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Angel Witch - Screamin n Bleedin
( 4599 letture )
Tra le tantissime band che hanno legato il proprio nome alle vicende della NWOBHM, esclusi gli Iron Maiden (che sono di una categoria a parte), c'è stato chi è sparito nel nulla, chi ha avuto successo e una lunga carriera (Saxon, Venom) e chi, come gli Angel Witch, è declinato in un destino altalenante, pur conservando con fierezza un posticino di rilievo tra le band-culto. E' inspiegabile come certe band possano rapidamente passare di moda, dopo aver dettato stilemi e canoni poi seguiti da svariate generazioni, ed altrettanto sorprendente é la facilità con cui il passato sa puntualmente ritornare: basta una scintilla e vecchie glorie tornano alla luce, sospinti da quella sete di cultura e da quella conservazione del passato che, per fortuna, in ambito hard'n'heavy è sempre viva e vegeta, anche tra le nuove generazioni. Sorti a Londra nel 1979 e giunti al debutto con la pietra miliare omonima Angel Witch del 1980, i tre metallers, superate diverse beghe legali dopo l'approdo negli States, assoldano un nuovo cantante, lasciando a Kevin Heybourne il solo ruolo di chitarrista, e tornano all'azione nel 1985, con Screamin'n' Bleedin', evitando saggiamente ammorbidimenti commerciali e canonizzato attorno alla definizione di una propria maturità e di un proprio suono tipico. Il destino dell'act inglese, tutt'ora attivo, resterà tuttavia ancorato per molti anni ad una sola ultima uscita in studio e da una sfilza impressionante di demo, EP, live e compilation, sintomo di una grandeur mai del tutto ritrovata.

Le ritmiche cadenzate e quasi doom, tributo sabbathiano che li distingueva da tante band di quella corrente, risultano in questo disco ancor più marcate, e certi riff e assoli tonanti -decisamente heavy- vengono integrati da un'attitudine ed un sound più rock-oriented, anche se questo potrebbe rappresentare una scelta stilistica non azzeccatissima, vista anche la fortuna del debut album. La voce giovanile ed energica di Heybourne lascia spazio, in questo secondo album, a quella di Dave Tattum, più evocativa e solenne ma meno accattivante; scandendo ritmi lenti e severi, i quattro inglesi generano una sorta di heavy-doom di non istantanea assimilazione, caratterizzato da un riffing comunque teso, in parte smorzato da linee vocali che, pur non perdendo un certo gusto per i refrain catchy -non commerciali, beninteso- appaiono più 'rilassate' e compassate che in precedenza. Calda e cristallina la sezione solista, fluida e, quella sì, a tratti più veloce e godibile. Le ambientazioni, prevalentemente cupe, vengono illuminate a sprazzi da filature melodiche più fluide, quasi maideniane, come già era stato ampiamente evidenziato nello stile della band londinese nel suo debut: nonostante ciò, il suono resta datato, sa d'antico, e in tal senso non aiutano una produzione vetusta e linee vocali già di per sè proiettate più verso un certo rock-doom cerimoniale che alle vivaci trame della NWOBHM, generalmente celebri per la loro dinamicità e impellenza; per la verità, in certi tratti emerge un piccolo contrasto tra l'interpretazione 'lenta' di Tattum e la musica, che mantiene comunque qualche sprazzo di dinamicità più marcato. Strutture semplici, canzoni discrete, nulla di eccezionale ma, in ogni caso, un passo avanti nella carriera di una band che ora appariva sicuramente più matura, pur lasciando un piede oltre il confine tanto labile con l'hardrock. La prestazione dei singoli musicisti è buona, pur senza grandi vertici individuali; pur mancando di una linea vocale, un guitar solo o un riff memorabile, la tracklist risulta omogenea, dotata di tracce buone senza nessun punto debole. Alla fine si può dire che questo é un album di difficile interpretazione, che molte band comuni non riuscirebbero comunque ad imbastire ma che, visto il moniker dal quale proviene, è permeato da un sapore dolceamaro, un che di incompiuto, non completamente soddisfacente pur non essendo affatto disprezzabile.

