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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Vision Divine - Vision Divine
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( 8272 letture )
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Siamo nel 1999, anno in cui entra in vigore l’euro; viene proclamato beato Padre Pio; Romano Prodi viene eletto presidente dell’Unione Europea; è l’anno in cui Benigni vince l’oscar per il miglior attor protagonista per La Vita è Bella; uno degli ultimi anni a vedere le Twin Towers in piedi, insomma, è storia di un altro secolo, di un altro millennio. In quell’anno, ci fu un altro grande evento per il power metal: l’omonimo album di debutto dei Vision Divine, band tutt’ora tra le più note e apprezzate in giro per il mondo. Nata allora come progetto parallelo dell’allora chitarrista dei Labyrinth (sto ovviamente parlando di Olaf Thorsen), il gruppo -è storia nota- è diventato negli anni la band principale di Olaf fino a giungere al recentissimo Destination Set to Nowhere, settimo album che ha dato nuovo slancio alla band anche grazie al nuovo accordo discografico con la earMusic, divisione del colosso Edel.
Il disco, che contribuì in maniera sostanziale all’affermazione su scala globale del power-prog di matrice italica, a tredici anni dalla sua uscita si lascia ancora oggi apprezzare per la sua freschezza compositiva e per la sua verve. Facendo una riflessione sulla qualità delle uscite discografiche italiane del periodo non si può che elogiare tutte quelle band che, come i Vision Divine, hanno battuto quel territorio a confine tra power e progressive, sapendo trarre il meglio dall’uno e dall’altro. Il disco è praticamente composto da undici potenziali singoli; undici canzoni che prese singolarmente quanto nella sequenza della tracklist non mostrano una singola flessione per quanto riguarda l’ispirazione. L’affiatamento della band tocca i massimi livelli per tutta la durata del platter, senza mai dare l’impressione di essere in difficoltà. Provare per credere l’apripista: New Eden aperta dalle tastiere ariose di Andrea De Paoli sulle quali si innesta il riffing assassino di Thorsen, fino a giungere all’interpretazione magistrale di Fabio Lione, con appena due album alle spalle con i Rhapsody, uno con i Labyrinth e quell’incredibile capolavoro registrato con gli Athena che risponde al nome di A New Religion?; insomma, un cantante che si stava affermando all’epoca e lo farà anche grazie all’ottima prestazione sul debutto dei Vision Divine. Il disco è costruito su un ritmo martellante, grazie alla prestazione sopra le righe di Mattia Stancioiu e Andrea “Tower” Torricini, recentemente rientrato in line up. Tutti musicisti che hanno fatto la storia del power metal in Italia. Cito le mie canzoni preferite per evitare un’inutile track by track, vista l’elevata qualità dei pezzi in questione: Exodus, un up tempo costruito in maniera magistrale, basti ascoltare la sequenza bridge-chorus; la più progressiva e strumentale Forgotten Worlds; la raffinatissima The Miracle, praticamente una canzone con un ritornello antologico. Una nota a parte merita The Final Countdown prima cover delle tante che la band di Thorsen ci ha abituato a sentire nei loro album (e a tal proposito -sul concetto di cover- date uno sguardo alla recente intervista che ho fatto ad Olaf).
Insomma, non serve aggiungere altro, il disco di debutto dei Vision Divine è un’opera prima di spessore artistico internazionale. Uno di quegli album senza tempo che riescono ad affascinare ancora oggi schiere di ascoltatori in giro per il mondo, come me, quattordicenne assetato di power metal nel 1999. Acquisto d’obbligo se amate il genere.
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VOTO LETTORI
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77.49 su 185 voti [
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19
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Un vero e proprio monumento di fine anni \'90. |
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Confermo,gran lavoro...l\'ho presi insieme al primo solista di Turilli.In quel periodo l\'Italia era al top. |
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17
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...ah....comunque è uscito ...per la atrheia records.... |
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16
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...lo appena riascoltato......lo comprai appena uscito......disco bellissimo...di immenso fascino ....🤟 |
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15
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Il disco in questione esce in un'annata fondamentale per il Power metal melodico sia a livello italiano (dello stesso anno i debuts di Secret Sphere e Highlord) e internazionale (basti citare il debut dei Sonata Arctica, tra gli altri). Si tratta di un disco in cui le suggestioni della band principe di questo genere gli Stratovarius, di fatto il gruppo power più influente nella formazione del Power italiano) sviluppa le suggestioni più propriamente nazionali che Labyrinth, Time Machine e DGM avevano portato avanti negli anni precedenti. Il risultato è un disco pesantemente debitore nei confronti dei succitati Stratovarius, in cui elementi prog, neoclassici e sinfonici si fondono insieme, dimostrando una certa classe melodica e strumentale. Andrea De Paoli si conferma ottimo tastierista ma dal gusto fin troppo convenzionale (soprattutto nel suo mero accompagnare il guitarwork, senza tentare mai di emergere dallo sfondo), mentre le ritmiche di Stanciou e Tower (coppia che ho sempre ritenuto superiore a Bissa e Bertocchi) dà dinamismo alle composizioni. Lione, dal canto suo, si dimostra energico come sempre, e contribuisce a fare pendere il disco più dal lato power che da quello prog (a costo, però, di una certa staticità a livello melodico). Il songwriting è di buon livello, e pur difettando di originalità riesce a piazzare qualche pezzo davvero notevole. Il difetto maggiore che mi sento di riscontrare riguarda una certa mancanza di complessità melodica: De Paoli e Lione, per quanto bravi, non riescono mai a staccarsi dal songwriting di Thorsen, ma piuttosto lo inseguono costantemente, appiattendosi su di esso. Un risultato ben diverso, negli anni successivi, verrà dall'innesto di due elementi di assoluto valore come Smirnoff e Luppi (e non è un caso che SoC e PM siano considerati, più o meno unanimemente, i capolavori del gruppo). Il disco, nonostante una certa banalità di fondo e un songwriting che non decolla mai davvero, ha avuto l'indubbio merito di consolidare quelle coordinate stilistiche che erano state poste negli anni precedenti dai Labyrinth e che tanto importanti dovranno dimostrarsi per il Power tricolore negli anni a venire. Voto 71 |
