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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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( 5140 letture )
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È il 1996. È passato un anno da quando il chitarrista svedese Michael Amott ha lasciato la band britannica dei Carcass, nei quali ha contribuito ad un capolavoro come Heartwork. Dopo qualche anno di pausa, quindi, lo svedese decide che il suo contributo al mondo del metal è tutt'altro che esaurito e dà vita agli Arch Enemy, nati con l'intenzione di unire la pesantezza del death a passaggi melodici. Amott compone quasi da solo questo album di debutto, su cui registra le parti di chitarra e di basso. Ad accompagnarlo in studio, il giovane Christopher Amott, all'epoca ancora uno studente di musica, che si occupa della chitarra solista assieme al fratello maggiore, il batterista Daniel Erlandsson, fratello dell'allora più noto Adrian ed il cantante dei Carnage, Johan Liiva.
Siamo negli anni d'oro del melodic death svedese, con gli In Flames che danno alle stampe The Jester Race e gli Hypocrisy che escono sul mercato con il loro quarto album Abducted. È in questo contesto che esce Black Earth, il quale viene accolto ottimamente da pubblico e critica: si tratta di un buon album di debutto, che, sebbene ancora acerbo e più ruvido rispetto ai successivi, permette già alle potenzialità della band di emergere. Basta l'inizio della prima traccia Bury Me an Angel per riconoscere il sound che sarà caratteristico degli Arch Enemy. Le influenze thrash sono forse più pesanti rispetto agli album successivi (ad esempio in Idolatress), ma viene già lasciato molto spazio alla melodia e ad assoli di chitarre e refrain che devono molto all'heavy metal britannico. Il sound e l'atmosfera sono decisamente cupe e depresse, tanto da ricordare a tratti, nei momenti più bui, il death-doom britannico, aspetto che diventerà ancora più evidente nel successivo Stigmata, ma che si perderà con gli anni. In ogni caso, l'unica caratteristica che differenzia questi primi Arch Enemy in modo veramente drastico dal periodo post-Wages of Sin è la voce di Liiva, che sfoggia un cantato non propriamente definibile come growl che si allontana dagli standard svedesi del periodo e ricorda forse di più lo stile anglosassone. La sua prestazione, che a tratti ricorda quasi un Lemmy dell'oltretomba, si presta benissimo a valorizzare tracce come Fields of Desolation, facendo da contrappunto alle parti più spiccatamente melodiche. In ogni caso, a dirla tutta, è incomprensibile il fatto che la voce di Liiva venga tuttora osannata e portata come "evidenza schiacciante" di quanto meglio gli Arch Enemy suonassero prima di Angela Gossow. La sua performance, caratterizzata da un basso latrare abbastanza monotono e monocorde, pur non essendo affatto malvagia non è neanche così trascendentale da dover essere rimpianta e portata ad esempio per anni. Black Earth è un disco ricco di influenze più o meno nascoste. Ad esempio, i riff e gli assoli di Michael Amott spesso ricordano la NWOBHM alla Iron Maiden, e non per niente la riedizione con bonus del disco contiene ben due omaggi alla band di Leyton, The Ides of March ed Aces High. Qua e là vengono alla mente anche gruppi più cupi e datati, come gli storici Black Sabbath, e generi più distanti dal metal, come nel riff e nelle ritmiche portanti di Eureka, che, sorprendentemente, ricordano quasi il punk rock. L'album si apre con Bury Me an Angel, pezzo veloce e melodico che getta le basi di quel che sarà il sound degli Arch Enemy negli anni a venire. Segue Dark Insanity, altro brano veloce, ma meno melodico, che ricorda il death americano. Eureka è un brano più cadenzato e meno violento, con un riff portante che sfoggia una disarmante semplicità. Il tono è quasi allegro e stona un po' con il latrare di Liiva. Forse si tratta del brano meno riuscito dell'album, dato che lascia una sensazione di poco rifinito. Idolatress, come già accennato, ricorda parecchio il thrash ed il groove. Liiva dà l'impressione di essere nel suo ambiente naturale, ma nel complesso questo brano è forse il più distante dal sound tipico della band, nonostante il breve assolo barocco che sfoggia a metà traccia, che però a dir la verità sembra essere stato inserito a posteriori per creare un senso di coerenza con il resto del disco. Cosmic Retribution è più veloce e cupa, e fin dall'inizio lascia che suoni vibranti e melodici di chitarra si staglino sull'oscuro ringhio di basso e chitarre ritmiche. A metà stupisce con un arpeggio virtuosistico di chitarra acustica. Demoniality consiste in un minuto di ritmiche ed influenze doom, con un riff pesante, ripetitivo e vibrante che sembra voler omaggiare i Candlemass. Transmigration Macabre è una via di mezzo tra le precedenti Idolatress e Cosmic Retribution, cupa e brutale. Time Capsule invece sposta l'ago della bilancia nuovamente a favore della melodia, con un breve intermezzo di chitarra. Fields of Desolation è forse uno dei pezzi più riusciti, almeno per chi ama di più il lato melodico di questo genere (la band stessa sembra condividere la mia opinione, dato che tuttora utilizza parte di questo brano come outro per i suoi live). É un pezzo dai ritmi medi, coinvolgente e ruvido, con la voce di Liiva che gli conferisce un sapore amaro. Losing Faith, brano contenuto nella reissue del 2007 è un altro buon brano caratterizzato da assoli veloci, ritmo cadenzato, controtempi e strofa groove. Con le due succitate cover si chiude un disco breve ma godibile, seppure non imprescindibile.
