|
26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
|
|
Lynyrd Skynyrd - One More for the Fans
|
( 3860 letture )
|
Una leggenda. Comunque la si guardi, i Lynyrd Skynyrd sono e resteranno una delle vere leggende del rock. Magari non in Italia, paese nel quale molti conoscono esclusivamente la loro Sweet Home Alabama, senza sapere magari neanche chi l’ha composta. Ma negli States la band è una istituzione, rappresenta il Southern Rock al massimo livello assieme all’altrettanto leggendaria Allman Brothers Band ed è tutti gli effetti una bandiera di un certo immaginario e di un certo modo di intendere la musica. L’epopea degli anni 70 resterà una delle pagine più belle del rock moderno e anche una delle più vere e sofferte, fino alla tragedia del 20 ottobre 1977, con la caduta dell’aereo che portava il gruppo e la morte di Ronnie Van Zant, leader e cantante, di Steve Gaines il nuovo prodigio della chitarra e delle due coriste, la sorella di Steve, Cassie Gaines e del tour manager, oltre all’equipaggio. Un evento tremendo e irreversibile, dal quale il gruppo non volle riprendersi fino a dieci anni dopo. Il disco del ritorno nel 1991 fu un modo di rendere omaggio a quel gruppo e a chi non c’era più, mentre poi via via la nuova formazione trovava la forza e la voglia di andare avanti comunque, portando quel nome così pesante eppure così significativo e amato in giro per il mondo e rilasciando numerosi nuovi album, sicuramente non all’altezza di quelli storici, ma, alla fine, sinceri. Molti altri compagni di strada si sono persi in questi anni, rinnovando il sentore di una sorte di triste maledizione che riguarda questo gruppo, finanche nella figura di Johnny Van Zant, fratello minore che da oltre venticinque anni vive la band nel nome di Ronnie, assieme a Rickey Medlocke, batterista per breve periodo della band nei primordi e poi leader dei Blackfoot, prima di tornare a casa e a Gary Rossington, unico sopravvissuto di quella straordinaria line up. Arriviamo così al 2014, precisamente a novembre, mese nel quale il gruppo celebra se stesso, la propria straordinaria eredità e i propri amici, raccogliendo al Fox Theatre di Atlanta, Georgia, un impressionante stuolo di musicisti e partner, per quello che sarà un mastodontico live celebrativo, raccolto in DVD e CD e ora pubblicato.
Il disco è semplicemente splendido, inutile girare intorno all’evidenza, ma questo evento si coglie nella sua essenza completa solo nel formato DVD, nel quale è possibile assistere a tutte le esibizioni di questo incredibile ensemble di ospiti. I padroni di casa si riservano il lusso di comparire solo alla fine, per Travelin’ Man e l’immancabile incredibile Free Bird, lasciando che siano gli ospiti a tenere banco per tutto il concerto, alternandosi via via sul palco in una serie di esibizioni che vanno dal grandioso all’onesto e piacevole, senza vere stecche ad una serata quasi perfetta e sicuramente magica. Raccontare tutte le esibizioni è probabilmente ridondante, ma in questo caso non se ne può fare a meno. Perfetta la partenza col diligente Randy Houser ad aprire le danze con la giusta emozione, per poi iniziare subito coi fuochi d’artificio di Jimmy Hall, voce e Robert Randolph, voce e straordinario musicista, con la sua pedal steel guitar a incendiare una sempre splendida You Got That Right, lascito di Steve Gaines e misura del suo talento. Ottime Saturday Night Special affidata ad Aaron Lewis (e sì, è proprio il cantante degli Staind!) e Workin’ for MCA nella diligente versione dei Blackberry Smoke, gente che ha sicuramente adorato ricevere un simile invito. Particolare invece Don’t Ask Me No Questions affidata agli O.A.R. che riservano un piglio molto pulito e quasi pop al brano, rendendolo comunque piacevolissimo e forse più leggero dell’originale; ma è tempo delle leggende ed ecco che si appropriano del palco i meravigliosi Cheap Trick, primo jolly della serata, che brutalizzano Gimme Back My Bullets portandola al limite dell’heavy metal per quella che è la prestazione più rovente della scaletta, con un Robin Zander semplicemente meraviglioso nel suo look motorizzato di pelle e Rick Nielsen con l’imperdibile cappellino e la chitarra a pois; splendidi. Si torna alla tradizione con la toccante Ballad of Curtis Loew di John Hiatt accompagnato dai moe ed