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IQ - The Road of Bones
( 6791 letture )
Dopo ben cinque anni dall’ultimo lavoro ecco tornare sulla scena i britannici IQ, una delle band che ha contribuito, in un periodo di certo non roseo per il genere, a mantenere vivo il progressive rock. Oltre ai meriti storici, questa band può vantare una discografia ben nutrita e un livello qualitativo rimasto sempre ad altissimi livelli. Pur non apportando mai grosse innovazioni, nel corso di trent’anni di carriera questi musicisti sono riusciti a mantenere una propria identità, proponendo sempre delle composizioni di pregevole fattura. Quindi, cosa aspettarci dal loro undicesimo disco in studio? Dobbiamo aspettarci “un disco degli IQ, così come ci hanno abituato, oppure una svolta rispetto al classico sound? Per rispondere a questa domanda citiamo un grande del calcio, da poco scomparso, vale a dire Vujadin Boskov, che diceva: squadra che vince non si cambia; gli IQ non hanno mai fatto della sperimentazione il proprio cavallo di battaglia, preferendo anzi un progressive fortemente basato sullo stampo Genesis che ci attende anche in The Road of Bones, seppur plasmato, negli anni, verso un sound più moderno.

Dopo Frequency, la band ha sostenuto un cambio di line up importante che ha visto ritornare in formazione la storica sezione ritmica, che non appariva sotto questa etichetta (se escludiamo rare collaborazioni) da quasi venticinque anni. Inoltre, alle tastiere vediamo apparire la new entry Neil Durant, anche se in realtà egli collabora con il gruppo dal 2011; questo rimane tuttavia il suo primo lavoro in studio.
La produzione risulta in un suono molto compresso e potente, che però a tratti risulta "super prodotto", rendendo alcune parti abbastanza “plasticose” e lontane dal suono vero degli strumenti. Non si può considerare un vero e proprio punto a sfavore, perché in effetti il risultato finale è pienamente godibile, ma un suono più reale avrebbe sicuramente giovato ad un album di questo genere.

The Road of Bones apre con From the Outside In, un brano molto articolato che alterna atmosfere psichedeliche a parti orientate quasi all’heavy prog. Il pezzo si snoda sostanzialmente in quattro parti distinte: una intro di atmosfera, quindi una sezione abbastanza heavy che sfocia poi in una nuova area più morbida, di pregevole fattura. Soprattutto è notevole l’ottimo lavoro di Neil Durant che mixa ottimamente mellotron cori e clavinet. Il brano conclude con una quarta ed ultima parte dai pieni e sinceramente poco nascosti richiami allo stile dei Genesis.
Una lunghissima introduzione psichedelica ci accoglie nella title track, dalle sonorità molto soffuse e d’atmosfera. Solamente nel finale la dinamica si alza, raggiungendo un sound più affine al metal. Il brano è altresì caratterizzato da un fortissimo utilizzo di mellotron strings e pad synth, strumenti che contribuiscono a creare una atmosfera distesa e lievemente malinconica.
È il turno di Without Walls, la suite e probabilmente il brano più interessante dell'LP, che stranamente viene piazzata al centro della tracklist. Ci troviamo dinanzi a diciannove minuti abbondanti di variazioni che si intrecciano come la trama di un romanzo. Sarebbe inutile e poco esaustivo spiegare quello che avviene in questo brano, come deve essere, del resto, per qualsiasi suite che si rispetti. Non posso far altro altro che dirvi di prendere il CD e ascoltare questa composizione, che merita attenzione e minuzia.
Ocean viene introdotta da un vibrafono synth che esegue un accompagnamento molto ritmico dalle sonorità simili a quelle di un antico carillon. Il brano si sviluppa in diverse parti, mantenendo una dinamica abbastanza costante: una miscela di atmosfere morbide, ampie e melodiose che ondeggiano delicatamente per tutto il brano, rendendolo dolce e malinconico allo stesso tempo. Non è uno dei brani di punta del disco, ma sicuramente se si è inclini a questo tipo di atmosfere può regalare dei bei momenti.
Untill the End, come suggerisce il titolo, ci porta alla fine di questo LP. I primi minuti sono particolarmente interessanti grazie alle particolari armonie create dalla sitar guitar che si intrecciano con gli accordi delle tastiere. Il brano si sviluppa ancora una volta in più sezioni che a tratti risultano un po’ forzate: alcune soluzioni in particolare risultano leggermente artificiose e poco naturali. Forse si è voluto creare un brano più complesso dei precedenti ma si è esagerato un tantino, tirando fuori un prodotto troppo mentale a poco scorrevole a differenza degli altri brani.
C’è da segnalare che la special edition dell'album, contiene un secondo disco con ben 6 tracce bonus; purtroppo ci è pervenuta solamente la versione standard e quindi non è stato possibile recensire anche questa seconda parte.

The Road of Bones è un disco per certi versi di mestiere, creato da gente che quel mestiere lo consoce molto bene e non fa passi falsi. Non ci sono sorprese, è un disco degli IQ al cento per cento: studiato bene e suonato altrettanto bene, con una composizione non stellare ma che viene compensata da un ottimo arrangiamento e da suoni più che discreti (anche se “overproduced” come dicevamo in apertura). La conclusione è una sola ed è abbastanza semplice: se siete è fan del neo prog e in particolare degli IQ, The Road of Bones è un disco che difficilmente vi deluderà; se invece cercate qualcosa di nuovo che vi lasci a bocca aperta è caldamente consigliato approdare su altri lidi.



