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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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( 4768 letture )
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Lo ammetto. Mi è sempre piaciuto Agghiastru nei suoi vari progetti. A partire dai principali (in oggetto) Inchiuvatu, a La Caruta di li Dèi, agli Astimi, fino all'omonima eclettica one-man-band. I motivi sono vari e irrazionali: la cosiddetta "mediterrean scene" ha un modo tutto unico e irripetibile di unire musica estrema e tradizionale; le sue releases riescono a cavalcare l'onda del principale tema aggressivo - consentendo all'ascoltatore determinati rimandi stilistici - fornendo continue, surreali e schizofreniche variazioni sia sul tema degli stilemi folcloristici, sia sugli altri temi dai quali vengono presi a prestito altrettanti stilemi. Nota del tutto personale (tralasciabile per i lettori, ma fondamentale per me): il mio particolare fastidio verso la musica italiana si basa su un fatto prettamente orecchiabile. Sentire "gratuitamente" frasi e/o concetti cantati in italiano spesso mi imbarazza o comunque non rispecchia uno dei miei canoni principali di fruizione. In tutto questo ci sono varie parentesi: la stagione anni '70 del progressive italiano è una di queste, in quanto reputo che il cantato in lingua madre si sposi perfettamente con le melodie, le produzioni, i messaggi, le tematiche e le tempistiche di quel genere. La "mediterrean scene" propone un altro tipo di parentesi che mi aggrada udire (e vorrei sottolinearlo) solo in queste vesti: il cantato in dialetto. L'ascolto delle parole "scivola" via allo stesso modo di quando sento band provenienti da qualsiasi altra parte del mondo, e la comprensione del testo è possibile solo mediante una specie di traduzione (ovviamente questo discorso non vale per i siciliani). Parlare di Agghiastru e dei suoi progetti significa farlo partendo da una grandissima componente simbolica: intanto la tradizione, non solo siciliana ma mediterranea nel senso più ampio del termine, dal Maghreb alla Grecia, da Israele alla Sicilia. Poi le fonti letterarie e infine il teatro, forse la componente chiave per (tentare di) comprendere le grandi mascherate di Inchiuvatu & co. Inoltre parlare di questo progetto è come parlare di un poliedrico artista che muta continuamente, ora dipinge, ora scrive, ora compone e, quindi, analizzando a livello critico la più recente elaborazione non si deve necessariamente ricondurla a quella del passato. Sì, perché ascoltare gli Inchiuvatu targati 2011 con l'idea di ascoltare black metal equivale ad andare a pesca di squali armati di retino. Inoltre (mi spiace insistere) al giorno d'oggi - e in modo paradossalmente contrastante col discorso precedente - non posso fare a meno di scindere questa band dal progetto Agghiastru, essendo le due menti (Michele Venezia e Rosario Badalamenti) sempre le stesse.
Porsi di fronte a Ecce Homo non è poi così diverso dall'ascoltare i due dischi del progetto omonimo di Agghiastru (i bellissimi Incantu e Disincantu). La tematica di questo squisito EP è incentrata intorno alla figura di Cristo, solo e abbandonato sotto il sole cocente e il caldo desertico; gli accompagnamenti musicali invece si muovono nelle direzioni più opposte fra loro (e chi conosce gli Inchiuvatu lo sa). La traccia omonima è un tribale stornello che parte con un accenno di synth prog per poi seguire in un balletto di chitarre semiacustiche; la voce di Agghiastru è rauca e sussurrata e le liriche vengono emanate come fossero macabre filastrocche. Sangarìa è l'unico riferimento verso il passato di questo progetto. Solo vaghi blast-beat possono ricondurre il brano a una tradizione metal ormai corrosa dall'incalzare delle diverse influenze e manipolazioni. Il risultato è un diabolico ditirambo che muta forma per divenire una ballata folk a suon di flauto e a ritmi di mazurca in 6/8. La seguente Iri, invece, è il ponte di contatto con il lato più contemporaneo di Agghiastru: il suo contatto col mondo del cantautorato, il suo amico Cesare Basile, ma anche un po' Vinicio Capossela. Deliziosi suoni di chitarra, pianoforte e mellotron ci fanno praticamente dimenticare i momenti più tirati del brano precedente. Piari riempie di nuovo gli spazi, con le sue ritmiche anguste e distorte, ma la direzione percorsa è quella verso una specie di colonna sonora teatrale fatta da momenti goliardici e surreali, da pieni e da vuoti, da fisarmoniche e da ammorbidimenti di chitarre che sfociano in curiosi flanger e sfiatate di flauto dolce. La terminale Sculanu Spini è una sorta di lenta nènia, una silente e notturna ballata strumentale che si accompagna al lume di luna e al calore del fuoco; le chitarre hanno gli overdrive del rock anni '70 e gli arpeggi acustici sfumano verso i fraseggi di pianoforte e synth.
