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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 4968 letture )
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Ad un anno appena dal debutto The Wandering Notes, i toscani Vexillum tornano a brandire gli spadoni e reinforcano i loro destrieri, pronti a far vibrare tutta la potenza della loro musica, ispirata a leggende del power nostrano come Rhapsody of Fire, Vision Divine e Labirynth. I cinque, di stanza tra Pisa e Livorno, sono attivi dal 2007 e rilasciano il loro nuovo disco, The Bivouac, sotto l’egida della Limb Music: un lavoro succulento, che farà la gioia degli appassionati del genere. Più power di così non si può: scordatevi le divagazioni sinfoniche in salsa scandinava, perché l’act tricolore rispolvera l’essenza più genuina e impattante della lezione teutonica, sfoderando i consueti riff poderosi ed organizzandoli in un’intelaiatura corposa e martellante, scandita da una sezione ritmica vigorosa. Il loro epic power è maestoso e ricco di validi contributi musicali, incisivi e affatto banali come invece capita spesso nell’odierno panorama di questo genere; anche la voce, pulita e giovanile, è molto gradevole ed impegnata in strofe e refrain coinvolgenti ed accattivanti, spesso elettrizzanti. Gli elementi tipici ed imprescindibili ci sono tutti: un imponente drumworking, un utilizzo cospicuo del doppio pedale, riffing serrato, vocals evocative ma al contempo sempre aggressive e piene di enfasi, atmosfere magiche, prive di tempi morti ed infervorate da una buona dose di velocità. Gli appassionati avranno di che godere, perché i Nostri celebrano la tradizione con modernità e personalità, senza limitarsi al ruolo di clone; colpisce e si fa apprezzare l’ampio repertorio di riff e assoli, sui quali vengono sovente intessuti orpelli dal sapore folk (The Way Behind the Hill, ma è solo un esempio tra tanti), a confermare uno spettro sonoro completo, melodico, nel quale pezzi rapidi e impellenti si amalgamano alle ballate millecentesche e a mid-tempos ritmati, passando da schegge telluriche come The Hunt a sfumature più soffici e malinconiche (The Oak and Lady Flame). L’assortimento prevede anche qualche brano atipico e dal sapore prettamente medievale, quasi degne di qualche antico cantastorie; i toni rimangono sempre seriosi ed intimidatori, arricchiti da inserti dal flavour celtico, molto rilassanti, o brevi intermezzi caratteristici (con gli immancabili rumori del bosco, cinguettii di uccelli e frammenti narrati) che fungono da intro. Elogiabili sono anche gli ampi arazzi e svolazzi melodici presenti in fase solista, i quali non fanno che fomentare l’eccitazione e la partecipazione: il chitarrismo fluido di Andrea Galvanico e Michele Gasparri è avvolgente e brillante, una squillante colata di note che ben celebra la grande spinta melodica che il power metal tradizionale ha ereditato e modellato prendendola dalle nozioni di scuola maideniana.
Il lavoro è curatissimo in tutti i dettagli ed ogni elemento si incastra alla perfezione nel tessuto complessivo. Melodie, vocals, riff, assoli: nulla è fuori posto o sgradevole. La band dà il meglio di sé quando pigia veementemente sul pedale dell’acceleratore, come udibile in mazzate quali The Hunt o Valhalla: momenti di puro delirio, meritevoli di headbanging anche in funzione di chorus incalzanti e di un sound scrosciante, compatto, che denota come questi ragazzi abbiano colto appieno il significato del power metal. Anche le ballate come The Oak and Lady Flame e The Dream sono piacevoli da ascoltare, a coronamento di una tracklist nella quale non ci sono pezzi piatti. Le strutture sono moderne e abbastanza complesse, al passo coi tempi, capaci di tenere sempre in serbo una certa soglia di sorpresa. Bello anche l’artwork di copertina, sia nella scelta del soggetto che nei colori utilizzati, che rende benissimo l’idea del concept medievale narrato in musica e risulta parecchio invitante. Qualche difetto dobbiamo pur trovarlo, tuttavia, e in veste di critici diciamo che la scaletta avrebbe potuto essere leggermente più corta, assestandosi su nove-dieci tracce anziché sulle dodici presenti, anche perché alla lunga la ricetta-base del quintetto viene capita, assorbita, e si rischia di ripetersi. Si parte spediti con The Wanderer’s Note, brano dalle vocals drammatiche, incentrate su un valido ritornellone coinvolgente; i ritmi sono dinamici ma non serrati, cori esaltanti e riff incisivi completano il quadro del pezzo, lasciando poi strada a Dethrone the Tyrant, una composizione che si muove sulle medesime coordinate, denotando peraltro un robustissimo lavoro ritmico del drummer Efisio Pregio. Il pathos balza a mille, e ancora una volta le linee vocali suonano molto coinvolgenti, sostenute da un bellissimo rifferrama melodico; la sezione ritmica fa la parte del leone anche in Dancing Goddess, sfoggiando una considerevole modernità e sposando spruzzate strumentali dai tratti folkloristici, i quali prendono ampiamente piede nel corso di The Oak and Lady Flame, la prima ballata, molto evocativa e struggente, che prevede anche una marginale partecipazione femminile al microfono. The Hunt è una vigorosa mazzata speed-power esaltata dal martellante operato di Pregio con la doppia cassa: brano impreziosito da un riffato frenetico e tagliente, da un refrain alla Rhapsody of Fire e da sprazzi da headbanging. Un’altra