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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Non sempre tutti si accontentano dei piaceri più genuini. Ci sono menti, cuori e corpi che non possono essere scalfiti che dalle tempeste più travolgenti. In pochi casi questi cedono dinnanzi alla semplicità e sempre e solo quando questa riesce a coniugare l'atto del togliere il superfluo per dare un tocco in più all'insieme. Talvolta infatti, come la nobile arte dell'ikebana insegna, disponendo di pochi elementi e combinandoli in modo adeguato, si può produrre una composizione suggestiva, forte della schiettezza derivante dalla propria essenzialità.
Volendo trasporre la capacità di padroneggiare il cosiddetto “less is more” nel piano musicale, nello specifico nel black metal, si può mettere alla prova l'abilità degli svedesi Naglfar dando un ascolto a Sheol, la loro quarta uscita. I nostri, forti del successo dell'esordio Vittra e del consenso ricevuto con il successore Diabolical (nel frattempo seguito dal mini cd Ex Inferis a cavallo tra il secondo ed il terzo full lenght) proseguono la carriera a bordo del vascello fatto di unghie dei morti, riuscendo a pubblicare la loro nuova fatica sotto Century Media. Questo nuovo suggello permette di confermare i Naglfar come appartenenti a quell'insieme di band che, pur non brillando di originalità o apportando rinnovamenti sostanziali nel panorama in cui s'inseriscono, riescono a fare degnamente il proprio sporco lavoro risultando una piacevole e solida conferma, in crescita con il passare degli anni, pur rimanendo fedele ai propri principi di linearità compositiva. Pertanto ascoltando Sheol non c'è il tempo di stare a pensare alla mancanza di tempi dispari, alla carenza di passaggi in levare o qualsiasi altro fronzolo fine a se stesso. Non si pensi nemmeno ad un basso solista, qui è necessario tutto il sostegno e la pienezza delle frequenze senza ghirigori. Ecco che, rimosso tutto il superfluo ciarpame, dimenticato l'estro bizzarro ed agganciato il proprio bersaglio creativo non resta che utilizzare l'essenziale, con la possibilità di accostarlo facendo affidamento solamente propria capacità esecutiva, sulla dinamica d'esecuzione e su poche ma valide idee. Non si perda nemmeno tempo a cercare qualcosa di più, sperando in un album che cresca con gli ascolti o si sviluppi col passare delle settimane. Sarebbe come cercare di contrarre una seconda volte un morbo dal quale si è scampati, avendo di conseguenze sviluppato gli anticorpi necessari a difendersi, solamente un breve fastidio che non porta a nulla di più che un prurito.
Finalmente si sale a bordo dell'imbarcazione infernale: destinazione Sheol, ovvero il regno dei morti. Appena poggiati i piedi nello scafo e levati gli ormeggi, la pestilenza è già sopra le nostre teste con il furioso attacco di I Am Vengeance. Dall'iniziale sordina, come il ronzio di uno sciame in avvicinamento, la batteria cresce in intensità scatenando una bieca slavina di inarrestabile tremolo picking. Ecco che le poche note e le semplici melodie, gli ingredienti segreti del quintetto svedese, combinati con una buona dose di tecnica e precisione diventano delle armi bianche, in grado di lacerare con l'elevata velocità. Rasoiate di blast beat, scream a piena potenza e bpm che viaggiano costantemente su range elevati, si susseguono lungo gli otto brani (escludendo l'outro) come una pioggia di lame a cui non si può sfuggire, questo è l'ade che visiteremo nei quarantacinque minuti scarsi a bordo del Naglfar. I traghettatori infernali si dimostrano efferati svisceratori di colpi a pieno regime, mantenendo la perizia esecutiva per sforzi prolungati, scudisciando con le proprie corde e percuotendo a pieno regime, in modo da creare un tappeto sanguinolento per lo scream di Jens Rydén, violento proclamatore di umano sterminio. Qualche affilato assolo di chitarra, come in Unleash Hell, dà il colpo di grazia con la sua rapida stilettata, rari tocchi di precisione in mezzo ad una carneficina del colore della pece. Ecco allora che la traversata risulta piacevole, seppure non sia stato esente da qualche momento di bonaccia. Colpevoli gli attacchi di alcuni brani a volte troppo simili tra loro, gli elementi di variazione non così marcati e la disposizione dei brani nella tracklist che vede i più eterogenei confinati agli estremi del disco, talvolta l'ascolto si fa meno fluido e perde della spontaneità che un disco in the face dovrebbe avere costantemente per risultare vincitore su tutta la linea.
