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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Falkenbach - Heralding - The Fireblade
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( 2555 letture )
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A distanza di due anni dal monolite musicale intitolato Ok Nefna Tysvar Ty, il musicista Vratyas Vakyas si ripresenta con il quarto full-length ufficiale targato Falkenbach: Heralding - The Fireblade. Questo nuovo lavoro non è interamente formato da inediti, ma rappresenta una rivisitazione di un disco del 1995 mai rilasciato dalla band tedesca. La distribuzione è ancora una volta affidata all’austriaca Napalm Records, mentre per quanto riguarda la copertina notiamo come questa sia mirata ad infondere una sensazione di pacatezza che troveremo in vari punti nel corso dell’ascolto. Le tematiche sono le solite e sono esattamente ciò che ci aspettiamo: etenismo e mitologia nordica contraddistinguono infatti la totalità delle liriche, per l’occasione (quasi) tutte in inglese. La produzione si rivela ottima per le scelte sonore effettuate, evidenziando ancora una volta il lavoro d’ingegneria del suono svolto sia da Vratyas che dal produttore Patrick Damiani, quest’ultimo addetto anche a chitarre e tastiere. Inoltre dietro le pelli ritroviamo Boltthorn come nel capitolo precedente e, per farla breve, ci sono tutti i presupposti per ripetere lo magnificenza artistica dimostrata in passato.
Le prime impressioni riguardanti Heralding - The Fireblade sono praticamente le solite di una qualunque release dei Falkenbach: l’unica differenzia sostanziale consiste nell’alternanza iniziale tra brani viking metal ed altri maggiormente influenzati dal black metal, con questi due generi che finiscono lentamente per fondersi tra di loro creando composizioni di altissima qualità. Entrando più nel dettaglio le tracce Heathen Foray e Hávamál sono le due che rappresentano in tutto e per tutto il viking di stampo epico. Lo stile di queste ricalca molto quello dell’album precedente, senza però eguagliarne il pathos o la capacità di intrattenimento. Nonostante Heathen Foray riesca bene o male a cavarsela durante la sua durata introducendo con classe sintetizzatori e richiami folkloristici, Hávamál sembra non finire mai, si tratta infatti di una canzone eccessivamente monotona e troppo concentrata sulle parti corali (a volte poco brillanti e completamente prive di energia). Al contrario i pezzi black suonano molto bene, sono ispirati e uniscono alla perfezione l’anima estrema degli anni Novanta con tutta l’epicità tipica di questo progetto musicale. La naturalezza di un pezzo come ...of Forests Unknown... è assolutamente affascinante, e anche da un punto di vista più tecnico e meno emotivo possiamo osservare un riffing semplicemente ottimo e con una minuziosa cura per la melodia. La vera forza di Heralding - The Fireblade risiede però nella seconda metà dell’opera, ovvero nel momento in cui tutto ciò che ha influenzato i Falkenbach viene racchiuso negli ultimi quattro brani. Heralder valorizza al meglio l’accoppiata sintentizzatore-cantato in scream e contiene al proprio interno alcuni momenti di assoluta teatralità che vengono orchestrati a dovere da tutti i musicisti coinvolti. La successiva Læknishendr si basa su una composizione già presente nel promo del 1995 e nella demo dello stesso anno intitolata proprio Laeknishendr: la canzone è particolarmente energica e avvincente, in grado di mettere ancora più in luce aspetti quali il folklore e le melodie; nel complesso abbiamo di fronte una delle migliori canzoni mai composte da Vratyas e, probabilmente, la migliore di questo cd. Walkiesjar ha un po’ meno da dire rispetto alle altre ma, come Roman Land in precedenza, svolge a dovere il proprio compito regalandoci quattro minuti rapidi e piacevoli. La conclusiva Skirnir scandisce epicità a colpi di sintetizzatori nel modo in cui questa band ci ha da sempre abituati e la breve durata del pezzo rende il tutto molto più leggero e semplice da ascoltatore.
Ciò che abbiamo di fronte è probabilmente il disco meno considerato dei Falkenbach (almeno fino all’uscita di Tiurida) e, nonostante il mio apprezzamento verso Heralding - The Fireblade, riconosco come all’interno di esso vivano diversi alti e bassi, anche se i “bassi” contenuti in questo album sono probabilmente meglio di ciò che altri gruppi siano mai riusciti a comporre. La cosa che colpisce maggiormente riguarda le lunghe cavalcate viking metal, belle ma non più così magiche. In definitiva siamo comunque davanti ad un’opera di altissima qualità che ogni appassionato del genere dovrebbe ascoltare ed apprezzare, dato che quando si parla di un certo tipo di musica il termine Vratyas Vakyas diventa sinonimo di affidabilità.
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Condivido recensione e parere finale, dopo "Tiurida" (passo falso sotto molti punti di vista) questo è il più debole della discografia della one-man-band, ma rimaniamo sempre su livelli di eccellenza per quasi tutta la durata del platter. Semplicemente gioca a suo sfavore il confronto diretto con vere e proprie gemme del genere come i primi tre dischi ed il giustamente acclamato "Asa" di due anni fa, in cui il Nostro si è rimesso finalmente a fare sul serio al livello dei trittico iniziale (e forse anche meglio). Ad ogni modo, come detto, grandissimo disco... Il mio voto è 80. |
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Bellissimo...questa e' la prima parola che mi viene in mente ogni qual volta ascolto quest'album...!Secondo me anche qui ci sono tutti gli ingredienti che hanno reso di culto questo artista che con apparente semplicita' regala grandi momenti di epicicita e intensita' pagana...Si in alcuni brani ci puo essere un po' di giri che si ripetono e si ripetono ma in fondo questo e' sempre stato un marchio distintivo di Falkenbach che comunque non risulta mai pesante al contrario di altri...quindi personalmente non trovo cadute di tono. Condivido il voto 85 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Heathen Foray 2. ...of Forests Unknown... 3. Hávamál 4. Roman Land 5. Heralder 6. Læknishendr 7. Walkiesjar 8. Skirnir
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Line Up
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Vratyas Vakyas (Voce, Chitarra, Tastiera)
Musicisti Ospiti: Tyrann (Voce) Hagalaz (Chitarra, Tastiera) Boltthorn (Batteria)
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RECENSIONI |
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