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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Gli ZZ Top non sono mai stati una band particolarmente prolifica e quindici album in quarantadue anni di carriera lo stanno a dimostrare, ma certo nove anni di pazienza non li avevano mai chiesti ai loro fan. Un periodo di tempo enorme, che parla chiaramente di un problema di BASE non indifferente, o forse anche più di uno. Si potrebbe pensare innanzitutto che la vena compositiva si fosse inaridita col tempo, e certo il precedente Mescalero non aveva fatto gridare al miracolo. Ma forse c’era anche qualcosa di più, legato alle scelte stilistiche di fondo: che la band abbia conosciuto il suo più grande successo commerciale negli anni 80, con la svolta “tecnologica” che, dopo il primo timido approccio di El Loco (1981), si era rivelata vincente con il best seller Eliminator (1983), è ormai storia. Che poi i Nostri non abbiano più saputo staccarsene fino in fondo, rischiando di snaturare la propria natura di hard blues band, è altrettanto noto ed i pur buoni Recycler (1990) ed Antenna (1994), non hanno impedito che la band, pur amata e rispettata ovunque, scivolasse pericolosamente verso una mediocrità artistica che proprio non si attaglia all’importanza ed alla statura degli ZZ Top. Ecco quindi che la firma con la American Recordings e la collaborazione con Rick Rubin parevano indicare una decisione ben precisa: addio ai sintetizzatori, alla tecnologia e ritorno a sonorità più vere e più figlie delle radici del trio. Ebbene per una volta le aspettative vengono accolte in pieno: La Futura è in tutto e per tutto un album sudicio, sporco, polveroso, ribollente di sole e deserto e strapieno di blues Texas-style; essenzialmente, quello che avremmo voluto sentire da anni passare dagli amplificatori di Gibbons ed Hill. Il ritorno alle origini è palese sin dai primi tre secondi dell’opener I Gotsta Get Paid, che ci spara un riff grasso ed indolente, mentre il suono caldo e vivo che Rubin costruisce attorno al gruppo esplode dalle casse con una pienezza che fa bene al cuore, tanto è forte la sensazione che i tre siano registrati in presa diretta, mentre provano in studio. Se vi state chiedendo perché Josh Homme abbia una vera venerazione per Billy Gibbons ed abbia coronato un sogno chiedendo al barbuto chitarrista una sua partecipazione su Lullabies to Paralyze, ascoltate questa canzone e forse lo capirete. La crudezza ed il realismo che si respirano inizialmente, entrano di fatto nel songwriting della band e nell’esposizione stessa dei brani, sovente con finali lasciati volontariamente a metà, imperfetti, tagliati, come a voler esaltare il sentimento di autenticità che l’intero La Futura vuole trasmettere. Tanto boogie, tanti brani trascinanti e strascicati, malefici e lascivi come solo il blues può essere, ma sicuramente con un impatto classico che forse non a tutti piacerà, dato che si perde un po’ la dimensione hard rock e con essa il dinamismo tipico del genere; spazio quindi a ritmi mediamente più blandi e ragionati, nei quali i riff si insinuano, lasciando spesso aria alle sezioni soliste di un Gibbons splendidamente ispirato, mentre il basso di Hill (forse poco sfruttata la sua voce) e la batteria di Beard contribuiscono con una base ritmica di grande spessore e feeling. Brani come la già citata opener, la seguente Chartreuse (con un riff che sembra proprio quello di Long Live Rock’n’Roll) e Consumption sono assolutamente piacevoli e di buon effetto, così come la ballad Over You o il blues strisciante di Heartache in Blue. Rock’n’roll boogie con I Don’t Want to Lose, Lose You, mentre Flyin’ High prova ad alzare un poco il fattore dinamico, peraltro senza brillare eccessivamente, nonostante la paziente tessitura di Gibbons, al solito validissimo solista e qui assoluto protagonista; resta comunque un brano necessario nell’equilibrio dell’album, peccato per un refrain non proprio indimenticabile. Molto meglio la ballata It’s Too Easy Mañana, sicuramente una delle perle del disco. Buone anche la seguente Big Shiny Nine e la conclusiva Have a Little Mercy, anch’esse dotate di un ritmo coinvolgente, in particolare l’ultima, col suo andamento quasi funky. Nel complesso, il desiderio della band di recuperare terreno e credibilità è palpabile e sicuramente le scelte stilistiche si rivelano premianti nel complesso, tanto che viene voglia di ascoltare il disco a ripetizione, per coglierne, al di sotto della superficie, l’anima più vera e complessa. Per una volta, una ricerca che non porta a delusioni palpabili, dato lo spessore intrinseco degli episodi più riusciti e l’ottima prova dei singoli, con Gibbons ancora capace di fare una enorme differenza, seppur un po’ alla ricerca di riff davvero premianti. Piuttosto, c’è da chiedersi se dopo nove anni l’album aggiunga davvero qualcosa alla carriera di questa splendida band e, sotto questo punto di vista, la risposta è più difficile: non ci sono grossi cali di tensione, casomai qualche brano di “mestiere”, qualche filler ben mascherato dalla prestazione del singolo, ma se cercate la canzone memorabile o destinata a restare nel tempo, dovrete probabilmente accontentarvi. La Futura, nel suo insieme, è un bel disco, piacevole e strabordante di “classe” esecutiva, che testimonia ancora una volta che certi livelli non si raggiungono per caso; un disco che potrebbe accompagnarvi per ore durante un viaggio in macchina, regalandovi momenti felici. Ma non è un album da capogiro, non è un capolavoro, non è il disco dell’anno e nemmeno del semestre. Certo, il piacere di vedere di nuovo le brutte facce barbute di questi tre splendidi musicisti ed una serie di brani onorevoli, pieni di sudicia malizia e con qualche impennata veramente degna del nome, non sono poco in un settore comunque abbastanza avaro di grosse soddisfazioni. Nel complesso, un disco che ci riconsegna una band che continua ad ingannare il tempo, splendidamente adagiata in una nicchia ormai al di fuori da logiche contingenti, ma forse priva di quella imprevedibilità che avrebbe evitato l’idea che un po’ di manierismo ed una vena compositiva non più così brillante si nascondano nelle note dell’album.
