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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Dying Fetus - Destroy the Opposition
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( 7024 letture )
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Un riferimento assoluto.
Qualcuno diceva che la vita si misura dalle opere e non dai giorni. Ebbene, nel caso dei Dying Fetus la citazione calza a dovere. Già dodici anni fa, pochi dalla nascita, questi brutallici americani avevano raggiunto l’apice della vita professionale, componendo quello che -secondo chi scrive- è il loro personale capolavoro. Non che gli altri album siano patacche, anzi, se c’è una band che nel brutal ha avuto una costanza qualitativa ben al di sopra della media, è proprio quella di cui si parla oggi. Eppure Destroy The Opposition potrebbe tuttora fare le scarpe al 99% delle produzioni analoghe, figuriamoci nel 2000. I nostri avevano già in precedenza cucinato roba buona e per palati fini, eppure questo album rappresenta un miglioramento compositivo e stilistico, senza per questo snaturare un trademark che si andava via via sviluppando.
Quella presente dodici anni orsono è stata forse la migliore line up che la band abbia mai avuto. Il seguente Stop At Nothing, difatti, fu segnato dall’abbandono di uno dei due fondatori del gruppo, nonché principale compositore assieme a Gallagher, al secolo, Jason Netherton. Il bassista/cantante si orientò su un nuovo progetto, allora in via di formazione ma tuttora una delle migliori realtà in ambito death/grind, i Misery Index. Questa però è un’altra storia, e tornando al racconto del disco in questione, è bene spiegare il perché tuttora rappresenti un riferimento sempiterno nell’ambito del brutal mondiale assieme ai capisaldi dei vari Cannibal Corpse, Suffocation, Disincarnate, Nile e compagnia trucida.
Destroy The Opposition, fin dalle prime battute, mette in chiaro contenuti nuovi rispetto alla tradizione. Illo tempore, difatti, la ripartizione tra generi era ben più netta di quanto sia oggi. Chiunque suonasse death metal, grind o brutal ci teneva a delineare i tratti stilistici in maniera severa, senza quasi mai sconfinare verso altri lidi. I Dying Fetus, invece, sono stati tra i primi a realizzare una summa del death metal tecnico, unito al furore del brutal più incarognito ed alle velocità siderali del grind. Essendo i nostri musicisti molto preparati dal punto di vista esecutivo non si presentavano grosse difficoltà, ma la maestria vera e propria è venuta a galla dalla facilità di gestione del songwriting, ovvero, dal tenere assieme -senza far registrare cali- una mole indefinibile di riff, sincopazioni, groove e tensione. E’ sufficiente la prima traccia (Praise The Lord, il caposaldo di ogni concerto dei Dying Fetus) per verificare la qualità sibillina dell’intera proposta e la forza innovativa che questa ha propagato poi nell’intero panorama estremo.
Non ci sono però solo tecnica e fantasia nella gestione del mood ma vi è anche l’attenzione nella costruzione dei testi, ovvero in quegli autentici manifesti del pensiero socio-politico dei membri del gruppo. Non c’è tempo per accenni fantastici, epici, né tantomeno si palesano puerili richiami al satanismo da avanspettacolo o alla violenza gratuita. Ciò che la band ha a cuore è manifestare una critica sociale sarcastica, forte, d’impatto, in modo che le parole formino un tutt’uno col susseguirsi di note. L’insieme è una colata lavica fatta di metafore e suoni pesantissimi che raccontano l’ipocrisia di una società sempre più governata dall’interesse individualistico, dalla volontà di predominare sui propri simili a qualunque scopo e con qualsivoglia strumento. La critica al moderno machiavellismo, per i cui fini qualsiasi mezzo diventa necessario e obbligato, mostra un ulteriore passo in avanti che i Dying Fetus hanno sviluppato nel brutal, un genere che inizialmente non verteva tanto sui testi ma quasi esclusivamente sulla musica.
Avendo speso parole d’elogio per i due master mind è doveroso specificare come al talento di Gallagher e Neterthon si uniscano le qualità tecniche di Kevin Talley, uno dei migliori batteristi tuttora in circolazione, e del chitarrista Sparky Voyles. Per quanto attiene la registrazione, Destroy The Opposition gode dell’ottimo lavoro di Steve Carr presso gli Hit & Run Studios, nel Maryland, terra d’origine della band, e della produzione di un’etichetta che un tempo sfornava più talenti da sola che tutte le major messe assieme.
