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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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24/09/2023
( 1325 letture )
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Il Roadburn negli anni è divenuto uno dei festival underground europei più amati e conosciuti al di fuori del circuito della musica mainstream. Un evento di culto che ha visto calcare i suoi palchi da artisti dediti alla musica stoner e doom in tutte le sue manifestazioni, proponendo il giusto cocktail di consolidati protagonisti, precursori e nuove ed agguerrite leve. Questo ritrovo, che avviene puntualmente nel mese di aprile nella città olandese di Tilburg, ha catalizzato l’attenzione non solo degli artisti impegnati nelle attività dal vivo, ma pure degli addetti al settore alla ricerca di nuove proposte in grado di canalizzare l’attenzione di un pubblico attento, perennemente alla ricerca di innovazioni e band emergenti da seguire. Trasversalmente, il festival ha richiamato artisti e appassionati anche al di fuori del panorama musicale, ponendo la città dei Paesi Basi come assoluta protagonista nonché centro di eventi culturali e gastronomici; un luogo di ritrovo sia per chi è alla ricerca delle avanguardie sonore che per chi vuole invece trascorrere una vacanza alternativa all’insegna di musica e cibo. Nonostante il successo sempre crescente, i promotori del festival hanno sempre cercato di mantenere una dimensione underground e raccolta, limitando la partecipazione a circa cinquemila appassionati e fan per ogni giornata del festival, con l’intento di non mercificare e svilire un evento che è divenuto una perla rara di cultura e musica.
Un discorso analogo potrebbe essere applicato agli artisti annoverati nel bill, in particolar modo a quelli emergenti. La partecipazione al Roadburn Festival è un traguardo prestigioso, un’investitura dall’alto, in grado di indirizzare una carriera nella giusta direzione e magari di permettere ad una band di agganciare proposte discografiche importanti. In una scena doom e stoner popolata da innumerevoli proposte e infestata da altrettanti replicanti, il festival olandese opera una seppur piccola scrematura, conferendo agli artisti nella propria lineup i galloni di veterani, ponendoli per pochi minuti sotto le luci della ribalta. Così nell’istante stesso in cui tra i membri dei Messa si è diffusa la notizia della loro partecipazione all’edizione del 2022 (la compagine italiana vi aveva già suonato nell’edizione del 2019), è nata l’idea di fare le cose in grande e di portare sul main stage del Roadburn una formazione allargata, in grado di poter mettere in scena la musica complessa e ricca di sfaccettature della band nostrana, senza dover ricorrere eccessivamente a campionature e basi preregistrate. Vengono così reclutati Alex Fernet al mandolino, Blak Saagan al sintetizzatore e Giorgio Trombino, che aveva già partecipato come ospite alle sessioni di registrazione di Close, al duduk, all’oud e al sassofono: una famiglia allargata pronta a mostrare tutto il proprio potenziale ad un pubblico internazionale esigente, e così è stato. Svart Records, attuale casa discografica, coglie l’attimo, e nell’aprile del 2023 pubblica Live At Roadburn, una raccolta con quattro brani dal vivo tratti dall’ultimo album Close.
La band italiana, infatti, si cala pienamente nella parte sfoderando una prestazione granitica, dove le note delle composizioni intessono un arazzo di complicità e comunione con il pubblico presente. I suoni sono caldi e avvolgenti, sospesi tra partiture folk mediterranee e un doom roccioso e raffinato al contempo, e riescono a valorizzare ulteriormente la proposta dei Messa, formazione affiatata e rodata da anni (quasi un decennio) di pubblicazioni e concerti dal vivo. La sinuosa e ipnotica Suspended, brano più vicino al doom classico, rompe il ghiaccio e accoglie e coinvolge il pubblico accorso a vedere una realtà che è riuscita con solo tre album all’attivo a conquistarsi trasversalmente le grazie di appassionati non solo di genere, provenienti da tutto il mondo. L’atmosfera si fa più intima e raccolta con la successiva Orphalese, intrisa di sapori antichi, che provengono da un retaggio ancestrale di suoni e melodie, per poi essere arroventata dalle note sensuali di 0=2 dove ancora una volta gli strumenti acustici hanno l’occasione di prendersi le luci della ribalta. Chiude la tracklist Pilgrim, assoluto highlight non solo di Close, ma di tutta una carriera, capace di condurre gli ascoltatori in un viaggio di andata e ritorno in lontane terre dell’Africa tribale. Ma tutto questo sarebbe stato vano senza l’eclettica presenza di Sara a fare da fil rouge, da collante non solo tra i membri della band, ma tra la formazione italiana e il pubblico stesso, veicolando immagini e parole grazie ad una presenza scenica autoritaria e sensuale, ed una voce che a seconda del mood delle composizioni è in grado di trascinare in pochi istanti l’ascoltatore dalle evocative fiabe oniriche inscenate dalle sezioni acustiche alle sulfuree profondità infernali che le repentine esplosioni elettriche dei riff evocano vivide e taglienti. Una prestazione maiuscola, quella della cantante italiana, sempre più calata nella parte di leader e sublime anfitrione, coadiuvata da una band affiatata che non mostra alcun cedimento nell’arco di tutto il concerto, musicisti ospiti compresi.
