|
27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
|
|
Shrapnel - The Virus Conspires
|
( 2186 letture )
|
Un approccio al genere decisamente classico, quello degli inglesi Shrapnel, eppure con tanti elementi al suo interno in grado di rendere solida una proposta che non si propone l’obiettivo di essere innovativa, ma di dotarsi di una personalità sufficientemente forte da guadagnare visibilità ed attenzione all’interno nel sovrappopolato mondo del revival thrash che ha caratterizzato l’ultimo decennio, tra grandi e graditi ritorni e il tentativo di imporsi di moltissime nuove leve che sono tornate a tenere alto il vessillo di un genere che, tra anni Novanta e primi Duemila, sembrava ormai merce rara e per antiquari. Forti di un contratto con la prestigiosa Candlelight Records, dopo due EP (No Saviours e The Devastation To Come) datati 2009 e 2010, giungono al debutto ufficiale col loro primo album sulla lunga distanza, col preciso scopo di mantenere le promesse del precedente, ottimo EP, e di progredire lungo la strada della definizione di uno stile personale.
Gli Shrapnel sono una band d’assalto, una di quelle nate per aggredire e per esprimere rabbia e violenza in musica. Il loro approccio è calato in atmosfere cupe, con una produzione che regala alla performance dei musicisti i suoni giusti per esaltare le composizioni. Eppure non bisogna cadere nell’errore di etichettarli come l’ennesima band che scimmiotta i maestri del genere e che sa picchiare soltanto, in primis perché non risponde al vero, e poi perché significherebbe sminuire un lavoro compositivo che, a questo livello, oggigiorno è difficile sentire anche da chi il genere ha contribuito a codificarlo negli anni Ottanta. L’impatto con l’opener Kingdom Come è micidiale: la sezione ritmica è sugli scudi, le chitarre affilate ma corpose, il riff principale, pur piatto, gode di elaborate variazioni, e la parte cadenzata è grandiosa, con tanto di invocazione in coro che invoglia ad innalzare il pugno al cielo. Conquistata l’attenzione dell’ascoltatore, gli Shrapnel non si adagiano sugli allori ma anzi provvedono a stenderlo con un tiro micidiale (Titan, Braindead) ed un’abilità strumentale notevole. Si giunge dunque a 22, che inizia variando un po’ la struttura classica: dopo una breve intro alla Hell Awaits ed un parlato dai toni schizzati, il brano si trasforma in uno schiacciasassi travolgente che, nella fase centrale, sa anche rallentare per offrire una variazione dei toni sul riff che contribuisce a costruire uno dei momenti più esaltanti dell’intero disco. Non contenti, però, i nostri proseguono il brano con una battaglia di assoli di chitarra che innalzano anche dal punto compositivo la cifra complessiva di quello che può a pieno titolo considerarsi il manifesto delle abilità degli Shrapnel attuali. I quali, è bene dirlo, sanno essere assassini anche quando decidono di rallentare, cosa che fanno sulla title-track o sul granitico mid-tempo che risponde al titolo di Pseudocommando, ma non mancano mai di far deflagrare le proprie canzoni. Sembra quasi che abbiano accettato i loro limiti, emersi in particolare nella composizione di un brano più lento e melodico nel precedente EP (il riferimento è a Comatose, tratto da The Devastation To Come), e che forti delle certezze acquisite negli anni, abbiano puntato in maniera decisa sulla loro anima più marcatamente aggressiva, concedendosi però molteplici variazioni in fase di riffing, che sebbene siano quasi tutti costruiti sulla semplice ripetizione della stessa nota presentato una varietà di soluzioni e di legature da renderli tutti ben riconoscibili. Apprezzabile anche la convinzione con cui Jae Hadley, dietro al microfono, riversa tutta la sua rabbia, in un cantato abbastanza monocorde ma che ben si adatta al genere proposto.
Dopo una prima metà roboante e travolgente, che non mancherà di dar pane ai denti di molti thrasher incalliti, The Virus Conspires vive qualche momento di stanca, per via di alcuni brani al di sotto dello standard qualitativo medio al quale avevano abituato fino a quel momento. Anche nella seconda parte del disco, però, sono presenti episodi indicativi del livello degli Shrapnel: si pensi, ad esempio, a Red Terror, pezzo la cui strofa è di matrice marcatamente Slayer, ma che poi finisce per assumere i connotati caratteristici della formazione di Norwich, chiaro segnale di una identità già raggiunta e che potrà ulteriormente essere migliorata nell’immediato futuro. Già, perché se è vero che spesso ci si perde nel trovare associazioni e somiglianze con i nomi classici, nel caso specifico degli Shrapnel a dispetto di qualche richiamo – presente ad esempio una intro che ricorda da vicino i primi Testament per tipologia di arpeggio ed oscurità – ci si trova di fronte ad una proposta solidissima e già piuttosto personale. Tagliando alcuni brani meno efficaci e riducendo quindi il minutaggio complessivo, che si attesta comunque su un medio 43 minuti, probabilmente avremmo tra le mani un’autentica bomba. Ma già allo stato attuale, con quest’uscita, la formazione britannica si impone in maniera chiarissima nel panorama contemporaneo, emergendo per qualità compositive e tecniche sopra la media e per una manciata di brani killer. Per il gioiello attendiamo la definitiva maturazione, le premesse sono ottime.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
6
|
Buon gruppo ,fino a questo qua, ultimamente si sono dati al metalcore o roba simile, meglio per me recuperare i primi lavori. |
|
|
|
|
|
|
5
|
Ottimo disco, decisamente una delle migliori uscite in ambito thrash del 2014. Spero di vederli presto in sede live !!! |
|
|
|
|
|
|
4
|
@Lizard hai ragione non ti perdono, come si dice dalle mie parti "hai cagato in scuola"  |
|
|
|
|
|
|
3
|
Ottimo disco. Ancora un bel pò derivativi, ma comunque ottimi brani. Di sicuro uno dei migliori album thrash dell'anno. Voto 80/100 |
|
|
|
|
|
|
2
|
So già che non mi perdonerai comunque, grande band gli Shrapnel, davvero solidi e concreti. |
|
|
|
|
|
|
1
|
Questo disco (assieme ai pripjat) rappresenta la miglior novità del 2014 nell'ambito thrash, e lo colloco come migliore uscita dell'anno. La recensione e perfetta, anche se io non riscontro cali nella seconda parte del disco come dice Luca. Sicuramente il voto e troppo basso, minimo 85. P.S. un po' in ritardo ma è arrivata avevi ragione Lizard, ti perdonerò per il voto a 13  |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
|
|
Tracklist
|
1. Kingdom Come 2. Titan 3. Braindead 4. 22 5. The Virus Conspires 6. The Wake 7. Red Terror 8. The Watchers 9. Pseudocommando 10. Poison The Mind 11. All That We Know
|
|
Line Up
|
Jae Hadley (Voce) Nathan Sadd (Chitarra) Chris Martin (Chitarra) Darryl Abbot (Basso) Simon Jackson (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|