Quella del '71 sembra un annata abbastanza anonima o di transizione per il mondo musicale diviso com' è fra la calcificazione di grandi miti del pop-rock che ha da poco sostituito l'ormai defunto e "fumante" periodo del "peace & love" e il nuovo "progressive sound" o pomp-rock che avanza.
E' curiosamente anche l'anno della nascita di Richard Ashcroft e di Ricky Martin, di Gary Barlow (Take That), Dolores O' Riordan e Candice Night o, se preferite, di Giorgia e Mario Biondi.
Emettevano i primi vagiti anche Pete Sampras, Demetrio Albertini (ma gioca ancora???) o Stankovic, Toldo, Max Biaggi e Raoul Bova ; insomma un'annata non proprio felice !
Nello stesso 1971 morivano Strawinskij, Duane Allman, Gene Vincent e Jim Morrison, ma questa è un'altra storia...
A risollevare un poco (ma poco poco...) le sorti musicali ci pensano i Deep Purple con l'ellepi Fireball (Demon's Eye e alcune briciole hard), Led Zeppelin IV, quello di Starway to Heaven, gli esperimenti dei Pink Floyd che, con Meddle, costruivano un solido futuro sul loro personale inno ai soldi, oppure i jeans rigonfiati che campeggiano da Sticky Fingers degli Stones (Brown Sugar) ma anche i picchi di Aqualung dei Jethro Tull al seguito di Ian Anderson, ancora oggi vivo e vegeto (mmmmh...) e l'inarrivabile Nursery Crime dei Genesis guidati ancora da Peter Gabriel.
Fortunatamente una gemma musicale, una delle più alte vette del rock, vedeva la luce a metà anno ad opera di quattro sgraziati e disgraziati mods di Sheperd's Bush dalle parti di Hammersmith, quartiere nella West London sovrastato dall'ombra della sede BBC.
Who's Next, questo il titolo del quinto album di studio dei Who considerato a tutti gli effetti il loro capolavoro nonché al 20° posto fra i 1001 Albums You Must Hear Before You Die , ebbe comunque una genesi e una growth up abbastanza travagliata.
Intro. Proposta con successo la favola-incubo di Tommy, Pete Townshend chitarrista e band leader,è ora sempre più orientato verso gli album-concept con la convinzione che il futuro sia nelle produzioni a tema, nelle storie che possano avere nella mente degli ascoltatori anche una rilettura simil-cinematografica o teatral-musicale. L'idea è buona ma servono...idee. Eccolo lavorare allora ad un ambizioso e futuristico soggetto con l'ipotetico titolo di Lifehouse : la storia di Sally e Bobby in un futuro prossimo molto tetro e programmato dove solo i concerti rock generavano un "nirvana", uno stato di estasi e unità universale.
Pete "saltimbanco" Townshend e John Entwistle lavorano ad una serie di composizioni che nell' originale progetto avrebbero dovuto poi essere suonate dal vivo durante la prima teatrale dell'omonima rock-opera e da lì scaturire poi un doppio album live dopodichè l'Opera avrebbero avuto una sua vita autonoma attraverso i teatri di tutto il mondo.
Detto così il lavoro sembra facile ma si deve scontrare con la scarsa indole e i flebili stimoli dei quattro sempre più coinvolti in viaggi nella terza dimensione specialmente quelli dello schizoide batterista Keith Moon (colui che che si tuffava direttamente nelle piscine degli alberghi a bordo della sua Porsche e che qualche anno dopo, abbandonato da moglie e figlia, morirà in un pazzesco cocktail di alcool e mix di droghe) ai problemi di ego del bello e riccioluto cantante Roger Daltrey a cui era pronosticata una luminosa carriera cinematografica, ambizione parzialmente rientrata. Minimo sindacale l'apporto compositivo del bassista John Entwistle, aggiungiamo poi il free falling creativo di Pete a cui poi si sommarono i contrasti con il produttore e loro scopritore Kit Lambert che premeva per avere comunque un prodotto da proporre al più presto alla casa discografica da cui aveva ricevuto un cospicuo anticipo. I continui cambiamenti e spostamenti di studio da Londra a New York e viceversa contribuirono non poco a portare il chitarrista alle soglie di un esaurimento nervoso che fece prima arenare e poi definitivamente naufragare il progetto della rock-opera. Fine della prima parte.
