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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Da qui in avanti si poteva solo peggiorare, e così è stato.
Tra i dischi a cui a cui sono maggiormente affezionato perché a loro devo il mio progressivo avvicinamento agli ambiti più estremi degli umori metallici, di sicuro c’è Stigmata degli ormai popolarissimi Arch Enemy. Il gruppo di cui si parla oggi nel 1998 non era ancora pletorico di fama quale è oggi, ma tornava al death metal dopo il buon esordio, Black Earth. I musicisti della formazione, per quanto ancora giovani, erano oltremodo rodati e tra loro spiccava una figura già nota nel metal estremo, Michael Amott, indimenticato chitarrista dei Carcass. Per l’oblungo talento svedese quelli erano gli anni nei quali si concentrava la maggiore indole creativa ed il nostro, oltre che provenire da una band seminale, provava a gettare le basi per costruirne un’altra, dedicandosi anche a progetti paralleli col fratellino minore, al secolo Christofer Amott. Dopo aver partecipato alla composizione (con gli Armageddon) dell’ottimo Crossing The Rubicon (a parere del sottoscritto, uno dei migliori dischi melodic death mai fatti) il buon Amott trovò il tempo per far raggiungere l’apice qualitativo agli Arch Enemy. Da quel momento si poteva solo peggiorare, e così è stato.
Riascoltando Stigmata oggi si evince come questo, malgrado sia datato 1998, suoni ancora attuale, un po’ perché il buon Amott aveva già fatto scuola dai tempi dei Carcass creandosi un proprio stile, personale e distinguibile, ma anche perché, avendo trovato il modo per differenziarsi, non ha più cambiato una virgola. Fatto sta che se oggi gli Arch Enemy -per alcuni- sembrano una macchina col pilota automatico in grado di realizzare i soliti giri di pista alla medesima andatura, allora erano quanto di meglio si potesse trovare. Ciò era dovuto a due fattori, prima che ad altri:
1) la creatività contaminante presente in quei tempi in Scandinavia, figlia di una cultura multiverso anche nella musica. E’ lì che i fratelli Amott hanno trovato terreno fertile per sviluppare qualità ben superiori alla media; 2) la funzionalità delle capacità tecniche al gioco di squadra e, quindi, al sound.
Stigmata infatti non è solo istinto misto a rabbia ragionata, va oltre quel connubio che può certamente spingere la musica estrema a rotta di collo, ma troppo spesso le nega un obiettivo preciso. L’album è invece il mix di tante qualità che si possono trovare nel metal a tutto tondo. Perfino la registrazione, ad opera dell’ottimo Fredrik Nordstrom presso il glorioso Studio Fredman, è stata il riferimento per i dischi a venire, al punto che ancora oggi si ascoltano produzioni similari. Se poi si è andati via via scopiazzando certi suoni non è stata colpa di chi li ha modellati a suo tempo, ma di coloro i quali non si sono sforzati di andare oltre. Fatto sta che il disco lo si gode dall’inizio alla fine, ed ogni volta che lo si riascolta è evidente come allora, a differenza di oggi, negli Arch Enemy ognuno potesse recitare la propria parte da protagonista. Perfino Johan Liiva, l’uomo con la caverna in bocca. E’ vero, l’indole accentratrice dell’Amott maggiore già emergeva, ma bisogna ammettere che le sue qualità erano superiori a quelle degli altri. Nonostante ciò l’oblungo Michael ragionava da “primus inter pares” e non da “legibus solutus” come invece avverrà di seguito. Il suo talento era al servizio del sound e non del proprio ego e di quello familiare. Per questo e per le ragioni indicate pocanzi, Stigmata è diventato un caposaldo del genere. Per i motivi opposti i dischi a venire mai lo saranno.