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@Aceshigh: non sarà il disco che entra nella leggenda, ma anche a me continua a piacere. Trovo che la produzione di Rubin sia davvero azzeccata, oltretutto. Se hai modo/tempo, ti andrebbe di scrivermi alla mail che trovi nella mia pagina staff? volevo chiederti una cosa  |
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18
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Questo lo avevo un po’ snobbato quando è uscito. Oggi l’ho riascoltato e devo dire che è decisamente un piacevole salto nel passato. Per loro e per l’ascoltatore. I loro pezzi slow poi mi fanno sempre morire... Voto 75 |
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17
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Splendido splendente, insomma... |
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Riascoltato con calma, confermo la mia prima impressione. Quando hai classe (e loro la possiedono) sei già a metà dell'opera. E Rubin ha lavorato bene. Niente di trascendentale, ma se ti piacciono i primi tre dischi, questo te li farà un po' rivivere. |
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15
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Gli ZZ Top radiofonici, li considero indegni, senza timore di blasfemia. Imbeccato dalla competente recensione, sono corso ad ascoltarmi questo "nuovo" LP dei ZZ Top. Una opportunità a Rick Rubin va sempre concessa. Dopo quanto di eccellente fatto in carriera con JOHNNY CASH, TOM PETTY, BEASTIE BOYS, BLACK SABBATH, ma soprattutto la gemma della collana, l'unico ed inarrivabile Reign In Blood e tutto quanto fatto con gli SLAYER, non potevo far finta di niente. Recensione perfetta. Alla fine io non è che pretenda chissà cosa. Si parla di un Texas Sound scarno che + scarno non si può. Mi bastano la genuinità della proposta e la sincerità della Band, se sei onesto, la verità verrà a galla, a maggior ragione in questo tipo di sonorità. Se hai amato i primi ZZ Top, non puoi che essere d'accordo con il 7+. Si possono rivivere certe atmosfere dopo tanto, se non altro. Lo inserirò al + presto in bacheca. |
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14
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Grazie Manuel e viva il rock'n'roll, l'hard blues e tutta la vera musica del Diavolo in generale  |
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13
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Ogni tanto mi piace riascoltare quest'album, sicuramente un disco ottimo sotto tutti i profili - non ultima la caldissima e grassa produzione di Rubin. Tempo che arrivi la seconda o terza treccia ed eccomi, puntuale, a rileggere il tuo scritto... forse perché capace di racchiudere ogni pensiero possibile sui mitici ZZ Top e sulla loro ultima fatica. Complimenti a te, a loro e viva il rock 'n' roll! |
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12
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La "little old band from Texas" non sbaglia un colpo.La Futura è un album strepitoso degno dei vecchi tempi.Sole cocente,cactus,serpenti a sonagli:ascoltando quest'album sembra di essere nello stato della Stella Solitaria |
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11
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Ottimo album più lo ascolto e più mi piace ,e poi i ZZTOP sono dei miti non mi deludono mai!!!! |
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10
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Fisso nell'autoradio da3 giorni e penso ci rimarrà a lungo. 75 pieno per i tre signori del blues/hard |
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9
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concordo in pieno con Saverio... |
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8
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E' sempre un piacere vedere e sopratutto ascoltare una nuova uscita degli ZZ Top anche se non sono piu' gli stessi ma va bene così danno sempre una carica travolgente. |
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7
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il disco scorre via liscio come l'olio, voto 70 |
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6
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Mi ha stancato in fretta...i bei tempi sono finiti da un pezzo anche per loro. |
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4
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Il disco mi sembra bello e mi piace,però purtroppo ci sento un pò di...stanchezza/routine. |
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2
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Ehehe... sempre in forma questi ragazzi!  |
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1
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L'unica band che non ha mai cambiato la propria line-up..nemmeno per un giorno!!! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. I Gotsta Get Paid 2. Chartreuse 3. Consumption 4. Over You 5. Heartache in Blue 6. I Don’t Want To Lose, Lose You 7. Flyin’ High 8. It’s Too Easy Mañana 9. Big Shine Nine 10. Have a Little Mercy
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Line Up
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Billy Gibbons (Voce, Chitarra) Dusty Hill (Basso, Voce) Frank Beard (Batteria, Voce)
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