Seconda parte. Mesi dopo ad un casuale incontro con il vecchio amico Glyn Johns, produttore che già lavora con Beatles e Rolling Stones, fra uno scotch e l'altro, Pete esterna le proprie ansie e preoccupazioni riguardo ad un lavoro affondato come un galeone spagnolo abbordato dai pirati. Glyn chiede di visionare il materiale realizzato e accetta la sfida di poter dare un volto definito al lavoro finora (in)compiuto chiedendo però massima libertà nella direzione e produzione. Gli Who non hanno scelta; licenziato Kit Lambert si ritrovano a maggio negli Olympic Studios di Barnes per riprendere in mano quanto fatto prima con scarsa convinzione nelle precedenti sessions ma animati da un rinnovato entusiasmo e, un po' come una squadra di calcio che cambia allenatore, si rituffano questa volta di testa nella marea di reel, frammenti di bobine e note rimaste lì sospese per troppo tempo.
Glyn Johns all'epoca 28enne era leggermente più vecchio dei 24enni The Who ma con un'esperienza di registrazione e produzione mostruosa. A quindici anni fa capolino nelle classifiche inglesi con la sua band, The Presidents, ma è affascinato da tutto quanto riguarda le tecniche di ripresa audio. Riesce a farsi assumere come tirocinante negli studi IBC di Londra e viene affidato a Kit Lambert (!!!). Ben presto surclassa il maestro e la sua fama arriva ai Beatles in pieno caos organizzativo e sull'orlo dello scioglimento ed affidano a Glyn la stesura definitiva dell'ellepi Get Back, diventato poi Let It Be e portato a compimento con grande successo. Da allora diventa pupillo di Phil Spector, tycoon temuto e mitizzato di qua e di la dell'oceano e segue per suo conto o in proprio gente come i Rolling Stones, Eric Clapton, Small Faces, Georgie Fame, Zeppelin e, negli anni a venire,i primi tre album degli Eagles, Clash, Steve Miller Band, Linda Ronstad, Joe Satriani ed innumerevoli altri. Glyn è stato celebrato anche con un cameo nel film Almost Famous.
La produzione discografica per i Johns è un vizio di famiglia o male ereditario ;il figlio Ethan è produttore di Ryan Adams, Kings of Leon ed altre delizie rock.
Ecco i rinnovati quattro ritrovarsi all'inizio di maggio ai banchi mixer degli Olympic studios sotto la guida dell'imperturbabile Glyn che, come un Harry Potter ante- litteram, un mese dopo estrae magicamente un prodotto che sarà la summa di quanto di meglio il mondo rock degli anni 70 poteva aspettarsi.
Who's Next è il titolo che ha rimpiazzato l'ormai abortito Lifehouse e ad agosto i teen-agers americani prima e inglesi poi si trovano nelle vetrine una strana cover-art di quattro ragazzi nell'atto di riallacciare la zip della patta dopo aver fatto una sonora urinata.
Passata la paura del gap artistico, delle secche creative e riacquistato il vecchio smalto dissacratorio, i mods di Sheperd's Bush manifestano la loro rabbia repressa in una bellissima e plumbea foto di Ethan Russell che li ritrae in foto dopo una liberatoria minzione (leggeteci voi il significato freudiano). L'immagine , se non la più bella, almeno una delle più significative degli anni "70, li vede intorno ad un monolito che si erge al centro di una discarica di materiale inerte (forse di una cava o di una miniera), lo stesso monolito è stato ritratto per brevi frame nel film 2001 Odissea Nello Spazio di Kubrik. Non è stata comunque una prima scelta o una scelta facile (con gli Who niente è scontato !!!) Inizialmente si era ricorso a scatti con donne nude obese prontamente bloccati dall'etichetta, a cui fecero seguito quelli di Keith Moon travestito da donna in lingerie, parrucca, frustino e pesante trucco femminile e a cui la Decca rispondeva con nuova bocciatura.
Baba O' Riley. L'apertura dell'ellepi è affidata ad una strana, ipnotica e coinvolgente atmosfera. E' l'inizio di Baba O'Riley, brano che, anche se slegato da questi, racchiude nel titolo due icone rock di inizio "70 o quanto gravitava allora intorno a questo ipercosmo: Terry Riley, compositore minimalista e precursore di certa musica elettronica e Meheer Baba uno dei tanti santoni o yogi che , in un delirio di India e patchwork orientali, tampinavano le stars del rock in cerca di fama e soldi facili. Con il tempo si riveleranno forse personaggi sopravvalutati o addirittura, nel caso del secondo, qualcosa simile ad un ciarlatano, ma tant'è...