ecco un altro momento strepitoso, con l’arrivo dei Gov’t Mule, asso di quadri della serata, che esaltano la bellissima e a suo modo epica Simple Man, uno dei punti massimi della poetica di Ronnie Van Zant, lasciando poi al solo Warren Haynes il piacere di portare a casa anche altri applausi con That Smell. Se pensate che saper suonare la chitarra significhi sparare note a velocità supersoniche, ascoltate quest’uomo e il suo incredibile talento e cambierete idea. Nessun calo di tensione: è il momento di Jamey Johnson, secondo jolly, che con la sua stupenda voce e accompagnato unicamente da una chitarra dobro, tira fuori i brividi anche ai morti, con la magnifica Four Walls of Raiford, altro pezzo di bravura di Ronnie. Tempo per un nuovo estratto da Street Survivors ed ecco sul palco l’incredibile talento di Jason Isbell, terzo jolly del mazzo, chitarrista e cantante da urlo, col suo tocco rock’n’roll/jive che esalta un brano da far saltare anche le sedie ed ennesima conferma del valore di Steve Gaines. Altro asso in arrivo, stavolta quello di fiori ed ecco Peter Frampton, grande chitarrista ed altra istituzione del rock, per l’ottima Call Me the Breeze, caratterizzata dall’enorme energia e carica che il musicista tira fuori saltando sul palco in lungo e largo con sue Converse da ragazzino coi capelli bianchi e radi. Tocca al vocione dell’emozionatissimo Trace Adkins e alla divertente What’s Your Name, mantenere caldo il palco fino all’arrivo dell’asso di cuori, stavolta doppio, rappresentato da Charlie Daniels storico cantante e polistrumentista che con le sue “Volunteer Jam” ha portato il verbo del Sud in tutto il Paese, finanche in maniera eccessiva e dal secondo fratello Van Zant, Donnie, leader dei .38 Special, che assieme rendono ottimamente la breve ma intensa Down South Jukin’. Altra leggenda del southern, tocca agli Alabama (chissà da dove deriva il loro monicker) con Gimme Three Steps. Arriva infine l’asso di picche: Gregg Allman, leader superstite della Allman Brothers Band, stupendo interprete dell’altrettanto stupenda Tuesday’s Gone. Che dire, se non brividi in ogni dove? Una leggenda che rende omaggio ad un’altra leggenda, venendone a sua volta omaggiato. Un momento incredibile, al di là della superba prestazione (anche se le parole del ritornello non sono proprie quelle). Tempo per i padroni di casa di prendere possesso del palco e del pubblico ed ecco comparire l’ultimo jolly: sullo schermo gigante appare Ronnie Van Zant, ripreso in una esibizione dal vivo dei seventies, che intona col fratello Johnny la sua Travelin’ Man. Un espediente un po’ kitsch se vogliamo, ma dall’effetto sicuro, con i brividi che scendono ovunque. La nuova formazione si fa perdonare l’eccesso di retorica che ormai la caratterizza in maniera plateale con tanto di bandierone statunitensi, lasciando scorrere sullo schermo le immagini di tutti i compagni che non sono più con noi, con una versione torrenziale, inarrestabile, strabordante e perfetta di Free Bird, che chiude il set lasciando tutti a bocca aperta, prima del finale, rappresentato ovviamente da Sweet Home Alabama, suonata dall’intero cast sul palco, che sfuma piano piano lasciandoci con la sensazione di aver partecipato ad una grande serata di musica, ma soprattutto ad un vero e proprio evento.
I Lynyrd Skynyrd non sono più la band di un tempo, lo sappiamo tutti. C’è da chiedersi se e quanto l’attuale formazione abbia in effetti mantenuto vivo quello spirito ribelle, ironico e anticonformista che univa un modo di essere tutto sommato hippie ad un background culturale e musicale fortemente radicato nel Sud degli Stati Uniti e al rock duro che in quegli anni stava stravolgendo tutte le carte in tavola. Il gruppo di oggi rigonfia di retorica e patriottismo e un titolo come God & Guns era semplicemente impensabile per Ronnie Van Zant e per la sua band. Eppure, sono ormai quasi trent’anni che la reunion ha avuto luogo e quasi venticinque dall’uscita del primo album della nuova vita e di fronte a numeri del genere ha poco senso insistere. La band ha tutto il diritto di andare avanti e di farsi interprete di quel particolare modo di suonare il rock, oggi come allora. L’esibizione contenuta in One More for the Fans, titolo che riprende il celeberrimo live One More from the Road edito nel 1978, è