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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 9105 letture )
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A tre anni dall’ultimo full lenght tornano i Pearl Jam, paladini del grunge, con un album inaspettato e per certi versi sorprendente intitolato Backspacer (prende il nome dal tasto della vecchia macchina da scrivere che Eddie Vedder usa per scrivere i testi). Già la fumettistica cover, ideata dal cartoonist Tom Tomorrow, fa presagire che la musica proposta sarà diversa rispetto al passato ed, infatti, il gruppo di Vedder vira decisamente verso un soundwriting più semplice, immediato, meno rabbioso anzi direi addirittura solare e disincantato. Stupisce, altresì, anche la brevità di questo lavoro (meno di 37 minuti) che evidenzia il chiaro intento di mirare all’essenzialità senza eccessivi fronzoli. L’ascoltatore inizialmente rimane stupito di fronte a tanta inusuale leggerezza; la band sembra abbia smesso di contestare le ingiustizie della società americana. A tal riguardo mi viene da pensare che forse il recente insediamento di Obama alla Casa Bianca abbia portato nei Pearl Jam una ventata di ottimismo sul futuro che trasuda nell’andamento delle undici tracks incluse nel platter. Backspacer in Europa è stato distribuito dalla Universal Music Group, ma è importante sottolineare che in America è stato in pratica autoprodotto, indice evidente del desiderio di libertà assoluta nel voler seguire senza ostacoli la nuova direttrice musicale. Sostanzialmente, in alternativa all’usuale contratto discografico, sono stati presi accordi con diversi collaboratori esterni per curare i vari aspetti connessi con la produzione e la distribuzione. Peraltro al progetto ha anche partecipato il noto produttore e tecnico del suono Brendan O’Brien che non lavorava con i Pearl Jam dai tempi del fortunato Yield. I brani presentano soluzioni varie come la presenza di archi nelle due bellissime ballate Just Breathe (avrebbe potuto benissimo essere inclusa nella colonna sonora del film Into The Wild curata da Vedder) e The End che chiude il disco. Il primo singolo The Fixer è un po’ il simbolo della nuova filosofia dei Pearl Jam come dimostrano i ripetuti Yeah, yeah, yeah, ma è il testo che stupisce per la positività che emerge da ogni frase:
Quando qualcosa è oscuro, permettimi di fare un po’ di luce quando qualcosa è freddo, lascia che accenda un piccolo fuoco se qualcosa è ormai vecchio, voglio donarle nuova luce se qualcosa è andato, combatterò per farla tornare indietro
I suoni hanno evidenti riferimenti al pop e alla new wave, per stessa ammissione del chitarrista Mike McCready, ed evidenziano molta compattezza. Le composizioni non eccellono per spiccate qualità artistiche sebbene non siano riscontrabili nemmeno momenti di stanca. La vena creativa della formazione americana, nonostante gli anni che passano (siamo arrivati al nono full lenght in studio), permane cristallina e forse le song, molto più rock che grunge, di Backspacer sembrano destinate a durare di più nel tempo rispetto a quelle contenute nel precedente Pearl Jam. Almeno questa è la mia sensazione.
Oltre ai pezzi menzionati meritano considerazione l’incedere sostenuto dell’opener Gonna See My Friend, le linee melodiche di Almongst The Waves, il riffing frenetico quasi punkeggiante di Supersonic e il gradevole andamento rock di Force Of Nature.
Occorrono molti ascolti per abituarsi ai nuovi coraggiosi Pearl Jam, ma alla fine Backspacer finisce per piacere e non è un caso da molti mesi si trova tra i "preferiti" nel mio lettore mp3.
