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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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( 2336 letture )
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Heavy, glam e hard rock hanno segnato la storia non solo di un genere, bensì della musica degli ultimi 40 anni. Trasformatisi quasi per caso in filosofie di vita, questi generi nati tra i 70’s gli 80’s, hanno compiuto il loro corso, alcuni evolvendosi, altri eclissandosi definitivamente. Ma, nascosto da qualche parte, c’è ancora qualche nostalgico, che ripropone queste sonorità che ai più potrebbero apparire come datate e superate dai tempi. Un piacere per gli affezionati, per lo più indifferenza per i più moderni. Tra questi gruppi, mai sradicati dall’era del leather rebel, un nome di tutto rispetto se lo sono fatto gli Y&T, Yesterday & Today, appunto. La band, formatasi nel 1973 a San Francisco, ha da subito intrapreso e mai abbandonato, la strada del rock, dando alle stampe In Rock We Trust, disco d’oro nel 1984. Nel corso della loro lunga carriera gli Y&T si sono fregiati della presenza di artisti d’eccellenza come Stef Burns e Jimmy DeGrasso, che hanno lasciato le loro firme autorevoli negli LP più rinomati della band, la quale dopo 13 anni di assenza dalle scene, nel 2010 pubblica Facemelter. Il disco conta ben due new entry: John Nymann per la chitarra ritmica e Mike Vanderhule a picchiare la batteria, seguiti dalla colonna Phil Kennemore al basso, insieme allo storico e carismatico leader Dave Meniketti alla voce e chitarra solista.
Prelude to the Show è un’introduzione lugubre, con chitarra e organetto a mo’ di carillon infernale. Una voce annuncia di prendere posto perché lo spettacolo sta per cominciare. On With The Show è la prima vera traccia dell’LP. Anticipato da un bell’intro di basso, l’heavy parte a pompa. Il pezzo è bello e suona la carica con chitarre taglienti e un groove deciso. Segue How Long, pezzo che comincia subito cattivo con delle martellate che spianano la strada a un brano in pieno stile Dio. Un bell’heavy classico in cui Meniketti si domanda per quanto tempo ancora lui sarà l’imperdonato. Al numero quattro si piazza Shine On: canzone di impostazione decisamente glam, come dimostra il ritornello e nella Meniketti può far volare tutti i suoi bei ricci biondi. Solo e atmosfere parlano di Van Halen. Subito ritorno alla durezza con I Want Your Money, in cui impazza l’idea di svaligiare qualcuno semplicemente di tutti i suoi soldi. Pezzo divertente con un bell’assolo diMeniketti. Poi, come per ogni rock band che si rispetti, arriva il turno del bambino selvaggio, ma Wild Child è mid-tempo insipido e senza mordente, tenuto a galla unicamente dai bei soli melodici sulla chitarra. Al contrario I’m Coming Home irrompe con la prepotenza di un uragano e rispedisce diritti negli anni ‘80. Il pezzo è veloce ed esaltante, con un ritmo che obbliga a sbattere violentemente la testa facendo fluttuare i capelli. Grande l’assolo, corto ma incisivo, che lascia spazio a un finale epico. È il turno della ballad, e If You Want Me accompagna con accordi delicati. Brano anche questo carino, ma non particolarmente coinvolgente. Si risolleva solamente con un bel finale più movimentato. Hot Shot torna a spingere con un hard rock vecchio stampo, forse troppo, sorretto da un basso solido e da una voce graffiante. Con la traccia numero dieci, Blind Patriot, si torna a calcare i campi del heavy più puro e continua la corsa. Meniketti è in forma e la sua voce è energica. Il pezzo dà la carica e non annoia mai, anche grazie al solito bel solo e a Kennemore e Vanderhule che macinano come macchine. Poi improvvisamente, dalla Bay Area ci si trova proiettati nel Texas con Gonna Go Blind, altro mid-tempo dalle sonorità rock blues che non si disegnerà una posizione di spicco nella storia della musica, ma rimane pur sempre piacevole. In Don’t Bring Me Down la chitarra acustica di un’America lontana richiama suoni del passato disegnando uno dei brani migliori del disco. Pezzo violento, coinvolgente e cantato alla grande. In più i numerosi cambi di tempi e riff lo esaltano alla grande. Si chiude forte con l’ultimo pezzo: One Life va dritto per la sua strada e si arresta solamente di fronte ad uno stacco strumentale alla fine, che precede l’ennesima prova di bravura della chitarra solista.
Tirando le somme, Facemelter è un album piacevole e che regala qualche gioiellino come On With the Show e I’m Coming Home. Anche se il numero di picchi, sia alti che bassi si equivale. C’è da dire che se il nome della band fosse “Dave Meniketti & friends”, nessuno avrebbe da recriminare. Dave è, questa volta più che mai, l’anima pulsante del progetto Y&T: voce potente e graffiata, mentre riff e soli della sua solita Les Paul danno al disco una marcia in più. Album che comunque rimane antiquato e molto, per sonorità quanto per struttura. Si potrebbe quasi classificare come un buon saggio di stile, che tocca anche vari generi, più che un passo in avanti nella storia degli Y&T. Decisamente Più Yesterday che Today.
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Il disco non é male anche se i top album sono quelli targati anni 80. Voto giusto per un gruppo incomprensibilmente snobbato dai più. Ad ogni modo il solista di Meniketti e molto più bello. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Prelude to the Show 2. On with the Show 3. How Long 4. Shine On 5. I Want Your Money 6. Wild Child 7. I'm Coming Home 8. If You Want Me 9. Hot Shot 10. Blind Patriot 11. Gonna Go Blind 12. Don't Bring Me Down 13. One Life
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Line Up
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Dave Meniketti (Voce, Chitarra solista) John Nymann (Chitarra ritmica) Phil Kennemore (Basso) Mike Vanderhule (Batteria)
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RECENSIONI |
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