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14
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Purtroppo l ho acquistato solo adesso..... |
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13
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90 è tropo per questo disco, capisco chi ama il power ..ma forse ci si è fatti prendere troppo la mano dall'effetto nostalgia " ti ricordi quando...." e via discorrendo, tutto sembra più bello. I vision li ascolto da molto e mi piacciono, inutile dire -tanto lo dico- che con Luppi la band fa 3 passi in avanti, Con Lione questo esordio, già all'epoca esaltatissimo, ricordandomi le recensini che ne faceva Metal Hammer sembrava che fosse sceso Dio in terra...a me sembra un modesto disco power, ben suonato, ben prodotto, per carità..ma un 90 è accesivo, non ha nè i numeri nè il potenziale d'idee per meritarselo, questo inore casomai spetta a SOC e ad T25thH...comq senza fare paragoni, tutto questo ben di dio che si dice a me sembra la normalità, poi è chiaro qualche picco c'è, come l'ultima tracci..ma quasi tutta la set list non mi ha mai fatto saltare coi piedi sulla sedia ...de gustibus.. VOTO 75 |
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12
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Bello sto disco anche se sono tra quelli che preferiscono l'era Luppi. Voto 80 comunque |
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11
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Un album più che buono. Non darei 90, semmai un 75 per la buona prova generale di tutti e per la qualità mediamente superiore del songwriting. Piccolo aneddoto personale: posseggo una copia originale difettata, in quanto, pur essendo The Final Countdown inclusa nella tracklist sul retro, essa non compare come traccia audio, trovandomi quindi ad avere dieci tracce anziché undici.  |
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10
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Tra quelli con Lione alla voce è il mio favorito. Molto ispirato e mai noioso. Piccola considerazione personale: in un debut io personalmente una cover non la includerei. |
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9
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Bellissimo disco, debut con i fiocchi. Dei Vision però mi piace di più l'era Luppi anche se qui siamo di fronte a un grande disco. Non il migliore dei Vision ma il migliore con Lione alla voce. |
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8
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chiedo venia, errore mio. Comunque bell'album e ottima recensione. |
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7
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Euro in vigore dal 1999 ma in circolazione dal 2002. Ah, dimenticavo, bel disco. |
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6
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Bellissimo disco, e grandissima prestazione di Lione. Quoto Interstellar Overdrive sulla riregistrazione di "new eden"...cantata molto peggio. Qui un fabio al top e grandi canzoni! |
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5
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Vero, ricordo che ci sono stati uno o due anni di coesistenza lira/euro. Ricordo anche che all'uscita di VD iniziavo a frequentare Padova ed il negozio di Ricordi... bei tempi. |
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4
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No, la data è esatta. Venne adottato il primo Gennaio del 1999 da 11 membri dell'Unione, fra i quali l'Italia. |
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3
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l'euro è entrato in vigore nel 2002. |
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2
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Lo trovai molti anni fa a 10 mila lire in un piccolo negozio di dischi. Mi piacque molto, ma ero anche piuttosto giovane ed entusiasta per il Power Metal. Devo dire che Lione con il tempo ha paradossalmente peggiorato la sua pronuncia dell'Inglese. "New Eden" riregistrata per l'ultimo album dei VD è cantata molto peggio di quanto non fosse su questo disco. |
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1
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...il loro miglior disco, senza dubbio...poi qualche picco, ma tutto molto ripetitivo compreso l'ultimo album... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. New Eden 2. On The Wings of the Storm 3. Black Mask of Fear 4. Exodus 5. The Whisper 6. Forgotten Worlds 7. Vision Divine 8. The Final Countdown 9. The Miracle 10. Forever Young 11. Of Light and Darkness
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Line Up
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Fabio Lione (Voce) Olaf Thorsen (Chitarra) Andrea De Paoli (Tastiere) Andrea “Tower” Torricini (Basso) Mattia Stancioiu (Batteria)
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RECENSIONI |
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