In conclusione, l’ascolto di questo disco è assolutamente obbligato per i fruitori del death metal nelle varie sottocategorie, per tutti coloro che non amano i tecnicismi fini a se stessi, per quelli che ne hanno piene le scatole di testi da quinta elementare e per chiunque abbia voglia di regalarsi una mezzora ricolma di rabbia intelligente.
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17
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Me lo sono riascoltato oggi e cazzo che gran disco! Pur non essendo in effetti un grande fan del Brutal Death, loro sono uno dei due gruppi Brutal che mi fanno letteralmente impazzire, e in particolare questo disco (e il precedente). |
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15
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capolavoro assoluto dei dying fetus, 100 obbligatorio, nella top 3 degli album brutal più belli di sempre, ogni singolo momento di quest'album ti rapisce |
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14
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Strano non abbia commentato, comprato all'epoca, grande album , d'accordo con Galilee, un Groove unico... |
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13
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Ohhh questo é fare Death tecnico non come la maggior parte delle band di oggi che fanno un agglomerato di riff sboroni e senza senso sparati a velocità supersoniche. Invece i Dying Fetus mettono la tecnica al servizio delle canzoni e infatti i loro dischi non sono per nulla pesanti da ascoltare ma anzi scorrono via lisci come l'olio |
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12
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Tecnica, brutalità, velocità, precisione, classe. Ho dimenticato qualcosa? Volevo solo chiedervi di recensire altri due grandi album dei DF: Killing On Adrenaline e soprattutto Purification Througn Violance. |
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11
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Gran disco! Ogni brano sprigiona potenza e brutalità da vendere e ha anche un Groove pazzesco. Ottima recensione. |
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10
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"Stop at Nothing"è il mio preferito,ma questo è un fottuto discone! |
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9
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sarò sempre più legato a stop at nothig ( solo perchè è il primo che ho mai ascoltato loro) ma questo è un album fondamentalmente CAXXXXXTO e noi poveri brutallari abbiamo l'onore di adorarlo e alzare calici al cielo !!!!! |
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8
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Il mio preferito del Feto Morente. A livello personale questo disco ha un valore affettivo incredibile, troppo importante. Belli anche i testi, una cosa che secondo me aggiunge valore ad un disco che strumentalmente parlando è incredibile. Rabbia, violenza, groove e tecnica messe insieme in maniera ragionata. Nonostante l'ultimo sia una ciofeca, li adoro comunque Che dire poi dell'immagine che si trova all'interno? "I Want You To Stop Thinking And Start Killing"  |
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7
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breve, massacrante e ricco di groove, che volete di più? |
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Ottimo album. Veramente piacevole da ascoltare. Con una voce più intelligibile sarebbe stato perfetto, ma mi rendo conto che gli stilemi del genere sono questi. |
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5
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Io questo genere proprio non riesco a farmelo piacere....per me è solo rumore!  |
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l'ultimo buon disco dei DF...poi secondo me vale la pena seguire solo i misery index che ancora continuano a spaccare i deretani... |
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L'inizio della fine, ok, salto di qualità tecnico, suono molto più pompato, io rimango fedele a "Purification Through Violence", dopo questo e l'abbandono di Netherton? Nulla se non dischi a metà e due dischi mediocri negli ultimi anni. |
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2
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Per me il migliore dei Dying Fetus resta Purification through violence, ma anche questo è una bella bomba, ogni tanto gira nello stereo.  |
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1
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In assoluto il loro lavoro migliore, per me un 90 non glielo toglie nessuno, praise the lord È il brutal death metal. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Praise The Lord (Opium Of The Masses) 2. Destroy The Opposition 3. Born In Sodom 4. Epidemic Of Hate 5. Pissing In The Mainstream 6. In Times Of War 7. For Us Or Against Us 8. Justifiable Homicide
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Line Up
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John Gallagher (Voce, Chitarra) Jason Netherton (Basso, Voce) Sparky Voyles (Chitarra) Kevin Talley (Batteria)
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