Durante i quarantasei minuti di durata si assiste all’incontro tra gli ultimi Carcass ed il meglio del melodic death, che dalla Svezia si stava allargando a tutta l’Europa Occidentale. Come sempre, quando una formula funziona, a seguire arrivano prima i cloni, poi i cloni dei cloni, fino al punto che ne siamo tutti “rinclononiti”. Neologismi a parte, così è successo. Gli Arch Enemy grazie a Stigmata, ma -prima ancora- grazie a quanto il buon Amott aveva realizzato con gli indimenticati Carcass, trovarono accesso ai piani alti delle etichette, cominciando, dopo l’abbandono di Johan Liiva, a riproporre la stessa formula ma addomesticata, spingendosi maggiormente verso la componente catchy del sound e figurativa della propria immagine.
Tuttora i nostri rimangono musicisti estremamente preparati e sono più popolari che mai. Nel frattempo la passione è diventata lavoro, le note hanno formato reddito, la famiglia si è allargata ma all’ingegnere del suono di Angela Gossow serve ancora uno psicologo. Aiutatelo.
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Forse il voto e' un po eccesivo.... |
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@David D;quanto hai ragione..dimmelo a me,erano una delle mie band del cuore.Inutile prendere cantanti gnocche che cantano in growl se pero',mancano pezzi ben strutturati;cosi' come inutile e' avere una bestia di chitarrista,come Jeff loomis se non cavano fuori un album a modo.... |
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Piccola precisazione: alla batteria c'era Peter Wildoer (dei Darkane) e non Daniel Erlandsson (tranne in 2 tracce) |
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Quando Ammott sapeva comporre ottimi pezzi, e non roba di plastica fatta passare per estrema con una puffa blu dietro al microfono per far arrapare i 15enni. Disco meraviglioso, Liiva ti sputava in faccia l'odio, quanto mi mancano questi Arch Enemy. |
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Anche black earth ha i suoi buoni momenti,anche se si avverte che le idee erano ancora in fase di elaborazione..ci sono rallentamenti doom e sfuriate death in stile carcass..gli assoli melodici e le cavalcate alla iron maiden sono ancora latenti.Un buon esordio comunque..con questo disco la band stava facendo emergere le influenze maideniane.beast of man,black earth,bridges of destiny,let the killing,sono ottimi brani. |
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Grandissimo album,uno dei migliori in campo Melodic Death Metal;ma ritengo Burning Bridges superiore,ma di poco.Tra questo e il successivo,si tratta di due album meravigliosi,peccato che poi questa grande band,si sia fossilizzata...ho ascoltato anche i dischi successivi,e a parte qualche brano qua e la',ho riscontrato una carente mancanza di ispirazione nel songwriting..peccato davvero.. |
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Per Monsieur Giaxomo, a proposito di assoli, aggiungerei Throw Down the Sword di Andy Powell dei Wishbone Ash e Ice, Long Goodbyes, The Hour Candle e For Today, di Andrew Latimer dei Camel. Vado però ad ascoltarmi questo Stigmata di una band che non ho mai approfondito (forse perché avevo ascoltato qualcosa degli ultimi dischi...). Au revoir. |
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Gran bel disco , lho rivalutato ultimamente , 90 di voto. |
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bell'album, pero' io gli Arch Enemy li preferisco con la Gossow al microfono, mio parere, ovvio |
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Lo sto riascoltando ora!! Bello bello, il loro migliore! E come dice Alex "Ve" non credo si potesse fare meglio anche se i primi 3 (questo è il secondo) restano una delle migliori triplette di debutto! |
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20
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Ragazzi, solo una precisazione (che spero sia superflua): dire che da Stigmata in poi si poteva solo peggiorare non significa che il disco seguente non sia valido, ma semplicemente che per me questo è stato l'apice. Rispetto chiunque la pensi in maniera diversa, ovviamente  |
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Se esistono assoli più bello di quello di Bridge of Destiny sono qua pronto ad ascoltare le vostre proposte ..non voglio i soliti Confortambly Numb / Sultans of Swing  |
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Ottima recensione per un discone.Concordo con il volto!!Ma non concordo per nulla con la frase iniziale "Da qui in avanti si poteva solo peggiorare, e così è stato." Questa frase è pura follia se si pensa al disco successivo della band di Michael Amott.Secondo me Burning Bridges resta il loro picco più alto.Il disco PERFETTO degli Arch Enemy.Addirittura migliore rispetto al debutto e a questo capolavoro chiamato Stigmata! |
