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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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( 3814 letture )
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Le prime note si materializzano assieme al profumo del tempo che scorre e alla polvere tatuata sugli amplificatori; Season si insinua pericolosamente sotto la pelle, strisciandovi come un verme lungo note spigolose e chitarre affilate come spade.
Lo space rock degli Hawkwind sembra essersi fermato, o forse non aver finito mai la sua lunga ed interminabile corsa da quel lontanissimo 1970, anno di pubblicazione del primo omonimo album per la band inglese: hard rock, punk, prog. Gli alieni dello space rock sembrano non invecchiare mai: passano le generazioni, passano le band, le canzoni e gli anni, ma gli Hawkwind continuano imperterriti nella loro marcia trionfale, lontani dal mainstream ma così vicini ai cuori underground di chi sa che la musica si scrive col sudore e con la passione, ma soprattutto con la voglia di voler dire ancora qualcosa dopo quarantadue anni di carriera, di recitare un ruolo importante, o forse solo per poter gridare al mondo ancora una volta “ci siamo anche noi!!!” E non moriremo nel silenzio siderale dello spazio. Ecco che cosa sono oggi gli Hawkwind: una stella che ancora brucia al massimo del suo splendore, nonostante l'ossigeno sia quasi giunto alla fine. 1971. I tempi d'oro di In Search Of Space sembrano lontani anni luce; quello fu il primo colpo della loro carriera, quando entrarono tra i primi 20 album della classifica britannica. Testi fantascientifici, chitarre grezze, l'amore per il prog rock di quegli anni riproposto sotto una visione più cupa e lisergica: il cosmic rock nella sua forma più pura e vincente. 2012. A due anni di distanza dal buon Blood of the Earth, la band dell'immortale Dave Brock (voce, chitarra ed unico membro fondatore sempre presente fin dagli albori) torna a farsi viva e lo fa nel migliore dei modi. Onward è un doppio album, anche se la seconda parte del lavoro è più che altro un riempitivo composto da brani live e pezzi inediti a mo' di b-side, dei quali, tranne in rari casi (vedi la psichedelica Green Finned Demon) avremmo anche potuto fare a meno.
Il pasto principale è composto dalle dieci tracce del primo disco, ed è, come già accennato in apertura, l'opener Season a fare la parte del leone con i suoi rimandi agli anni '70 riletti in una chiave più moderna. The Hills Have Ears si muove lungo le dorsali galattiche, fra tempeste cosmiche e suoni sospesi nel vuoto, sorretta da effetti surreali e dalla voce di Dave sparata nell'etere a fasi alterne. Bellissimo l'assolo posto dopo la metà del brano, il quale evidenzia il gusto melodico inalterato del nostro eroe, sempre in bilico nel suo misticismo infinito. Mind Cut sembra abbracciare idealmente i Pink Floyd grazie a delle chitarre acustiche ciondolanti fra il sogno e la realtà. Una gradevole sorpresa. La breve System Check è un piccolo riempitivo capace solo di introdurre al proto punk della buona Death Trap. Si arriva poi alla punta di diamante che risponde al nome di Southern Cross: i richiami al prog ed agli Ozric Tentacles si fanno evidenti, le atmosfere mutano, andando ad insinuarsi in caldi ricami orientali, per un viaggio strumentale dai suoni metafisici disarmanti ed emozionanti come pochi mi sono capitati di ascoltare quest'anno. The Prophecy torna su dei territori space rock più organici; certamente un buon pezzo, anche se discontinuo e non sempre efficace in tutte le sue parti. Chiudono il lavoro la breve Electric Tears, la psichedelica The Drive By, e la bella e caotica Computer Cowards, quest'ultima capace di racchiudere i vari aspetti del suono che i nostri hanno mostrato in questa loro ultima fatica discografica.
Gli Hawkwind confermano - semmai ce ne fosse stato bisogno - la loro grandezza in ambito space. Nonostante le tante primavere sulle loro spalle, la speranza è che questi ritualisti spaziali abbiano ancora tanti capitoli da recitare di questo loro visionario racconto. Con la speranza nel cuore ed una lacrima negli occhi...
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2
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beh almeno loro a differenza di tanti altri hanno lasciato un segno nn me ne vogliano gli amanti del rock anni 70 alla ufo |
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Continuo ad amarli, i grandi dischi sono ormai storia ma rimangono sempre su alti livelli e ne son contento, bello anche quest'ultimo e una discografia come la loro è davvero invidiabile. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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CD1 1. Seasons 2. The Hills Have Ears 3. Mind Cut 4. System Check 5. Death Trap 6. Southern Cross 7. The Prophecy 8. Electric Tears 9. The Drive By 10. Computer Cowards
CD2 1. Right To Decide 2. Aero Space Age 3. The Flowering Of The Rose 4. Howling Moon 5. Trans Air Trucking 6. Deep Vents 7. Green Finned Demon 8. The Mystery Track
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Line Up
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Dave Brock (Voce, Chitarra, Sintetizzatore) Niall Hone (Basso, Chitarra, Sintetizzatore) Mr. Dibs (Basso, Voce) Tim Blake (Tastiera) Richard Chadwick (Batteria, Voce)
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RECENSIONI |
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