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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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ZZ Top - ZZ Top’s First Album
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( 5096 letture )
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ZZ Top is an American rock band from Houston, Texas. Non servirebbero altri giri di parole per descrivere efficacemente la genesi della storica band, formatasi nel 1969 e presto stabilizzata con una line-up che, rinunciando alle tastiere, prevedeva il solo contributo di Billy Gibbons (chitarra e voce), Dusty Hill (basso e voce) e Frank Beard (batteria). Nella disarmante asciuttezza di questa microbiografia e nella sobrietà della formazione a tre ci sono tutta la consistenza sabbiosa del loro stile, il gusto testardo ed orgoglioso per le proprie radici, paesaggi rocciosi ed infiniti, e uomini piccoli con una storia -spesso piccante- da raccontare.
La band giunge al debutto cercando ispirazione nei Fleetwood Mac e registrando il proprio esordio ai Robin Hood Studios di Tyler, Texas: la presentazione al pubblico del vinile avviene con le prime note di (Somebody Else Been) Shaking Your Tree, canzone dalle calde tinte blues e manifesto di un’intera carriera. La voce e la chitarra di Gibbons cantano storie di calore e passione, ora a cavallo del ritmo ed ora perse, non senza fascino, nei silenzi di strutture notturne e dilatate. L’impressione che ne deriva è quella di un quadro reso con tattica premeditazione dalla parte strumentale, sulla quale si elabora il racconto, si svolge la storia e ci si abbandona nella morbida successione delle note. La struttura narrativa del trio si propone come un racconto antico, condiviso attorno ad un fuoco, che fa da solido substrato per assoli, stacchi strumentali di chiara matrice southern, sonorità calde ed atmosfere palpabili che lasciano maggiore spazio all’immaginazione. First Album è un disco di debutto maturo e curato, liquido e rotondo, da ascoltare tutto d’un fiato: non graziata da singoli di successo, la tracklist rimane comunque interessante lungo tutta la sua breve durata, presentando episodi nei quali piccoli spunti ordinatamente allineati riescono a costituire un valido motivo di interesse (Goin’ Down To Mexico è un gioiellino southern, ben interpretato dalla voce di Hill). Sollecitate da una musicalità diffusa e da fitte trame in levare, dall’ondeggiare sorprendentemente agile e leggero, le casse restituiscono una rassicurante impressione di fluidità, un sound al tempo stesso raffinato e semplice, una coerenza curiosamente declinata tra boogie ed hard-rock ma pur sempre credibile. Stupisce la capacità di evocare atmosfere diverse, ascoltando ad esempio la grazia notturna di Old Man, pur muovendosi all’interno delle coordinate ripetitive (Neighbor, Neighbor) che gli ZZ Top avrebbero riproposto senza sconti nel decennio successivo: è come se, tra i solchi di un disco dal limitato appeal commerciale e che non vuole apparentemente inventare nulla, si ricercasse invece un timido spazio per suggerimenti delicati, nuovi e diversi, da stanare -con la complicità dei testi- lungo una scaletta che solo ad un ascolto superficiale potrebbe sembrare uguale a se stessa. La fortissima identità texana emerge nel momento di un assolo, nella vivacità di un appunto di batteria, nel virtuosismo di un basso che si fa chitarra, nella ricerca di un’individualità trascinante in autentico stile rock. La breve durata di gran parte delle canzoni, che oscilla tra i due ed i tre minuti, è essa stessa indice di propositi asciutti e svolgimento elegante di ogni singolo problema, senza raffinatezze eccessive che diluirebbero pericolosamente la ricetta: lo stile non indugia e non si specchia, non si allontana dal tracciato perchè non vuole e nemmeno può, urgente nel suo arrivare al fatidico punto (generalmente l’assolo delle sei corde, accompagnato dalle ottime prove di basso e batteria) con imprescindibile, consistente ed accessibile classe. Ulteriore elemento che caratterizza l’esordio degli ZZ Top è dato dalla quadratura all’interno della quale la musica tende ad ingabbiarsi: il disco, dai suoni bilanciati e piacevolmente brillanti nelle frequenze più alte, non presenta infatti quella libertà espressiva tipica dell’epoca. Al contrario, basso e chitarra ritmica forniscono una base solida ed implacabilmente strutturata sulla quale procedere e dalla quale non ci si allontana, elemento che andrà progressivamente a caratterizzare il suono della band (penso agli sviluppi di Recycler, tra gli altri) negli anni successivi.
