' e scrivere con più calma. Non esaltante, un po\' noioso. Au revoir. |
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8
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Come il 99% della roba targata frontiers...dischi di pregio che vanno a finire tutti nel dimenticatoio per il semplice fatto che la miscela che propone questa etichetta al GG d\'oggi funzionava 40 anni fa\'...e chi ha dato al suo tempo aveva già fatto tutto. È inutile rivangare il passato....un disco adatto ai nostalgici 79. |
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7
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Mannaggia, a me pare una ripetizione pedissequa di altri loro lavori. |
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6
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Forse il loro disco più debole (non conto i primi due/tre dischi che avevano ottime canzoni ma erano ancora acerbi) della discografia, come sempre contiene ottime canzoni ma, come dice Matteo, alla lunga ormai sono rimasti un pò troppo intrappolati nel loop di questo sound (comunque super riconoscibile).
Wired! mi aveva fatto un\'impressione diversa e migliore (infatti per me è un top album), qui mi sembra ci siano dei brani deboli, diciamo da metà disco in poi non ho trovato picchi esagerati e un pò mi dispiace, soprattutto considerando la seconda parte (con quel finale assurdo di Dead Inside) di Wired! che era clamorosa.
Non vorrei che questa volta Erik si sia spremuto un pò troppo tra i vari progetti e sia rimasto con brani meno leggendari del solito.
Comunque il trittico iniziale è una bomba, Got It finisce tra le loro migliori canzoni per me e, pur considerando quanto scritto, il voto non può scendere sotto il 7,5.
Live invece vanno assolutamente visti, l\'esibizione al Luppolo di luglio è stata incredibile, ancora più di quando li vidi al chiuso a Trezzo. Un loro concerto in estate, con il sole e queste melodie incredibile unite alla carica pazzesca che trasmettono, rendono il tutto indimenticabile |
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5
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Questi ormai è da Armageddonize che rifanno sempre lo stesso disco... Ora pure i titoli degli album iniziano a riciclare |
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4
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...bel disco......sempre su ottimi livelli..... |
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3
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Bel disco. Come sempre gli eclipse non deludono, offrendo una proposta musicale di valore. Condivido tuttavia il giudizio generale della recensione. Purtroppo - o per fortuna, a seconda dei punti di vista - l\'hard rock che strizza l\'occhio all\'AOR ti costringe entro certi stilemi che alla lunga stritolano la creatività e ti portano a scrivere le stesse canzoni. Anche quando il \"mood\" si fa più duro, il sound \"cheesy\" permane. Nel complesso direi cmq 80. |
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2
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@DP se analizziamo il disco in maniera completamente neutra, direi che per la qualità proposta potrebbe essere quasi un 85; se peró, come ho cercato di spiegare nella recensione, prendiamo in considerazione anche il disco all’interno della loro discografia complessiva, si scende sotto 80 per le motivazioni spiegate. Ovviamente è solo una mia considerazione personale, e detto tra noi, 79 o 80 è praticamente la stessa cosa… |
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1
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Purtoppo hanno avuto una evoluzione ed i brani pseudo punk a me non piacciono troppo....per me avrebbero potuto rifare bleed and scream ed armageddonize anche 100 volte.
Sono un pò cambiati ma sono sempre loro.
79 perchè non 80? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Hardest Part Is Losing You 2. Got It! 3. Anthem 4. Children of the Night 5. Hearts Collide 6. I Don't Get It 7. The Broken 8. So Long, Farewell, Goodbye 9. High Road 10. One Step Closer to You 11. Forgiven
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Line Up
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Erik Mårtensson (Voce, Chitarra) Magnus Henriksson (Chitarra) Vicke Crusner (Basso) Philip Crusner (Batteria)
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