Live at Roadburn rappresenta così per i Messa un ideale punto di arrivo e al contempo un trampolino di lancio verso successi e platee ancora più importanti. La formula alchemica, che coniuga algido doom e calore mediterraneo imbrigliati in ragnatele di sognante psichedelia, funziona alla grande e seppur mescolando e fondendo ingredienti antichi e già noti, riesce a produrre una miscela innovativa che diffonde sapori e profumi nuovi. Come per i stilisticamente e geograficamente vicini Villagers of Ioannina City, anch’essi protagonisti di una sontuosa pubblicazione live, i Messa dimostrano di essere ormai una realtà consolidata della musica doom e non solo, capaci di rinverdire e diffondere in nuove forme canoni e stilemi che rischiavano di finire in un vicolo cieco, senza via d’uscita. Quasi tutti i generi nella musica, che sia metal o no, faticano a trovare ricambi generazionali all’altezza: il risultato è una stagnante riproposta in chiave minore di cloni ed emuli delle vecchie glorie; ma per fortuna, almeno su certe strade, s’intravede la luce alla fine del tunnel. Solo il tempo dirà se è soltanto un effimero prolungamento di un’irrevocabile agonia o se un nuovo rinascimento sonoro attende quei fedelissimi fan che non hanno mai mollato. Una cosa è certa, i Messa si candidano prepotentemente ad un ruolo non più di validi comprimari, ma ad uno di comando, per condurre e instradare sui giusti binari tutte quelle nuove e seducenti realtà che si stanno affacciando sulle scene in questi ultimi interessantissimi anni.
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10
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...live fantastico......band incredibile.......🤟 |
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9
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Band assolutamente notevole che merita tutto il nostro supporto. |
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8
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Di sicuro c\'erano accordi con la casa discografica e si voleva puntare sulla promozione dell\'ultima uscita. Potrebbe essere stata anche una scelta di mettere su disco solo i brani di una certa qualità esecutiva, forse gli altri suonati erano meno brillanti... Ovvio che dai tre album fatti, soprattutto se tendono ad allungare e elaborare i pezzi dal vivo, si poteva tirare fuori un live eccellete. Straordinario, comunque, questo mix tra doom e world music del sud del Mediterraneo. Au revoir. |
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7
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Ascoltare quest\' Album, lascia un po\' l\'amaro in bocca.. Come andare ad un pranzo di nozze e fermarsi all\'antipasto.. Speriamo in futuro di qualcosa di più sostanzioso perché il Gruppo merita.. |
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6
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@Evilyn cos’è che ti fa dire BAH? Forse la presenza di Blak Saagan? |
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4
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@No Fun: concordo. 60, perché anche la tracklist conta e pesa. 60 perché bravi, sobbravi, che discorsi, nessuno lo nega. |
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3
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Ciao No Fun. Grazie della segnalazione della svista. Corretta!! Condivido il tuo giudizio. Capisco che Svart ha pubblicato solo l\'ultimo Close dei tre album della discografia dei Messa e che quindi abbia spinto il proprio prodotto. Con un luve più completo avrei dato un voto più alto. Ho recensito il live dei Villagers of Ioannina City, mastodontico e meraviglioso. Così si pubblica un disco dal vivo!! Altra casa discografica e sicuramente altri mezzi. |
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1
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L\'ho ascoltato, niente da dire, bello, loro dal vivo sono bravissimi e le canzoni sono eccezionali (nella tracklist a fianco c\'è scritto Nova al posto di Pilgrim) però solo quattro pezzi (anche se più dilatati) e tutti dall\'ultimo album, non mi convince, potevano metterci quache chicca in più da Belfry ad esempio. E vabbè ma se hanno cantato queste. Giusto, però io giudico il disco e così mi sembra un po\' risicato, fatto forse più che altro per farli conoscere meglio all\'estero. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Suspended 2. Orphalese 3. 0=2 4. Pilgrim
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Line Up
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Sara (Voce) Alberto (Chitarra) Marco (Basso) Rocco (Batteria)
Musicisti Ospiti: Alex Fernet (Mandolino) Giorgio Trombino (Duduk, Oud, Sassofono) Blak Saagan (Tastiera)
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