Aspetto con ansia il seguito di questo Ecce Homo (che fa parte del secondo capitolo di una trilogia cominciata col precedente 33), e non vedo l'ora di ascoltarmeli tutti e tre uno dopo l'altro; si, perché le uniche note negative che si possono muovere a questo EP è la sua necessaria e strutturale corta durata. Ed ecco che il voto si esprime di conseguenza nell’intorno del 70/75. Ma sia ben chiaro: solo per questo motivo.
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Chi canta in inglese e non è inglese mericano australiano o dove si parla quella lingua li, che a me mi fa cacare, è un pò stupido. Magari no tanto, ma un pò si. A volte fai la cazzata e registri le canzone in inglese ma poi una volta che è uscito se ci ripensi ormai è tardi. I miei complimenti a questo bravissimo musicista siciliano, mi ha fatto del bene. Anche se non capisco quasi un cazzo di quello che canta, sento i significanti. |
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Ma prima di sparare a vanvera sui dialetti italiani, qualcuno si è dato la briga di ripassare almeno un pò la storia della penisola. Poi, siccome stiamo parlando della Sicilia, andate a leggervi qualche libro di storia che tratti il XIX e il XX secolo sull'isola. Male non vi farà... |
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Ragazzi, ma se andate a cercare i dischi da Mediaworld non siete messi molto bene.... |
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Ma sbaglio o quello nella foto con Agghiastru è Schelotto dell'Atalanta?! |
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Se non fosse per Agghiastru, il black metal sarebbe morto del tutto. |
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Se non vi piace che canta in dialetto ascoltatevi altro e non rompete i coglioni. Fra le particolarità del gruppo c'è anche il cantato in dialetto e va bene cosi. Ci sono i tenebrae in perpetum che cantano in italiano ascoltate loro.... |
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Su www.inchproductions.com gli album della Mediterranean Scene a 10 euro, ep a 5. Direttamente a casa vostra! |
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Qui (Bologna) puoi trovare le stampe Peaceville a prezzi onesti (13-14 euro). |
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@Moro se continua così da Mediaworld qui non trovi manco gli Iron Maiden, assumono degli universitari incompetenti, gente che non conosce un cazzo di questo mondo e che se gli chiedi un nome che vada oltre quello citato gli Ac/Dc e Guns entrano in panico, non è colpa dei ragazzi eh ma certo che prendi uno lo paghi una sega è normale che ci guadagni ma il settore musica sia da Ricordi che da Mediaworld e affini almeno ti parlo per Catania e limitrofi ti fa cadere le palle a terra solo a guardarlo. Se trovi qualche disco un po' più interessante te lo buttano a 20 euro poi giri in internet e lo trovi 12-13 fai spesa in coppia con altri e ammortizzi e con lo stesso prezzo di 3 di quelli ne hai presi 4 ma anche 5 o 6 in certi casi comprese le spese, è difficile la distribuzione per questi artisti con l'ignoranza che regna nei posti in cui dovrebbero trovar spazio come offerta. |
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@Marco: certamente, ma io non volevo neanche affiancare il nuovo Agghiastru (come progetto) alla mediterrean scene. Incantu e Disincantu sono dei bellissimi album di "songwriting" italiano. Godono solo di una bruttina distribuzione; per me si dovrebbero trovare dai vari Mediaworld/Euronics ecco. |
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Ridurre Agghiastru ad un cantante dialettale è riduttivo, e quanto mai errato. Da sempre Agghiastru ha utilizzato liriche in italiano, poco inglese, e dialetto estremamente comprensibile da nord a sud. Se poi non si vuol fare nessuna fatica nei riguardi della cultura... non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. Inoltre, oltre ai già citati Incantu e Disincantu, dove l'italiano viene utilizzato abbondantemente, sarebbe il caso d'ascoltare i 50 dischetti prodotti: dagli Ultima Missa ai Maleficu Santificatu, da 3 a La Caruta di li Dei... |
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Sono daccordocon chi dice che litalia è tutta bella e tuttuna ,ma se siamo italiani cantiamo in italiano,ce ne sono anche troppi che non si fanno capire |
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Mi è sempre piaciuto, anche se ultimamente lo seguo molto meno... d'accordo con Undercover: se riuscisse a concentrare tutto su unico progetto sarebbe un Genio (con la maiuscola)... però se componi decine di brani all'anno un po' di alti e bassi sono nel contratto... |
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grande astru, avrei sicuramente voluto dedicare più tempo ai suoi svariati progetti, ma quello che ho sentito mi ha sempre lasciato soddisfatto...Viogna e Addisiu sono due dischi meravigliosi, molto fomentante è il debut degli Astimi, e folgorato dal primo demo degli Ultima Missa...sono molto curioso di ascoltare la sua svolta cantautorale |
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da buon Siciliano non posso non sostenere gli Inchiuvatu, anche se già dalle mie parti si parla un dialetto totalmente differente... Il discorso dei dialetti può far scalpore a SanRemo ma sulle pagine di Metallized, dove non è difficile trovare bands che cantano anche in normanno antico, non regge.... W L'ITALIA!!! |