First Album è un disco che eleva il southern rock ad un’espressione nuova e geometrica, orgogliosa della tradizione eppure timidamente innovatrice, all’insegna di un blues costretto e di ritmiche pesanti interpretate con luminosa levità, per diffondere il verbo del rock con una forza innovatrice pudica e, talvolta, in anticipo sui tempi. Il Primo Album è il sapore semplice di un cheeseburger, accecante come le luci finte del Nevada, ricercato -complice la mano e l'orecchio del manager Bill Ham- nell’ariosità avvolgente e sterminata della sua produzione. E’ un groove torrido ed allusivo, scintillante ed ordinato (Bedroom Thang), maschio nella forza con la quale visualizza per suoni una cromatura meccanica che negli anni diventerà sempre più levigata e scintillante fino a diventare, al tempo stesso, ossessione e marchio di fabbrica.
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15
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Neighbor, Neighbor anticipa Metallica e Pantera di un lustro |
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Esordio storico di una leggenda. Come già detto da altri, faranno di meglio negli album successivi, ma su questo primo album c’è già tutto. Storico. Voto 80 |
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13
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Le luci finte del Nevada fa ridereeee. Proprio con una band resident |
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12
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La recensione poteva finire at the point. La London e' un marchio di fabbrica degli Stones. I mendicanti NON sono rock
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11
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+ che una recensione, sembra un Ode in versi, il che è strano se pensiamo che è dedicata ad una delle Band + scarne ed essenziali di tutti i tempi. Debutto con i fiocchi. In risposta al caleidoscopico Southern georgiano degli ALLMAN BROS, ecco presentato al mondo il Texas Southern. Accattivante ma acerbo. In futuro, come diceva Rob Fleming, faranno ancora meglio. |
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10
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Stupendo un inizio di carriera spettacolare |
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8
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Visto l'anno (assurdo, questo disco è del 1971 !) avrei dato pure io un voto un pochino più alto, data la qualità dei loro granitici riff. |
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7
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Bellissimo!!!!! Uno dei migliori, bellissime Somebody Else, Going Doen Mexico e Old Man. |
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6
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Bellissimo!!!!! Uno dei migliori, bellissime Somebody Else, Going Doen Mexico e Old Man. |
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5
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Esordio eccezionale, pregno di quella libertà compositiva ed ideologica che forse si perderà nei lavori più "patinati" degli 80's. Recensione impeccabile e rotonda, un po' come il lavoro della sezione ritmica dei nostri barbuti texani! |
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4
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Qua c'è già il gruppo al suo meglio: blues puro in Brown Sugar; rock sudista in Squank; l'interpretazione che tocca l'animacon Goin’ Down To Mexico e gli Stones di Exile quattro anni prima in Old man. E la notizia clamorosa che riusciranno a fare anche meglio. 83 |
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3
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Voto per me troppo basso. Capolavoro del rock. 90 come minimo. |
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1
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Disco eclettico, voto 75 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. (Somebody Else Been) Shaking Your Tree 2. Brown Sugar 3. Squank 4. Goin’ Down To Mexico 5. Old Man 6. Neighbor, Neighbor 7. Certified Blues 8. Bedroom Thang 9. Just Got Back From Baby’s 10. Backdoor Love Affair
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Line Up
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Billy Gibbons (Voce, Chitarra) Dusty Hill (Basso, Voce) Frank Beard (Batteria)
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