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06/05/24
YES
TEATRO ARCIMBOLDI, VIALE DELL’INNOVAZIONE 20 - MILANO
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Black Stone Cherry - Folklore and Supertition
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( 4062 letture )
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Questa è una delle poche volte che scrivo una recensione sapendo già che probabilmente ben pochi lettori saranno d’accordo con me, ma riguardo questo tipo di proposte ho un mio punto di vista abbastanza preciso, e non credo che sarà condiviso dalla maggioranza. Il fatto è che il precedente primo omonimo album dei Black Stone Cherry mi era veramente molto piaciuto, così sporco, stradaiolo, americano, libero, irriverente, odoroso di fumo, (BSC è appunto una marca di sigari del Kentucky), e di bourbon di marca incerta, ma dannatamente forte.
In un passaggio della recensione avevo addirittura parlato di una band che suona “come avrebbero dovuto suonare gli Audioslave se avessero avuto un po’ più di coraggio”, ma avrei potuto aggiungere anche come i Nickleback incazzati neri; ed ora? Ora mi ritrovo una band cresciuta, maturata, che riesce a incanalare in maniera più equilibrata la rabbia e l’irriverenza del profondo Sud Statunitense con un attento lavoro di produzione ed in studio, insomma: una band a metà tra Audioslave e Nickleback, anzi, proprio come loro, per esempio Things my Father Said infatti sembra proprio essere presa di peso da un album dei Nickel, e la cosa non mi soddisfa per nulla.
Ai BSC è passata la sbornia, i fumi dell’alcool si sono dissipati, ed è rimasta la capacità e la lucidità di produrre un album indubbiamente buono, indubbiamente godibile, indubbiamente capace ancora di graffiare, - Blind Man, Please come in, The Bitter End, ma che lo fa in maniera “istituzionale”, senza quella carica fuori dalle regole che conferisce ad un buon gruppo quel qualcosa che lo rende spesso un cult. Abbondano adesso i coretti “regolari”, ci sono due lentoni d’effetto – o pallosi, fate voi - Peace is Free, You, anche una apertura Reggaeggiante in Sunrise, insomma: è sicuramente un buon lavoro e questa recensione non intende affatto stroncarlo, ma secondo me si è edulcorata troppo quella vena bastarda che deve essere la qualità principale di questo tipo di proposta. Una proposta che non può certo puntare sull’originalità, e che quindi deve serbare gelosamente quel profumo di “fuorilegge” e di immediatezza che è la sua qualità principale.
Ho aspettato a lungo prima di scrivere questa recensione per vedere se l’album “saliva” col tempo, ed in effetti lo apprezzo di più adesso che non nei primi giorni di ascolto, ma l’impressione di troppo costruito, troppo limato non mi ha abbandonato. L’acquisto di Folklore and Supertition non è certo da sconsigliare, ma il loro primo album probabilmente rimarrà, dal mio personale punto di vista, la loro cosa migliore.
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4
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Things my Father Said sarà anche una canzone in stile Nickelback, ma cavolo che testo.... |
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3
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però c'è una vena southern + consolidata per chi la apprezza, cmq è vero.. ritornelli troppo smielati |
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2
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Si....non è certo brutto, però....... |
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1
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Boh... a me sono piaciuti tutti e due... questo è sicuramente meno grezzo, come dici tu... Si è persa un pò di furia... però mi piace lo stesso... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. BLIND MAN 2. PLEASE COME IN 3. REVEREND WRINKLE 4. SOUL CREEK 5. THINGS MY FATHER SAID 6. BITTER END 7. LONG SLEEVES 8. PEACE IS FREE 9. DEVIL’S QUEEN 10. KEY 11. YOU 12. SUNRISE 13. GHOST OF FLOYD COLLINS
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Line Up
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Chris Robertson - Lead vocals, guitar John Fred Young - backing vocals Ben Wells - Guitars backing vocals Jon Lawhon - Bass backing vocals
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