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27/04/24
CRASHDÏET
VHS - RETRÒ CLUB, VIA IV NOVEMBRE 13 - SCANDICCI (FI)
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Benediction - Grind Bastard
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03/07/2021
( 1048 letture )
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I Benediction non rappresentano certamente una novità per chi dichiara di essere un appassionato di death metal tradizionale. La band inglese ha difatti ampiamente contribuito a dare forma e corpo alla scena musicale estrema autoctona, pur non raggiungendo né la fama dei più blasonati Napalm Death, né tantomeno lo status di puro culto come è accaduto per conterranei Bolt Thrower, né essendo per natura stessa della propria musica degli innovatori del calibro dei Carcass. Eppure, ancora oggi perle come The Grand Leveller e Trascend the Rubicon sono tranquillamente entrate nel bagaglio culturale comune, divenendo nel tempo due piccole gemme ben rappresentative dell’aria che tirava in Inghilterra a inizio anni novanta. Oggi però affrontiamo uno dei lavori minori e meno considerati della band di Dave Ingram, ovvero Grind Bastard, un album che per certi aspetti potremmo definire vagamente sperimentale e prodotto in un periodo di rinnovamento sonoro ampiamente diffuso in tutta la scena death inglese e internazionale. Quest’ultima infatti, dopo il vertiginoso sviluppo artistico e la grande popolarità conosciuta nella prima metà del decennio, stava andando verso una stagnazione stilistica che richiedeva nuovi approcci alla materia. Le risposte furono essenzialmente due: da un lato infatti imperversava la corrente brutal death che aveva raggiunto nuovi picchi d’inedita violenza e caos organizzato sfornando perle del calibro di Whisper Supremacy dei Cryptopsy o con i Nile di Amongst the Catacombs of Nephren-Ka (giusto per fare due esempi). Dall’altro, al contrario, il death aveva già consolidato la propria tendenza ad edulcorarsi con dosi sempre più massicce di melodia, trovando negli Arch Enemy uno dei propri campioni.
Nel mezzo troviamo appunto le band della prima ondata death metal, Benediction inclusi, divise tra la ricerca di nuove vie o il proseguimento fedele della propria formula. Grind Bastard si pone nell’esatta metà strada tra i due sentieri percorribili. Benché ancora saldamente ancorato nella tradizione old school death metal riscontrabile in più momenti, l’album sfoggia soluzioni alternative indugiando maggiormente sul groove, sul riffing stoppato e rallentato a sorreggere i mid tempo, risultando vicine nei risultati ai Fear Factory (escludendo però la componente maggiormente industrial della band di Dino Cazares), soprattutto considerando il suono asettico e precisissimo della sezione ritmica. Il lato più groovy degli inglesi è tutto concentrato nelle prime tracce del disco, a partire dall’opener Dead Fall e la seguente Agonised, per poi stemperarsi maggiormente tornando a sprazzi nelle altre canzoni più death metal oriented. Inoltre, non mancano anche attacchi frontali quasi death n’ roll alla Entombed -Carcinoma Angel su tutte - giusto per non farsi mancare nulla in termine di aggressività. L’ascolto si rivela perciò interessante e abbastanza vario, nonché connotato da una sottile vena melodica equilibrata e che non prende il sopravvento rispetto all’alternanza tra le brucianti bordate death e i pachidermici rallentamenti. Cafone quanto basta, Grind Bastard presenta diverse sorprese come Magnificat, la titletrack, la tiratissima Shadow World o la solida The Bodiless, ovvero i brani in cui l’anima più conservatrice e puramente death riesce a inglobare al meglio le altre componenti precedentemente emerse in un mix letale di velocissime ripartenze e rallentamenti costituenti un muro sonoro non indifferente. Al solito è ovviamente protagonista il growl caratteristico di Dave Ingram, forse non uno dei più grezzi e gutturali della scena, ma è sporcato di hardcore e “cazzimma” quanto basta per rendere comprensibili i testi in una buona prova bilanciata tra rabbia e attitudine. Da segnalare anche la prova del valido Neil Hutton dietro le pelli, chiaramente ispirata nelle scelte di fills, pattern e rullate da sua maestà Dave Lombardo.
In conclusione, crediamo che i Benediction non abbiano mai deluso le aspettative sebbene non siano riusciti a replicare i fasti dei primi due lavori, oggi giustamente ritenuti due perle del death metal old school. Grind Bastard è per la maggior parte solidissimo e presenta un bel po’ di frecce al proprio arco e, nonostante l’oretta abbondante e le tre cover superflue (nell’ordine di comparsa: Judas Priest, Twisted Sister e Anti-Nowhere League), fa il suo dovere dispensando non poche occasioni per scapocciare convulsivamente a ritmo di musica.
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Bello, spero venga recensito anche the Dreams you dread che è forse il mio preferito |
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Un dischetto niente male, anche se quelli fatti precedentemente sono migliori (e anche l’ultimo). Alterna bei pezzi come Agonised, Carcinoma Angel o Shadow World ad altri un po’ più innocui e noiosi (specialmente quelli più lunghi). Forse nel complesso anche un po’ troppo lungo (61 minuti), ma comunque piacevole. Il 75 ci sta. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Deadfall 2. Agonised 3. West of Hell 4. Magnificat 5. Neverbomb 6. Electric Eye (Judas Priest cover) 7. Grind Bastard 8. Shadow World 9. The Bodiless 10. Carcinoma Angel 11. We the Freed 12. Destroyer (Twisted Sister cover) 13. I 14. We Are The League (Anti-Nowhere League cover)
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Line Up
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Dave Ingram (Voce) Darren Brookes (Chitarra) Peter Rew (Chitarra) Frank Healy (Basso) Neil Hutton (Batteria)
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