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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Hammercult - Steelcrusher
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( 1775 letture )
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Non solo il monicker della band -Hammercult- o la copertina del suo secondo studio album, Steelcrusher, ma anche titoli come Hymn to the Steel e Metal Rules Tonight potrebbero erroneamente far pensare alla classica band epic-power con sonorità di manowariana memoria e ambientazioni omeriche. Niente di più fuorviante, perché questi cinque israeliani di Tel-Aviv, attivi dal 2010, utilizzano sì riff e melodie di stampo heavy classico, ma impiantandoli all'interno di un canovaccio thrash/death dall'impatto frontale devastante. Per certi versi potrebbero ricordare, soprattutto vocalmente, formazioni quali Vektor e Skeletonwitch: infatti i loro riff, morbosi e velenosi, si fanno a tratti inclini al death quando non addirittura al black metal, appestati da uno screaming vocale feroce e acuto, davvero folle e spietato.
Atmosfere opprimenti rendono claustrofobiche le composizioni ben strutturate, tra le quali è però difficile individuare qualche episodio trainante, nonostante un avvio incoraggiante del platter. Il costante martellamento ritmico, infatti, tende a rendere eccessivamente pesante -a tratti anche ripetitivo- il tutto, in particolare dopo la prima metà del disco. Se ascoltate singolarmente, anche le tracce della seconda porzione mantengono l'adrenalina e l'efficacia delle prime, tuttavia resta ostico l'ascolto completo e continuato dei quarantadue minuti ivi propostici, a conferma del fatto che una maggior diversificazione delle tracce e, magari, qualche momento di rifiato avrebbe giovato alla longevità dell'opera. Stilisticamente la proposta è molto interessante: riff al veleno si alternano a sprazzi di metal classico; cori di supporto tipici del thrash ottantiano fungono da spalla singolare per il vocalism esasperato di Yakir Shochat, il quale dà al disco un flavour da caos apocalittico; inoltre, è buono l'operato complessivo delle due chitarre, ottimo quello del drummer Maayan Henik, pur suonando glaciale ed ineccepibile a tal punto da sembrare una macchina. Il vigore ritmico è sempre centrale, irrobustito da blast beat e velocità elevate, ma la vera chicca del disco sono gli assoli melodici che vengono inseriti nei vari brani, unitamente a certi riff di stampo melodic-death; probabilmente un tentativo di rendere il disco più fresco e fruibile, in quanto la voce si fa monocorde e tende a stancare sulla lunga durata.
Piace il buon groove di molti episodi della tracklist, con We Are the People a rappresentare forse il momento più coinvolgente del lotto e In the Name of the Fallen a riservare persino qualche clean vocals e lontani echi metalcore. Dei già citati Vektor, gli Hammercult non possiedono la medesima longevità, ma di certo Steelcrusher -che giunge a due anni dal precedente Anthems of the Damned- è un album di buona fattura che merita qualche ascolto. Si tratta quindi di un lavoro che resta ineccepibile nella forma, ben arrangiato e ancor meglio suonato, ma non imprescindibile nella sostanza. Esso sembra essere indirizzato ad un pubblico abbastanza giovane o comunque affascinato dalle sonorità più moderne, con la componente "true metal" di contorno a rappresentare una sorta di legittimazione per degli assoluti novizi.
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4
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Lo sto ascoltando bene in questi giorni, cazzo bello!!! Voto 83!! Il 2014 è un bell'anno per il thrash |
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3
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Questo è il metal truzzo,ignorante e caciarone che tutti dovrebbero ascoltare!!!!Davvero divertente!!! |
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2
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lo stò ascoltando in sto periodo, e mi sembra ottimo, pure meglio del debutto. |
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Il loro primo disco mi era piaciuto abbastanza, me li ascolterò magari sono migliorati |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Hymn to the Steel 2. Steelcrusher 3. Metal Rules Tonight 4. Into Hell 5. We Are the People 6. Burning the Road 7. Ironbound 8. Unholy Art 9. Satanic Lust 10. Liar 11. Damnation Arise 12. Heading for War 13. In the Name of the Fallen
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Line Up
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Yakir Shochat (Voce) Arie Aranovich (Chitarra) Guy Ben David (Chitarra) Elad Manor (Basso) Maayan Henik (Batteria)
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