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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Il re è tornato!
Ci ha fatto aspettare cinque anni e due mesi, ma è tornato. Giubilo, sorrisi e agitazione tra gli appassionati, ma anche tanta curiosità di sapere come suona un disco di Falkenbach nel 2011. “Come tutti gli altri” mi verrebbe da dire, e non a torto, dato che lo stile, le caratteristiche e le atmosfere create da Vratyas Vakyas sono quelle alle quali ci aveva (ben) abituato nelle precedenti quattro uscite discografiche. Ma qualcosa è cambiato, e purtroppo è ciò che innalza(va) il genio tedesco/islandese una spanna sopra tutti gli altri, ovvero la qualità. Non che Tiurida sia un album brutto o fatto male, semplicemente non è ai livelli di perfezione musicale dei vari …Ei Their Medh Riki Fara, …Magni Blandinn Ok Megintiri…, Ok Nefna Tysvar Ty e Heralding The Fireblade.
Ma andiamo per punti, iniziando dalle questioni “estetiche”. La bella copertina è un’opera del pittore Albert Bierstadt, artista dell’ ‘800 esaltatore dei paesaggi “western” americani, eppure azzeccatissima per questo disco e 100% Falkenbach; la produzione è ottima, gli strumenti bilanciati in maniera eccellente e suoni potenti il tanto che basta per rendere il sound riconoscibile e unico fin dai primi secondi d’ascolto: il merito è di Patrick Damiani, produttore con il quale Vakyas collabora da anni.
E ora, finalmente, la musica.
Dopo il canonico intro che, è bene dirlo, una volta tanto ha ragione di esistere poiché “introduce” realmente l’ascoltatore nella prima canzone, si rimane letteralmente storditi dalla delicata bellezza di …Where His Ravens Fly…, classica traccia falkenbachiana. Favolose melodie vocali s’intrecciano con pregevoli motivi sognanti come solo la mente di mr. Falkenbach sa creare, avvolgendo l’ascoltatore con delle meravigliose tonalità di verde, intenso, forte, virile, ma al tempo stesso morbido e maledettamente ammaliante. Una sbornia di vita che dura oltre sette minuti, al termine dei quali si è assaliti da un mid-tempo sporco, fangoso, inquietante: Time Between Dog And Wolf. Lo scream trasmette angoscia e sofferenza, mentre la chitarra è malinconica e man mano che i giri si ripetono sale il senso di colpa che ognuno di noi, per un motivo o per l’altro, porta dentro di se. La seguente Tanfana ci riconduce in un ambiente più sereno, quasi “stupidamente” folk, con quelle melodie da sedicenne alla prima esperienza musicale. Ma Vakyas riesce a far suonare serio qualunque motivetto gli passi per la testa, e nonostante questa canzone sia una strumentale con poco o nulla da aggiungere all’economia dell’album, suona comunque bene. Convinzione mia è che, con l’aggiunta della voce, il brano sarebbe stato più vigoroso ed appetibile. La seguente Runes Shall You Know esplora sentieri comodi e conosciuti, che il fan di Falkenbach conosce fin troppo bene, essendo (l’ennesimo) mid-tempo vagamente evocativo con clean vocals e cori epici: non è fatta male, è scontata. La marziale In Flames ridà un po’ d’ossigeno all’album: sarà lo scream, sarà il suono del mare che sbatte sugli scogli o sarà che nella traccia ritrovo un po’ di sana qualità, fatto sta che la stessa sembra essere uscita dalle session di quel capolavoro del 1998 che è …Magni Blandinn Ok Megintiri…. Conclude l’album Sunnavend, brano povero di contenuti, con un cantato quasi del tutto assente e infiniti giri che tendono ad annoiare. La versione digipack di Tiurida vede la presenza di una bonus track acustica, la versione ri-arrangiata e ri-registrata di Asaland, originariamente contenuta nel demo del 1995 Læknishendr: elemento che poco aggiunge ad un lavoro già di suo non particolarmente ricco d’idee.
Tiurida non è un brutto album, è però il meno interessante della discografia di Falkenbach. Canzoni come …Where His Ravens Fly… o Time Between Dog And Wolf umiliano il 95% delle canzoni folk-viking oggi in circolazione, ma il problema sono le restanti composizioni che, tolta la buona In Flames, lasciano un sapore d’amaro in bocca, di occasione sprecata. Forse sono solo parole da fan deluso, ma devo confessare che qualche sbadiglio verso la fine m’è scappato, e mai avrei immaginato che l’erede di Quorthon potesse inciampare in questo modo. Ad ogni modo, nonostante Tiurida non sia un capolavoro ma solamente un onesto album viking metal, non rimane che dire:
il re è tornato, lunga vita al re!
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8
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Quoto i due commenti di Enry, soprattutto il numero 4. Sicuramente è l'album meno riuscito di Vakyas ma per me si tratta sempre di un lavoro discreto, attorno al 77 per intenderci, e poi Where his ravens fly è a dire poco stupenda. In un periodo dove in ambito Viking/Folk regnano il plastic Power spacciato per Viking, il Melodeath da due soldi venduto come Folk e tutte quelle band senza arte ne parte che amo definire "Osteria Metal", a mio avviso questo disco è grasso che cola. |
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7
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Dopo qualche ascolto in più tenderei a confermare il giudizio iniziale: l'opener e In Flames le migliori, gradevole anche la strumentale Tanfara. Non sono d'accordo sulla bonus track, un buon pezzo che di fatto è un inedito, anche perchè credo che non siano in molti ad avere il demo. Segnalazione, infine, anche per il superbo digipack della Limited Edition. Concludendo, senza dubbio il loro disco meno ispirato ma cmq un lavoro di tutto rispetto. Per me siamo intorno al 70-75. |
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6
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Il commento di enry è verità pura, però a me sto disco non prende proprio, punto in più, punto in meno! |
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5
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@sunnavend: cavolo se ti do ragione, fossero tutti così gli album da 65 ehhh. a me personalmente è piacuto sicuramente però inferiore hai capolavori che l'hanno preceduto. voto. 70 |
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4
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Il meno bello di Vakyas, ma il suo lavoro meno bello resta cmq decisamente sopra la media del genere, e tra decine di bands firulì-firulà metal questo Tiurida è merce pregiata. 75/100 |
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3
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Album che se considerato nell'ottica della scena viking diventa assolutamente fantastico, ma non si possono non considerare i lavori precedenti di Vakyas, e questo a confronto, è nettamente il peggiore, non è brutto però a me ha deluso non poco. Comunque fossero tutti così gli album brutti.... voto: 60. |
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2
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se fossero questi i dischi da 65, con tutti i gruppi di plastica che fanno lavori senza anima e che vengono spacciati per capolavori... |
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1
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pienamente d'accordo con fabriziomagno... VIVA IL RE! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Intro 2. ...Where His Ravens Fly... 3. Time Between Dog and Wolf 4. Tanfana 5. Runes Shall You Know 6. In Flames 7. Sunnavend 8. Asaland (bonus track)
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Line Up
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Vratyas Vakyas: voce, arrangiamenti e melodie
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RECENSIONI |
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