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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 8994 letture )
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Nonostante l'omonimo titolo possa far pensare ad un debutto, in realtà chi conosce i Pearl Jam sà benissimo che si tratta dell'ottavo album in studio della band di Seattle, a ben quindici anni di distanza dal grandioso esordio del 1991 con Ten. Etichettare come grunge questa band, e di conseguenza tale album, sembra limitativo e ingeneroso, in quanto i Pearl Jam trasferiscono nei loro lavori gran parte delle loro influenze e passioni, dal punk dei Ramones al rock dei The Who, dando sempre vita però ad un sound originale ed unico, reso ancor di più tale dalla voce roca ed intensa di Ed Vedder. Non a caso forse i Pearl Jam sono l'unica band sopravvissuta anche dopo l'ondata grunge degli anni '90. Pearl Jam (l'album) presenta un artwork particolare raffigurante un avocado su uno sfondo azzurro, ed è un album dolce e duro al tempo stesso, sincero, incazzato, impegnato, ideato da una band mai banale e mai scontata, sempre ispirata e sempre capace di riproporsi e mettersi in discussione. Infatti quest'album mostra un piglio nuovo e diverso rispetto ai precedenti, nonostante la song d'apertura Life Wasted sia in vecchio stile PJ, molto energica e sembri a tratti ricordare Rearviewmirror. World Wide Suicide, che poi è anche il primo singolo estratto dall'album, ha riscosso già numerosi consensi di critica e pubblico, presentandosi anch'essa energica e adrenalinica, mentre il terzo brano Comatose dalle sfumature punk è già stato proposto dal vivo a Seattle nel marzo del 2005, così come dal vivo è stata proposta anche Severed Hand. Marker In The Sand invece presenta una bella melodia sostenuta da un ritmo vivace, mentre lenta e dolce è la successiva Parachutes, per poi tornare su sonorità più energiche e veloci con Unemployable e Big Wave. Intensa e in tipico stile PJ la bellissima Gone, e dopo la breve Wasted Reprise tocca alla socialmente impegnata Army Reserve, tratta da un fatto di cronaca e i cui testi sono stati scritti da Vedder con Damian Echols, uno dei tre ragazzi che nel '93 nell'Arkansas furono accusati di omicidio a quanto pare ingiustamente e senza prove certe ma solo perchè appassionati di musica metal, e per la scarcerazione dei quali si sono mossi nel corso degli anni artisti del calibro di Iggy Pop, Tom Waits, Slayer, Rancid e Poison The Well, per citarne solo alcuni tra i più noti. L'album però continua e si conclude col botto grazie all'accoppiata Come Back, bellissima ballad dedicata a Johnny Ramone, compianto chitarrista dei Ramones venuto a mancare nel 2004 e grande amico di Vedder, e la bellissima ed epica Inside Job, lenta, melodica, riflessiva. Niente da dire, ci troviamo di fronte ad un grande album, tra i migliori dei cinque ragazzi di Seattle, oramai conosciuti, apprezzati ed amati dalla critica e dal pubblico di mezzo mondo, anche se in Italia forse non hanno ancora ricevuto i giusti e meritati consensi e non mi stupirei affatto se tra qualche anno quest'album sarà celebrato come un "classico".
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7
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A me non è mai dispiaciuto questo disco. Nel dopo No Code è sempre stato quello che ho apprezzato di più, nel suo complesso, sebbene Backspacer sia quello che contenga i pezzi migliori del "secondo periodo". |
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6
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Bah, a parte Gone e Inside Job, per me è un po' un flop. Sotto sia a Binaural che a Backspacer. Non capisco il voto del recensore. Poi paragonare Life Wasted (pezzo semi-inutile) a Rearviewmirror (il capolavoro dei Pearl Jam) ce ne vuole...e anche a voler fare un paragone tecnico non capisco come e dove l'una possa ricordare l'altra. Vabbè. Comunque per me un album da 67, non di più. |
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5
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Io mi sono fermato qua. Dopo non li ho più seguiti. |
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4
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Il peggior disco dei Pearl Jam, innocuo, ripetitivo, poco ispirato e pure un po' more of the same. Voto? 60 |
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3
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Meglio Backspacer, qui li trovo in forma non proprio smagliante. |
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2
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Al primo e unico ascolto, non mi è piaciuto affatto. Ammetto che non sono un grandissimo fan del genere, ma Ten e, anche se meno, Vs e Vitalogy li apprezzo molto e tutto sommato il gruppo è un gruppo che merita, soprattutto dal vivo. Da Vitalogy in poi mi sembra che i nostri hanno latitato parecchio, a mio avviso. Poi c'è questo Backspacer, l'ultimo, che ha spunti interessanti e incoraggianti. |
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1
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mah....al primo ascolto non mi è sembrato nulla di speciale, anzi.....speriamo che riascoltandolo sia all'altezza della loro bravura |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Life Wasted 2. World Wide Suicide 3. Comatose 4. Severed Hand 5. Marker in the Sand 6. Parachutes 7. Unemployable 8. Big Wave 9. Gone 10. Wasted Reprise 11. Army Reserve 12. Come Back 13. Inside Job
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Line Up
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Eddie Vedder (Voce) Stone Gossard (Chitarra) Mike McCready (Chitarra) Jeff Ament (Basso) Matt Cameron (Batteria)
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