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18
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Lo sto riscoprendo ora, davvero un ottimo album. Confermo il voto della recensione |
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17
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A me piacque molto. Decisamente di più dell'omonimo e soprattutto più di quella lagna di Riot Act. Segni di ripresa che fanno ben sperare. Del resto io ho trovato abbastanza buono anche Lightning Bolt. La recensione mi trova tendenzialmente d'accordo. Voto: 78. |
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16
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la grandezza di un artista è il sapere scrivere un pezzo semplice come chessò force of nature e farti pensare: "ecco com'è una canzone perfetta." il migliore dei pj da yield (compreso) voto 82 |
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15
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Intendiamoci: i PJ di Ten non torneranno più. E sarebbe strano (e forse patetico) il contrario. Erano dei ragazzi, ora sono più che ometti. Ma lasciate da parte queste aspettative inappagabili, resta il fatto che questo è un ottimo disco, che si lascia ascoltare liscio liscio dall'inizio alla fine. Era dai tempi di Yeld che non ascoltavo di filato e con piacere un disco dei PJ. E questo perché, lasciate da parte velleità revivalistiche e ricerca di nuove alchimie, qui non si rincorre il passato (che non torna e non tornerà): c'è solo una grande band che suona e si diverte. E sulle ballate - The end su tutte - c'è un Eddie Vedder ispiratissimo. |
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14
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Il migliore dai tempi di Yield. Ascoltato tante volte sempre volentieri. |
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13
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Uno dei migliori dischi dei Pearl jam. Il migliore da Yeld sicuro. |
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12
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Il miglior album dei PJ dai tempi di Yeld. Complimenti per la recensione controcorrente... la critica si è schierata contro quest'album che contiene idee oneste e dirette, al contrario del precedente, incensato dalla critica, snobbato dai fans. |
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11
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Comprato recentemente e mi è piaciuto...suona diverso dagli esordi, e così deve essere secondo me! e poi finalmente un disco dei pj che trasuda positività! Bella anche la recensione |
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10
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A me sembra proprio un bel disco_da Vitalogy che non facevano qualcosa che mi piacesse... |
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9
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avevo abbandonato i pearl jam dai tempi di yeld. i loro lavori successivi mi hanno sempre dato quella brutta sensazione di una band che rincorresse qualche cosa che non c'era più. nei vari album a seguire non era tutto nero ma nel complesso erano album che non lasciavano il segno. una band onesta ma chiaramente invecchiata. album come Ten o vs ovviamente erano ormai lontani. Backspacer mi ha ridato il piacere di ascoltare una band che ho amato alla follia, il motivo è semplice: in questo album non si rincorre il passato, si suona e basta. un Album breve, asciutto con arrangiamenti interessanti, una produzione che non si sentiva da tempo.... O’Brien mi era mancato e come. Un album onesto nella sua durata breve che racchiude diverse perle. Non sono rimasto entusiasto delle ballad ma se questo backspacer è un nuovo punto di partenza che ben venga. un grande album a mio avviso il migliore da dopo yeld, non una virgola fuori posto. Ben tornati Pearl Jam oltre la stima che sempre conservo per voi ora posso ascoltare un grande nuovo album |
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8
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uno dei più bei dischi dei Pj del nuovo millennio. Divino a mio parere. |
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7
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Per me è un ottimo disco. Canzoni come Just Breathe, Speed of Sound e Force of Nature spiazzano l'ascoltatore dal primo ascolto. Voto 82. |
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6
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Si , hanno fatto di meglio, ma mi pare un buon disco. |
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5
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Tutto sommato è un buon album si lascia ascoltare ma non è un capolavoro. Bella recensione. |
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4
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si salvano poche cose i pj erano altro |
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3
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e nothingman dove la lasciamo? |
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2
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E comunque The Fixer è tra le canzoni più belle dei Pearl Jam unitamente a Even Flow, Jeremy, Corduroy e la ballata Off he goes. Dimenticavo Faithfull Concordo con il voto e.............grande Fabio Rossi!!!!!!! |
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1
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Un disco discreto i Pearl hanno fatto di meglio in passato |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Gonna See My Friend 2. Got Some 3. The Fixer 4. Johnny Guitar 5. Just Breathe 6. Amongst the Waves 7. Unthought Known 8. Supersonic 9. Speed of Sound 10. Force of Nature 11. The End
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Line Up
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Eddie Vedder - chitarra, voce Stone Gossard - chitarra Mike McCready - chitarra Jeff Ament - basso Matt Cameron - batteria, percussioni
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