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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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PRELUDIO Elodia è il sesto album dei Lacrimosa, creato dal duo composto dal geniale Tilo Wolff e dalla finnica Anne Nurmi, due compagni non solo nel lavoro ma anche nella vita; chi meglio di loro poteva elaborare un concept album proprio sull'amore? Sì, proprio una delle tematiche più abusate in musica, ma talmente sfaccettata che si trova sempre qualcosa da dire, e così Elodia si presenta come una vera e propria esaltazione dell'amore e di tutti i suoi lati, anche quelli più negativi. Wolff concepisce questo viaggio musicale come un dramma, una tragedia di due amanti suddivisa in tre atti: il primo racchiude le prime quattro canzoni, il secondo le due centrali, mentre il terzo le restanti, e con l'avanzare degli otto brani vengono messe in musica l'avvicendarsi delle emozioni, talvolta contrastanti, dei due amanti; anche la copertina -completamente nello stile del duo tedesco- in bianco e nero raffigura un susseguirsi di porte che si aprono, come a voler rappresentare i vari stati d'animo che vengono musicati, richiamando il concept che appunto giace al di sotto delle liriche. Ma è ora che la tragedia abbia inizio e lasciamo così lo spazio alla voce dei Lacrimosa.
PRIMO ATTO Am Ende der Stille si apre con un crescendo di pianoforte che si unisce pian piano alla melodia avvolgente degli archi, portando dolcemente al culmine la tensione e anticipandoci già cosa andremo a trovare nel corso del disco. A partire da questa canzone infatti non si può non notare la fortissima impronta classica e l'esclusione degli strumenti più canonici del metal, non è infatti un segreto che Wolff si ispiri molto spesso a Mozart e Beethoven. Gli strumenti incedono maestosi: è l'orchestra a rubare tutta la scena, proprio la London Symphony Orchestra, per cui l'artista tedesco ha scritto tutti gli arrangiamenti. La voce di Tilo invece è quasi un narrato più che un cantato, che culla l'udito accogliendoci e facendoci addentrare nella vicenda che prende il via dal silenzio che si è impossessato dei due amanti. Nella successiva Alleine zu Zeit i due, impersonati da Tilo e Anne, si trovano uniti in un duetto, nonostante siano insieme il legame che prima li univa si è ormai dissaldato, la bugia del loro amore è cresciuta sempre di più fino a farsi troppo ingombrante e anche se il loro percorso continua insieme, i due non fanno che separarsi. È proprio qui che fanno la prima comparsa un timido basso e un dolce arpeggiato acustico, che si trasforma improvvisamente in un palm muting ruvido proprio quando la concitazione raggiunge il picco più alto con l'ultimo contatto dei due amanti:
Tanz, mein Leben, tanz Tanz mit mir noch einmal In den puren Rausch der nackten Liebe
Balla, vita mia, balla balla con me ancora una volta nella pura estasi dell'amore nudo
Però è in Halt mich che si raggiunge la migliore unione tra le note intrecciate dall'orchestra e il ritmo tenuto dalla batteria che esalta alla perfezione l'andamento della melodia, fino all'esplosione finale in cui l'amante che è stato infine abbandonato dalla compagna, non dandosi pace per ciò che è avvenuto, quasi urla la sua richiesta in modo straziante: vita mia, abbracciami, abbracciami. Così nella quarta traccia a prendere la parola è l'altra metà della coppia, The Turning Point è infatti completamente affidata ad Anne ed è anche l'unica traccia dell'album ad essere cantata in inglese (tranne i primi versi recitati in finlandese, la lingua madre della musicista), la dolce voce della Nurmi diventa molto teatrale mentre cerca di spiegare la scomparsa dell'amore e ammettendo che non riconoscendo più se stessa non può nemmeno continuare ad amare il compagno.
SECONDO ATTO Con Ich Verlasse heut dein Herz ha inizio la seconda parte di Elodia: il sipario si riapre con le calde note del basso e i tocchi leggeri di piano che esprimono tutta la tristezza dell'amato costretto ad abbandonare il posto privilegiato nel cuore della sua donna, obbligato a lasciare i caldi abbracci, nonostante lui provi ancora un forte sentimento nei confronti di lei, ma proprio perché la ama ancora così tanto la lascia andare via, fino a quando non solo un assolo di chitarra, ma ben due, squarciano l'aria, mettendo in musica tutta la passione dell'amante rimasto solo, creando una melodia quasi cantata che viene ripresa anche dal piano, sottolineando ancora tutta l'intensità dell'emozione provata. La rabbia torna prepotentemente in Dich zu toten fiel mir schwer, è proprio in questa canzone che la componente metal appare con maggiore impeto: i riff si fanno più aggressivi, il ritmo più serrato, lasciando meno spazio alla melodia, per quanto gli intermezzi classici si insinuino comunque diventando ora degli stacchi più distesi e ora dei picchi di intensità; anche la voce di Anne si fa più sporca e roca, fino a quando arriva l'attimo di tregua in cui il basso sembra quasi imitare il battito del cuore straziato dell'amato: per quanto sia dura finalmente lei sta lentamente scivolando via per rimanere solo un ricordo.
