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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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The Dillinger Escape Plan - Miss Machine
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( 8723 letture )
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Il periodo estivo sta probabilmente divenendo la parte più feconda della stagione discografica, soprattutto in considerazione del fatto che le band prodotte dalle major hanno progressivamente manifestato la tendenza di mettere sul mercato i nuovi lavori nel periodo immediatamente precedente (o successivo) alle feste natalizie, lasciando (involontariamente?) spazio alle altre etichette nei mesi più caldi dell'anno. Magari non ci sarebbe bisogno di alzare ulteriormente la temperatura in questo periodo, ma i Dillinger Escape Plan ci fanno decisamente questo dispetto con Miss Machine, un disco che costringerà la critica a riconsiderare ulteriormente le definizioni precedentemente adoperate per questi sorprendenti musicisti americani, capaci di partorire un lavoro devastante proprio quando si poteva pensare che avessero già dato il meglio di sè. In questo senso il disco risulta un ulteriore salto di qualità rispetto agli standard (altissimi!) a cui la band del New Jersey ci aveva abituato e questa è davvero una bella notizia da dare. In Miss Machine ritroviamo certamente la musica dei Dillinger dei momenti d'oro -Calculating Infinity in particolare- ma, e mi sembra strano poterlo dire, la ritroviamo ad un livello più alto. Brian Benoit e soci danno l'impressione di avere una diversa coscienza dei loro mezzi, si spingono decisamente verso l'estremo delle loro capacità ed aggiungono ancora qualcosa alla loro già impressionante varietà di temi musicali mostrando di aver imparato molto dalla loro stessa musica e rielaborando il loro stile ad un livello di profondità impressionante. Arricchiti dall' "esperienza di se stessi", dunque, i Dillinger ci regalano questo disco letteralmente incandescente, denso di razionale irrazionalità. Colpisce in particolare la maggiore cura ed attenzione alle parti d'atmosfera nell'arrangiamento ed il livello notevole della performance vocale di Puciato (qui al suo esordio con la band), capace di aggiungere alla sua carica di screaming corrosivo una mole di sfumature che forse neanche i fan più affezionati avrebbero osato aspettarsi. L'assortimento dei brani è la "prova provata" dell'eclettismo di questa band ormai indefinibile, che passa dal riffing "magmatico" di We Are The Storm alle melodie sintetiche in Unretrofied (dimostrazione ulteriore che se fatta intelligentemente anche la scelta della melodia non pregiudica necessariamente la ricerca dell'originalità). Il singolo Panasonic Youth testimonia lo stile già consolidato della band nel periodo "pre-Pattoniano", riecheggiando il tipico sound proposto in 43% Burnt qualche hanno fa. Ma la cosa che si fa maggiormente apprezzare è il modo in cui il disco, al di là dei singoli brani, viene su minuto dopo minuto. Quando si ha la sensazione di ascoltare un tema destinato a ripetersi, i ragazzacci matti del New Jersey ci tolgono dal "loop" con le loro magie, spostano l'atmosfera di qualche miglio sopra o sotto quella precedente e ci fanno benedire l'immenso potere della dinamica e dell'arrangiamento nella musica. La nuova sensibilità mostrata negli approcci melodici di questo Miss Machine è un'altra gemma da aggiungere alla non indifferente collezione di opzioni compositive dei D.E.P., con quello che sa fare una band come questa si potrebbero rianimare probabilmente tre o quattro band americane di quelle ridotte a zombie tatuati con lo smalto sulle unghie. Se è vero che la crisi e la fine di un'idea vecchia sono necessarie alla nascita ed all'affermazione di una nuova, quello che succede alla scena americana è quantomeno illuminante. Il grosso della scena new metal e crossover langue ed annoia sempre più, mentre musicisti come i Dillinger (più o meno volontariamente) si adoperano a spazzare via le macerie delle vecchie tendenze con periodiche "secchiate" di ottima musica e di idee. Leggendo la prima volta una recensione dei D.E.P. ricordo di aver notato l'impegnativa espressione "La musica del futuro. oggi": io credo che si tratti di musica del presente, diciamo che i Dillinger, i Neurosis e quanto di meglio si registra oggi sulla scena oltreoceano sembrano poter indicare per il metal statunitense la strada per un "roseo presente".
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VOTO LETTORI
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71.81 su 104 voti [
VOTA]
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10
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Un pezzo del mio cuore |
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9
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Capolavoro della band e fra i dischi migliori del decennio, per quanto mi riguarda. |
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8
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Voto lettori vergognoso. Ottima recensione. |
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7
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Veramente ma veramente bello, probabilmente il mio preferito dei Dillinger forse perché pur nella sua follia e un album un po più "normale" rispetto, ad esempio, a Ire Works che è il frutto della mente di uno squilibrato (in senso buono....). Riff travolgenti, melodia e sfuriate math-core in grande equilibrio. Voto 85 |
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6
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Una vergogna che certa gente dia il voto tanto per scassare i cosiddetti a chi invece si interessa davvero di musica |
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5
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Io credo che il voto lettori sia veramente una vergogna... 31? Ma dai, invece che votare a caso tanto per trollare cercatevi altro da fare... Album da 90 minimo... |
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3
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Complimenti al Segugio per la recensione, che riflette a perfezione il sound variegato dell'album dei Dillinger (anche se io gli avrei messo un pizzico in più), e che con una documentazione efficiente dimostra d nn essere solo una recensione "di 40 righe su un gruppo di culto" per due ragioni: 1) 40 righe scritte così sono meglio di 10 pagine piene d cazzate 2) i Dillinger nn sono un gruppo di culto o per lo meno nn lo sono in senso così dispregiativo... se culto vuol dire fare qlcs d originale e d diverso dagli stratovarius, allora che dio benedica chi ha il coraggio d recensirli, anzi, s |
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2
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Il sig. Trustindave potrebbe almeno lasciare una mail per permettere ai recensori ed ai lettori di questo sito di abbeverarsi alla fonte della sua saggezza, fermo restando il fatto che le recensioni possono (e devono!) essere criticate, ma prima magari dovrebbero essere lette, no? |
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1
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Sì, andate avanti così! Finchè leggete una rece di 40 righe che tesse lodi assurde a band cosiddette "di culto" e poi le copiate pari pari non aiuterete certo a capire com'è il disco... Nn cascateci gente! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Panasonic Youth
2. Sunshine The Werewolf
3. Highway Robbery
4. Van Damsel
5. Phone Home
6. We Are The Storm
7. Crutch Field Tongs
8. Setting Fire To Sleeping Giants
9. Baby’s First Coffin
10. Unretrofied
11. The Perfect Design
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Line Up
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Greg Puciato (vocals) Ben Wienman (guitar) Brian Benoit (guitar) Liam Wilson (bass) Chris Pennie (drums)
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