Dovendo dare un giudizio, Black Earth è stato probabilmente un po' sopravvalutato dal pubblico moderno. Non è all'altezza del successivo Stigmata, e anche inserendolo nel suo contesto storico non è un album così brillante, visti i capolavori in ambito death melodico che all'epoca si potevano trovare sul mercato (basti pensare che i primi 4 album degli At the Gates sono usciti prima che Black Earth fosse dato alle stampe). In ogni caso, è un buon album di debutto e vale la pena di procurarselo, se non altro per poter finalmente partecipare alle classiche discussioni "erano meglio gli Arch Enemy pre-Gossow o quelli post-Gossow?" che sembrano non passare mai di moda.
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17
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Ma come fai a dare 73 a questo e all\'ultimo 80....mah
L\'unica spiegazione è che non hai vissuto questo disco come l\'ho fatto io. Tu probabilmente neanche eri nata o ascoltavi i Take that ...porco due! Che vuol dire che erano gia usciti gli at the gates??? Gli Arch come i Soilwork innovarono la scena death metal con suoni molto piu accattivanti rispetto alle band melodeath dell\'epoca e chi li ha vissuti la pensa sicuramente come me.. Recensite dischi alla vostra portata.....zio caro!!!!! |
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16
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Fata turchina 🤣🤣 comunque Alissia, battute a parte, è una gran bella vocalist! Gli Arch Enemy, come quasi tutte le band, hanno le loro metamorfosi... |
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15
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Ah ah ah ah ah sì certo come no, sicuramente il loro nuovo album con la fata turchina alla voce segnerà un ritorno agli antichi fasti ah ah ah ah ah!!! Questa è davvero forte, comicità d'alta scuola! Allora aspettiamoci pure dal nuovo disco degli In Flames un ritorno alle sonorità di jester race ah ah ah |
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14
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In atteaa del nuovo album che-spero sia un ritorno agli antichi gloriosi fasti-,sto riascoltando tutti i loro album.Ottimo esordio ma,ovviamente acerbo,non mancano episodi notevoli come:burn me an angel,cosmic retribution e trasmigration macabre. |
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13
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ottimo esordio.Le influenze maideniane e gli inserti melodici erano latenti ma affioravano qua e la',tra un brano e l'altro.burn me an angel,eureka e cosmic retribution sono i pezzi migliori. |
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11
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Anche se riconosco la grandezza di Stigmata,preferisco questo, visto che ha una maggiore spontaneità ed è un po grezzo.voto 79 |
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10
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Quanti ricordi! Davvero bell'album. Eurekaaaaaaa..... |
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9
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Ehm, al solito il commento 7 è mio. Se qualcuno RIMETTESSE il mio nome quando commenta  |
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8
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Davvero un buon esordio, forse penalizzato un po da una produzione non proprio esemplare, anche per me non e' all' altezza dei 2 successivi e stupendi album, comunque ottimi i riff micidiali di chitarra in alcuni tratti molto maideneschi, in altri invece tipicamente thrash e death, non ho trovato molto convicente invece a mio avviso il lavoro batteristico che avrebbe potuto dare maggiore enfasi, espressivita' ed incisivita' in alcuni brani. Le mie preferite sono Bury me an Angel, Eureka, Cosmic Reribution e Fields of Desolation, per il resto mi ritrovo in massima parte con la recensione, per me si colloca tra il 78 e 80. |
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7
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Come sempre concordo con il Lambru, anche se a me sono piaciuti anche con la Gossow (di meno) e con la Gutz (bellino l'ultimo) |
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6
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@Senza tette, ahah, bel nick, comunque questa rece è appena stata messa, le altre ci sono da un po' di tempo, è normale che qua ci siano meno commenti, poi se vedi la media voti, è più alta negli album con Liiva che con quelli con la gnocca... |
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5
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4 commenti qua 70 di là Liiva non ha le tette il risultato eccolo qua |
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4
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Sono in linea con Enry e Lambruscone...un buon esordio davvero...! |
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3
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Un buon esordio del combo di Amott, superato da Stigmata e surclassato dal loro capolavoro assoluto Burning Bridges |
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2
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Analisi più o meno condivisibile, però per me Fields of Desolation, Transmigration Macabre e la doppietta iniziale portano il disco intorno all'80 e non credo che sia stato sopravvalutato all'epoca, un debut molto bello a mio avviso. Per il resto, molti parlano di Stigmata come il capolavoro della band, io dico Burning Bridges e fosse per me invertirei i voti dati ai due dischi. Tornando a questo...80. |
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1
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Grande esordio ,per me, poi il secondo e specialmente il terzo sono ancora meglio.. dopo i primi 3 ,sempre per me, niente di interessante. Questo merita minimo un 80. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Bury Me an Angel 2. Dark Insanity 3. Eureka 4. Idolatress 5. Cosmic Retribution 6. Demoniality 7. Transmigration Macabre 8. Time Capsule 9. Fields of Desolation 10. Losing Faith 11. The Ides of March 12. Aces High
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Line Up
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Johan Liiva (Voce) Michael Amott (Chitarra ritmica, Chitarra solista, Basso) Christopher Amott (Chitarra solista) Daniel Erlandsson (Batteria)
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