TERZO ATTO Ci avviciniamo pian piano al termine della rappresentazione e arriviamo a Sanctus, dove l'intensità raggiunge l'apice, non solo questa è la traccia più lunga dell'album (quasi quindici minuti), ma come anche il titolo vuole ricordare, questa canzone riprende la liturgia cristiana, riferimento che non tarda ad essere ripreso dal coro che intona una sorta di canto gregoriano, mentre ritorna di nuovo la sinfonia a fare da padrona, anche se non mancano le incursioni più estreme degli altri strumenti a completare il quadro. Am Ende stehen wir zweite chiude solennemente il disco con l'ultimo duetto, ormai l'amore ha lasciato entrambe le due metà della coppia, la ferita inferta dall'abbandono si è quasi cicatrizzata, lui nell'estremo dolore ha infatti ritrovato la speranza nella possibilità di amare di nuovo. È finalmente giunta la consapevolezza della fine del sentimento, anche il ritmo si fa più cadenzato e quieto quasi a voler rimarcare la pace nell'animo dei due.
Ich habe Hoffnung für uns beide Denn am Ende stehen wir zwei
Ho speranza per entrambi poiché alla fine ci siamo noi due
POSTLUDIO Siamo giunti al termine di Elodia, album che vede la completa svolta symphonic dei Lacrimosa e l'allontanarsi dal gothic e dalla darkwave da cui Wolff era partito con i suoi primi lavori, nonostante tutto l'impronta che rende unico il duo tedesco è ben presente: resta la grande teatralità e il carattere enigmatico e oscuro che contraddistingue il gruppo, anche se i momenti più bui in questo disco sono molto limitati e vengono sempre stemperati da spruzzate classicheggianti. Il sound infatti si è fatto meno scarno, ma mai troppo pomposo per quanto si tratti di un lavoro che può essere etichettato come symphonic, perché in Elodia è la musica metal che si piega, diventando una completa serva di quella classica, che non viene interpretata come un mero orpello, ma come vero e proprio punto di partenza da cui concepire tutto il resto, virata stilistica che raggiungerà poi il culmine con il successivo Echos. Anche il minutaggio abbastanza elevato delle varie tracce è completamente funzionale alla proposta musicale dei Lacrimosa che non si potrebbe esaurire in brani troppo brevi, che sarebbero così privati della capacità di suggestione, sono infatti notevoli i cambiamenti di atmosfera anche all'interno della stessa canzone, da una delicata partitura orchestrale si passa senza esitazioni a parti più turbolente, ma non meno evocative. Sicuramente Elodia non è un album di facile ascolto, occorre addomesticarlo per apprezzarlo appieno, o forse sono proprio i Lacrimosa che ancora una volta riescono ad addomesticare le nostre orecchie, sapendo mettere in scena uno dei temi più scontati in musica, ma che il duo ha comunque saputo musicare con l'originalità che li contraddistingue. Un disco che quindi non può mancare, non solo ai fan della coppia, ma anche a chi non vuole solo ascoltare musica, ma provarla con un coinvolgimento totale dei sensi.
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10
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Che dire, questo rappresenta l\'apice di un\'evoluzione straordinaria, insieme a Inferno e Stille irrinunciabile per chi ama il dark, il gothic e il symphonic a tutto tondo. Poi si sono un po\' adagiati sul compitino, con album dal sufficiente al buono ma senza la magia mostrata fino a qui. |
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9
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Il mio album preferito dei lacrimosa! |
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8
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Iux chaos Concordo con te ! Stessa vola per me:Non sono mai riusciti a piacermi.L'Orecchio e la mia pelle si irritano quando li ascolto... Voto ? 55/100 |
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7
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E' sempre triste (almeno per me) scoprire che un gruppo, magari spesso incensato dagli amanti del genere, nonostante ripetuti ascolti negli anni, non ti piaccia. Ci ho provato e riprovato, ma l'ascolto dei Lacrimosa mi uccide le palle senza possibilità di salvezza, e ho provato con tutti i loro lavori a vedere se c'era qualcosa per me, ma nada...non scorgo nè la genialità di cui parla Giada, nè il coinvolgimento totale dei sensi, anche perchè la voce (che ritengo fondamentale in un disco) di Tilo la trovo pessima. Pace, non può piacere tutto |
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6
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Inferno,Stille,Elodia è la tripletta perfetta di questo meraviglioso gruppo, che come ha ben detto Enry dopo hanno progressivamente rilasciato dischi di qualità inferiore ( che comunque sono più alti della media ) |
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5
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Un bel disco, anche se io preferisco la doppietta Inferno/Stille. Negli anni '90 comunque non hanno sbagliato niente, discorso diverso per i lavori successivi che mi sono sempre piaciuti (molto) meno. |
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4
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Un disco spettacolare. Forse il loro miglior lavoro assieme a Stille. |
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3
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Band geniale ed album bellissimo + ottima recensione. |
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2
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Il loro piu bello. Godibile dall'inizio alla fine! |
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1
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Bellissima recensione per un grande album complimenti! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Am Ende der Stille 2. Alleine zu Zweit 3. Halt Mich 4. The Turning Point 5. Ich Verlasse Heut dein Herz 6. Dich zu Töten Fiel mir Schwer 7. Sanctus 8. Am Ende Stehen Wir Zwei
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Line Up
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Tilo Wolff (Voce) Anne Nurmi (Voce, Tastiera)
Musicisti Ospiti Andrew Chudy (Batteria) Sascha Gerbig (Chitarra) Thomas Gramatzki (Clarinetto, Flauto) Anja-Christine Hitzer (Violoncello) Gottfried Koch (Chitarra Acustica) David Snell (Direttore d'Orchestra)
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RECENSIONI |
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