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IQ - Tales From the Lush Attic
18/11/2023
( 775 letture )
Gli IQ, insieme a Marillion, Pendragon e Pallas, costituiscono l’avanguardia del revival neo progressive inglese. Proprio il loro debut Tales from The Lush Attic datato 1983 segna, insieme a Script for a Jester’s Tear dei Marillion uscito proprio lo stesso anno, la prima doppietta di una lunga serie di album di un certo spessore che andranno a riprendere le sonorità legate al progressive settantiano ripercorrendo le orme di Genesis, Van Der Graaf Generator e altri gruppi legati più al filone sinfonico che a quello prettamente tecnico o sperimentale.

Come ogni buon album prog che si rispetti, anche Tales from The Lush Attic si presenta con una composizione regina accompagnata da altre tracce “minori”. Nel caso specifico, questo onere spetta alla traccia di apertura The Last Human Gateway, che con i suoi 20 minuti occupa tutto il lato A del vinile. La canzone è divisibile in quattro macro-blocchi, che alternano atmosfere più sognanti nel primo e terzo settore (sfiorando quasi territori psichedelici a sprazzi) ad interventi più rock e incisivi nel secondo e nel quarto. Il complesso risulta sicuramente piacevole, forse un po’ derivativo nella scelta dell’alternanza fra tastiere e chitarre che scippano a piene mani le sonorità di Tony Banks e Steve Howe, tuttavia ben amalgamato, diretto e snello nonostante l’elevato minutaggio. Un bel biglietto da visita, nonostante alcuni nei, comuni in tutte le tracce, dei quali parleremo alla fine.
Through the Corridors è una veloce canzone di stampo prettamente rock, sicuramente dalle tinte più ariose, in contrasto con un testo criptico e dalla venatura oscura (cosa che fra l’altro accadrà spesso negli album degli IQ).
La successiva Awake and Nervous torna ad elevare il minutaggio in una riproposizione in maniera ristretta di quanto ascoltato nella traccia di apertura, con fughe strumentali di tastiere e chitarra che si alternano al cantato, qui più curato e consapevole che nelle tracce precedenti, abbandonando il “graffiato” per approdare a uno stile più simile a quello di Derek Shulman dei Gentle Giant. Notevoli alcuni passaggi di tastiera e chitarra che fungono da bridge.
My Baby Treats me Right ‘Cos I’m a Hard Lovin’ Man all Night Long presenta un titolo più lungo della sua stessa durata, che non arriva ai 2 minuti. A dispetto di un titolo vagamente becero e più adatto a un blues zozzone, si tratta di un elegante e drammatico solo di pianoforte.
La melodia viene ripresa all’inizio della successiva The Enemy Smacks, ma spostandosi sull’organo e accompagnata dall’intera band. La formula all’interno dell’album non cambia, passando da tracce brevi a tracce di lunga durata, e i 13 minuti di The Enemy Smacks alternano passaggi simili a quelli già sentiti a intermezzi strumentali dove tutta la band si muove in maniera più organica, esplorando meglio anche le possibilità tecniche a disposizione.
La conclusiva Just Changing Hands è più morbida delle precedenti tracce e procede su binari più dritti, e si possono avvertire in pieno le sonorità degli anni ‘80. Dopo alcuni minuti di silenzio è presente una breve ghost track senza nome dalle sonorità quasi esotiche, con tanto di sitar e percussioni.

I nei dei quali si accennava sopra sono dovuti sicuramente a una produzione non all’altezza, specie per quanto riguarda The Last Human Gateway, che avrebbe meritato un trattamento in fase di produzione migliore, e a una tendenza al suonare e cantare sopra le proprie possibilità che emerge in alcuni frangenti, specie per quanto riguarda la batteria, con Paul Cook che alterna cose molto belle a momenti in cui si avverte quasi insicurezza nello scegliere come portare avanti la base ritmica. Nicholls, sicuramente forte nell’interpretare i brani e mattatore per quanto concerne la presenza scenica, alcune volte rasenta le stonature sforzandosi di cantare fuori dal suo registro. Nel risentire album come The Road of Bones si può capire quanto all’epoca fosse acerbo.
Aspetto positivo è la freschezza e, come detto, nonostante gli scarsi mezzi a disposizione, la scelta di mantenere tutto molto live specie in un decennio in cui l’elettronica primitiva faceva disastri con suoni “cartonati”, e una certa strafottenza nel presentarsi all’ascoltatore. Alla fine, non si tratta di un capolavoro, ma di un abbozzo neanche troppo grezzo di quello che gli IQ sarebbero stati in grado di comporre negli anni successivi. Sicuramente è un album di valore per gli appassionati della band ma anche per chi voglia scoprire o riscoprire il neo progressive dalle sue radici.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
83 su 2 voti [ VOTA]
Voivod
Domenica 19 Novembre 2023, 20.37.17
3
Ottimo album, ma io adoro la concusiva \"Just Changing Hands\"...
Aceshigh
Domenica 19 Novembre 2023, 16.57.21
2
Concordo con quanto scritto sotto da progster78. Non l’apice della loro discografia, ma comunque uno splendido debut, specialmente il primo lato, con la suite (notevole considerando proprio il fatto che si tratta di un esordio) e la sintetica Through the Corridors. Voto 83 anche per me
progster78
Sabato 18 Novembre 2023, 11.45.16
1
Ottimo debutto,The Last Human Gateway eccellente suite.I migliori lavori verranno dopo ma per me questo vale sicuramente 83.
INFORMAZIONI
1983
Major Record Company
Prog Rock
Tracklist
1. The Last Human Gateway
2. Through the Corridors
3. Awake and Nervous
4. My Baby Treats me Right ‘Cos I’m a Hard Lovin’ Man all Night Long
5. The Enemy Smacks
6. Just Changing Hands
Line Up
Peter Nicholls (Voce)
Mike Holmes (Chitarra)
Martin Orford (Tastiera)
Tim Esau (Basso)
Paul Cook (Batteria)
 
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