prima di tutto una celebrazione e un omaggio e non è un caso che tutte le canzoni presentate appartengano al repertorio pre-reunion. Le prestazioni dei singoli musicisti sono ineccepibili e cariche di emozione, così come quelle della All Star Band che li accompagna e altrettanto fanno le band complete presenti sul palco. Ognuna col suo carattere, ognuna con la propria identità, tutte splendidamente fedeli eppure sincere, nel rendere tributo ad un gruppo che rappresenta parte dell’anima musicale degli States, senza esagerazioni. Ovviamente, con tanti attori in gioco, il discorso finisce per essere un po’ frammentario e non si può certo dire che tutte le esibizioni si equivalgano. Eppure l’ora e tre quarti di musica messa in mostra scorre via leggerissima e senza lasciare rimpianti o strascichi. Forse qualcuno manca all’appello (almeno gli Outlaws, dei quali era leader Hughie Thomasson, chitarrista che è stato nei nuovi Skynyrds per quasi dieci anni) e forse non tutto gira alla perfezione, come è inevitabile in serate del genere. Ma se siete fan della band questo è un DVD da avere senza il minimo dubbio. La leggenda continua, nonostante tutto.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
3
|
Comunque neanche i METALLICA, grandi realizzatori di cover, sono riusciti a far meglio, pur avvalendosi di John Popper, forse il più virtuoso armonicista su piazza e della presenza di Gary Rossington in versione acustica. Otra vez... |
|
|
|
|
|
|
2
|
Bella recensione. Scritta con cognizione di causa, per una Band dalla storia super-travagliata e con una sfiga mai vista ai limiti della maledizione. Unico appunto: ero ansioso di sentire/vedere Tuesday's Gone con Gregg Allman, una chicca che mai avrei sognato, forse le troppe attese e sono rimasto deluso, un Gregg stanco e svogliato, senza guizzi, avessi un decimo del calore della sua voce e un ventesimo del suo talento... ma ripeto: forse le troppe aspettative. Giusto tributo. Saluti! FLY ON PROUD BIRD, YOU'RE FREE AT LAST!!! |
|
|
|
|
|
|
1
|
Amo anche il nuovo corso della band e i nuovi lavori sono grandiosi. Non sapevo dell'uscita di questo prodotto e l'ho ordinato subito a busta chiusa. Grandissima band |
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
 |
 |
|
earMUSIC/LOUD & PROUD RECORDS/BLACKBIRD
|
|
|
Tracklist
|
1. Whisky Rock-A-Roller 2. You Got That Right 3. Saturday Night Special 4. Workin’ for MCA 5. Don’t Ask Me No Questions 6. Gimme Back My Bullets 7. The Ballad of Curtis Loew 8. Simple Man 9. That Smell 10. Four Walls of Raiford 11. I Know a Little 12. Call Me the Breeze 13. What’s Your Name 14. Down South Jukin’ 15. Gimme Three Steps 16. Tuesday’s Gone 17. Travelin’ Man 18. Free Bird 19. Sweet Home Alabama
|
|
Line Up
|
Johnny Van Zant (Voce) Gary Rossington (Chitarra) Rickey Medlocke (Chitarra, Voce) Mark “Sparky” Matejka (Chitarra) Peter “Keys” Pisarczyk (Tastiera) Johnny Colt (Basso) Michael Cartellone (Batteria)
The Honkettes Dale Kranz Rossington (Cori) Carol Chase (Cori)
The All Star Band Audley Freed (Chitarra) George Marinelli (Chitarra) Jason Mingledorff (Sassofono) Bobby Campo (Tromba) Mark Mullins (Trombone) Jimmy Hall (Armonica, Cori) Michael Bearden (Tastiera) Don Was (Basso) MicSonny Emory (Batteria) Regina, Freda & Anne McCraby (Cori)
Musicisti Ospiti Randy Houser (Voce, Chitarra su traccia 1) Robert Randolph & Jimmy Hall (Voce, Chitarra su traccia 2) Aaron Lewis (Voce su traccia 3) Blackberry Smoke (Voce, Chitarra, Basso, Batteria su traccia 4) O.A.R. (Voce, Chitarra, Basso, Sax, Piano e Batteria su traccia 5) Cheap Trick (Voce, Chitarra, Basso, Batteria su traccia 6) moe & John Hiatt (Voce, Chitarra, Basso, Batteria su traccia 7) Gov't Mule (Voce, Chitarra, Piano, Organo Hammond, Basso, Batteria su traccia 8) Warren Haynes (Voce, Chitarra su traccia 9) Jamey Johnson (Voce su traccia 10) Jason Isbell (Chitarra, Voce su traccia 11) Peter Frampton (Voce, Chitarra su traccia 12) Trace Adkins (Voce su traccia 13) Charlie Daniels & Donnie Van Zant (Voce, Chitarra su traccia 14) Alabama (Voce, Chitarra, Basso su traccia 15) Gregg Allman (Voce, Organo Hammond su traccia 16) Ronnie Van Zant (Voce su traccia 17, video da un concerto d’epoca) Intero cast (traccia 19)
|
|
|
|
RECENSIONI |
 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
ARTICOLI |
 |
|
|
|
|
|