ballad, The Dream, riporta il disco su canoni dai risvolti regali, mentre una sofisticata chitarra acustica intreccia partiture à la Bard’s Song. Curioso è invece l’esperimento di The Way Behind the Hill, una sorta di canto popolare medievale, intriso di atmosfere celtiche e che avrebbe fatto la sua bella figura se suonata attorno a qualche vecchio falò. La traccia successiva, The Marketsquare of Dooly, non è velocissima in avvio, ma viene dinamicizzata da un’accelerazione eccellente e da un chorus un po’ troppo facilone. Impellente è, invece, Valhalla, un assalto frontale con tanto di assolo al fulmicotone, una scorribanda ritmica che ricorda parecchio i primissimi Blind Guardian, e non solo per via del titolo. Letter from the Earth è una composizione a più registri (ancora celtica e solenne in avvio, accelera in seguito e alterna queste diverse sfaccettature), Megiddo sfoggia alcuni lineamenti orientali e aggiunge poco ad una ricetta ormai consolidata, mentre la conclusiva The Last Inn è potente e ben ritmata, gode di vocals da vecchia osteria e poggia su implacabili ripartenze rapide.
A tratti fiabeschi, a tratti accompagnati dai flauti, questi novelli cantastorie italiani si districano tra miti, racconti lontani e avventure fantasy, creando un prodotto che combina con efficacia le liriche, il nucleo musicale vero e proprio e tutto il contesto ambientale che viene costruito intorno. I Vexillum sono dunque straordinari nel farci muovere la testa a tempo e soprattutto nell’evocare quella fascinosa atmosfera medievale che rende ancor più speciali quei generi musicali epici come il power; i tratti ed il feeling di quel periodo storico vengono resi in maniera fedele e sublime, tanto che sembra veramente di viaggiare mille anni addietro nel tempo. Finalmente una band italiana che merita qualche bel complimento, finalmente una realtà nostrana capace di competere a livello continentale senza cadere negli endemici cliché dai quali queste sonorità vengono spesso tediate.
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20
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A quando la recensione di "Unum"? |
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Fantastici,aspetto di vederli dal vivo il 30! |
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Elvenking-Era, Vexillum-The Bivouac, due album power eccezionali usciti a distanza di una settimana! Una rinascita per il genere, ora in attesa degli Ancient Bards ma per il momento grandi soddisfazioni... Grandi ragazzi! |
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17
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Mi piace davvero molto 'sto album! Aspetto con ansia di vederli a supporto di LT Rhapsody! |
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L ho ordinato con un mese di anticipo e non mi è ancora arrivato...! =( non posso più aspettare ma non voglio ascoltare sul tub, help!... Cmq se è ai livelli di The Wandering Notes vado sul sicuro... Grandi VEXILLUM!!! |
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Sono assolutamente d'accordo con The Thrasher e i commenti qui sotto: si tratta di un disco davvero piacevole da ascoltare, consigliato. E no... non sono un amico della band, meno che meno un loro parente  |
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Ma che permalosoni, anch'io a volte do voti buoni (c'è chi mi chiama prof) ad amici , ma specialmente a certe amiche bariste (anche se non me la danno) e (se sono pieno) anche a dei cessi disumani.... |
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@lambruscone: ascoltati i cd e dimmi se non portano una ventata di aria fresca nel paronama metal italiano ed europeo. Finalmente un gruppo nuovo con idee proprie con non scopiazzano o propongolo le solite cose! |
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12
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Li ho ascoltati un pó sul tubo e mi sembrano molto interessanti. Certo che la somiglianza con i primi Blind Guardian è evidente, ma per me non é un difetto, visto che sono un nostalgico di quelle sonoritá. Mi sa che finiró per comprare questo cd, anche se non li conosco e non sono loro amico....si scherza, Lambru! |
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11
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Con tutto il rispetto lambru ma sostenere che diamo i voti alti a band di amici è una cosa che mi dà fastidio e se è una battuta non mi fa ridere stavolta |
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10
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Con tutto il rispetto per chi suona, produce i dischi, si sbatte per promuovere la musica, ecc....secondo me tra recensione e commenti (non c'è un nick che abbia visto in questo sito prima) mi sa che o suonate o siete amici della band...... |
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9
