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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Shrapnel - Raised on Decay
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27/09/2017
( 2092 letture )
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Gli Shrapnel sono una band thrash metal inglese con all'attivo due EP, rispettivamente del 2009 e del 2011 ed un full lenght, The Virus Conspires del 2014. In tutti questi anni, i ragazzi capitanati da Jae Hadley, hanno proseguito con l'appoggio della Spinefarm Records, lungo un percorso musicale coerente e pieno di rispetto verso il genere proposto. Fare thrash nel 2017 non è una cosa semplice, o meglio lo è ma il rischio di risultare simili ad altre centinaia di band è enorme. La cosa giusta da fare è avere la consapevolezza del genere che si sta suonando, senza aver paura di risultare simili alle gloriose band rapprentanti del thrash in giro per il mondo. Dopotutto, i maestri del genere hanno scritto e suonato praticamente tutto negli anni 80 o nei primi anni 90. Gli allievi non possono fare altro che apprendere queste lezioni, ed è proprio questo che fanno gli Shrapnel nella loro nuova release, Raised on Decay: citare i grandi maestri ma al tempo stesso impreziosire le loro lezioni con la giusta dose di personalità.
L’album si apre con Hollow Earth, una degna opener in cui sono presenti tutte le caratteristiche della band, una buona dose di violenza amalgamata con la giusta quantità di melodia. Chiariamoci non è il tipo di melodia epicheggiante presente in maniera molto marcata nelle ultime opere dei Kreator ad esempio, è oscura, profonda e non del tutto confortevole. Il che è coerente con l'artwork proposto, una città che man mano si scende in profondità rivela la sua vera natura. La band alza il tiro con Complete Resection, un brano molto energico e potente, nel quale protagonista è la batteria di Johnatan Grimley che crea un tappeto ritmico non da poco per le due chitarre di Nathan Sadd e Chris Martin. Rispetto alla precedente qui c'è molto meno spazio alla melodia, è un brano thrash in piena regola che punta molto sull'immediatezza grazie anche un uso molto intelligente della violenza. La cosa che si nota fin da subito è l'alchimia perfetta fra i componenti della band che riescono a coinvolgere l'ascoltatore anche grazie a citazioni ai grandi del genere, in questo caso Slayer e Destruction, il che non è poco dato che ci vuole sapienza per saper amalgamare le varie influenze nella maniera corretta abbinandole ad una forte dose di personalità. Si prosegue con The Boundaries Set, un brano dal respiro più ampio rispetto alla precedente, più monolitica se vogliamo; qui ciò che salta all'orecchio è il lavoro solista di Sadd, sapientemente distribuito lungo tutto l'arco del brano. Ciò che però dispiace è che colpisce meno di una Complite Resection e non ha nemmeno lo stesso impatto della successiva Jester per dire. Non è un brano brutto, è solamente di passaggio verso quello che è il trittico migliore dell'album e cioè la già citata Jester, Pariah ed Echoes of Emptiness. Nella prima si sente chiaramente l'influenza del thrash europeo/teutonico condita questa volta con una voce che riesce finalmente a trovare una propria identità, dato che fino ad adesso il cantante spaziava dalla timbrica di Araya fino ad arrivare a quella di Schirmer senza mai però riuscire, nonostante la potenza, a essere incisiva. In Jester, invece, grazie anche ad un buon uso dell'effettistica, Adley riesce finalmente a dare personalità alle proprie linee vocali, senza essere l'ombra degli altri membri. Pariah ed Echoes of Emptiness si potrebbero considerare un brano unico in quanto strettamente connessi tra di loro. Quello che cambia è l'impatto sonoro, di più ampio respiro la prima, con la giusta dose di accelerazioni e rallentamenti in modo da garantire una giusta dose di varietà al brano nonostante la semplicità della struttura. Si tratta sempre e comunque di un crescendo di violenza, una partenza molto calma che via via esplode in una furia sonora. Ciò che colpisce di Echoes of Emptiness, invece, è il riff portante, lento monolitico che ti si stampa diritto diritto nel cervello, unito ad un uso intelligente dei cori. Un brano energico, potente, catchy sì ma a suo modo distruttivo, fatto apposta per la resa live. Probabilmente il brano migliore del lotto per impatto e resa compositiva. In Carved from Above ritorna protagonista la violenza permeata da quella sorta di melodia oscura che caratterizza questo full lenght. Ciò che salta ancora all'orecchio è la bontà delle sezioni solista e ritmica che nonostante la scarsa originalità riescono comunque a dare identità propria ad ogni riff, il che può significare solamente l'estremo amore che questa band nutre verso il thrash metal. Consci di poter far ben poco di originale, gli Shrapnel hanno puntato di più sul