La song inizia con un suono loop di un sintetizzatore (EMS VCS3) collegato ad un organo Lowrey TBO-1 che ripete in continuità una melodia meccanica e quasi fastidiosa ad un primo ascolto ma particolarmente penetrante o addirittura subliminale poi. Il piano introduce i perentori e animaleschi fills di batteria di Moon in perfetta forma che continuano per tutto il bano. Si dipana quindi il cantato di uno strepitoso Roger Daltrey che non può che eccitarti, ammaliarti, soggiogarti quando urla il suo ...Teenage Westland it's only Teenage Westland... (Teenage Westland avrebbe dovuto essere il titolo in origine). Nella parte finale riemerge ancora il sintetizzatore che accompagna fino alla fine il diabolico violino di Dave Arbus prestato dalla folk-gipsy band di Bristol East of Eden e, in un esaltante crescendo fra il gitano e il tarantolato ti rapisce fino alla fine improvvisa. Un'idea di Keith "The Crazy" Moon, una delle più alte vette della rock-music di tutti i tempi !!!
Baba O'Riley e naturalmente uno dei cavalli di battaglia dei live dei due Who rimasti; il galoppante violino finale è sostituito dall'armonica a bocca suonata da Roger che esegue fedelmente la partitura originale del fiddle.
......
Sally take my hands
Travel south crossland
Put on the fire
Don't look past my shoulder
The exodus is here
The happy one are near
Let's get togheter
Before we get much older
............
Teenage Westland
It's only teenage westland
They're all wasted !!!
Tematiche giovanili che costituivano l'ossatura del concept, problematiche esistenziali di ragazzi, da qui la Sally, in cerca di se stessi, della felicità, dell'happy one.
Bargain, Love Ain't For Keeping i brani seguenti sono i due a cui ha pienamente collaborato il batterista Keith Moon con le sue prepotenti rullate e violente carezze sui piatti , molto veloce la prima, più una ballad la seconda. Il brano Bargain qui riprodotto è il risultato di ben 9 versioni diverse e nessuna aveva soddisfatto appieno il pignolo Glyn. La chitarra usata in questo brano è una Gretsch Vintage regalatagli lo stesso giorno, 12 aprile 1971, da Joe Walsh chitarrista della James Gang e poi degli Eagles; notoriamente Pete è un amante delle Gibson .
My Wife brano composto e cantato dal bassista Entwistle e tratta dei (veri) problemi familiari con la moglie Alison che, dopo aver scoperto il tradimento del consorte voleva lavare col sangue l'affronto. La canzone a lei dedicata con scuse incluse: "...i miei avvocati vengono dopo mia moglie..." disse, ha poi placato il tutto. Nonostante il gran finale con sintetizzatori "a manetta" che simulano una intera sezione di fiati, resta comunque un brano minore anche se è uno dei due di John (l'altro è Boris the Spider) inclusi da sempre nel repertorio live degli Who.
The Song is Over è il clou del microsolco dei quattro mods. Sarebbe stato anche il brano portante forse in più versioni e arrangiamenti del Lifehouse project se fosse stato portato a compimento ed effettivamente è uno struggente brano introdotto dalla Gibson filtrata di Pete raddoppiata da uno dei tanti synth usati in queste registrazioni e cantato con suggestione dal biondocrinito. La particolarità del brano è il cambio repentino di tempo, ballata, veloce, ballad e ancora veloce con chiusura con voci delay e grandi pestaggi sui tamburi e sui piatti del solito pazzo.
Getting In Tune ricalca vagamente l'atmosfera iniziale del brano precedente salvo poi esplodere con un incazzatissimo Daltrey sostenuto dal piano di Nicky Hopkins, turnista di lusso nell'intero lavoro e grande creatore di atmosfere musicali specialmente del finale molto honky tonk. La canzone resta un banco di prova per le corde vocali di Roger Daltrey che se la cava egregiamente con i suoi famosi long scream.
Going Mobile brano velocissimo in cui giganteggia ancora Keith Moon con i suoi animaleschi pestaggi sulle pelli della Premier sostenendo la chitarra di Pete filtrata attraverso i synth che in questo disco spadroneggiano. Uscito anche su 45 giri e inserita sul retro di Behind Blue Eyes. Abbastanza difficile come costruzione, non è mai stata interpretata dal vivo dalla band.
