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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Dire Straits - On Every Street
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( 7978 letture )
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I Dire Straits, ovvero la band britannica più "americana" del mondo a parere del sottoscritto; ammetto che fa un po' effetto recensire un loro lavoro, specie ripensando al periodo in cui questo uscì e alle relative grandi aspettative da parte di un pubblico bramoso di poter ascoltare nuovamente qualcosa dei propri beniamini che sembravano invero latitanti dall'ormai lontano 1985; per riempire questo vuoto venne rilasciato nel 1988 il best of Money for Nothing il quale dimostrò una volta di più che l'interesse per la band non era diminuito, tutt'altro. Certo dare un seguito allo strepitoso Brothers in Arms non era impresa da poco e infatti Knopfler ci mise ben 6 anni, preso com'era da altri interessi, non ultimo il side-project folk/blues/country The Notting Hillbillies, la cui ombra sembra far capolino di tanto in tanto tra i solchi di On Every Street; ma in questo album c'è soprattutto molto di quello che verrà di lì a breve con la carriera solista del formidabile leader del gruppo. On Every Street sarà l'ultimo LP di inediti pubblicato dalla band a cui seguirà nel 1993 il live On the Night, registrato appunto nel tour di supporto al disco. L'album in questione non è immediato come il suo predecessore, risultando più ricercato e intimista e molto meno easy-listening (e quindi da un certo punto di vista meno "agevole" se così si può dire). Tra gli ospiti qui presenti si possono annoverare fra gli altri nientemeno che Jeff Porcaro dei Toto e Mr.George Martin (il famoso "quinto Beatle", produttore storico dei Beatles, appunto, e noto per aver preso parte ad alcuni loro brani suonando il pianoforte): niente male no?
Musicalmente parlando si va dal blues classico di Fade to Black -dialogo chitarristico di grande atmosfera e batteria sommessa con tanto di spazzole- al rockabilly/country di When It Comes to You e The Bug (a proposito di quest'ultima, ascoltandola non si può far a meno di pensare a un gruppo di persone in stivali e cappello da cowboy che balla la line dance in un saloon) fino a giungere al folk rock di Iron Hand, un manifesto di protesta verso i rudi modi della polizia per reprimere lo sciopero dei minatori inglesi del 1989; leggendo il testo appare chiara la critica verso l'allora primo ministro Margaret Thatcher, la Lady di Ferro - da cui evidentemente deriva il titolo della canzone. È invece assai atipica Ticket to Heaven con le sue sonorità latine -quasi esotiche- provenienti dalla Spanish Guitar e dagli archi affidati alla direzione esperta del già citato Martin, una vera sorpresa rispetto ai canoni a cui ci aveva abituati il buon vecchio Mark, mentre la bellissima title track ricalca molto la vecchia Where do You Think You're Going? (inclusa nel secondo lavoro del gruppo); la formula è la stessa: parte iniziale cantata e a seguire un giro di chitarra che si ripete in una coda strumentale di grande effetto fino alla fine del pezzo medesimo in fade out. La piacevolissima My Parties sembra un pezzo "innocuo" ma occhio a fischiettare il refrain dei fiati: dà dipendenza patologica; si ha l'effetto opposto invece con la malinconica You and Your Friend, in cui il tocco sulla sei corde di Knopfler, suo vero e proprio marchio di fabbrica, ci regala l'ennesimo riff inconfondibile. Ma non si vive di solo country o blues: in un album dei Dire Straits non possono certamente mancare chitarre dal sound più pesante -in stile Money for Nothing per intenderci- ed ecco il riff bello carico di Heavy Fuel e l'opener Calling Elvis, la quale dopo un andamento rockeggiante piuttosto dimesso in crescendo ci sbatte in faccia l'"esplosione controllata" del breve assolo di Mark; il divertente videoclip della canzone venne affidato a Gerry Anderson, creatore della serie TV '60 Thunderbirds -davvero innovativa per l'epoca- il quale trasformò i Nostri in marionette animate alquanto imbranate.