citazionismo, creando però attraverso questa scelta un muro sonoro d'impatto e a suo modo appagante. Ciò non toglie che però qualche volta le cose non funzionano e il brano 1.0.1 è una rappresentazione di violenza, senza un briciolo d'identità. Certo, ha il suo impatto, sicuramente funzionerà live visto il suo tiro notevole, però qui vige il discorso contrario a quanto ho detto finora. Il risultato è un brano che scorre via ma che al termine non lascia assolutamente nulla. Tutto il contrario invece della title track, Raised on Decay che si propone come l'anthem degli Shrapnel, un brano semplice nella struttura ma trascinante nella resa dei ritornelli, il che lo rende veramente esaltante. Choirs of Wolves è la summa di quanto ho detto finora e giustamente è stata messa verso la fine. Un brano circolare che inizia e finisce con una melodia oscura che ti entra dentro nelle ossa ma con una parte centrale che mostra in che modo si può rappresentare la violenza attraverso l'esaltazione di tutti i componenti della band. Si può dire che questo brano è una sorta di discesa negli inferi, un preludio in attesa di Antichrist, il brano più breve dell'intero lotto, cover degli Slayer: due minuti e trentotto di pura violenza e di puro citazionismo musicale dove si esaltano specialmente la batteria e il lavoro della parte solistica, senza particolari differenze rispetto all'originale.
In definitiva siamo davanti ad un lavoro maturo, frutto di una band che sa premere l'acceleratore quando serve ma che sa anche far prendere un respiro all'ascoltatore che si ritrova immerso completamente in questa scalinata verso le profondità della terra. Citazionista nella maniera corretta, Raised of Decay riesce nell'intento, nonostante un paio di brani sottotono, di fare thrash come Dio comanda trasformando le lezioni dei maestri in album di livello.
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'The virus conspires? a me era piaciuto parecchio e aleggere la recensione gli Shrapnel hanno saputo confermarsi, ascolteremo senz'altro |
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Ero indeciso su quale fosse il miglior disco thrash 2017, ora non ho dubbi. Come per il 2014 per me questa è la miglior uscita pezzi tirati ottimi assoli per quanto mi riguarda tra le migliori band del nuovo corso thrash. Voto in linea col precedente 85. P.S. complimenti a @Diamond per il suo esordio, bella recensione anche se non condivido alcuni passaggi. Benvenuto. |
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Ci ho provato ad ascoltarlo ma niente da fare. Dopo un po` mi annoia, un gruppo come tanti altri. Quest` anno nel genere penso che i Power Trip siano i migliori. |
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@lemmy: Sì la frase non è chiara, hai ragione. Provvediamo ad integrare. |
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Antichrist...puro citazionismo? Il brano più breve del lotto? Ma è la cover degli Slayer....ragazzi su.... |
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Grazie a tutti per il benvenuto 😊 |
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Benvenuto e ascolterò di sicuro quest'album |
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Visto il precedente lo acquisto al buio poi commento e voto |
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Ciao Nicola, ben arrivato. Ascolterò sicuro perchè il precedente lo avevo apprezzato. |
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devo ascoltarli perchè anche a me quello scorso non mi aveva colpito molto |
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@metal shock in linea con il precedente però un ascolto lo merita sicuramente 😊 magari ti stupisce |
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Devo approfondire, il precedente non mi aveva entusiasmato.... |
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È veramente un nell' album pure questo, gli amanti del genere non ne saranno delusi 😊 |
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Benvenuto Nicola! Non ho ancora avuto modo di ascoltare il nuovo album degli Shrapnel, ma avendo decisamente apprezzato il predecessore, non mancherò di farlo mio. |
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Dopo il report del Summer Breeze, diamo il benvenuto ufficiale come redattore a Nicola, nella famiglia di Metallized!!!  |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Hollow Earth 2. Complete Resection 3. The Boundaries Set 4. Jester 5. Pariah 6. Echoes of Emptiness 7. Carved From Above 8. 1.0.1 9. Raised on Decay 10. Choir of Wolves 11. Antichrist
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Line Up
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Jae Hadley (Voce) Nathan Sadd (Chitarra solista) Chris Martin (Chitarra ritmica) Darryl Abbott (Basso) Johnatan Grimley (Batteria)
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