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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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PEARL JAM - Stadio Euganeo, Padova, 24/06/2018
02/07/2018 (2078 letture)
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Un misto di ansia e preoccupazione mi affliggevano, mentre leggevo il fiume in piena di feedback molto “contrastanti” su Facebook sull’esibizione dei Pearl Jam che ha avuto luogo agli I-Days di Milano. Tutto ciò è stato causato dalla perdita di voce del cantante e dal conseguente annullamento della data di Londra all’O2 Arena pochi giorni prima. Si parlava di una laringite, che aveva colpito proprio il frontman Eddie Vedder, ma non essendo un esperto di medicina, mi astengo dal commentare la situazione creatasi all’interno della band di Seattle, ma allo stesso tempo comprendo il malcontento emerso tra i fan accorsi alla data milanese, vista la forma non smagliante del cantante in quell’occasione. Cantante che, come noto a tutti, ricopre un ruolo di primo piano nell’economia della band (studio e live) e del rock mondiale contemporaneo, visto il successo meritatissimo riscosso anche in veste solista (si veda il live al Firenze Rocks 2017). Dettagli, questi ultimi, che di sicuro non scopriamo oggi. Ed è in questa situazione di dubbi e incertezze, che ci accingiamo a varcare i cancelli dell’Euganeo in un pomeriggio estivo, meteorologicamente parlando, perfetto: fresco e ventilato fino al termine del concerto. Dell’aria satura d’umidità tipicamente veneta, della cappa di smog padovano e zanzare, nemmeno l’ombra.
Una volta superati i (blandi) controlli simil-aeroportuali, riusciamo a trovare posto a ridosso delle transenne del prato A, leggermente spostati verso sinistra. La fortuna è sicuramente dalla nostra parte, vista l’ora in cui siamo entrati (19.00) e viste le 43.500 persone presenti. Non è prevista nessuna band d’apertura, i Pearl Jam saranno nostri per tre ore che si riveleranno epiche, e detto per inciso, ve lo dice uno che generalmente non apprezza concerti da oltre mille persone. E alle 21.00, puntuali come degli orologi svizzeri, i Nostri fanno il loro ingresso sulle note della strumentale Metamorphosis Two di Philip Glass, supportati da maxischermi e regia di primissimo livello. Pendulum (da Lightning Bolt) e McCready, che ha scalato ulteriormente la classifica dei miei chitarristi preferiti incarnando lo spirito hendrixiano come meglio non si può, scaldano subito gli animi dei presenti con questa versione leggermente accorciata del brano, ma intensificata grazie all’uso dell’arco di violino al posto del plettro. L’atmosfera diventa magica, indescrivibile, e più di qualcuno è stato inquadrato in lacrime durante tutta la durata del concerto. Tutto nella norma. Il primo asso della serata è il poker (storico) Last Exit/Do the Evolution/Animal/Corduroy, interrotto solo per qualche istante da un Eddie Vedder magnetico, carismatico come pochi, attivissimo ad intrattenere il pubblico presente con aneddoti personali e della band. Ad esempio che questa data padovana coincideva con la ventesima data italiana di sempre in ventotto anni di carriera dei Pearl Jam. Si prosegue con l’inno generazionale Even Flow, cantato a squarciagola da band e pubblico (che ve lo dico a fare?), Daughter (dedicata alla figlia di Trump), e la doppietta terremotante Spin the Black Circle/Porch, prima di concedersi una pausa di cinque minuti. Neanche il tempo di fumare una sigaretta ed Eddie intona Elderly Woman Behind the Counter in a Small Town e la lunga Inside Job, ed è proprio in questo frangente che la serata tocca il suo apice con Once, Better Man, la sempiterna Black e con l’assolo di tastiere prima, e chitarra poi, di Boom Gaspar e Mike McCready in Crazy Mary. La band si concede un’altra breve pausa, verso le 23.30. I Nostri rientrano, si accendono le luci, le immagini dei maxi schermi abbandonano il bianco e nero e dopo la tripletta Smile/Alive/Baba O’Riley (cover dei The Who), la serata sfuma sulle note della toccante Indifference, brano preferito della band del sottoscritto. Inchino, ringraziamenti e cala il sipario. A Padova si è appena conclusa una serata storica, alla quale il pubblico locale e limitrofo propriamente detto non è abituato, o forse, non era più abituato ad assistere.
