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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Falkenbach - Ok Nefna Tysvar Ty
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( 4824 letture )
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Ci ritroviamo nell’anno 2003 in un periodo in cui il viking metal ha l’obbligo di dare un seguito ai capolavori usciti nel finire degli anni ’90. Tra le molte band che hanno già inaugurato il nuovo millennio con un piccolo gioiello ricordiamo Windir, i primi lavori di Moonsorrow, Manegarm, Ensiferum e gli ultimi meravigliosi dischi dei Bathory. Tra tutte queste c’è spazio anche per la one-man band tedesca Falkenbach, formata dal polistrumentista Vratyas Vakyas, che pubblica il proprio terzo album distaccandosi dal precedente ...Magni Blandinn Ok Megintiri riducendo sempre più al minimo la componente black metal per lasciare agli aspetti più epici e folkloristici il ruolo centrale. Attraverso Ok Nefna Tysvar Ty i Falkenbach esplorano un concetto di musica dai toni introversi e immaginifici, dedicandosi a lunghe e rilassate cavalcate in stile heavy, senza comunque dimenticare il proprio passato più estremo che riaffiora raramente all’interno delle canzoni. A dimostrazione del fatto che oramai la musica di Vakyas sia denominabile come semplice viking folkloristico, è dunque opportuno sottolineare le melodie del flauto, che ricoprono un ruolo primario all’interno nelle composizioni grazie ad un susseguirsi di note delicate che trascinano l’ascoltatore in un mondo di pura fantasia nordica.
A livello di produzione non sono presenti grosse pecche: il risultato finale riesce ad essere di grande impatto senza comunque ricorrere a suoni troppo pomposi. Per quanto riguarda i volumi dispiace solamente per alcuni passaggi in cui flauto e chitarra acustica vengono sovrastati dai restanti strumenti, fatto che per fortuna accade molto di rado. Dal punto di vista delle liriche la mitologia norrena è alla base di tutte le composizioni: numerosi sono infatti i richiami alle antiche tradizioni pagane che finiscono anche per influenzare il lato musicale dei Falkenbach. Ulteriori giri di parole sarebbero inutili per stilare un riassunto di questo CD. Procediamo con l’ascolto!
L’opener è forse una delle tracce più rappresentative dell’intero progetto Falkenbach, Vanadis (secondo la mitologia norrena consiste nella dea Freyja) riesce a esprimere il concetto di perfezione lungo oltre nove minuti di orologio. L’intro è costituito da synth che creano un motivetto assolutamente epico precedente all’entrata in scena di tutti gli altri strumenti, flauto compreso, e del cantato in pulito di Vakyas. Il soave testo, il dualismo vocale del frontman tedesco e le parti folkloristiche, rendono questo brano superlativo, un vero e proprio caposaldo della musica viking. La successiva …As Long As Winds Will Blow… è caratterizzata dall’alternarsi del flauto e della chitarra acustica in accompagnamento a sonorità legate al metal. Le melodie sono particolarmente delicate, ma riescono comunque a spiccare durante lo scorrere del brano. Tuoni e pioggia preannunciano l’inizio di Aduatuza, anch’essa supportata dai sintetizzatori. La breve durata di questi pezzi gioca sicuramente a favore della band, che riesce a trasmettere tutta la propria epicità in poco tempo, non finendo dunque per annoiare l’ascoltatore. In questo caso il ritornello è senza dubbio sublime e di grande impatto, grazie anche all’aiuto in fase vocale di Tyrann, cantante degli Ordo Draconis e vocal guest in Ok Nefna Tysvar Ty. La seguente Donar’s Oak è un’altra di quelle canzoni indimenticabili: il ritmo è trascinante, grazie alle chitarre che ergono un vero e proprio muro sonoro, lo stesso discorso vale per la trama scandita dal flauto che è perfettamente intrecciata con il dolce arpeggiare della chitarra acustica. Per concludere aggiungo un’ulteriore nota di merito al cantante Vakyas, il quale esprime una voce in clean veramente eccezionale; purtroppo conservo un minimo di rammarico per il quasi totale abbandono dello screaming, ma alla fine la sua mancanza non è poi così tanto dannosa. Il testo, anche questa volta di grande effetto, trae ispirazione da alcuni versi del Grímnismál, un famoso poema norreno presente nell’edda poetica. Grazie a ...the Ardent Awaited Land possiamo ammirare i Falkenbach in una versione esclusivamente acustica e anche sotto questa inusuale veste il risultato finale è impeccabile, merito soprattutto dell’atmosfera che si viene a creare e che solamente questo gruppo è in grado di esprimere. La sesta Homeward Shore presenta molteplici richiami ai Bathory, senza comunque finire per risultare una scopiazzatura di cattivo gusto. Questa traccia presenta una massiccia presenza del drumming, molto in linea con tutti i restanti strumenti e in grado di alzare repentinamente il livello della canzone con l’utilizzo della doppia cassa, portando la chitarra elettrica ad esibirsi in un coinvolgente riffing.