Behind Blue Eyes è uno dei brani più coverizzati degli Who; da Bryan Adams a Sheryl Crow a Susanne Vega alla versione orribile dei Limp Bizkit . Bellissima ballata abbellita anche dai cori dei tipacci guidati inizialmente da una acustica a 12 corde. Poco tempo per sognare ed eccoli ripartire per la tangente con il ritmo e la cattiveria che li contraddistingue . E' anche il brano più corto dell'intero ellepi poiché è stato pensato per una release su 45 giri. Dedicato ad una particolare groupie che i ragazzi si erano trovati in una stanza d'hotel a Denver durante l' USA-Tour del 1970. Problemi delle rockstars !!!
Won't Get Fooled Again a chiusura del disco e uno dei punti più alti dell'intero lavoro pur essendo lo stesso tutto ad altissimo livello. Probabilmente avrebbe dovuto essere la chiusura anche della precedente storyline rimasta incompiuta poichè la summa di tutte le caratteristiche del disco e della band stessa si ritrovano in questo brano. Introduzione loop-synth di un sempre più infatuato Pete con il triangle-wave simile a Baba O'Riley per seguire poi in un delirio di schitarrate selvagge, rullate di batteria, urli strappa-corde-vocali da parte di Daltrey per oltre otto minuti di brano con finale incandescente da lasciarti senza fiato e chiusura affidata a synth e drum. Grandi, Epici !!!
Won't Get Fooled Again è anche il brano degli Who più utilizzato come commento sonoro ad immagini cinematografiche et similia. Per esempio nei films Confession of a Dangerous Mine , Bewitched , Rock Band, School of Rock, Tenacious D, Outside Providence, ovviamente in The Kids are Alright, Charlie's Angels, più episodi dei Simpsons e di C.S.I. Crime Scene Investigation, nel videogioco Grand Thieft Auto e in numerose di altre produzioni. Decine anche le covers del brano, la più famosa delle quali rimane quella dei Van Halen.
I fills di batteria di questo brano sono stati oggetti di teorie e studi da parte di docenti di musica, da Steve Gadd a Dave Lombardo, tanto da diventare materia obbligatoria di insegnamento nelle maggiori drum-clinics americane : su You Tube si possono vedere numerosi clips di maestri e allievi che simulano la batteria della storica parte finale di questo brano o addirittura tutta la sequenza.
Fin qui,quello che diverrà il 28° disco più bello della storia del R'nR secondo la rivista americana Rolling Stones, dovrebbe essere finito grazie appunto al magistrale, magico, meraviglioso, immaginifico lavoro di cesello di Glyn Johns a cui si deve anche l'energica sterzata sul fronte elettronico e che ha introdotto Pete Townshend ad uno dei primi sofisticati esempi di sintetizzatori ma anche alle felici mani sulle tastiere di Nicky Hopkins collaboratore di un'infinità di stars e, in questo caso, anche alla corte degli Who.
Usiamo il condizionale perchè poi con il tempo sono magicamente venuti a galla i nastri originali che riguardavano Lifehouse e sono quindi stati ripubblicati senza particolari rimaneggiamente altri brani in una versione extended dello stesso cd Who's Next denominato W.'s N. Sessions e il cui bootleg girava da tempo con la copertina "censurata" di Moon in lingerie.
Fra questi brani citiamo Pure and Easy che doveva essere l'ossatura musicale dell'originale progetto. In questa versione lasciata allo stato puro come era stata abbozzata inizialmente sentiamo un sound più vicino a Dylan e ai Byrds che non a una band che ha fatto della rozzo e della caciara il marchio di fabbrica. Chitarrine pulite con un po' di jingle-jangle e vocine carine carine in puro stile pace, amore & musica o, se preferite, alla San Francisco sound.
Scartata da Glyn proprio perchè non la trovava in sintonia con il resto del lavoro è però apprezzata particolarmente da Townshend tanto da inserirla obtorto collo nel suo primo lavoro da solista. Bellina ma inusuale.
Baby Don't You Do It un classico del Detroit sound nero di Marvin Gaye e Stevie Wonder è stato ripreso dai quattro per un esercizio di stile fra chitarra e batteria. Botta e risposte fra Pete e Keith Moon con il suo inconfondibile stile rozzo, sporco ma estremamente efficace. Ricordiamo che Keith è stato uno dei primi ed il migliore nella tecnica del doppio pedale alla cassa qui particolarmente utilizzato: copiato ma mai eguagliato. Il brano in questione è uno dei pilastri del performance live degli Who 1964/65 come lo era per decine di gruppi dell'era beat come Small Faces e Humble Pie. Quasi una canzone da esame di maturità insomma.
