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WACKEN OPEN AIR - A.D. 2011, l'aria del festival
14/08/2011 (5325 letture)
Potete chiamarla la “Mecca” del metal, potete dire che state andando al più grande e meglio organizzato festival sulla faccia della terra, potete scrivere fiumi di parole e di racconti su cosa sia il Wacken Open Air, ma non c'è nulla da fare..starete solo scalfendo la superficie, perché il Wacken si può comprendere solo dopo averlo vissuto. Ma le esperienze di chi ci è stato possono certamente invogliare chi ancora non si è deciso ad affrontare il “pellegrinaggio” verso questo paesino di 1850 anime (e 4000 mucche) perso nei campi dello Schleswig-Holstein. Quindi, perché non condividere le nostre sensazioni con voi? Proprio come lo scorso anno, la redazione di Metallized è stata presente anche all'edizione 2011, ma questa volta ancora più numerosa, al fine di garantirvi una maggiore copertura degli eventi della più indimenticabile tre giorni di musica. Eccovi dunque il primo di una serie di quattro imperdibili articoli; nel primo di questi parleremo dei viaggi, dell'atmosfera, dell'organizzazione, delle curiosità e degli aneddoti raccolti in questo breve –ma intenso– periodo!

AEREO
Dopo circa sei mesi di attesa, finalmente è arrivato il giorno della partenza per il leggendario Wacken Open Air, il più grande festival metal del mondo. Il mio mezzo di trasporto sarà l’aereo: la partenza alle ore 12.45 dall'aeroporto romano di Fiumicino mi dà la possibilità di prepararmi con comodo. Atterrato all’aeroporto di Amburgo posso già notare una fila di persone dirette a Wacken al check-in (riconoscibilissimi dalle magliette dei vari Maiden, Metallica, ecc...) e faccio presto conoscenza con due ragazzi che sono stati presenti già l’anno prima, chiedendogli poi qualche informazione su come arrivare. Questi si dimostrano disponibilissimi, invitandomi ad aggregarmi a loro e a dividerci così la corsa in taxi dall’aeroporto di Amburgo fino alla stazione ferroviaria di Atona. Per chi fosse interessato a questo tipo di tragitto, segnalo che: arrivati all’aeroporto potrete prendere la metro che vi porterà alla stazione ferroviaria con un semplice cambio di linea. Una volta arrivati alla stazione di Atona, il passo seguente è quello di raggiungere la stazione di Itzehoe, località dove partiranno gli shuttlebus per Wacken. Arrivato al treno, posso già notare con stupore i numerosi metallari tedeschi muniti di birra e ovviamente in festa, con musica ad alto volume a fare da sfondo ideale; i "normali" viaggiatori tedeschi però li guardano sorridenti, capendo perfettamente il clima festoso di quel giorno, e non posso fare a meno di immaginare che facce avrebbero fatto i nostri cari connazionali davanti ad un simile spettacolo. Arrivati ad Itzehoe ci imbarchiamo nello shuttlebus (com'è giusto che sia, stracolmo di persone) che ci porterà a Wacken, ed a pochi chilometri dall’arrivo già possiamo vedere alcuni striscioni appesi alle finestre delle abitazioni con l'inequivocabile scritta W.O.A 2011, o messaggi di benvenuto come l'ormai classico “Welcome Metalheads!”. Destinazione raggiunta.