La conclusiva Farewell sancisce la fine di questo lavoro di casa Falkenbach, un’opera che si discosta dai precedenti due lavori eliminando quasi completamente le tipiche sfuriate black metal che tanto avevano caratterizzato ...En Their Medh Riki Fara... e ...Magni Blandinn Ok Megintiri…, ma che esibisce una maturità artistica e musicale assolutamente invidiabile. A mio modo di vedere sono pochi gli album nella storia della musica che riescono a donare tante emozioni quante ne riesce a dare Ok Nefna Tysvar Ty, un disco in grado di accontentare anche chi è legato a sonorità maggiormente veloci e aggressive. In sostanza siamo di fronte ad una pietra miliare del viking metal di stampo folkloristico. L’unica cosa che ci rimane da fare è ringraziare di cuore il signor Vratyas Vakyas per averci donato questi quaranta minuti di puro godimento.
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10
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Bell\' Album ma dei primi tre è quello che mi prende di meno.. Parte bene, poi per i miei gusti, si \"alleggerisce\" troppo alla distanza. |
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9
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il migliore in assoluto
97 |
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8
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Il mio preferito. Incommensurabile. |
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7
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Personalmente, per quanto il debut sia INARRIVABILE, per me questo occupa tranquillamente il secondo posto della scaletta. Ebbene si, lo preferisco addirittura a Magni Blandinn Ok Megintiri. Vatryas Vakias è un genio del viking, uno dei più grandi musicisti di questo genere, le emozioni che mi riesce a trasmettere lui non sono nemmeno lontanamente paragonabili a nessun altro. Neppure i Mithotyn né i Moonsorrow riescono a prendermi così tanto... Immenso. |
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5
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Grande album, grande band |
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4
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Disco enorme, un capolavoro del Viking e uno dei miei preferiti in assoluto. Canzoni come Donar's Oak sono magnifiche. Sebbene inferiore a En Their Medh Riki Fara e Magni Blandinn Ok Megintiri reputo questo Ok Nefna Tysvar Ty la consacrazione definitiva di Vakyas, uomo che definire genio secondo me è riduttivo. Un plauso alla recensione di Giacomo, che rende onore a questa grande perla. Voto 88. |
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3
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Disco enorme, non al livello del debut ma comunque grandissimo...85/100 |
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2
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ottimo ottimo ottimo ottimo ottimo ottimo ottimo ottimo ottimo. Meravilglioso. |
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1
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100 senza se e senza ma. il capolavoro di tutto un genere. inarrivabile, epico, folkloristico, romantico e a tratti commovente- questo è il disco che suonano nel valhalla |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Vanadis 2. ...As Long As Winds Will Blow... 3. Aduatuza 4. Donar's Oak 5. ...the Ardent Awaited Land 6. Homeward Shore 7. Farewell
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Line Up
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Vratyas Vakyas: voce, tutti gli strumenti
Guest musicians Tyrann: voce Patrick Damiani: chitarra acustica Boltthorn: batteria
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RECENSIONI |
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