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Certo ragazzi,ho gia detto che un dialetto che sia del nord sud o centro è incomprensibile per chi non lo sa....siamo tutti italiani comunque...la mia era una provocazione dato appunto che i vari dialetti invadono la tv i programmi e la musica commerciale attualmente e secondo mè quei pochi gruppi italiani che meritano dovrebbero scrivere e cantare in italiano .poi facciano tutti quello che gli pare piu di cosi non posso dire io amo tutta litalia compreso tutto il sud |
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Non posso passare per campanillista, perchè non avrebbe alcun senso, ma ascoltare l'equivalente di Inchiuvatu in lungua veneta o trentina mi farebbe sganasciare dalle risate. La resa sonora del siciliano è bellissima. @UndercoveR: a proposito di quello che hai scritto al post n°1: mi trovi daccordo, ma credo che il maggior focus si possa trovare appunto in Inchiuvatu e in Agghiastru. |
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"la gente del sud ha gia un dialetto incomprensibile"... ti garantisco, Franco, che da Calabrese esportato in nord Italia i dialetti nordici non hanno nulla da invidiare a quelli meridionali. Eppure nessuno si sognerebbe di dire che un lombardo che scrive musica in dialetto (chi ha detto Longobardeath?) sia un ignorante. |
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Certo il discorso dei dialetti vale per tutte le regioni non solo per il sud..so che è da anni che ci sono e musicalmente i primi album mi piacevano,l Italiano per mè sarebbe stato il massimo poi è giusto che loro portino avanti il loro progetto,sicuramente ben avviato e rispettabile ai massimi livelli ma è anche giusto che ognuno possa dire la sua |
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Beh, non è che i dialetti del nord siano tanto più comprensibili per la gente del sud: pensa a una band come i Longobardeath, non penso che un siciliano o un calabrese comprenda il 100% dei loro testi. Pensa poi a band non metal tipo Van De Sfroos, o quando c'erano i Pitura Freska che cantavano in veneziano, erano piuttosto difficili da capire (infatti nei loro booklet, c'era il testo in veneziano, e a lato la traduzione in italiano). |
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@Franco comprendo il tuo punto di vista, da un altro però se ci pensi non parliamo di un ragazzo che dall'oggi al domani ha preso questa strana decisione, Agghiastru ha rilasciato il primo demo nel 92 o 93, la scelta era già assurda allora ma se penso che il fatto di cantare in svedese o norvegese per alcune band black dell'epoca era proprio per il mantenere intatto il messaggio che volevano inviare, calandomi in questo tipo di soluzione la comprendo. Il punto focale secondo me è un altro, l'inglese per quanto sia una lingua internazionale non va studiata e tradotta? Qual è la differenza? La cultura porta cultura fortunatamente. |
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Ciao,il dialetto è sicuramente cultura ma di un numero limitato di persone basti pensare che in una regione a volte il dialetto cambia da un paese all altro,non voglio offendere l artista , ma voglio dire che la gente del sud ha gia un dialetto incomprensibile se poi vuoi lanciare un messaggio suonando musica estrema probabilmente viene percepito solo nelle sue zone.. |
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Il dialetto è ignoranza? Se conoscessi l'artista in questione non diresti una cosa simile, visto che l'italiano lo parla e anche bene, l'ignorante al limite è chi vivendo in Italia (qualsiasi delle zone compresa in essa) non conosca la lingua originaria del proprio luogo di nascita. Il fatto che usi il gergo dialettale rende la proposta alquanto provocatoria, personale e probabilmente elitaria perché se vuoi entrare in connessione oltre che con la musica con il testo sei costretto a cercare cosa che i ragazzini di oggi (non tutti) evitano di fare a priori. Poi su quale base si da dell'ignorante a sto ragazzo? Io adoro i Morbid Angel ma non posso dire che il techno boy Trey sia un genio data la sequela di dichiarazione al limite con la demenzialità più becera che ha rilasciato nel corso dell'ultima decade. |
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Di ignoranti che parlano in dialetto non ce ne sono abbastanza? |
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Ho avuto negli il piacere di ascoltare tutto o quasi quello che ha prodotto Agghiastru, beh tranne "Addisiu" e "Trina CapronuM" non ho trovato nulla che mi abbia preso particolarmente. Credo che sia un personaggio alquanto ispirato, dalle grandi potenzialità con un solo grosso difetto: è dispersivo da morire. Ha montato non so quanti progetti, quante uscite con risultati altalenanti e devo dire che un po' mi dispiace, sono quasi certo che se avesse focalizzato in due massimo tre direzioni il proprio operato i risultati sarebbero stati più esaltanti. Rispetto comunque la sua costanza, almeno lui al contrario di tanti qui che parlano, parlano e cazzo quanto parlano, non si è mai tirato indietro. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Ecce Homo 2. Sangarìa 3. Iri 4. Piari 5. Sculanu Spini
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Line Up
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Michele "Agghiastru" Venezia - vocals, piano, synth & drums Rosario Badalamenti - guitars & bass
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