AUTOBUS
Stazione di Torino Porta Nuova, luogo della partenza col pullman dell’ATG Viaggi, che -come ogni anno- organizza il viaggio per il festival tedesco. Ben conscio delle difficoltà riscontrate l’anno prima nelle circa diciotto ore di tragitto, mi sono preparato qualcosa da mangiare per il “pranzo” e per la “cena”: acqua, panini e focacce. Alle 11 si parte, con un leggero ritardo, ma nonostante ciò siamo tutti molto fiduciosi e carichi. Il tragitto prevede innanzitutto la fermata a Milano, per recuperare tutti i restanti italiani diretti al festival, dopodiché il passaggio attraverso la Svizzera, poi ancora lungo una piccola porzione dell’Austria, ed infine l’attraversamento della Germania, fino alla tanto agognata meta. Essendo un viaggio assai lungo ed estenuante, sono previste un numero minimo di cinque/sei tappe, durante le quali abbiamo avuto tutto il tempo di rinfrescarci e di rifocillarci negli autogrill autostradali. Se siete caffeinomani, vi raccomanderei di bere il necessario prima della partenza, rigorosamente su suolo italiano, perché poi andrete incontro a prezzi sempre più esorbitanti (2.50 euro per un caffè -nemmeno così speciale- mi sembrano davvero eccessivi). In ogni caso, dopo vari ed inutili tentativi di prendere sonno (maledette siano le poltrone di quell’autobus!), innumerevoli ore passate a giocare a carte col proprio vicino di posto o ad ascoltare l’iPod, più ci avvicinavamo e più la frenesia saliva. Una volta passata anche la città di Amburgo, era sempre un guardarsi attorno per cercare un eventuale cartello con su scritto “Wacken”, che comparirà solo dopo aver passato anche Itzehoe, ultima città abbastanza importante prima dell’arrivo. L’arrivo, tra le 5.30 e le 6.00 del mattino, non è stato dei migliori a causa della pioggia, che ci ha tenuto compagnia durante tutta la fase di montaggio tende, lasciandoci solo -ovviamente- a lavoro ultimato.

DAY 0 (3/8/2011)
Finalmente l’entrata del festival! Mi affretto ad andare verso gli sportelli posti all'ingresso, dove riceverò il braccialetto che mi permetterà di entrare e uscire a piacimento dall’area festival, e trovo già una lunghissima fila. Una volta entrato, vedo una distesa immensa di tende e persone; mi piazzo insieme ai miei compagni di viaggio a circa 100 metri dall’entrata, non troppo lontano dall’aerea palchi e, montata la mia tenda, faccio un veloce giro intorno, non vedendo altro che gente festante che grida “WACKEEEEN!!!!” mentre trasporta barili e intere casse di birra (mai vista tanta birra in vita mia) o che ascolta musica dallo stereo a volumi improponibili. Subito dopo mi organizzo con i miei compagni di viaggio per andare in paese e prendere da bere e da mangiare; girovagando per le stradine di Wacken posso notare che il clima di festa ha contagiato anche i paesani, le case infatti sono tutte addobbate con striscioni in onore del festival, ed in più molta gente del luogo ospita nelle loro case i tanti metalheads, offrendo loro birra e specialità culinarie fatte in casa; a ciò si aggiungono cortei di macchine -o camper- festanti che danno un ulteriore tocco pittoresco a questo pre-assaggio del Wacken Open Air. Comprata la maglietta ricordo nel negozio ufficiale, e acquistato quello che mi serviva al supermarket (letteralmente preso di assalto dai campeggiatori) ritorno all’area festival dove posso finalmente fare un giro nel Wackinger Village (l’area medievale del festival), un luogo in cui gli appassionati di oggettistica medievale possono perdersi alla ricerca di borracce rivestite di pelle, spade, armature, corni e molto altro ancora; in più -come se non bastasse- nell’area si esibiscono numerose band, ovviamente folk.
Superata questa zona si arriva al metalmarket: in quest'area si trovano un'enorme quantità di oggetti -feticci- per metallari (borchie, anelli, bracciali) e tantissimi vestiti (magliette, chiodi, toppe, ecc.).