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Non sentito ancora questo (ok il pezzo anticipato col video sì, ma è ovviamente formato mp3 penso, e il miglioramento secondo me si nota già pure in quel formato), ma il primo secondo me, riguardo la produzione, anche se certo non al top o a livello di tutti i "big" (e nemmeno di altri a livello più paragonabile al loro, o meglio a quello a cui erano loro 2 anni fa) del genere e non, non era affatto definibile "improponibile" al giorno d'oggi, per nulla. Aveva carenze certo, sia come suoni singoli in sé, ad esempio le chitarre quasi sempre troppo zanzarosette e poco piene soprattutto per il genere, e la batteria non troppo incisiva e altre cosette, e sia come mix non sempre perfetto nemmeno quello per farli rendere al meglio come appunto fanno quasi sempre dal vivo. Ma ripeto che secondo me, a meno che uno non sia un po' troppo schizzinosetto e abituato solo ad ascoltare (magari perché cresciuto solo con certe produzioni degli ultimi 10 o 15 anni circa, soprattutto in certi campi, cioè spesso fin troppo pulitine e asettiche, vedi Strato e compagnia per esempio, che fanno cmq uno stile diverso) roba ultra patinata e senza mai alcuna ruvidezza tipica del metal in generale o cmq produzioni relativamente più spartane come potevano avere, per questioni di budget, produttore o scelte personali di quelle band al tempo, i Blind Guardian dei primi 3-4 dischi o ancora di più gli Helloween del primo Ep e di "Walls Of Jericho" (solo per citare band di riferimento del campo e nel primo caso anche evidente influenza dei V., molto più delle band citate all'inizio dall'autore della rece, in realtà sempre avute relativamente o in certi casi per nulla, anche nel demo infatti più che altro i riferimenti erano Gamma Ray, Strato, Sonata e simili, dopo per fortuna son diventati più tosti abbandonando praticamente del tutto i secondi due citati e facendo prevalere appunto la grande band di Krefeld), beh, credo che non si sia scandalizzato per nulla, pur notando ovviamente le carenze. Ma va ricordato che loro, come tantissimi altri, non sono di quelli che hanno avuto la fortuna -anche perché quel periodo di massimo boom del genere è passato- di andare ad incidere fin dal debutto dal Sasha Paeth e compagnia di turno in Germania, come capitò (meritatamente al massimo, intendiamoci) ai Rhapsody, anche se almeno hanno evitato di farsi mettere la batteria finta eheheh, pur abbastanza buona come suono almeno per il genere, non stona troppo diciamo, ma certo una vera se prodotta bene è tutt'altra cosa. E nemmeno hanno inciso in uno degli studi principali e più rinomati tra quelli presenti per fortuna ormai in buon numero anche in Italia (ma che suppongo abbiano certi costi, oltre la distanza per andarci e soggiornare tot giorni in certi casi). |
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8
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Gli ho visti coi Rhapsody, sono dei grandi! |
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7
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Premettendo che non ho ancora avuto occasione di sentire il cd, (ho solo il precedente, the Wandering Notes) avrei da muovere solo una critica riguardo una cosa fondamentale: LA PRODUZIONE!! Le potenzialità ci sono, ma non si possono registrare cd in una maniera improponibile come nel debut album, e a giudicare dalla qualità audio del singolo (visto il videoclip su youtube) non ho notato grandi miglioramenti a livello di produzione... E' un peccato perchè non gli rende giustizia, li ho visti 2 volte dal vivo (1 vicino casa mia, quando ancora non se li filava nessuno, e 1 all'estragon lo scorso anno con i ROF) e spaccano, ma veramente tanto!! Sono una di quelle band che funzionano dal vivo ma per niente in disco... vi prego, cambiate studio!!! |
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6
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Il disco mi piace nelle sonorità e nelle parti piu folk, ma il cantante non è all'altezza. in molti passaggi è calante nell'intonazione. se avessero avuto un vocalist degno sarebbe stato un capolavoro per chi ama il power folk... |
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5
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una delle giovani band più interessanti e più solide che il power è riuscita a sfornare, ricordando a tutti che questo genere vuol dire "FORZA E PASSIONE" e non pomposo autocelebrativismo come anche grandi cattivi maestri hanno tristemente dimostrato. grandissimi vexillum! continuate così, da uno dei vostri primi fan che con orgoglio ha i vostri autografi sulla demo XD |
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4
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su questo disco dico solo una cosa: se rimpiangete i vecchi edguy e blind guardian, se siete fan dei domine e degli elvenking.....di questo album vi dovete assicurare non una, ma almeno 5 cinque copie da quanto è spettacolare |
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3
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grandissimo cd per una grandissima band. Non vedo l'ora di vederli dal vivo a milano! |
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2
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a ma sto disco sta piacendo un casino! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Wanderer’s Note 2. Dethrone The Tyrant 3. Dancing Goddess 4. The Oak and Lady Flame 5. The Hunt 6. The Dream 7. The Marketsquare of Dooly 8. The Way Behind the Hill 9. Valhalla 10. Letter from the Heart 11. Megiddo 12. The Last Inn
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Line Up
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Dario Vallesi (Voce) Andrea Galvanico (Chitarra) Michele Gasparri (Chitarra) Francesco Ferraro (Basso) Efisio Pregio (Batteria)
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