Si rischia di non essere obiettivi nel valutare il lavoro di un nome grosso come quello dei Dire Straits, tanto più se -come il sottoscritto- li si annovera tra le migliori rock band del mondo e si ha un'ammirazione totale per l'antidivo Mark Knopfler, ma mentirei se etichettassi questo full length come un capolavoro. Sia chiaro, ad avercene di dischi così, ma non possiamo ignorare il fatto che gli inglesi ci abbiano regalato perle molto più ispirate e canzoni davvero memorabili e -a voler essere maliziosi- si potrebbe dire con una battuta che siamo di fronte più al primo album solista di Knopfler che non all'ultimo dei Dire Straits: è questo forse il "difetto" più grande del platter, il fatto che nonostante sia suonato in maniera impeccabile da ottimi musicisti non riesca appieno ad essere coinvolgente come altri lavori della band. Detto ciò il disco vale sicuramente l'acquisto e permette di passare un'ora ascoltando musica di classe suonata da gente che dà del tu al proprio strumento come pochi altri, magari sorseggiando un buon whiskey e immaginandosi -a seconda del brano che si sta ascoltando- seduti in qualche jazz club frequentato da donne di classe o al bancone impolverato di un cafe texano sperduto lungo la Route 66. Troppa fantasia? La musica serve anche a questo.
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Anche per me è il più debole, questo sicuro. Non sono però un amante di Brothers in arma. Questo devo ammetterlo.per me i DS sono i primi 4. |
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Non so che dirvi, così come penso che la migliore sia Fade to black che a ben vedere è un classicissino blues notturno. Comunque, sia chiaro, è un bel disco e tenuto conto che per me è il più debole della discografia fa capire la grandezza del gruppo |
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Ognuno ha i propri gusti, anche per me la title track è il brano migliore. 🙂 Comunque a me il disco piace molto. Non il migliore di certo. |
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Ahahah Fleming,ma perchè?!Lo trovo un brano intimo e malinconico,con un ottimo feeling,un bell\' assolo,dai..ti assicuro che più lenta è molto bella, così com\'è perde tutto..vabbè,non ti piace. |
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Cacchio @Spirit! Già trovo una fucilata ai maroni la versione in studio (salvo il finale che accelera un pò) non oso immaginare la versione più lenta. |
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E pensare che la title track mi è sempre piaciuta Rob.Tra l\'altro,è curioso,nel disco suona più veloce,mentre io ho sempre apprezzato una versione identica,ma un pò più lenta, molto bella...boh. |
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Quando lo ascoltai alla sua uscita lo trovai estremamente moscio e lasciai perdere. L\'ho preso solo pochi mesi fa decidendo che, alla fine, potevo completare la discografia del gruppo. Adesso, dopo oltre 30 anni ho cambiato abbastanza idea. Fade to black è la milgiore (il titolo si vede che porta bene); Planet of New Orleans; When it comes to you; la soffusa You and your friend; Iron Hand (chiudo gli occhi e la penso cantata da Johnny Cash); Calling Elvis (ma con una incomprensibile lunghissima coda totalmente inutile); The bug e Heavy fuel sono canzoni che ti mettono in pace con il mondo. Ma la title track, Ticket to Heaven (i ritmi latini no! Vi prego!), My parties sono insopportabili. Su How Long devo ancora decidere. 75 |
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15
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Calling Elvis.. Il più grande omaggio musicale al RE, non è un segreto che Knopfler sia in adorazione di Presley (lo sono pure io del resto).. Album questo che è forse il mio preferito al quale sono più legata per ricordi importanti. Ma anche senza motivi personali, sui Dire Straits c\'è poco da lamentarsi.. Eccellenti in ogni loro uscita, anche quelle più radiofoniche.. |
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14
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Serata tranquilla… ho rimesso sul piatto quest’ultimo album dei Dire Straits. Grande album, come tutti gli altri d’altra parte (qualcuno più di altri, ma per me tutti irrinunciabili). Album meno radiofonico del precedente e in molti frangenti decisamente più intimista e notturno, contiene alcuni pezzi da pelle d’oca, come Fade to Black, Planet of New Orleans, oltre all’altrettanto splendida title-track, o alla famosa Calling Elvis. Voto 87 |
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13
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Non parlavo di questo album ma del suo talento in generale. Antipatico non saprei, non lo seguo |
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Silvia, mettiti un bel cappello da cowboy allora... per me è anche antipatico ... la musica è regressiva e da sottofondo (ergo: una soundtrack più che vero rock)... Non apprezzo molto... |