Proseguendo nella mia "escursione", la tappa successiva è l’esibizione di Miss Maglietta Bagnata, alla quale ero molto interessato (chi di voi maschietti non lo sarebbe stato?), ma purtroppo vedo poco o niente a causa della mia statura, praticamente nulla in confronto a quella tipica media dei tedeschi davanti a me (con tutta probabilità ero l’unico al di sotto del metro e 70 nell’area); tuttavia ho incaricato il mio vicino di tenda di fare qualche foto essendo lui abbastanza alto da avere una più degna visuale.
Tutto sommato, si può dire che al Wacken ci si diverte anche senza concerti, in più c’è quell’emozione speciale della prima volta a rendere il tutto a dir poco fantastico ed emozionante; non so voi, ma credo che chi come me l'abbia vissuto per la sua prima volta, si sia sentito come Pinocchio nel paese dei balocchi, oltre a provare un grande sentimento di fratellanza incontrando, parlando e legando con perfetti sconosciuti (stranieri e non). Pertanto consiglierei a chi volesse partecipare il prossimo anno di arrivare almeno un giorno prima, in modo da potersi ambientare maggiormente negli innumerevoli luoghi del festival e rendersi conto di cosa sia davvero il Wacken Open Air.

ORGANIZZAZIONE
Le prime cose che vengono spontanee pensare quando ci si trova in un simile contesto sono: innanzitutto, un festival simile fatto in Italia durerebbe a malapena dieci minuti prima di sfociare nel degenero. Seconda cosa, la sensazione che immediatamente si avverte è di una grande energia e voglia di divertirsi. Fin dai primi semplici approcci (il bus, il botteghino, l'accoglienza) si entra in contatto con una cosa che nel nostro paese spesso manca: l'efficienza.
E ciò, detto per un festival di musica e cultura metal, appare un tantino curioso.
Una volta entrati nel vivo dell'evento, ci si rende conto che ogni cosa è prevista, organizzata e controllata a puntino: gli orari non sgarrano mai, i punti di riferimento sono i soliti, i prezzi sono ragionati, i servizi ottimali (con questa parola mi riferisco a tutti i servizi, non soltanto a quelli igienici; quest'ultimi non meritano un'infamia, ma nemmeno una lode). Quindi una sensazione piuttosto gradevole è quella di godersi tutto quello che Wacken può offrire senza particolare ansietà. La cosa era confermata dal fatto che le gothic girls erano libere di sfoggiare bustini con borchie, minigonne di latex e calze a rete senza venire aggredite. Il culmine era raggiunto da un supporto spirituale "che non era lì in alcun modo per fare propaganda"... Insomma il Wacken Open Air eccelle come sempre sotto molti aspetti. Mai un solo concerto che sia iniziato in ritardo, nemmeno di pochi minuti, sia quando si trattava di quello dei Judas Priest sia quando si trattava dell’ultima delle band arrivata lì per suonare una manciata di minuti scarsi. Semmai, se proprio si deve ribattere qualcosa, lo si può fare riguardo l’audio ai concerti. Ad esempio, in molti hanno riscontrato come i bassi fossero assolutamente troppo alti rispetto al resto della strumentazione, e ci tengo a consigliare di fare buon uso dei tappi per le orecchie che troverete all’interno della vostra Full Metal Bag all’ingresso. Al di là di queste piccolezze, ho trovato solo un po’ troppo puntigliosi gli uomini della security che ci hanno fatto spostare la tenda almeno tre volte (e a qualcuno perfino cinque!) perché non rientrava nei limiti predisposti dai paletti di delimitazione. Provate voi a cercare un buco dove montare la vostra tenda quando -rigorosamente sotto una fitta pioggia- avete davanti a voi numerose migliaia di tende attaccate l’una all’altra. Capisco il loro punto di vista, le regole sono regole, ma un po’ di umanità in più certe volte non guasterebbe affatto. Per tutti coloro fissati con l‘igiene, consiglio inoltre di spendere 4 euro per la card contenente 10 “visite” al bagno (non quelli chimici, ma quelli controllati da un servizio d’ordine costante); ne varrà davvero la pena, credetemi.
