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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Holy Knights - Between Daylight and Pain
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( 3633 letture )
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La seconda release degli italiani Holy Knights si presenta come una delle più gradite novità di quest’anno in ambito power. La band, costituita dal trio delle meraviglie Dario Di Matteo alla voce e alle tastiere, Simone Campione alla chitarra e al basso e Claudio Florio alla batteria, fa il suo ritorno sulle scene dopo qualcosa come circa dieci anni passati lontani dalla band madre (Campione ha continuato nei Thy Majestie, mentre Florio nei Trinakrius e nei CrimsonWind). Rispetto al già positivo debut, intitolato Gate Through the Past e pubblicato nel 2002, il gruppo ha consolidato le proprie forze, nonché le proprie individuali capacità tecniche, riuscendo nel difficile intento di convogliarle tutte nel disco di fresca uscita. Probabilmente è proprio questa lunga separazione tra i tre che ha portato alla realizzazione di un disco pur buono ma ancora in parte privo di una vera identità propria. L’ispirazione c’è e si percepisce molto distintamente nella prova vocale del singer così come nell’energia sprigionata da un drumworking a tratti folle e da fraseggi di chitarra e soprattutto tastiera maestosi e pregni d’intensità melodica, ma ciò che manca è la linearità, un elemento sempre così difficile da trovare in una band alle prime armi o, come in questo caso, in una band che risorge dalle proprie ceneri dopo un arco di tempo troppo lungo. La prova della formazione siciliana è comunque a dir poco grandiosa e concorre certamente alla candidatura di miglior disco power dell’anno, a meno di ulteriori future sorprese.
È importante notare comunque come il disco suoni piuttosto derivativo nei confronti di Rhapsody of Fire, Stratovarius e, più in generale, di tutto il filone power sinfonico degli ultimi anni. L’iniziale Mistery ne è un perfetto esempio, con le sue galoppate ritmiche e le intricate trame sinfoniche che ricordano davvero molto da vicino dischi come i due Symphony of Enchanted Lands dei friulani o i due altrettanto conosciuti Elements dei finlandesi. Leggermente più personale la successiva Frozen Paradise, almeno nella sua parte iniziale più tranquilla, visto che poi evolve anch’essa in una frenetica power track, con tanto di cambi di tempo atmosferici che ne caratterizzano positivamente la conclusione. Alquanto sopra la media anche 11 September e Glass Room, anche se a dir la verità le uniche pecche del disco sono da riscontrare -come già detto- nella derivatività del suono e, conseguentemente, nella non ancora ottimale personalità espressa. Molte le influenze neoclassiche, evidenti in special modo nelle linee di chitarra complesse e negli inserti di tastiera pieni e corposi; ma anche il reparto ritmico non scherza ed è capace di strabiliare senza per questo eccedere nel suo compito, anzi, riuscendo a creare gli spazi adatti per l’intreccio delle molte melodie presenti, non ultime quelle vocali. Impossibile non soffermarsi proprio sulla voce: Dario Di Matteo sarà capace di stupirvi con tonalità limpide e squillanti ed un’interpretazione degna del miglior Lione. La semi-ballad Wasted Time ha un ruolo importante sotto questo punto di vista, permettendoci di scoprire una band capace di trasmettere sempre diverse emozioni nella molteplicità di situazioni presenti sul disco. Si torna con decisione su velocità dirompenti con Awake, ennesima grande dimostrazione di forza e tecnica degli Holy Knights, che ci porta alla conclusiva The Turning to the Madness, canzone che non spicca granché se paragonata al resto della tracklist, ma si stabilizza comunque su livelli medio-alti.
Se pensavate che il buon power metal sinfonico “made in Italy” si fosse fossilizzato sulla proposta unica dei Rhapsody, vi sbagliavate di grosso: Between Daylight and Pain è la dimostrazione che certe realtà ci credono ancora. Ed anche certi “pezzi grossi”, dato che la band ha da poco firmato con la Scarlet Records, casa discografica che negli ultimi anni sta permettendo a tante giovani band di spiccare il salto di qualità. Ed è proprio questo il caso degli Holy Knights, un trio da tenere assolutamente sott’occhio nel futuro più prossimo. Se questo è il loro ritorno sulle scene dopo quasi una decade di separazione, cosa succederà ora che una solida base di (ri)partenza è stata creata? Al tempo ed al pubblico la risposta.
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10
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Anzi, in realtà certi "voti" vengono di solito accoppiati a realtà extra-italiane. E' molto raro vedere album italiani ricevere un rating superiore al 90/100. Comunque siamo un pò off topic rispetto alla recensione eh  |
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9
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@Dorian Gray: guarda, io questo disco me lo riascolto spesso più che volentieri, non mi ha ancora annoiato... penso che allora sia un "problema" mio! Ma ti prego di non dire che gli ho dato un voto alto solo perché sono italiani, non è affatto così! |
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8
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secondo mè khaine un album recensito su stò sito,stando alle fasce di voto,da 80 in su è indimenticabile.gli holy knights nel loro genere sono da 60/65.è un disco che dopo pochi ascolti non ascolterai piu.io,per esempio come gruppo di seconda fascia ogni tanto mi riascolto i keldian,che hanno fatto uscire 2 gemme da 82 a mio giudizio.cmq la musica è soggettiva,per carità.però dai...i gruppi italiani sono spinti un poketto dalle fonti specializzate,anche se a volte partoriscono dischi anonimi(ovviamente ci sono delle realtà validissime,tra i primi che mi vengono in mente rhapsody,death ss,vision divine periodo luppi in poi,necrodeath,opera IX,spite extreme ecc....) |
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7
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mi piacciono molto le statistiche tipo quella fatta da dorian gray. poi mi dici dove prendi i dati. Qualunquista  |
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6
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dischetto carino,ma al solito voti piu alti del dovuto a gruppi perchè italiani. |
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5
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Ottimo lavoro nulla da dire |
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4
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beh Dario e Simone li conosco di persona, ci ho lavorato per registrare il disco del mio gruppo; ottimi musicisti, preparatissimi, competenti e con ottimi e vastissimi gusti; non sono stati assolutamente 10 anni di separazione, più una pausa per fare altro, del resto sono sempre a lavorare insieme nel loro studio e ad impegnarsi... Massima stima! |
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2
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...il primo non mi piacque per nulla, vediamo se adesso, dopo 10 anni, son migliorati un pò... |
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1
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Bene bene... Lo ascolto al più presto quindi! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Mistery 2. Frozen Paradise 3. Beyond the Mist 4. 11 September 5. Glass Room 6. Wasted Time 7. Awake 8. The Turning to the Madness
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Line Up
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Dario Di Matteo (Voce, Tastiere) Simone Campione (Chitarra, Basso) Claudio Florio (Batteria)
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