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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 3968 letture )
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Fu un fantastico esordio quello dei Budgie i quali, con il loro primo ed omonimo album, stabilirono alcune delle coordinate che alcuni anni più tardi, contribuiranno in maniera fondamentale a delineare i connotati basilari della NWOBHM. Quasi a stretto giro di posta, a pochi mesi dalla pubblicazione di Budgie, la band diede alle stampe il suo secondo album intitolato curiosamente Squawk. Un lavoro che -a dispetto di un titolo ben poco marziale ed aggressivo- segnò da un lato una leggera semplificazione delle trame musicali e, dall'altro, una maggiore immediatezza ed aggressività complessiva ravvisabile anche nel minutaggio medio dei pezzi piuttosto basso. Aggressività esemplificata anche dalla cover firmata Roger Dean, al lavoro con Yes ed Uriah Heep tra gli altri, ed ispiratore dei paesaggi di Avatar. Il tutto sempre sotto l'occhio vigile del produttore Rodger Bain, importantissimo personaggio che in quel periodo lavorava con i Budgie e con i Black Sabbath e, di lì a poco, avrebbe contribuito a far esordire su vinile i Judas Priest. Come detto, rispetto alla prova precedente il suono prende qui una piega più pesante, con la chitarra di Tony Bourge leggermente meno presente a favore del basso di Burke Shelley, completamente padrone della scena sia a livello strumentale che vocale. E' proprio il mutato approccio delle linee di basso a definire la differenza fondamentale tra la prova precedente e Squawk, dato che queste si presentano su quest'ultimo meno ridondanti e ricercate, a favore di una maggiore linearità ed una maggiore velocità, producendo un risultato finale meno eclettico, ma forse più significativo in una ottica pre-metallica. Come sempre preciso, ma poco appariscente a confronto con gli altri due, il lavoro di Ray Phillips alla batteria.
Il cambio di rotta è abbastanza evidente sin dalle prime note di Whiskey River, un Hard Rock/Blues ipnotico ed immediato, molto adatto per le esibizioni dal vivo. A seguire Rocking Man, più lunga e sinuosa ed ancora legata ad una piacevole impostazione sessantiana, contenente un efficace break che riporta all'album precedente. Atmosfere rilassate di vago sapore Southern per il minuto e quarantasette di Rolling Home Again, che trovo poco più che un piacevole divertissement, la cui atmosfera viene amplificata e sviluppata da Make Me Happy, che mantiene sostanzialmente le medesime caratteristiche della precedente, portando il minutaggio a 2, 27". Un duo piacevole che insieme assomma i secondi normalmente dedicati ad un solo pezzo, ma non fondamentale. Non si può mantenere a lungo un'atmosfera così rilassata ed allora largo ad Hot as a Docker's Armpit: riff tirato ed efficace di un tipo che -anni dopo- gli Iron Maiden utilizzeranno spesso, ed un assolo che riporta sugli scudi un Bourge fin qui sovrastato da Shelley fino al trascinante finale. Grande spazio alla strumentalità in Drugstore Woman, con voce ridotta all'indispensabile, molto ritmo, molto groove, pezzo riuscito. Dalla fine di questa si dipana l'inizio di Bottled, meno di due minuti-ponte per giungere alla canzone migliore dell'album: gli otto minuti abbondanti di Young Is a World, una efficacissima sintesi degli stili di Budgie e Squawk. Inizio melodico ed andamento lento per un pezzo che poi, intorno alla metà della sua durata, sale di tono mantenendo una certa solennità aulica che poi muta in una decisa elettrificazione del suo svolgersi. Se volete avere un'idea di come i Budgie suonavano tra il 71 ed il 72, potete anche ascoltare questo singolo pezzo. Il compito di chiudere le danze è affidato alla carica di Stranded, adrenalinica closer assolutamente pesante per l'epoca.
Nonostante Squawk sia più pesante e veloce di Budgie e quindi più vicino ai gusti metallici di chi scrive, e nonostante il successo che nel 1973 lo portò ad ottenere il disco d'oro, personalmente preferisco la maggiore "densità" dell'esordio. Ciò non toglie che ci si trovi a che fare con un più che ottimo lavoro, a mio giudizio leggermente al di sotto del precedente, ma validissimo. Il meglio però, i Budgie lo daranno col seguente celeberrimo Never Turn Your Back On a Friend, del quale parleremo a breve. Anche di Squawk esistono numerose ristampe contenenti materiale extra, non dovrebbe quindi essere troppo difficile procurarvene una copia, cosa che vi consiglio di fare per inserire un altro mattone fondamentale nell'edificio della vostra conoscenza della musica rock.
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4
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Buon album dei grandi Budgie, solo le divagazioni acustiche non mi convincono del tutto, voto 75 |
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2
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Lo spero anche io, perchè lo meritano. |
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1
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Ottimo album che da un pò non sento, ma che mi è parso di riascoltare leggendo quest'altra valida recensione. Molti particolari contenuti nel testo li apprendo solo ora, ma il disco fortunatamente lo conoscevo già... Spero che qualche altro appassionato lo scopra e lasci qui le sue impressioni. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Whiskey River 2. Rocking Man 3. Rolling Home Again 4. Make Me Happy 5. Hot As a Docker's Armpit 6. Drugstore Woman 7. Bottled 8. Young Is a World 9. Stranded
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Line Up
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Burke Shelley (Voce, Basso, Mellotron, Piano) Tony Bourge (Chitarra) Ray Phillips (Batteria)
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RECENSIONI |
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