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KRISIUN - Forged in Fury - Intervista a Max Kolesne dei Krisiun
26/05/2016 (1324 letture)
Max Kolesne, batterista nella triade dei fratelli che compongono i Krisiun , punto di riferimento nella scena death metal brasiliana e internazionale, mi ha parlato dell’ultimo lavoro del gruppo, Forged in Fury, e delle proprie considerazioni odierne sul death metal, in occasione della data milanese del tour europeo con i Cannibal Corpse. A seguire, ecco la dettagliata intervista:

Nicko: Innanzitutto grazie per la possibilità di quest’intervista, è un piacere per me!
Max: Grazie a te!

Nicko: Allora, il vostro ultimo album è stato Forged In Fury, potresti iniziare a parlarmi di quali sono stati i cambiamenti e il tipo di maturazione che hanno portato a questo album, in cui sento un maggiore approccio mid-tempo rispetto a quanto fatto in passato.
Max: Sì, assolutamente, qualcosa è cambiato, sebbene non molto, dato che lo spirito è ancora lo stesso e si tratta sempre di death metal vecchia scuola al 100%, nello stile dei Krisiun. Ma in effetti stiamo aggiungendo un po’ di mid-tempo e groove alla formula; abbiamo suonato questo genere di musica per 25 anni, e ammettiamo che almeno i primi 6 album sono puramente brutali e velocissimi, con blast beat per il 90% del tempo, mentre da AssassiNation abbiamo iniziato ad aggiungere un po’ di mid-tempo e parti più lente, e lo stesso abbiamo fatto su Southern Storm e The Great Execution, e quindi nel processo di stesura di Forged In Fury, lavorando assieme in studio, è stato decisamente più naturale cercare questo tipo di approccio.

Come batterista per esempio sapevo che se avessi rallentato leggermente i tempi e le reso meno serrate le ritmiche, ci sarebbe stato più spazio per il basso, e quindi anche per la pesantezza e il groove, o ancora per le vocals: sebbene si tratti sempre di uno stile puramente death metal questa volta Alex è riuscito a rinnovare le sue linee vocali, e fare qualcosa di più particolare. In sostanza aver rallentato un po’ qua e là ha lasciato spazio a un po’ di creatività in più per la band. Ci siamo trovati a concordare assieme su questo tipo di strutture, e per noi è sempre stato fondamentale che i pezzi rendessero soddisfatti noi tre in primis, e cercare questo tipo di sensazione positiva a prescindere dalla tipologia o dalla velocità della canzone.

Nicko: Forged in Fury è stato prodotto da Erik Rutan, com’è stato lavorare con lui?
Max: Lui è un caro amico e grande fan dei Krisiun, aveva lavorato già come co-produttore di Conquerors of Armageddon, e stavamo aspettando il momento giusto per lavorare di nuovo assieme. Dopo gli ultimi tre album prodotti sempre da Andy Classen, che aveva fatto sempre un ottimo lavoro, abbiamo sentito comunque che fosse il momento per cambiare, ed Erik Rutan è stato il primo nome a cui abbiamo pensato – da parte sua, ha risposto subito entusiasticamente alla nostra richiesta di collaborazione. A livello di approccio alle registrazioni, non ci sono stati cambiamenti rispetto all’ultimo album, così come ai precedenti; la prima cosa che abbiamo registrato sono le parti di batteria con Moyses che suonava i riff e io che lo seguivo, e non abbiamo usato il metronomo. Sono consapevole che oggi quasi tutti lo utilizzino, mentre noi andiamo nella direzione opposta. Lo stesso Erik ci consigliava caldamente di utilizzarlo, ma volevamo che le canzoni risultassero più naturali, come credo appaiano dall’ascolto dell’album, senza samples o editing massicci, nell’intento di suonare più organici, più vicini alla tradizione old school.

Una vera differenza rispetto agli album passati, in questo caso, è stato proprio il basso, più alto nel mixaggio e ben udibile tra batteria e chitarre, cosa che è sempre piuttosto ardua da ottenere in questo tipo di musica; penso che in questo caso sia stato lo stile stesso delle canzoni ad aver aiutato Alex come bassista ad uscire meglio all’interno dei pezzi ed aggiungere la giusta pesantezza alle composizioni. E questo è quanto sullo studio, peraltro io non amo spendere troppo tempo su una sessione di registrazioni e ho completato le parti di batteria in circa 3 giorni; a seguire anche chitarre, basso e voci sono andate decisamente lisce. Certamente siamo più maturi, più preparati, abbiamo più esperienza, sappiamo meglio come muoverci nelle registrazioni. Erik da parte sua ha fatto un lavoro eccellente, è un perfezionista, tanto che abbiamo speso un’intera giornata a trovare il miglior sound per la batteria, il miglior posizionamento dei microfoni.

Nicko: Ora state scrivendo già materiale nuovo o volete concentrarvi sui tour?
Max: No, abbiamo solo qualche idea sulla direzione che il materiale che comporremo in futuro dovrà prendere, ma nulla ancora di concreto. Quando componiamo, generalmente Moyses arriva con delle parti di chitarra, delle idee insomma, ma alcune volte abbiamo iniziato a comporre partendo da sezioni di batteria, con la chitarra a seguire, trovando buoni spunti che formeranno lo scheletro su cui poi aggiusteremo i dettagli. Cerchiamo sempre di avere una solida idea iniziale e poi continuare a lavorare su quella per sviluppare al meglio il pezzo.