C’è da dire inoltre che moltissimi campeggiatori -sarà per l’alcool o per mancanza di pudore- si sono totalmente disinteressati dei bagni, urinando nei fossati e rendendosi attori di un pessimo spettacolo, dimenticando i malcapitati che provando a saltarli ci cadevano dentro. In più consiglierei all’organizzazione di ampliare l'impianto d'illuminazione vicino alle tende, perché più di una volta tornando alla mia "umile dimora" alla fine dei concerti faticavo a trovarla nell’oscurità, inciampando spesso nei tiranti delle altre.

ANEDDOTI E CURIOSITÀ
Impossibile andare al Wacken e ritornare senza l’ombra di un aneddoto, un fatto curioso, qualcosa da ricordare negli anni, insomma. Al primo posto vorrei inserire la banda dei pompieri di Wacken che, sul palco del modesto Beer Garden Stage, hanno divertito il pubblico presente a suon di Highway to Hell in versione paesana e altre numerose cover di artisti conosciuti e non. Come dimenticare poi il venditore di gelati che fa crowdsurfing, seguito a ruota da un gorilla (si spera fosse solo un costume) e da altri strampalati individui. E come dimenticare, infine, i quarantacinque minuti a piedi -naturalmente sotto la pioggia, ma c’era da chiederselo?- fatti per andare a cambiare i propri pass cartacei con quelli veri e propri da utilizzare per accedere all’area interviste?
Il festival era un vero e proprio villaggio, il cui fulcro era la musica e il desiderio di scatenarsi. Passando tra le infinite tende, si poteva incappare in ragazzi da tutto il mondo e ritrovarsi due minuti dopo a condividere una birra, bestemmiando rigorosamente -e religiosamente- in inglese. Inoltre -e questa era una cosa che colpiva- si incontravano intere famigliole con bambini agghindati da metallari, perfettamente a loro agio.
In generale, il criterio dell'abbigliamento era abbastanza tenuto fuori dai confini di questo villaggio: persone mascherate, deturpate, rese irriconoscibili, vestiti da lupi azzurri, da coniglietti rosa, con l'accappatoio di Playboy, con le galosce color mirtillo, e soprattutto tanti, tanti cappelli. Il culmine credo di averlo raggiunto davanti ad un esibizionista vestito con lattine di birra tenute insieme dallo scotch (vi prego, non chiedetemi come ha fatto!).
Non si poteva trascurare infatti il fattore "birra". Vantava lo stesso valore dell'ambrosia sull'Olimpo e univa tanto noi fan mortali quanto le star sui palchi; gli stand della "Becks" erano numerosi tanto quanto i venditori di pretzel itineranti (riconoscibili dalla tenuta rossa) e dai venditori di fumo "Real American Spirit".
Tuttavia la birra, che non aveva comunque orari, divideva la scena con altre due bevande: lo "Jagermaister" (che aveva addirittura un punto bar a trenta metri d'altezza sostenuto da una gru!) e la "Relentless", la gustosa risposta tedesca alla "Red Bull". La possibilità di scegliere la bevanda e di tenersi i bicchieri rendeva tutti piuttosto invogliati a bere, tanto e continuamente (come vuole la tradizione di ogni buon festival); un effetto collaterale era vedere la natura "chiamare" in ogni angolo e in ogni punto ancora umanamente possibile. C'est la vie.