In conclusione: Sheol fa della propria onesta schiettezza il punto di forza; se desiderate una mazzata nei vostri condotti uditivi senza troppe pretese non vi lascerà delusi, tuttavia risulta limitato da alcuni episodi meno ispirati che rischiano di appesantire l'ascolto per chi fatica a reggere un disco fortemente improntato in una direzione, senza grandi possibilità di spiazzare il fruitore. Dunque dimenticate sofismi e voli pindarici e lasciatevi trascinare nel regno dei morti dalla veemente predicazione di Jens Rydén, non resterete delusi.
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Quoto Bloody Karma: Vittra era eccezionale, dopo si sono appiattiti di bestia, andando a cercare il blastbeat a tutti i costi, preferisco Vittra proprio perchè giocato su tempi più fruibili e milioni di volte più personale. |
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10
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Mah, band sin dal primo disco superflua, quindi boccio anche Vittra. Salvo brani sparsi un po' qua e là nella loro carriera ma non esistessero sarebbe uguale. |
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9
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concordo in parte con undercover...il debut era fenomenale, ma il resto non mi ha mai detto niente... |
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per me I AM VENGEANCE sarà una delle canzoni più belle degli anni passati nel black punto! il resto è buono ma quella.... visto che parlate di vittra : piccola considerazione nel booklet di vittra ci son i ringraziamenti ai diversi gruppi tra questi ci sono pure i PETER PUNK.... strano vero  |
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@lux chaos eheh lo so, pensa come girano a me con quel pirla che usa il mio nick  |
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Adoro lo scream di Ryden, tanto da averlo seguito anche nel suo solo-project Dead Silent Slumber (sulla scia di Vittra e migliore delle ultime prove della band). Per il resto, considero Vittra un must e Diabolical un buon seguito, dopo il mio entusiasmo è calato vertiginosamente, soprattutto dopo l'uscita di scena di Ryden. Vediamo se il nuovo disco appena uscito riuscirà a cambiare le carte in tavola. |
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@undercover: ahahah! cazzo, scusami, ma ogni volta che leggo il tuo nome ho sempre il sospetto di parlare con quell'altro e mi girano....ciao under |
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Idem..vittra è un disco che mi fa impazzire soprattutto la voce di Riden (giusto?) ma il resto..bah..roba un pò scialba.. |
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@lux chaos, sono io XD, ormai devo pure identificarmi... |
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concordo con undercover (sei quello vero?), anche se reputo vittra un disco strepitoso |
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Una di quelle band del quale non ho mai compreso l'utilità, sopravvalutati a bestia e credo che l'unico disco interessante che abbian fatto sia il debutto "Vittra" peraltro neanche sto masterpiece del quale tanti parlano. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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01. I Am Vengeance 02. Black God Aftermath 03. Wrath Of The Fallen 04. Abysmal Descent 05. Devoured By Naglfar 06. Of Gorgons Spawned Through Withcraft 07. Unleash Hell 08. Force Of Pandemonium 09. The Infernal Ceremony
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Line Up
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Jens Rydén (Vocals) Mattias Grahn (Drums) Vargher (Guitars) Andreas Nilsson (Guitars) Kristoffer "Wrath" Olivius (Bass, Backing Vocals)
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RECENSIONI |
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