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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 3878 letture )
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Un vecchio saggio disse: Io penso che sia il caso di rifletterci, anche perché le etichette grosse ci mettono poco a scaricarti: il tempo di una moda.
Vorrei partire prendendo spunto dalle semplici parole del mio caro collega per raccontarvi l'ultima fatica in studio dei Caliban, i quali si sa, o li si odia o li si ama; come possiamo però non volergli bene? Sono l'esempio perfetto di "bimbi speciali". Vivono in base alle mode del momento, un po' come le locuste si lasciano andare a destra e sinistra trasportati dal vento che soffia in base alla stagione, cambiano direzione musicale senza sentimento, senza riflettere, senza comprendere se ciò sia controproducente ai fini del risultato sotto il puro aspetto musicale. Non me ne vogliano i fan ma la verità a volte fa male, mentre il compito nostro è di cercare di essere obiettivi. Ammetto di averli seguiti per un periodo, più o meno dieci anni addietro all'uscita di The Opposite From Within; quasi ci credevo nelle loro potenzialità. Bastarono pochi mesi, al live al quale presenziai malvolentieri, per rendermi conto di quanto poco ci fosse all'interno di questo loro minestrone trito e ritrito. Questa è una piccola parentesi su una storia personale, su un gruppo che non suona più come una decade fa e su uno stile musicale variato e totalmente dedicato al vuoto più assoluto. Nel momento in cui vi sto scrivendo, sarò giunto pressappoco all'ascolto numero quaranta di quest'album, me lo sono triturato nelle orecchie per non essere di fronte ad un abbaglio, ho voluto farmi del male per diverse ore e onestamente ho voluto provare a trovarci del buono. Peccato che io sia stato smentito ad ogni singolo passaggio perché si fa incetta di carenze tecniche, difetti di cromosomi, lacune infantili, voragini mesozoiche, buchi neri o qualsivoglia nome voi vogliate attribuirgli.
Il nono album dei tedeschi suona come un miscuglio abbozzato tra djent con chitarre ribassate alla Meshuggah (Chaos-Creation), metalcore pieno fitto di break down (Wolves And Rats), pop da classifica con ritornelli melensi senza nessuna passione (Cries And Whispers) e un tocco di industrial (nebeL) che non guasta mai e lascia ovviamente l'infante di turno sorpreso di cotanta potenza. La minestra è sempre quella fondamentalmente, gira che ti rigira anche il precedente I am Nemesis si contorceva sugli stessi standard musicali qui presenti. Imposti una canzone terremotante a livello di produzione, perché questa è l'unica parte dell'intero pacchetto che riesce a sorprendere, forse fin troppo, e intorno cerchi di imbastire una struttura che comprenda tutti i classici stilemi del metalcore moderno e passato con i quali puoi fare riferimento a questo e/o quell'album. Semplice no? Peccato ragazzi miei che qui ormai non ci si possa più adagiare sugli allori, la concessione è stata fin troppa perché passi uno, passi due, ma la terza ti prendi la doverosa e sacrosanta mazzolata sulle rotule. Ovviamente qualcuno ci riuscirà a trovare del buono, a qualcun altro magari piacerà pure e arriverà anche metterlo nella lista dei migliori album del 2014. Non sono partito in questo da una posizione presa, qui ci sono lacune grandi, con canzoni scialbe, banali e un vocalist che fa il verso a se stesso con talmente tanta autoreferenzialità da riempire cisterne per gli incendi estivi. Ascoltate il singolo Devil's night con Andy che ti urla in faccia: c'era una volta, nella notte diavolo… non ti lascia un fremito, non ti offre modo di chiederti cosa hanno combinato e quale peripezia musicale ci sia sotto che non riesci a percepire. Tutto è troppo chiaro, pulito e fluisce via canticchiandola senza lasciare traccia. Il misto tra growl, scream e pulito certo non agevola il tutto perché si rischia di spezzare i pathos che eventualmente si vengono a creare senza lasciare trasparire una ben che minima emozione tenuta. Non voglio però parlarne solo male, altrimenti li inabisserei direttamente; qualcosa di buono c'è e non lo nego, produzione a parte come precedentemente detto. C'è un fattore che non dipende dalla musica fine a se stessa ma dalla motivazione e dallo spirito con cui i Caliban, teoricamente, credono così tanto in quello che fanno che un plauso è doveroso, seppur minimo.
Chiudendo la cerniera correttamente, Ghost Empire è un album scarso; come già detto, è impossibile andare sopra certe scelte musicali ormai fuori da ogni logica umana, soprattutto da una band che ha alle spalle diciassette anni di carriera. Se la maturazione che è venuta a formarsi in questi anni ha portato come prodotto quest'album, onestamente c'è da porsi delle domande. Potranno anche continuare a vendere, ragion per cui tour e nuovi album usciranno, basta mettersi l'anima in pace, prendere una sana dose di mazzolate sulle rotule, dire che non frega niente a nessuno perché i soldi contano mentre tutto il resto no. Le generazioni vanno avanti, gente giovane da sfamare ce ne sarà sempre, peccato che non tutti siano così cretini come fanno credere!
Chi comincia male, finisce peggio. (Arthur Bloch, "La legge di Murphy, 1977")
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9
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Saahg mi fai scassare, sei quello bannato per il commento sulla Scabbia vero??!?  |
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8
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azz, e sarei già saggio? e vecchio addirittura? 'Namo proprio bene aò  |
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7
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Li ho visti una volta al Summer Breeze e volevo tornare in Italia a piedi. |
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6
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Nel dizionario Zanichelli, vicino alla voce "Inutilità", c'è una fotografia di questa band. |
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5
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Ricordo che agli inizi, ma proprio agli inizi, riuscivo anche ad ascoltarli, poi però si son persi completamente...band inutile, mi spiace per loro. |
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4
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Possiedo solo "The opposite from within", che trovo un ottimo lavoro, anche quelli precedenti erano discreti...ho sempre dato un ascoltata a tutti i lavori successivi, tuttavia sono stati una promessa non mantenuta dopo qualche anno di hype, una band completamente involuta e ritorta su se stessa...stantii |
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3
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Uno dei gruppi metalcore più grammi dell'intero panorama, a mio modo di vedere ovviamente. Mai piaciuti per niente. |
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2
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peccato, una volta erano bravetti |
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1
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devo ancora sentirlo...ma da dopo the awakening non han più prodotto nulla di che effettivamente...... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. King 2. Chaos – Creation 3. Wolves And Rats 4. nebeL 5. I Am Ghost 6. Devil's Night 7. yOUR Song 8. Cries And Whispers 9. Good Man 10. I Am Rebellion 11. Who We Are 12. My Vertigo
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Line Up
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Andy Dörner (Voce) Marc Görtz (Chitarra) Denis Schmidt (Chitarra, Voce) Marco Schalle (Basso) Patrick Grün (Batteria)
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