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11
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X me Knopfler è uno dei più grandi chitarristi e songwriter, e anche uno dei miei preferiti |
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10
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Secondo me Knopfler se crede sto kaxxo... almeno mi da l'impressione... Non apprezzo troppo. |
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9
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Straquoto pienamente Mario. Mark anche (e soprttutto) live è in assoluto tra i più grandi del rock............ |
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8
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Concordo, e' davvero un bel disco, con delle perle assolute, tra le mie preferite qui ci sono le tracce 1,2,4,5,7,11,e knopfler si conferma quello che e', uno dei più' stupendamente emozionanti ed espressivi chitarristi della storia del rock, adoro il suo stile inconfondibile, un grande anche in sede live. |
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7
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Non riesco proprio a capacitarmi dl perchè venga spessissimo sottovalutato, ma secondo me è davvero un mraviglioso disco, che contiene pezzi meravigliosi come You aand Your friends e la complicata Planet of New Orleans, stranamente non mensionata nella recensione. Non concordo sul fatto che sembra un prologo alla carriera solista del mitico Mark, secondo me è evidentissimo il netto confin con Golden Heart, in cui Knopfler cambia decisamente registro Per me 99/100 |
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6
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Album piacevole. Indubbiamente belle, a mio parere, Heavy Fuel Fade to Black Calling Elvis e On Every Street . Concordo con il voto. 75. |
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5
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Grande disco...migliore di brothers In Arms e soprattutto disco di gran classe senza cadute di tono e assolutamente senza filler voto 87 |
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4
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Ricordo che mi avvicinai al gruppo proprio grazie al video di Calling Elvis. Mio padre (da sempre loro estimatore) comprò il vinile di questo disco e ricordo che la cassetta che registrò per la macchina era tra le mie preferite, tant'è che la portai anche a scuola (ero alle elementari, ora non ricordo di preciso che anno) dove un altro amico ce l'aveva originale. Dopo più di 20 anni la passione per i Dire Straits c'è ancora e con quell'amico andiamo assieme ai concerti e condividiamo ancora tanta musica. E tra l'altro Massimo dovresti conoscerlo anche te  |
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3
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Concordo sul "non elogiarlo troppo". È un album molto semplice e per certe tracce coinvolgente (da "Calling Elvis" a "The Bug") però lavori come Love Over Gold sono di tutt'altra fattura. Comunque resta piacevole e buono all'ascolto. Voto giusto. |
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2
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Premesso che si parla di mostri assoluti, mi ripeto nel mio (rispettoso...) dissenso con Galilee già emerso nella rece di Brothers, e non è un caso che viaggiamo a valutazioni invertite Qui concordo in pieno con Matocc, questo è davvero il primo album solista di Knopfler e al tempo dell'uscita per me fu un mezzo colpo. Con gli anni ho recuperato qualcosa ma ancora oggi ma le corde vibrano davvero solo per la title track, impossibile restare indifferenti davanti a quell'assolo...  |
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Secondo me è un gran disco, molto minimalista in alcuni casi, ma di grande pathos, lo preferisco sicuramente a Brothers in arms che per me rimane il loro peggior lavoro in studio.. In linea con l'esordio e comuniqué. 85/100 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Calling Elvis 2. On Every Street 3. When It Comes to You 4. Fade to Black 5. The Bug 6. You and Your Friend 7. Heavy Fuel 8. Iron Hand 9. Ticket to Heaven 10. My Parties 11. Planet of New Orleans 12. How Long
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Line Up
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Mark Knopfler (Voce, Chitarra) John Illsley (Basso) Alan Clark (Organo, Piano, Sintetizzatore) Guy Fletcher (Sintetizzatore, Cori)
Musicisti Ospiti Jeff Porcaro (Batteria e Percussioni) Phil Palmer (Chitarra) Paul Franklin (Pedal Steel Guitar, Acoustic Lap Steel su traccia 6) Vince Gill (Chitarra, Cori su traccia 5) Manu Katché (Percussioni e Batteria su tracce 1, 7, 11) Danny Cummings (Percussioni) George Martin (Arrangiamenti Orchestrali su traccia 9) Chris White (Flauto e Sassofono)
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RECENSIONI |
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