Lo spirito goliardico che aleggiava era comunque una garanzia di civiltà: nessuna rissa, nessuna azione o rumore particolarmente molesto (mi permetto di considerare un gruppo di vichinghi che cantavano alle 4 di notte sotto la pioggia come un normale e pittoresco esempio di quella goliardia). Ogni tanto si sentiva il rumore di un'ambulanza passare, ma si trattava di una cosa da tenere in conto. Durante gli show, la goliardia si trasformava in una frenetica agitazione e in un'euforia incontrollabile -soprattutto se l'esibizione era particolarmente valida e in tre giorni ce ne sono state parecchie- e questo dava vita ad azioni quali: moshpit, pogo e la mia preferita, il crowdsurfing (lasciarsi trasportare dal mare di folla, facendo affidamento alle centinaia di mani sottostanti). Si trattava di una cosa indubbiamente da provare, ma il rischio era una colluttazione con qualche parte del corpo (la sottoscritta si è presa un gomito in testa, per non parlare di un quasi frontale con un anfibio fangoso). Inoltre il "surfer" doveva badare bene a quale "crowd" scegliere, poichè ad un concerto ad affluenza bassa, rischiava di trovare il famoso buco e cadere rovinosamente a terra. Le leggende narrano di uno caduto ad angolo retto sul proprio collo. L'allenamento a questo tipo di concerto è consigliabile prima di partire per il Wacken.
Una scena decisamente carina -parlando ancora di civiltà- è stata quella di un omone che passando nella folla festante dei Blind Guardian ha rovesciato mezzo calice di birra di un fan, senza nemmeno accorgersene. Il proprietario, per stizza, gli ha lanciato il resto del boccale sulle spalle e l'omone, girandosi, ha acchiappato per il collo un poverino che non c'entrava nulla, incitandolo a dirgli chi fosse stato. A quel punto il colpevole si è fatto avanti e con un gesto amichevole gli ha porto l'ultimo goccio della birra del boccale colpevole. Il risultato è stato di due buoni amici che stringendosi i pugni hanno suggellato un'amnistia.
Il punto focale su cui si basano i fan di Wacken -e, a mio parere, del metal in generale- è l'assoluto status di umanità delle band. La disponibilità dimostrata ai fan è davvero incredibile, un atteggiamento di apertura e di voglia di partecipare. E' ovvio che se sei Ozzy Osbourne non puoi passare impunemente tra gli stand cercando di attaccare bottone con i fan. Ma i "meet and greet" di quasi tutte le band sono stati davvero una fonte di belle sorprese: non deve essergli riuscita l'equazione tempo in relazione alla band. Dare a tutte le band lo stesso arco di tempo per incontrare i fan ha creato delle situazioni di vero disappunto, come i Rhapsody of Fire che se la sono svignata con ancora tre giri di fila pieni. Ma, del resto, l'organizzazione non guardava in faccia a nessuno: lo spettacolo doveva continuare, ma anche la programmazione e gli orari.
Nel mentre dei concerti la vita continuava senza freni. Le cose da fare erano tantissime, pare che fosse stata allestita anche una piscina, ma a mio parere l'unico motivo per entrarvi era perdere una scommessa, poichè il tempo non era stato così clemente da permetterlo. Una vera chicca era la zona medioevale, il Wackinger Village, la cui ricostruzione era davvero accurata e passandoci l'atmosfera invogliava a partecipare a giochi quali il lancio dell'accetta o ad assaggiare vino alla rosa canina; ma senza troppo slancio, poiché vedere l'abbigliamento generale faceva ricordare che ci si trovava a Wacken e non ad un revival di Ivanohe.
In ogni caso era difficile annoiarsi, anche se c'erano pause tra un concerto e l'altro. Un esempio interessante di qualcosa da fare era il concorso di Miss Maglietta Bagnata, reso particolare dal fatto che le ragazze a partecipare fossero delle metallare, talvolta anche belle e cazzute e non delle bamboline coi boccoli. La sorpresa era che a questo contest il pubblico era numeroso come ad un concerto degli Skindred ma anche che il famoso "pelo" che tirava più di un carro di buoi, fosse mostrato in tutto il suo splendore. Metallare come mamma le fece! Forse avrebbero dovuto cambiare nome alla gara, ma in questo caso ottenere il terzo posto senza aver seguito la normale procedura di denudamento, può considerarsi una vittoria...
