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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Steve Vai - Where The Wild Things Are
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( 8733 letture )
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VAI, STEVE! Potrei iniziare e finire questa recensione con un'affermazione molto semplice e diretta: Where The Wild Things Are è il più bell'album che Steve Vai abbia mai prodotto in tutta la sua intera carriera, fatta eccezione per l'ormai quasi insuperabile Passion And Warfare. Quest'aspetto, che stando alla recente intervista pubblicata su Metallized pare essere ampiamente condiviso da Steve Vai in persona, dovrebbe essere sufficiente a convincere chi conosce ed apprezza il virtuoso chitarrista italo-americano a saltare a piè pari la recensione, spegnere il computer ed andare a comprare il doppio DVD. Tutti coloro che, a prescindere dall'amore verso l'artista, vorranno quantomeno conoscere le motivazioni di questa mia decisa convinzione, potranno forse trovare nei paragrafi che seguono alcune risposte alle loro domande.
Dovendo descrivere Where The Wild Things Are è necessaria una puntualizzazione: in questo live album gli errori non esistono, ne nei suoni ne nelle immagini, ne nella scelta dei brani ne tantomeno nella loro esecuzione; si può dire che Where The Wild Things Are sia un album eseguito nella forma tipica dei live ma con la qualità tipica dei dischi incisi in studio. Se la perfezione tecnica, audio e video era probabilmente l'obiettivo finale di Steve Vai e della sua squadra, è certo che per noi ascoltatori essa costituisce invece la base di tutto: senza la perfetta resa sonora, senza la perfetta sincronizzazione di immagini e suoni, senza la corretta scelta dei colori, delle luci, dell'abbigliamento e senza un'adeguata presenza scenica noi ascoltatori non avremmo mai potuto gustare al massimo della sua potenza espressiva quello che, di fatto, costituisce uno dei live meglio riusciti della storia del rock. Se pensate che io stia esagerando allora -lo dico per voi, eh- dovreste veramente interrompere la lettura per andare a far vostro questo gioiello della musica moderna; in caso foste invece incuriositi, vi prego di proseguire nella lettura... lettura che non sarà tanto rapida, temo, in quanto Where The Wild Things Are è un'opera che offre tantissimi contenuti di altissima qualità.
MINNEAPOLIS, 19 SETTEMBRE 2007 Durante i miei ascolti ho spesso provato invidia: avrei voluto essere uno di quei fortunati che, essendo in possesso di un biglietto per la prima fila, si sono potuti gustare questo magnifico show in diretta, a soli due metri dai grandissimi artisti che lo hanno messo in piedi. Avrei voluto essere uno di quei fortunati che, dopo uno spettacolo di tale titanica portata, ora possono anche riviverlo nel migliore dei modi che le più moderne tecnologie -e la grande professionalità di chi c'è stato dietro- possono garantire. L'inedita Paint Me Your Faice, breve canzone d'apertura, mostra in due minuti chi è oggi Steve Vai, di quale caratura sia la sua capacità di compositore, arrangiatore e chitarrista, di quale livello siano i musicisti che fanno parte della sua band: un'introduzone a suo modo epica che fa da perfetto benvenuto per Now We Run (tratta da The Elusive Light and Sound, Vol. 1) e che perfettamente si sposa con lo strano "funky coat" (letteralmente: "giacca funky") indossato da Steve e con la sua allucinante chitarra verde fluorescente. Qualcuno avrà sicuramente da ridire sull'attitudine onstage di Vai, o sulle sue espressioni facciali... ma mai come ora credo che lo scherno sarebbe fuori luogo: quest'album è composto in prevalenza di musica allegra, movimentata e vigorosa, una proposta che attualmente trova pochi pari per originalità ed intensità, quindi ritengo appropriato vedere letteralmente Steve Vai ballare suonando, o cercare di interpretare le note e gli accenti mutando al contempo espressione... e questo non è niente, a confronto del resto! Perchè, al di là della qualità delle composizioni e della pluricitata bravura degli altri strumentisti, Where The Wild Things Are offre ai suoi spettatori dei grandissimi momenti di intensità interpretativa, dalle armonie chitarra/violino (presenti un po' dappertutto nel disco, ma in particolar modo brillanti in The Crying Machine e For The Love Of God) ai giochi di dinamica e di vibrato di Steve Vai (vedasi a questo proposito il magistrale esempio di Tender Surrender).
Un altro pregio di questo magnifico prodotto è il suo equilibrio interno, poichè sostanzialmente Where The Wild Things Are contiene un po' di tutto: dal rock spinto di The Audience Is Listening ai classicismi di Apples In Paradise, dalla psichedelia di I'm Becoming alle scatenatissime ritmiche acustiche di Treasure Island, dalle celebri note di Liberty alle pazzesche ed incantabili strofe di Fire Wall qui c'è abbastanza roba da soddisfare i gusti di chiunque. L'importante è essere disposti ad entrare nella folle mentalità di un musicista che ha fatto della libertà di espressione la propria missione, e un po' anche quella degli altri... sennò non si spiega come mai nel disco di un chitarrista solista venga lasciata a tutti i musicisti che fanno parte della "backing band" la possibilità di eseguire dei brani, singolarmente, senza la presenza del mainman, che rispettosamente si ritira dietro le quinte. Quest'atteggiamento non solo è encomiabile dal punto di vista umano ma anche dal lato professionale, perchè dimostra grande maturità artistica, oltre al fatto che permette comunque di rendere onore al grande talento che questi strumentisti dimostrano di avere.