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Grande recensione, il termine "rinclononiti" mi ha strappato un sorriso e la battuta sull'ingegnere del suono della growler(citazione necessaria) popputa una risata di gusto. Spero nelle recensioni di Black Earth e Burning Bridges a breve tempo, è una lacuna che va colmata, questa! @The Nightcomer: mi aggiungo al club  |
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15
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Sicuramente fra i primi tre dischi di melodeath di tutti i tempi. |
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Grande album, che acquistai in tempo reale, come del resto il debutto (ma sono l'unico a preferirlo? Parrebbe di si...). Concordo con molti di voi nel sostenere che i veri Arch Enemy erano quelli dei primi tre dischi. |
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Il più grande album degli Arch Enemy. Liiva per sempre...Non c'è paragone con la voce effettata e finta della figa bionda...Per quanto mi riguarda se mi chiedessero chi sono gli Arch Enemy io risponderei consigliando questo disco...i |
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Un gruppo oramai perso a causa del prpprio ego.. i primi 3 album sono ottimi dischi: il primo riassume il death post Carcass,il secondo è di una oscurità eccezzionale,il terzo un po debitore al suono Slayeriano,il più elettrico se mi fate passare il termine. Resta il fatto che questo disco è una piccola gemma del genere. Voto 90 |
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Grazie a tutti  |
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10
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m son sempre piaciuti sia con Liiva che con Angela Gossow . |
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Anche per me grande disco, poi per me la signora Gossow non è così male a cantare, peccato che loro adesso abbiano idee scarse e i loro pezzi mi facciano addormentare dopo 5 minuti..... |
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8
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Grande Alex, mai banale e sempre esaustivo! Mi associo ai commenti positivi su questo magnifico album e quoto il ragionamento su produzione/registrazione. |
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7
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Ho una copia di questo cd e devo dire che non mi è dispiaciuto affatto . |
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I primi tre degli arch enemy non si toccano, disco imprescindibile anche se preferisco il terzo, ma qui sono sempre gusti  |
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Finalmente gli Arch Enemy...Discone, anche se il mio preferito resta il successivo Burning Bridges, i primi tre comunque sono da incorniciare. Ottima citazione per gli Armageddon e il loro fantastico Crossing the Rubicon, peccato che siano durati solo un disco. Voto 88, il 92 me lo tengo per BB. |
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4
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Ottimo ALEX, questo album meritava di essere riscoperto: in pratica l'ho consumato. Il picco più alto della band svedese. 92/100 voto giusto. |
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3
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Buon disco, anche se il capolavoro assoluto per i miei gusti resta il successivo "burning bridges". Concordo con alex sugli Armageddon, grandissimo disco! |
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2
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Si sentiva la mancanza di una recensione su questo disco! Questi sono i veri Arch Enemy e la frase finale mi ha piegato dalle risate. Bravo Alex  |
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ahah Alex fantastica la rece e il finale è quanto di più corretto si possa pensare odiernamente di quella che è diventata una mera operazione commerciale denominata Arch Enemy. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Beast of Man 2. Stigmata 3. Sinister Mephisto 4. Dark of the Sun 5. Let the Killing Begin 6. Black Earth 7. Tears of the Dead 8. Vox Stellarum 9. Bridge of Destiny
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Line Up
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Johan Liiva (Voce) Michael Amott (Chitarra) Christopher Amott (Chitarra) Martin Bengtsson (Basso) Daniel Erlandsson (Batteria)
Musicisti Ospiti: Peter Wildoer (Batteria) Fredrik Nordström (Tastiera, Pianoforte)
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