L'opener Who's to Blame mette in mostra una buona prestazione della chitarra solista, mentre in Child of the Night spicca il riffery interessante, teso ad un'atmosfera oscura e dalla piacevole cantilena vocale. Il legame forte con l'hard rock è tangibile in pezzi come Evil Games (uno dei refrain vocali più accattivanti), Reawakening e Afraid of the Dark, lenta, malinconica e accarezzata da un solo suadente; la titletrack è il brano più veloce e dinamico, dal gradevole ritornello vocale e ancora piacevole per quanto concerne la sezione solista, ma è Waltz the Nighta rivelarsi uno dei passaggi più affascinanti del lotto, pesantissima, oscuro manifesto in Black Sabbath style, che mette in fila tutti i rifacimenti all'eminente band di Birmingham: riff monolitici e trascinanti, lentezza ossessiva e oscurità inscalfibile. Il malinconico lentone Goodbye e l'onesta Fatal Kiss antecedono la tetra outro strumentale U.X.V., alla quale è assegnato il compito di chiudere il disco. Se valutato con i criteri di oggi, Screamin'n' Bleedin' potrebbe apparire un tantino semplice, banale, privo di guizzi significativi, ma al tempo era una valida alternativa tra le tante pubblicazioni di band inglesi che, magari, si limitavano ad una mera imitazione degli Iron Maiden. Considerata anche la produzione non eccellente, il platter resta apprezzabile, con buoni momenti, non fa di certo girare la testa ma fa parte di una storia e, come tale, merita di essere conosciuto.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
62.77 su 45 voti [ VOTA]
Fabio
Martedì 12 Settembre 2023, 16.10.26
5
Rispolverato oggi, qui la band soprattutto risente di due rifondazioni, nel primo caso Heybourne se ne andò nei Deep Machine, nel secondo caso forma i più commerciali Blind Fury. Il risultato è un disco altalenante che perde la magia plumbea del classico debutto e risulta un disco \'normale\' per gli standard della nwobhm. Mi sembra che il voto sia azzeccato, 68 massimo
Aceshigh
Martedì 10 Marzo 2020, 17.41.05
4
Lontano da quella pietra miliare che è l’omonimo debut, questo secondo album è comunque un buon prodotto, penalizzato da 2/3 brani bruttini e - a mio avviso - dalla scelta di affidare le vocals ad un cantante che non mi ha mai convinto. Se avesse cantato tutto nuovamente Heybourne il risultato secondo me sarebbe stato migliore. Evil Games, Afraid of the Dark, la title-track e Goodbye comunque sono ottimi pezzi. Ad ogni modo lo preferisco all’album successivo. Voto 77
nat 63
Lunedì 25 Aprile 2016, 17.36.39
3
Il primo, "Angel witch", è sicuramente uno dei manifesti della NWOBHM. "Screamin 'n' bleedin'" non è a quel livello, ma è comunque un disco molto bello,con "Evil games","Afraid of the dark" e "Goodbay" sugli scudi. Ottimo british metal,solo un pò più leggero e melodico rispetto all'illustre predecessore.Per me, voto 80.
InvictuSteele
Giovedì 26 Febbraio 2015, 17.17.48
2
Album troppo sottovalutato. Bellissimo e che può competere con il brillante esordio. 85
Mitra65
Giovedì 16 Giugno 2011, 13.55.45
1
Album modesto
INFORMAZIONI
1985
Killerwatt
Heavy
Tracklist
1. Who's to Blame
2. Child of the Night
3. Evil Games
4. Afraid of the Dark
5. Screamin' and Bleedin'
6. Reawakening
7. Waltz the Night
8. Goodbye
9. Fatal Kiss
10. UXB
Line Up
Dave Tattum (Voce)
Kevin Heybourne (Chitarra, Cori)
Pete Gordelier (Basso)
Dave Hogg (Batteria)
 
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