Fra Naked Eye,un pesante blues è riproposto in seguito da Pearl Jam e spesso dal vivo dagli Who stessi e Water,un hard rock che da tempo riproponevano dal vivo (es. l'anno prima all'Isola di Wight) sempre relative a Lifehouse, troviamo anche una versione editata, limata e ancora più ballad di Behind Blue Eyes,probabilmente la prima versione originale registrata ai Records Plant di NY con Al Kooper all'organo, quella che avrebbe dovuto finire nella edizione del singolo. Nice...
Con questa canzone Peter Dennis Blandford Townshend si è aggiudicato la Golden Star della BMI, premio assegnato dalla prestigiosa società degli autori americana ad un titolo che incassa dollari seguiti da 6 zeri !!!
Non male per un lavoro che era stato ripescato in extremis dai bidoni della raccolta differenziata sezione plastica.
Keith Moon : L'ultimo giorno di vita...
"Giovno amove", sbadigliò Keith carezzandomi il braccio con dolcezza. Alzai lo sguardo verso di lui e sorrisi felice. È vero, sembrava più vicino ai 52 che ai 32, ma lo amavo talmente che non avrei cambiato niente di lui. "Buongiorno, tesoro. Ti senti bene?" domandai. Lui annuì. "Mai stato meglio in tutta la vita!" rispose con sincerità. "Ti amo, Annette", mi disse e io gli credetti con tutta me stessa. Lo amavo tanto quanto lui amava me. Lo spiacevole episodio del tradimento non aveva alcuna importanza quando ero tra le sue braccia, sapevo di essere io la donna che lui amava davvero, la donna che per lui contava sul serio. "Sì, Keith, ti amo anch’io", risposi. Lui sorrise con il sorriso dell’uomo soddisfatto della vita e di tutto quello che ha ottenuto. "Non mi lascerai mai, vero?" gli chiesi. Lui scosse il capo.
"Annette, ti amo. Resterò con te per sempre, anima e corpo. Tra di noi c’è qualcosa che non accade tutti i giorni, e niente al mondo potrà mai cancellare questa realtà." Mi assicurò, baciandomi con dolcezza. Io gli carezzai la guancia. Non si radeva da due giorni e la sua pelle era ruvida, ma io amavo ogni segno, ogni pelo di barba, ogni ruga del suo viso. A volte aveva un aspetto molto diverso dal ragazzo Mod giovane e carino delle copertine dei primi album, ma nei suoi occhi c’era lo stesso fuoco, un fuoco che non aveva mai smesso di ardere e che vivrà per sempre nel mio cuore. Se gli occhi sono davvero lo specchio dell’anima, allora io adoravo l’anima di Keith Moon con ogni fibra del mio corpo.
"Annette, posso chiederti una cosa?" cominciò. Io annuii.
"Certo."
So che Annette Walter-Lax è un nome molto più bello di Annette Moon, ma ti andrebbe di prendere in considerazione l’idea di cambiare nome e sposarmi?" mi chiese serio. Io non avevo bisogno di pensarci, accettai immediatamente. "Certo che lo farò, Keith, ti amo", sussurrai. "Annette?" disse.
"Sì?"
.......
..........
"Annette, Annette? Annette, forza tesoro, svegliati!" disse una voce. Aprii gli occhi e mi ritrovai in una stanza d’ospedale. Ero con John e Alison Entwistle e Keith Moon. Mi ci vollero alcuni secondi per ricordare come ci ero arrivata. Poi osservai il corpo senza vita di Keith e ricordai. Sollevai piano la sua mano e la baciai.
"Niente può cancellare quello che c’è tra noi, amore", sussurrai.
"Stai bene?" mi chiese Alison preoccupata. Io cercai di sorriderle, ma fallii miseramente.
"Keith mi amava. Niente potrà mai cambiare questa realtà, ma niente potrà mai riportarlo in vita, quindi che cazzo c’è di tanto bello in questo?" dissi fra le lacrime, mentre ancora stringevo la sua mano nella vana speranza che mi sentisse piangere e si svegliasse per confortarmi e dirmi che era tutto solo un grande scherzo e che saremmo andati a pranzo fuori.
Ma non poteva accadere, e le mie lacrime caddero sul suo braccio e scivolarono via, lente. Keith era morto, ma sapevo che il mio amore per lui sarebbe durato in eterno.
( thewhoitalia.com)
Discografia ufficiale:
11 Studio albums
9 Live Albums
23 Compilation e remastered
39 Singoli di cui 3 Extended-play
6 Videos
3 Colonne Sonore
STUDIO ALBUMS |
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(1981) |
It's Hard
(1982) |
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(2006) |
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