VOTO RECENSORE
75
VOTO LETTORI
80.16 su 12 voti [ VOTA]
Sandro
Sabato 15 Giugno 2024, 18.18.42
12
Personalmente non volevo nulla di nuovo. Invece ho notato un cambio di rotta, anche se già parzialmente constatato in Frequency. In trob ci sono atmosfere più cupe ed un rock più pesante. Il risultato è un\'altra grande opera di una grande band.
giorgio
Giovedì 11 Luglio 2019, 8.29.27
11
Grandissimo album, fa sorridere il recensore quando consiglia di cercare in altri lidi per trovare qualcosa di nuovo, dove si troverebbe qualcosa di nuovo in questa stagnazione totale della musica che dura da almeno 20 anni? Qui si va sul sicuro, questa è musica 100% senza trappole e fumo negli occhi, qui è solo sostanza che può piacere o non piacere, ovviamente. A mio parere la versione doppia di questo album è il punto massimo raggiunto dagli IQ, fatto questo avallato anche da progarchives (la migliore webzine dedita al progressive) che lo ha giudicato con il voto più alto tra tutti gli album del gruppo inserendolo tra i 50 migliori album prog di tutti i tempi (non male per un disco che non lascia a bocca aperta)
mauroe20
Martedì 24 Ottobre 2017, 14.49.18
10
ordinato a breve lo ascoltero'
Federico
Lunedì 10 Luglio 2017, 5.46.07
9
Naturalmente Peter Gabriel .sorry
Federico
Lunedì 10 Luglio 2017, 5.44.01
8
Acquisto in media un cd all'anno . Prima di questo , poter Gabriel.tanto per capire da che parto sto . Ho ordinato il doppio CD direttamente dal sito IQ , in anteprima , come un vero fan . Non è paragonabile alle emozionanti rituali da vinile , peró ricevere a casa un doppio CD inedito ha avuto il suo fascino . Bel packaging , testi foto . E poi l'ascolto . Due, tre, quattro ascolti per apprezzare il new" old school " prog dei nostri . Un michael holmes dedito più alla produzione che al suo ruolo naturale di leader silenzioso e ottimo chitarrista . Il nuovo entrato Neil Durant perfettamente inserito alle tastiere , la vecchia sezione ritmica in gran forma , il buon vecchio Peter Nicholls emoziona ancora . Non sono un musicista ma solo un grande amante del prog dai 70 ad oggi . Per cui la mia conoscenza é puramente da appassionato . Un gran bel disco .da gustare con calma .di questi tempi , prendiamo spunto dai nostri . Take it easy . Un disco ogni 4/5 anni . Prendila così ( cit )
alfa centauri
Giovedì 29 Maggio 2014, 22.09.46
7
Prodotto benissimo e bravissimi musicisti IO : una garanzia
ayreon
Martedì 27 Maggio 2014, 18.08.57
6
e aggiungi anche "ever",questo è un bel disco ma non aggiunge molto a chi già conosce gli iq.lo stile,la produzione,la professionalità ,l'arrivo del nuovo tastierista che non fa rimpiangere orford e il bel lavoro al basso del ritrovato Esau,tutto bello,poi ci sono "until the end","Without walls","Constellation" che da sole valgono tutti i soldi spesi,ma rimane pur sempre un disco destinato al solo pubblico del new prog che magari ancora adesso non ne conosce l'esisitenza.Spero vengano per una data in italia anche se è molto improbabile ,sul voto sono d'accordo
maurizio
Martedì 27 Maggio 2014, 9.51.19
5
secondo me e un disco importante il voto che date è basso si nota nei due cd lo sforzo e la voglia di creare qualcosa di nuovo.....una recensione corretta va fatta sui 2 dischi io penso che non c'è in giro nessun gruppo che suoni così come produzione è un disco fantastico da ascoltare e riascoltare tantissime volte forse anzi sicuramente il loro disco più difficile ma e bello e affascinante per questo un disco metafisico il mio voto e 90 lo metto dietro a tales e subterranea
ayreon
Domenica 25 Maggio 2014, 21.47.19
4
Da comprare la versione doppia, gran bel disco di new prog, Nicholls ha una voce strepitosa, a chi piace la band non verra'deluso
Luigi
Domenica 25 Maggio 2014, 15.02.41
3
Grandi una garanzia!! 80 pieno ci sta!
waste of air
Domenica 25 Maggio 2014, 11.12.47
2
D'accordissimo con Saverio qui sotto, grandi Iq!
Lizard
Domenica 25 Maggio 2014, 0.08.04
1
Grande band, immediatamente riconoscibile eppure dopo tanti anni riescono sempre a tirar fuori dei dischi di spessore.
INFORMAZIONI
2014
Giant Electric Pea
Prog Rock
Tracklist
1. From the Outside In
2. The Road of Bones
3. Without Walls
4. Ocean
5. Until the End
Line Up
Peter Nicholls (Voce)
Mike Holmes (Chitarra)
Neil Durant (Tastiere)
Tim Esau (Basso)
Paul Cook (Batteria)
 
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