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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 4039 letture )
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Come diavolo facciano i Gwar ad essere ancora attivi sul mercato e pubblicare dischi è un mistero bello e buono: tredici album, oltre trent’anni di attività -il primo nucleo dell’act di Richmond, Virginia, risale addirittura al 1982- e nessun capolavoro, soltanto un’immagine pompata a dismisura da testi demenziali e costumi scenici a metà tra l’orrorifico e il grottesco. D’accordo col prendere in giro i cliché e i luoghi comuni, ma quel che è troppo è troppo e vedere una musica verace e sanguigna come il thrash metal venir reinterpretata da costoro è alquanto deprimente. Certo, anche band come i Tankard o gli Anthrax hanno sempre utilizzato la lama dell’ironia, ma con modalità e feeling decisamente differenti: nessun costume ridicolo, solo tanto feeling sudato sul palco con attitudine unica e, soprattutto, la capacità di scrivere grandi pezzi, riff assassini, canzoni memorabili.
Tutto questo non è nelle corde dei Gwar, assolutamente, e tale pochezza si riflette nel nuovo Battle Maximus, un disco difficile da etichettare in quanto si tratta di una sorta di thrash (moderno e concitato) mescolato a divagazioni non meglio specificate. Vocals incalzanti ma grossolane, a tratti fastidiose e inascoltabili, vengono accompagnate da un riffing soltanto discreto, a tratti melodico e a tratti più agguerrito, e da un drumming martellante. Il punto è che i Nostri, dissonanti e provocatori, assemblano una manciata di brani incomprensibili e caotici, senza capo né coda, nei quali mescolano differenti velocità, vocals goliardiche, tanta potenza e continue intersezioni campate per aria. È difficile seguire l’andazzo di molti pezzi, perché in essi vengono incollati tasselli in continuazione e senza criterio apparente, senza seguire una linea chiara o sensata (Bloodbath), sciorinando un irritante riffing pseudo-punk ad una sezione ritmica che calca il piede sul doppio pedale come se piovesse. L’album sembra un aborto nato dall’incrocio tra gli Zebrahead ed un gruppo thrash, zeppo di pezzi contorti e velocità generalmente rapide, con poche eccezioni (Nothing Left Alive presenta break più massicci) ed episodi assurdi quali They Swallowed the Sun, che passa da scroscianti sezioni batteristiche a riprovevoli refrain vocali, transitando peraltro attraverso improbabili assaggi di tastiera. Gli episodi più aggressivi e puramente thrashy (Torture, Raped at Birth) non bastano a risollevare le sorti del disco, che appare come il classico passo più lungo della gamba nonostante qualche passaggio positivo. Ad esempio, interessanti sono Madness at the Core of Time e Mr. Perfect, spettro di un thrash moderno e pressante, ma al contempo melodico e dotato di linee vocali tutto sommato trascinanti. La lunga ed elaborata sezione strumentale della titletrack rappresenta il momento migliore del platter (col suo assolo torvo in avvio e atmosfere molto heavy, oltre che uno svolgersi strutturale finalmente piacevole) e questo è tutto dire a proposito dell’approccio vocale del terribile Oderus Urungus, che con i suoi refrain beoni toglie tutto lo spazio ai comunque mediocri riff di chitarra.
Col prepotente drumming di Jizmak Da Gusha si cerca di riempire tutti i vuoti del disco, colmando le lacune compositive con una produzione bombastica e ritmiche debordanti, quasi a voler prendere in giro i pischelli che si avvicinano a questa proposta attratti dall’immagine circense della band; ma gli appassionati del genere non sono così stupidi e -al di là delle improbabili vocals pseudo-rap di brani come I, Bonesnapper- non potrebbero che turarsi il naso di fronte ad abominevoli manifesti di cacofonia quali Triumph of the Pig Children, Fly Now o Falling, un’improponibile mid-ballad di fronte alla quale sorge spontanea un’unica domanda: che diavolo è questa roba? Chi scrive è un ascoltatore open minded assai concessivo, al di là del nickname, fermamente detrattore di ogni sorta di cliché o pregiudizio, ma accettare e cercare di comprendere forme d’arte differenti da quelle canoniche non significa tollerare qualsiasi cosa, così come sperimentare sonorità alternative non significa buttare nel calderone degli ingredienti a caso e mescolare il tutto limitandosi ad alzare il volume alla massima potenza per creare un po’ di bagarre. Pertanto, i signori Gwar possono tranquillamente continuare ad inscenare la loro pantomima, lasciandoci convinti dell’idea che farebbero molto meglio a concentrarsi maggiormente sulla musica piuttosto che sulle carnevalate. Disco da evitare come la peste.
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7
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Concordo in pieno con l'ultimo pezzo della recensione,ovvero che farebbero molto meglio a concentrarsi sulla musica che sulle carnevalate! |
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6
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....alcuni di loro hano un passato nella scena hardcore punk ma ora non credo ci sia nulla da dire sui GWAR. Ho provato ad ascoltare alcuni pezzi ma conservo ancora con piacere il loro buon "America must be destroyed"....il resto è noia |
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5
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Ti quoto Trucido....mi ricordo che li vidi per la prima volta su un vecchio numero di Metal Shock (sarò stato alle scuole medie)...mi sono sempre stati indifferenti, e chi se li caga....ma quando penso che questi imbecilli esistono da una vita, e hanno pure successo con un fior fior di contratto con grande etichetta, mentre tanti altri VERI artisti fanno la fame...effettivamente le palle girano |
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4
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A me sarebbero anche simpatici, ma quando vedo che pubblicano per Metal Blade Records e che negli Stati Uniti hanno pure successo mi girano le palle. |
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3
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Grotteschi è la parola più adatta...vomitevoli quella che mi uscirebbe più naturalmente! |
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2
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Suonato in maniera vomitevole, prodotto in modo vomitevole, copertina vomitevole, "musicisti" coperti di vomito, nessuna struttura, nessun senso, una piastrata di vomito. |
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1
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Che bello leggere qualcuno che dice la verità su questo gruppo. La copertina è davvero mediocre. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Intro 2. Madness at the Core of Time 3. Bloodbath 4. Nothing Left Alive 5. They Swallowed the Sun 6. Torture 7. Raped at Birth 8. I, Bonesnapper 9. Mr. Perfect 10. Battle Maximus 11. Triumph of the Pig Children 12. Falling 13. Fly Now
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Line Up
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Oderus Urungus (Voce) BalSac, the Jaws Of Death (Chitarra) Pustulus Maximus (Chitarra) Beefcake the Mighty (Basso) Jizmak Da Gusha (Batteria)
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