SETLIST PEARL JAM: 1. Pendulum 2. Low Light 3. Last Exit 4. Do the Evolution 5. Animal 6. Padova (improvvisazione) 7. Corduroy 8. Given to Fly 9. Gods’ Dice 10. Not For You 11. Even Flow 12. Daughter 13. Red Mosquito 14. Mind Your Manners 15. Down 16. Spin the Black Circle 17. Porch
Encore 18. Elderly Woman Behind the Counter in a Small Town 19. Inside Job 20. Once 21. Better Man 22. Black 23. Crazy Mary (Victoria Williams cover) 24. Rearviewmirror
Encore 25. Smile 26. Alive 27. Baba O’Riley (The Who cover) 28. Indifference
CONCLUSIONI
Sono cresciuto con i Pearl Jam e la mia formazione musicale comincia anche da Ten, per cui essere completamente oggettivo mi è alquanto difficile. Non avevo mai assistito a una loro performance dal vivo, e non riuscivo a darmene pace. Alla fine, acquistati i biglietti in largo anticipo e senza pensarci due volte, e al di là della voce di un Eddie Vedder non ancora recuperato completamente, ma nemmeno in uno stato così tragico, siamo consapevoli del fatto che abbiamo assistito ad un concerto che ha rasentato la perfezione più volte, grazie alla padronanza dello strumento di McCready, secondo perno della band, grazie alla leadership e all’entusiasmo di Vedder, grazie a una sequela di brani che non ha bisogno di presentazioni, grazie ad un’acustica eccellente, grazie alla forza trascinante di ogni singola nota suonata e cantata in quello che è stato sicuramente l’evento dell’estate 2018 in Veneto e grazie a chi ha partecipato per il semplice gusto di vedere una delle più grandi rock band dei giorni nostri, in un Euganeo per una volta sold-out con qualcuno che non siano i soliti Vasco Rossi o Jovanotti. Questa non vuole essere una critica, seppur chi scrive non sia di certo un fan dei due artisti appena nominati, ma un incoraggiamento agli addetti ai lavori ad usufruire di questo impianto di primissimo livello con una cadenza ben più frequente di quella attuale, consegnandoci i grandi nomi che hanno segnato la storia della nostra musica preferita.
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7
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Io in tutta onestà ho saputo il giorno stesso del concerto dei problemi di voce di Vedder, dell'annullamento della data di Londra, del "mezzo show" di Milano etc.: preoccupatissimo ho cercato news in rete e sono stato sollevato nel leggere di un Vedder recuperato al 100% per il concerto all'Euganeo: a leggere la disamina sopra sembra che non sia del tutto vero, ma a Roma garantisco che il concerto è valso i soldi del biglietto fino all'ultimo centesimo: sono tornato a casa alle 2.30, con la sveglia 4 ore dopo e in programma 3 ore e mezza di treno, ma lo rifarei altre 100 volte. |
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6
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@TheSkull: bravissimo, è proprio questo il punto! Non ho mai pensato di saltare il concerto in tronco, però un po' di scetticismo c'era da parte mia, fino alla sera prima (sabato 23/6). Gente su FB che me diceva di cotte e di crude, fra insulti e bestemmie, e onestamente era un po' spaventato...Diciamo che anche a Padova McCready ha allungato gli assoli, improvvisato, però Vedder (anche se non al massimo della forma, lo ammetto) ha retto benissimo e ti posso garantire che siamo usciti tutti dall'Euganeo con quel mix di sbigottimento ed euforia che solo i grandi live ti trasmettono..alle spalle avevo pure 8 ore di lavoro e la sveglia aveva suonato alle 6.30, ma mi sarei fatto altre tre ore ad ascoltarli senza indugiare 😉 Per la questione alcol-AiC: giovedì avevo una media onesta in corpo, troppo rischioso avventurarsi per la tangenziale post-Sherwood con più alcol che sangue in corpo... 😉 |
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5
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Dal concerto di Milano Rho preciso |
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4
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Mio fratello è tornato dal concerto incazzato nero, per via di strumentali protratte al limite per coprire la poca voce di Vedder e per la mancanza di qualche classico in scaletta... boh, non so che dire... alla fine non mi è dispiaciuto non andarci. Rispetto per la band, questa come altre, ma servirebbe anche un po' di rispetto per il pubblico soprattutto dopo che si permettono di chiedere 80bomb€ di biglietto... |
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3
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@Giaxomo: a Roma probabilmente si era bombato, avevo l'impressione che se non avessero acceso le luci avrebbe continuato fino alle 2 davvero un grandissimo live, impreziosito anche da due cover enormi: Comfortably Numb e soprattutto Imagine (con tanto di messaggio #apriteiporti rivolto al tema dei migranti), che è stata molto emozionante. Uno dei migliori concerti a cui abbia assistito negli ultimi anni, ma amandoli così tanto sono un pò di parte  |
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2
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@Macca: yeah! Da noi Jeremy è stata tagliata, non ne aveva più, molto probabilmente! 😂 Ma non importa, va benissimo così! Per quanto riguarda il vino, so che anche l'anno scorso al Firenze Rocks attingeva speso da un Brunello d'annata, offerto poi a delle fans in prima fila. Testimonianza del mio compagno di live... 😁 |
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1
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@Giaxomo: Anche io come te sono cresciuto con i PJ, e anche per me è stata la prima volta dal vivo a leggere il report sembra stato un gran concerto, sicuramente sulla falsariga di quello dell'Olimpico alla quale ho partecipato io. Tuttavia la setlist di Roma a mio avviso è stata migliore per la presenza di MFC, Immortality, Release, State Of Love And Trust e soprattutto Jeremy (anche se di quelle fatte a Padova invidio Spin The Black Circle, Red Mosquito e Once). Vedder avvinazzato come non mai (2 bottiglie sul palco dalle quali ha spesso attinto..), vocalmente recuperato anche se non perfetto, però non si è mai risparmiato per tutte le 3 ore. Band immortale. |
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