Nicko: Ritengo, generalmente, che tra molti nomi di riferimento del passato i Krisiun siano uno di quei gruppi che nel tempo hanno mantenuto le loro radici con gli anni ’90, ma non è stato per tutti così; quanto è importante per voi e come giudichi sia cambiato nel modo di intendere il death metal?
Max: Certamente, per noi è di primaria importanza tenere vivo quel sentimento e quell’approccio musicale anni ‘90, e in effetti ammetto che una buona porzione delle band, lungi però da me criticare qualcuno, sprechi parte delle proprie risorse compositive cercando di essere sempre più tecnica, o veloce, per poi ritrovarsi a fare musica su cui non posso nemmeno fare headbanging, detto proprio semplicemente. Non si tratta solo della tecnica o della velocità, si tratta della musica, della qualità dei riff, della brutalità del batterista o del cantante, che sono lo spirito del death metal. Molti seguono una direzione che esaspera l’aspetto tecnico, sebbene di fatto non abbia nulla in contrario e rispetti le decisioni artistiche di ogni musicista, ma parlando come ascoltatore di death metal, e fan, preferisco sentire qualcosa di più grezzo, diretto e old school, per così dire, che è ciò che vorremmo tener vivo.

Lo stesso è valso per le registrazioni, come ti dicevo prima, ossia nell’intento di far suonare il nostro disco tanto naturale quanto una nostra esibizione dal vivo, mentre in molti dischi odierni quell’effetto macchinoso, soprattutto sulle batterie editate, uccide completamente il vibe che un disco death metal dovrebbe avere. Magari si tratta di musicisti eccezionali, che però ricorrendo ai vari trucchi di editing ricercano un’esecuzione tanto perfetta da risultare in fin dei conti innaturale, ed è qualcosa che ho riscontrato spesso anche ascoltando band di cui siamo fan da anni, e che mancavano del giusto feeling proprio per questo motivo. Perciò tenere vivi lo spirito e le radici del death metal della vecchia scuola è qualcosa per cui abbiamo sempre cercato di combattere.

Nicko: Ora una domanda sulla scena metal brasiliana, punto di riferimento nell’estremo dalla nascita dei primi gruppi black/thrash in poi. Quali gruppi vostri connazionali hanno maggiormente influito sui Krisiun, soprattutto nei primi anni del gruppo, e in che modo?
Max: Siamo stati profondamente influenzati da tutte le band classiche brasiliane degli anni ’80, quali Sarcofago, Vulcano, ovviamente Sepultura, Ratos De Porao, Dorsal Atlantica, Korzus, band grandiose che hanno sempre contraddistinto la scena brasiliana per il suo piglio aggressivo e selvaggio, sai, e questo è quello che maggiormente ci ha ispirato. Devo ammettere però che la band che più ci ha dato ispirazione, non solo musicalmente quanto più nel modo di approcciare il mondo della musica estrema, sono stati i Sepultura, in quanto si trattò della prima band a divenire molto nota anche oltre i confini del Brasile, conquistando l’Europa e il Nord America e rendendoci veramente fieri, quando inizialmente pensavamo che fosse impossibile per le band della nostra nazione andare così lontano. Hanno decisamente aperto i nostri orizzonti, mostrando che anche una piccola band delle nostre parti poteva crescere a livello internazionale, a patto di continuare a lavorare sodo, cercare nuove connessioni all’estero e di piacere al pubblico, chiaramente.

Questo ci motivò profondamente a lavorare in tale direzione. All’inizio eravamo soliti mandare delle demo-tape alle riviste, o scambiarle con altre band o piccole etichette e distributori, facendoci così piano piano sempre più contatti. Quando una piccola etichetta spagnola pubblicò il nostro album di debutto Black Force Domain in Europa fu una vera sorpresa per noi vedere un responso tanto positivo e sentire parlare così bene di noi. Forse questo si doveva al fatto che quell’album fosse al contempo molto brutale, e decisamente death metal, ma anche strettamente connesso con l’anima della vecchia scuola e le sue radici più thrash, come Possessed, Slayer… E questo inizio molto grezzo e selvaggio fu il più adatto per noi!

Nicko: Abbiamo finito, ti ringrazio ancora!
Max: Grazie a te, davvero, apprezziamo molto, ci vediamo dopo!



LAMBRUSCORE
Giovedì 26 Maggio 2016, 9.34.35
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Visti live di supporto ai Morbid Angel, nel 2003 mi sembra, belli violenti sul palco, poi il cantante è stato parecchio con noi dopo il concerto, nella saletta dove c'era musica metal. Mi ricordo anche un'intervista su Metal Shock, credo fossero al telefono, il giornalista contestava a Kolesne la produzione di Ageless Venomous, lui si è incazzato e gli ha detto che è alto 1.85 e che gli avrebbe rotto il culo, l'aveva presa bene...ahah, ho tenuto la rivista e la cercherò, lui è un mito !!!
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