CONCLUSIONE Sarei un bugiardo se vi dicessi che quest'album non fa per voi, qualunque tipo di musica voi siate abituati ad ascoltare. Where The Wild Things Are è un disco democratico, perchè può essere ascoltato da tutti -anche se probabilmente gli estimatori di Vai ed in genere i musicisti lo apprezzeranno in maniera molto più profonda ed attenta degli altri. Inoltre mi sento davvero onorato di poter vivere questo momento storico, perchè quando un domani si faranno grandi discorsi sulla bontà e l'importanza di Where The Wild Things Are, con fierezza potrò dire: "Io c'ero".
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DVD semplicemente stre-pi-to-so!!!! 160 minuti di pelle d'oca. Genio! |
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27 canzoni leccamelo che tantissimo da ascoltare però lui e sempre il meglio davvero |
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forza Stive siamo tutti con te |
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lucydark... cosa vuoi? |
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eeeeeeeeeh.....zap!!!!! indimenticabile, sei davvero ridicolo, e ancora ti permetti ti recensire sua maestà? ignorante |
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"Sentire o pensare. Emozioni e apprendimento. Il sentire è diverso dal pensare, ma si collega con l'apprendere"(Bion) Qualche secolo Cartesio avrebbe commentato enunciando la sua "res cogitans" e "res extensa" ,ovvero la forza imponente del corpo sulla mente, il mescolare dello spirito con le emozioni, la fusione e lla cognizione con l'appredimento. Questo è oggi rappresentabile nelle opere di Steve Vai. Questa è un opera appartenente al nostro secolo, nella quale le emozioni insegnano, fanno apprendere l'uditore, lo spettatore, modificando in esso l'aspetto cognitivo delle sue più recondite conoscenze. un apprendimento non passivo, attivo e nella quale Steve Vai funge da mediatore tra mente e psiche. Si, io c'ero. Don't stop learning !. JTG |
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quell'uomo è DIOche dvd !!!!!!!!!!!!!!!!!! decisamente meglio che visual sound theories,soprattutto la scaletta !! |
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Ah, uno spettacolo... un VERO spettacolo! |
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ciao vecchio Khaine, infatti lo pensavo anch io, il cd non mi dice niente. poi ovviamente vedendolo in video è tutta un' altra cosa |
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Occhio però ixo perchè CD e DVD hanno tracklist diverse eh! Il DVD -naturalmente- ha molto più contenuto da offrire. |
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ho ascoltato il cd ma sembra sempre la solita solfa... neanche i pezzi migliori |
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Si, credo che lo usi più che altro per rinfrescarsi però... chissà quanto caldo vestito in quel modo!!  |
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Anch'io ho il G3 con petrucci! anche qui il nostro guitar hero è ventilato? |
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Eeeeeh ti toccherà si, renaz :_D e pure a Pandemonium gli toccherà! |
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Bava alla bocca. " Tu c'eri" ma io non ancora, e devo rimediare... |
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Ho capito, lo devo avere, dal vivo Vai mi fa morire... (ho solo il G3 con Petrucci e Satriani). |
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Beh ma in realtà i brani cantati sono tre o quattro massimo... fire garden? Ci devo pensare ma a occhio direi un voto compreso tra il 75 e l'80 (fai una via di mezzo tpo il 78). Greg Howe arriverà anche lui... un altro Gigante della sei corde! |
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Non l'ho sentito perchè ho il timore di trovarci lo stile vocale hard rock che proprio detesto (magari fosse un disco esclusivamente strumentale...). Per curiosità, a Fire Gardne quanto avresti dato? p.s. Greg Howe tutta la vita eheheh  |
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No, direi proprio di no  |
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Insomma....non è male?  |
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INFORMAZIONI |
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Favored Nations Entertainment
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Tracklist
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Primo Disco:
1- Paint Me Your Face 2- Now We Run 3- Oooo 4- Building The Church 5- Tender Surrender 6- Band Intros 7- Firewall 8- The Crying Machine 9- Shove The Sun Aside 10- I’m Becoming 1- Die To Live 12- Freak Show Excess 13- Apples In Paradise 14- All About Eve 15- Gary 7 16- Beastly Rap 17- Treasure Island 18- Angel Food 19- Earthquake Sky
Secondo Disco:
20- The Audience Is Listening 21- The Murder 22- Juice 23- Whispering A Prayer 24- Taurus Bulba 25- Liberty 26- Answers 27- For The Love Of God
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Line Up
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Steve Vai - Chitarra, Voce Alex DePue - Violino, Tastiera Ann Marie Calhoun- Violino, Tastiera, backing vocals Bryan Beller - Basso Jeremy Colson - Batteria Dave Weiner - Chitarra, Sitar Zack Wiesinger - Lap Steel
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