E, tornando al campeggio, perché non parlare di quelle tende che faranno una brutta fine il giorno dopo la fine dei concerti, colpite dalla furia distruttrice dei partecipanti al festival...tradizione di Wacken!
La nota stonata è purtroppo arrivata alla fine quando, nella serata dell'ultimo giorno, un acquazzone ha colpito inaspettato, rovinando non solo la visione di gruppi quali Motorhead, Ghost, Children of Bodom e Subway to Sally, ma rendendo anche difficoltosa qualunque operazione di chiusura tende. Provarlo a fare sotto una pioggia fredda alle cinque di mattina, con il sonno, l'acqua nelle scarpe, il vento che ti fa volare il k-way non è solo difficoltoso, è un'autentica impresa. Per non parlare della stazione di Itzehoe, che sembrava più che altro un campo profughi.

Ma il bello di Wacken è anche questo: come dicono i Van Canto "One for all, all for one", cioè sentire in ogni momento questa atmosfera (umida magari) di spensieratezza, fratellanza, divertimento senza regole, ma anche rispetto ed energia. Non mi verrebbe da segnalare particolari pericoli o cose da non fare, ma solo da dire quanto possa essere un'esperienza irripetibile per tutti gli appassionati del genere metal e allo stesso tempo interessante anche per i semplici curiosi. L'aver saputo organizzare il tutto l'ha reso un meccanismo funzionante il cui cuore vivo e pulsante era la musica, il calore dei fan e gli show straordinari per la maggior parte (suonare a Wacken è comunque prestigioso e tutti gli artisti cercano di dare il meglio anche sul piano della spettacolarità). Il numero dei braccialetti d'ingresso degli anni passati su numerosi polsi suggerisce poi che il festival sia un appuntamento irrinunciabile per tanti e, dopo quest'esperienza, non stento a crederlo.

Articolo scritto a più mani da Francesca Basso “Valkyria Celtica”, Arturo Zancato “Flight 666”, Eugenio Usai “Metal4Ever90” e Gianluca Leone “Room 101”.



Radamanthis
Mercoledì 17 Agosto 2011, 14.15.01
10
Complimenti...bellissimo articolo! Beati voi che eravate lì! Avete tutta la mia invidia!!!!
One~Eye
Lunedì 15 Agosto 2011, 21.08.54
9
If its not in your blood, you will never understand...
Ste2239
Lunedì 15 Agosto 2011, 19.05.55
8
Quest'anno non ho potuto, l'anno prossimo non devo mancare cazzo!
Metal Thrashing Mad
Lunedì 15 Agosto 2011, 13.44.54
7
Per me è stata un'esperienza incredibile tanto che l'anno prossimo ci torno, RAIN OR SHINE come si dice...
hm is the law
Lunedì 15 Agosto 2011, 12.14.32
6
Felicissimo per Francesca Basso “Valkyria Celtica”, Arturo Zancato “Flight 666”, Eugenio Usai “Metal4Ever90” e Gianluca Leone “Room 101 che si sono regalati un momento meraviglioso ed indelebile della propria vita.
jek
Lunedì 15 Agosto 2011, 11.39.30
5
Complimenti, ottimo racconto.
Subhuman
Lunedì 15 Agosto 2011, 10.08.40
4
Grandi! Dev'essere stato davvero emozionante e il bill era davvero interessante...
Karolus
Lunedì 15 Agosto 2011, 8.47.02
3
Complimenti ragazzi! Ottima recensione! L'anno prossimo non mancherò!
MAIDEN
Lunedì 15 Agosto 2011, 7.04.34
2
Mi sarebbe piaciuto esserci . Mitici !
Lizard
Lunedì 15 Agosto 2011, 2.34.12
1
Grandi ragazzi!! Mi ci avete riportato col cuore e la mente, grazie mille!! Una volta stati a Wacken non te lo scordi piu'!!!
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