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The Allman Brothers Band - Idlewild South
( 3961 letture )
Autentica leggenda della musica rock nel senso più ampio del termine (in quanto tra i primi artefici di una clamorosa mistura tra hard, jazz, blues e country), The Allman Brothers Band sorse nel 1969 e debuttò nello stesso anno col disco omonimo: di per sè un prodotto già definito e contraddistinto da grande qualità musicale, ma che pochi mesi dopo sarebbe stato succeduto da un ulteriore passo in avanti, sintomo di crescita costante per chi verrà in seguito definito pioniere del southern rock. Dopo il rodaggio del debut, infatti, la formazione capitanata dai fratelli Allman -ovvero Gregg, voce, piano, organo; e Duane, chitarrista solista e acustica- torna a incidere, barcamenandosi tra i Capricorn Sound Studios di Macon (Georgia) ed i Criteria Studios di Miami, Florida, da febbraio a luglio 1970. Idlewild South esce a settembre, con quell'imprinting da fascinoso rock d'annata, rilassato e pregno di malinconia, tipico della scena americana; sogni di libertà e ingiallite fotografie in bianco e nero scorrono seguendo a ruota le eleganti e raffinate melodie chitarristiche, assolutamente meravigliose e appassionanti: il tocco ispirato di Duane Allman e dell'ottimo Dickey Betts garantivano melodie semplici ma intense, autentici turbinii emotivi intrisi di passione e sentimento. L'album si presentava come una bella raccolta di riff a metà tra l'hard rock ed il blues, di quelli che creano tutto un'immaginario da stradoni nel deserto e sovraffollati locali notturni; sonorità che andranno palesemente a costituire il background di formazioni come i più noti Lynyrd Skynyrd, che di lì a poco avrebbero seguito la scia dei Nostri. Chi ama la sfortunata band di Sweet Home Alabama e Simple Man sicuramente troverà pane per i suoi denti in questo Idlewild South, soprattutto per quanto concerne le linee di chitarra, goderecce ed elogiabili nell'arco di tutta l'opera: Duane Allman e Betts si producono in contorti esercizi di feeling ed attitudine, avvolgendo a loro piacimento l'ascoltatore nota dopo nota, ben affiancati anche da strumenti come l'armonica e l'organo suonato da Gregg.

Ampie sezioni strumentali arricchiscono la dinamica e la struttura delle varie tracce, sfoggiando melodie calde e sempre in primo piano, come nel caso dell'opener Revival (dotata di un refrain corale) ed esibendo le tipiche sonorità southern rock: ad esempio, si ascolti il riff portante e l'acceso guitar solo di Don't Keep Me Wonderin'. Notevoli picchi emotivi venivano raggiunti dagli episodi più introspettivi del platter: la ballata simil-country Midnight Rider (estratta come singolo assieme a Revival e molto accattivante nell'andamento) e la struggente Please Call Home, nella quale voce e chitarra duettavano in acuti picchi di drammaticità; nel resto delle canzoni si respirava un'atmosfera da piano bar, culminante negli oltre sei minuti della sontuosa strumentale In Memory of Elizabeth Reed, dotata di un fremente movimento lento/veloce/lento e culminante nell'ennesimo assolo da capogiro. Le sfaccettature più dure e classicamente r'n'r della band originaria di Jacksonville (Florida) emergono in passaggi come Hoochie Coochie Man -col bassista Berry Oakley impegnato nella sua unica prova da cantante- e Leave My Blues at Home: la prima è una scalpitante cover del classico di Muddy Waters, r'n'r/blues vecchio stampo, cadenzato nelle ritmiche e scabroso nel riffato; la seconda coincide con la degna conclusione del disco, caratterizzata da una solida prova vocale.

Il sapore trasudato dal disco è tipicamente retrò, profuma di sixties & seventies e possiede inevitabili retaggi di blues; la voce, forte e decisa di Gregg Allman, riflette in maniera particolare questa affermazione. Nell'arco della pur breve tracklist si passa da pezzi più tosti (per l'epoca) ad arpeggi più lievi, senza lesinare l'accompagnamento sensibile di piano e organo. Le composizioni sono in costante movimento, quasi progressive e certamente affini al jazz, i fratelli Allman sapevano benissimo come aggirare il piattume della musica usa-e-getta, e difatti ascoltare un loro disco è un'emozione sempre nuova: c'è sempre qualcosa che la volta precedente era sfuggita, una piccola perla nascosta qua e là. Del resto, non si diventa pilastro imprescindibile della musica rock a caso.



