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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 3411 letture )
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Parlare oggi degli Asia è particolarmente difficile, un po’ perché la band, dopo il ritorno alla line-up storica nel 2008 con Phoenix, ha perso di nuovo per strada Steve Howe in favore questa volta di Sam Coulson (déjà vu di Astra), ed un po’ perché, proprio a causa dei continui cambi di formazione, la musica di questo monicker riesce ad essere estremamente variegata pur mantenendo un’impronta tutto sommato riconoscibile. Col tempo abbiamo imparato ad aspettarci da loro dei punti fermi che come le preponderanti tastiere, i mid-tempo e le melodie orecchiabili, ed in questo senso tutte le aspettative vengono soddisfatte; ma l’elemento in più di questa nuova release è un riscoperto gusto per il prog. Non aspettatevi tempi astrusi e lunghe durate, però, perché i quattro inglesi puntano soprattutto su atmosfere oniriche, contenuti virtuosismi ed armonie “classicheggianti” o comunque non convenzionali. Ma analizziamo nel dettaglio quello che ci troviamo di fronte.
Il disco si apre con Valkyrie, il primo singolo ed il brano che avrebbe dovuto dare il nome al disco. L’attacco è affidato a voce solista e cori, per un effetto quasi da colonna sonora di un esodo biblico, anche se riarrangiato come ritornello risulta leggermente monotono. Il punto di maggior pathos, in effetti, è senza dubbio il bridge. Segue la title-track, il brano più lungo del platter, nonostante scorra agevolmente. Gravitas comincia con un sognante intro di tastiere per poi modellarsi come il classico pezzone à la Asia, con intermezzi riflessivi e ritmi incalzanti. Le melodie vocali sono altalenanti e molto curate, e l’assolo di chitarra è ben suonato e perfettamente inserito nel contesto. La successiva The Closer I Get to You è una lenta ballata, molto melodica e radiofonica, forse solo un po’ troppo dilatata. Il resto del disco rimane su questi standard, anche se bisogna segnalare Heaven Help Me Now e Joe Di Maggio’s Glove per la loro qualità ed espressività. I Would Die for You è più semplice, ma non per questo inferiore alle altre, anzi, riesce a combinare caratteristiche radio-friendly e progressive con grande efficacia. L’unica pecca è finisce troppo presto.
Ecco che con questo nuovo Gravitas gli Asia tornano a far parlare di sé in termini positivi. Un bell’album, dal punto di vista compositivo e della performance come da quello della produzione; insomma, un altro importante tassello che va ad ampliare il puzzle della carriera della band britannica. Consigliato ai fan del gruppo, ma anche a chi apprezza estro e melodia.
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5
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Album discreto. Ci sono dei momenti di alta classe, anche se manca il pezzo da novanta. Sì, certamente il precedente XXX è superiore, ma ascolto più volentieri questo piuttosto che l'ultimo degli Yes che proprio non riesco a digerire... |
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4
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Finalmente una recensione sintetica e coincisa al punto giusto da rendere l'idea della musica che l'album in questione offre. Peccato che la maggior parte deii recensori ancora non l hanno capito, lasciandosi andare a sproloqui e recensioni dispersive che personalmente mi annoiano al punto di saltare tutto il contenuto e leggere il voto finale. |
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3
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li ho sempre considerati un gruppo "da macchina",nel senso che in casa proprio non riuscivo ad ascoltarli.Troppo commerciali,troppo scontati,anche nei primi due lp,dopo 2 volte già mi stufavano |
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2
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Recensione un po' ritardata, rispetto all'uscita dell'album (gennaio...). Non è male ma l'ultimo degli Yes, Heaven & Earth, lo sovrasta nettamente. Au revoir. |
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1
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Per me invece è un passo falso dopo la bomba XXX. Si sente davvero tanto la mancanza di Howe e le composizioni sono meno ispirate. Ovvio che la classe non è seconda a nessuno, ma a volte non basta. Voto 60 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Valkyrie 2. Gravitas 3. The Closer I Get to You 4. Nyctophobia 5. Russian Dolls 6. Heaven Help Me Now 7. I Would Die for You 8. Joe Di Maggio’s Glove 9. Till We Meet Again
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Line Up
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John Wetton (Voce, Basso) Sam Coulson (Chitarra) Geoff Downes (Tastiere) Carl Palmer (Batteria)
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