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
92 su 9 voti [ VOTA]
Rasta
Venerdì 8 Novembre 2019, 23.40.03
8
... aggiungo che fare una cover di un pezzo che in USA è quasi un traditional, e farla a quel modo che quasi non la riconosci... A me è sempre piaciuta assai, ma la conobbi prima di averla sentita dai vari originali, xchè ogni versione di MUDDY era qualcosa di unico. Ma rispetto comunque la legittima opinione, anche se, come fa notare Rob Fleming, un po' male argomentata.
Rob Fleming
Martedì 29 Ottobre 2019, 11.00.57
7
Scusami, @Deep Blue, cosa intendi dire? (tenuto conto che in questo album vi è una sola cover, mentre nel capolavorissimo At Fillmore east le cover occupano tutto il primo disco?)
DEEP BLUE
Martedì 29 Ottobre 2019, 7.54.27
6
Da parte degli Allman serviva uno sforzo compositivo in piu' per eliminare le cover e rendere piu' esplicito il loro stile. Il vero capolavoro sara' il successivo Live
Fabio Rasta
Martedì 22 Ottobre 2019, 11.22.14
5
Disco semplice, Musica semplice, gente Semplice, recensione doverosamente semplice. Tuttavia, a tratti, si ha la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di abbastanza banale, strasentito e perfino eccessivamente retrò. Poi ci si riprende con l'ultimissima, giustissima frase, ma davvero Idlewild South, all'epoca in cui uscì non solo era già una vera perla spartiacque, ma penso anche che sia una Musica attuale ancora oggi, uno di quei dischi che puoi mettere su in qualsiasi momento, un po'come quelli dei CREEDENCE. E' già un Southern a tutti gli effetti, vero, ma un bel po' + universale di quello che poi verrà proposto da SKYNYRDS e HATCHETS.
Rob Fleming
Sabato 13 Febbraio 2016, 16.10.20
4
Per capire cosa vuol dire suonare e trasmettere emozioni. 85
-Cobray
Mercoledì 20 Novembre 2013, 22.35.30
3
Ahhhhh, meraviglioso!
Lizard
Sabato 8 Giugno 2013, 20.50.05
2
Band monumentale... La serie di queste recensioni mi ha permesso di riascoltare tutti questi album con attenzione e passione, scoprendo nuove cose nelle parole degli altri recensori. Idlewild South è un disco stupendo, fondamentale per tutto quello che ha seguito, bellissimo. Se amate il blues, il rock/blues, il southern o anche semplicemente la bella musica, suonata a livelli stratosferici, fatelo vostro.
andreastark
Venerdì 7 Giugno 2013, 10.56.09
1
Grande Rino!!!!questo disco insieme al più complicato Eat A Peach rappresenta il top della produzione con Duane Allman. 7 perle tutte imperdibili ed un'intramontabile colonna sonora da viaggio come Midnight Rider.... intriso di spirito southern più del precedente e del successore è un disco assolutamente imprescindibile per chiunque ami certe sonorità.... GRANDE...ENORME...INIMITABILE
INFORMAZIONI
1970
Capricorn Records
Southern Rock
Tracklist
1. Revival
2. Don't Keep Me Wonderin
3. Midnight Rider
4. In Memory of Elizabeth Reed
5. Hoochie Coochie Man
6. Please Call Home
7. Leave My Blues at Home
Line Up
Gregg Allman (Voce, Piano, Organo)
Duane Allman (Chitarra elettrica, Slide, Chitarra acustica)
Dickey Betts (Chitarra)
Berry Oakley (Basso, Voce, Armonica)
Butch Trucks (Batteria)
Jai Johnny "Jaimoe" Johanson (Batteria, Congas)

Musicista Ospite
Thom "Ace" Doucette (Armonica, Tamburello)
 
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